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Autore: edoardo811    16/06/2017    2 recensioni
Un lungo viaggio da fare, un ignoto passato completamente da scoprire, un intero mondo da salvare.
La vita di Rachel è caduta a pezzi di fronte ai suoi stessi occhi, prima che lei potesse anche solo rendersene conto. Ma dietro ad una ragazza abbandonata, tradita, distrutta, si cela in realtà ciò che probabilmente è l’unica speranza di salvezza dell’intero genere umano. Perché lei non è una ragazza come le altre: lei è una conduit. Un demone, agli occhi dei più, un’eroina agli occhi dei meno.
In compagnia dei suoi nuovi amici, la giovane sarà costretta a dover agire al più presto, in una vera e propria corsa contro il tempo, prima che tutto ciò che con tanta fatica e sacrifici è riuscita a riconquistare venga spazzato via ancora una volta.
Ma essere dei conduit non è facile e lei, nonostante abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova di sé, presto sarà costretta a scoprirlo.
Perché per raggiungere il controllo ci vuole tempo, tenacia, dedizione.
Per perderlo, invece, basta un attimo.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 3: CONTI IN SOSPESO

 

 

«Richard?» domandò Tara, sollevando un sopracciglio, per poi alzare la voce, apparendo quasi allarmata. «As-aspetta! Quel Richard? Richard Grayson?!»

«Il perdente che stava con Kori?!» fece eco Amalia, alterandosi di colpo. «Ma che cazzo?!»

Rachel a stento le udì entrambe. Era così sconvolta da quello che stava vedendo che niente e nessuno oramai avrebbe potuto distoglierla dai suoi pensieri. Per tutto il tempo cercò di darsi da sola un motivo valido per giustificare la presenza di Richard, lì, in quel momento, ma ogni tentativo fu vano. Era assolutamente impossibile riuscire a trovare un modo razionale per spiegarsi come lui avesse fatto a raggiungerli, anzi, addirittura a superarli. Forse con la sua supervelocità avrebbe potuto avere una chance di fare ciò... se solo Richard ne avesse ancora avuta una. Da quello che la conduit ricordava, il Mietitore aveva perso i poteri per mano di Dominick giusto due giorni prima, pertanto era praticamente impossibile che li avesse sfruttati per giungere sino a lì. E in ogni caso, perché avrebbe dovuto fare ciò? Perché avrebbe dovuto raggiungerli? E come aveva fatto a scoprire di poterli trovare lì, proprio in quel momento?

Tutti quegli interrogativi la stavano letteralmente divorando dall’interno. Perché tra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare nuovamente, Richard forse era quella che desiderava vedere meno. Non tanto perché ce l’avesse con lui in particolare, ma perché lui era quello che più di tutti riusciva a metterla in soggezione. Ogni tanto le capitava ancora di ripensare a ciò che lui le aveva detto e fatto, non solo negli ultimi mesi, ma anche quando ancora vivevano nel collegio, e tutto ciò spesso riapriva ferite che lei credeva ormai cicatrizzate. Ma allo stesso tempo non riusciva ad odiarlo per questo. Mai, con nessuno, si era sentita così divisa dalle proprie emozioni. Era combattuta, in un completo stato di attrazione e repulsione verso di lui, verso l’ombra di quel ragazzo che un tempo lei aveva amato con ogni fibra del suo essere, quel mostro, quell’essere, quel Mietitore, quel... Richard.

«Rachel.» Qualcuno la chiamò. Lei riconobbe immediatamente quella voce, probabilmente l’unica voce che avrebbe potuto distoglierla da quei pensieri, ossia quella di Lucas. La corvina si voltò verso di lui, per poi notare il suo sguardo altrettanto perplesso e, a tratti, preoccupato. «Che cosa facciamo?»

Solo in quel momento, la ragazza notò che il paesaggio attorno a loro aveva smesso di sfrecciare a tutta velocità. Perfino Rosso era rimasto così basito dalla situazione da aver deciso di fermare il veicolo. E anche dai sedili posteriori, le domande di Tara ed Amalia continuavano a piovere su di loro.

«Perché è vestito come un Mietitore?»

«Ma sbaglio, o è lo stesso che ha combattuto contro Dominick?»

«Quindi anche lui è sopravvissuto? È un conduit?!»

«Perché non si è più fatto vivo dopo l’esplosione?»

E mentre tutte questi interrogativi riempivano le orecchie della conduit, la mente della stessa era rimasta completamente concentrata sull’unico che davvero le importava: cosa fare?

Non ne aveva idea. Era pietrificata di fronte alla figura del Mietitore, di fronte a quel volto abbassato e nascosto dalla visiera a forma di teschio del cappuccio.

«Rachel...» Ancora Lucas, il quale ora teneva lo sguardo incollato su Richard a sua volta. «Lo sai che la sua presenza non può essere normale, vero? Sento puzza di bruciato fino a qui.»

Questo la corvina lo sapeva. Anche lei aveva capito ormai che, qualunque fosse la causa della presenza di Robin lì, in quel momento, era un qualcosa che forse era meglio non approfondire. Ma, allo stesso tempo, Rachel voleva scoprire di più, voleva andare fino in fondo a quella faccenda. D’altronde, non doveva avere paura di lui. Si erano parlati, a Sub City, lui le aveva spiegato il perché aveva fatto ciò che aveva fatto, le aveva fatto capire di essere ancora un essere umano, in fondo, e si erano chiariti. E allora perché provava quel senso di angoscia che raramente aveva percepito in altre occasioni?

Ormai interi minuti erano trascorsi senza che nessuno facesse nulla da ambo le parti. In quella autostrada deserta, il singolo Mietitore Richard e i quattro ragazzi all’interno della loro macchina si scrutavano immobili. Solamente una trentina di metri separava i cinque.

«Rachel...» Rosso chiamò ancora la conduit, ma ciò che fece Richard, questa volta, catturò l’attenzione di tutti i presenti, ammutolendo perfino le due ragazze sedute dietro la corvina.

Robin sollevò il capo di colpo, rivelando alla luce del giorno quel volto scarno, prosciugato, bianco come un lenzuolo e macchiato di nero che ormai Rachel aveva imparato a conoscere. Ma, questa volta, anziché le sue iridi azzurre e limpide come il cielo d’estate più sereno che potesse esistere, c’erano due bulbi rossi come il sangue. Corvina sgranò gli occhi, atterrita, mentre diversi versi di sorpresa giunsero dai suoi compagni di viaggio.

«Ma... ma che cosa...» La domanda di Amalia fu troncata di netto dal movimento repentino del Mietitore, il quale mosse rapidamente entrambe le braccia verso di loro, ed un’aura del medesimo colore dei suoi occhi avvolse il suo intero corpo. Fu questione di un istante, ma Rachel ormai aveva imparato bene a riconoscere il pericolo.

Un’onda di energia gigantesca si scaturì da entrambi i palmi di Robin; un ampio raggio di colore bianco, blu, nero e anche questa volta dello stesso colore vermiglio. Questo si proiettò a velocità disumana verso il veicolo e lo avrebbe sicuramente fatto saltare in aria se solo Rachel non avesse generato una barriera protettiva esattamente di fronte ad esso.

Le urla spaventate di Tara ed Amalia si placarono immediatamente dopo che lo scudo di energia nera di Corvina assorbì l’impatto, salvando il mezzo di trasporto, e anche Rachel sentì un nervo sciogliersi. Ma subito dopo il sollievo, la conduit metabolizzò quanto appena accaduto, ed una volta fatto ciò, giunse l’ennesima scarica di brividi, accompagnata da altrettanti quesiti. Com’era possibile? Come aveva fatto Richard ad usare i suoi poteri, di nuovo?! Dominick glieli aveva cancellati! E inoltre, perché non erano nemmeno più come li ricordava? Che cos’era quel bagliore rosso che lo aveva illuminato tutto ad un tratto? Che le cose fossero collegate?

Sicuramente, restare seduta in macchina non avrebbe aiutato a trovare risposte a quei quesiti. E, sicuramente, dopo quell’attacco a tradimento da parte del Mietitore, la conduit era parecchio restia a rimanere ancora immobile senza reagire. Qualsiasi fosse stato il modo grazie al quale Robin fosse giunto sino a lì, con di nuovo i suoi poteri per giunta, ora non contava più niente; lui l’aveva appena attaccata. Anzi, aveva attaccato tutti loro. Aveva appena minacciato di fare del male, o peggio, ai suoi amici e questo era inaccettabile per la corvina. Non aveva idea del perché avesse fatto una cosa del genere, dopo essersi chiarito con lei a Sub City, ed anzi, dubitava perfino che lui stesso sapesse il perché di tale azione, visto e considerato che non sembrava nemmeno in sé, a giudicare dalla quella sua espressione così rabbiosa, ma a lei non importava: doveva fermarlo, subito.

Scese dall’auto senza nemmeno avvertire i propri compagni. Rosso la chiamò non appena aprì la portiera, ma lei lo liquidò immediatamente: «Non intromettetevi.» Le dispiacque tenerlo fuori da quella faccenda, ma forse era meglio così; d’altronde, quella con Richard era una storia che riguardava lei e lei soltanto. E quello, era uno scontro che da ormai fin troppo tempo era stato rimandato.

Avanzò verso il Mietitore, il quale ora aveva di nuovo gli arti abbassati e la osservava con collera crescente. Ad ogni passo mosso dalla corvina, la sua smorfia rabbiosa si contorceva sempre di più. Più lo scrutava, più Rachel ne aveva la certezza: Richard non era in sé. Non aveva motivo di essere così infuriato con lei, sembrava quasi che volesse incenerirla con lo sguardo.

«Richard, ci sei?» domandò la ragazza, ipotizzando che magari dialogando con lui sarebbe riuscita a farlo ritornare in sé. Ne dubitava, ma tentare non le costava nulla. «Che cavolo di prende?»

Robin non rispose. Non a parole, almeno. La seconda onda di energia che le scagliò addosso alla velocità della luce fu sufficiente per permettere alla conduit di capire che il suo vecchio amico di infanzia non era affatto aperto al dialogo in quel momento.

Corvina generò un’altra barriera di fronte a sé, ma questa volta l’impatto con lo scudo di energia fu talmente devastante che l’onda d’urto generata per poco non fece cadere la giovane, che mai si sarebbe aspettata una simile potenza da parte di Richard. Era molto, molto più forte di quanto ricordasse. Avrebbe fatto meglio a non abbassare la guardia, nemmeno per un istante.

Il Mietitore attaccò ancora e Rachel questa volta decise di evitarlo spostandosi di lato, per poi rispondere al fuoco con una delle sue sfere di energia. Richard non si mosse fino a quando il globo oscuro non lo raggiunse. Per un momento Corvina pensò che lo avrebbe colpito, ma poi lui si mosse a velocità sovrumana. Sollevò un braccio e con un colpo secco della mano distrusse la sfera, la quale esplose a mezz’aria di fronte al suo volto. Ma quando la nube di fumo generata dall’esplosione si dissolse, la conduit poté constatare che nessun danno era stato arrecato al volto di per sé già rovinato di Richard. L’unica cosa che era cambiata era che ora il suo cappuccio era abbassato, probabilmente tirato all’ingiù dallo spostamento d’aria, ed ora i suoi spettinati capelli color cenere erano in bella mostra sotto la luce del mattino.

Rachel serrò la mascella. Se voleva vincere, doveva colpirlo con tutta la forza che possedeva. Tuttavia, Robin ripartì immediatamente all’attacco, prima che lei potesse pensare o fare qualsiasi altra cosa. Decine e decine di onde di energia furono scagliate contro di lei a velocità disarmante. Non le avrebbero dato nessuno scampo se non si fosse trasformata in corvo. L’energia nera avvolse il corpo di Rachel, donandole quel tepore e quella sensazione di sicurezza che solamente essa poteva donarle, dopodiché si liberò in aria allargando le braccia ormai tramutate in due grosse ali. Sfruttò il vantaggio dell’altezza ed evitò ogni attacco di Richard con eleganti schivate ed avvitamenti, dopodiché congiunse le ali e rispose al fuoco con un grosso raggio di energia nera, che si schiantò al suolo un istante dopo che il Mietitore si fu spostato con un salto di lato.

Richard cominciò a correre in semicerchio, perennemente avvolto dalla sua aura di energia, continuando a bersagliarla con i suoi attacchi esplosivi. Rachel dal canto suo lo imitò, spostandosi nella stessa traiettoria e seppellendolo sotto un mare di globi di energia e raggi di luce. Esplosioni su esplosioni si susseguivano man mano che i minuti avanzavano e gli attacchi venivano schivati. Coltri di fumo e polvere si generavano in continuazione, sommandosi tra loro e crescendo esponenzialmente di dimensioni. Era impossibile scorgere ciò che stavano facendo alla strada, ma la corvina era abbastanza certa che non fosse un gran lavoro di ristrutturazione.

Il Mietitore era velocissimo. Rachel aveva sempre pensato che tramutata in corvo fosse molto più rapida della maggior parte dei conduit, ma in quel caso si era sbagliata. Robin non era certo veloce come lo era Dominick con l’energia fotonica, ma poco ci mancava. E questo, di nuovo, era strano. Richard non era mai stato così rapido quando era un semplice Mietitore. Qualunque cosa fosse successa, in qualsiasi modo avesse riavuto i suoi poteri, questi erano stati potenziati. Non aveva idea di come fosse possibile una cosa del genere, ma ogni indizio lasciava presagire quello. Quando erano nel cantiere di Sub City Rachel avrebbe potuto spazzarlo via come una foglia se solo avesse voluto, poco importava se Richard era senza poteri o se era stanco per lo scontro contro Dominick, sarebbe stato più debole di lei in ogni caso, anche al massimo delle proprie energie. In quel momento, invece, riusciva addirittura a tenerle testa.

Per diversi minuti andarono avanti in quel modo, tra onde di energia, globi oscuri, schivate, avvitamenti, barriere, il tutto senza mai fermarsi per un solo istante. Mentre Rachel, concentrata come mai era stata, combatteva contro di lui, a tratti scorgeva il Mietitore con gli occhi rosso sangue, a tratti, invece, rivedeva il ragazzo che aveva conosciuto al collegio. Non era facile, per lei, combattere in quel modo, le sue emozioni continuavano a dividerla in due, ma sapeva anche che non poteva più fermarsi ormai.

Nessuno era ancora riuscito ad infierire sull’altro. Questo fino a quando, dopo aver evitato l’ennesimo attacco di Richard, Corvina non si ritrovò di fronte lo stesso Mietitore, il quale doveva aver saltato, raggiungendo un’altezza di almeno dieci metri. La giovane sgranò gli occhi, per poi beccarsi un calcio in piena tempia. La barriera di energia nera che la avvolgeva attutì quel colpo sicuramente molto più devastante, ma fu comunque parecchio doloroso. E ancora più dolorosa fu la caduta, visto che l’oscurità che la copriva si dissolse immediatamente, spezzata dalla potenza di quel calcio.

Corvina precipitò al suolo, gridando. Fortunatamente il suo corpo da conduit era molto più resistente rispetto a quello di un qualsiasi altro umano, altrimenti si sarebbe rotta chissà quante ossa dopo un volo del genere, ma, di nuovo, non fu una bella sensazione per lei. Per diversi istanti non riuscì a muovere le gambe, mentre la schiena era afflitta da fitte lancinanti di dolore. Con uno sforzo da capogiro riuscì a rimettersi carponi, ma sapeva che quello non era sufficiente. Richard atterrò ad una decina di metri di distanza da lei, accucciato su sé stesso ed appoggiando il palmo al suolo quando lo raggiunse, attutendo la caduta. Si rialzò immediatamente in piedi, dopodiché urlò di rabbia e congiunse le mani, per poi sferrarle un’onda di energia molto più grossa delle precedenti. Rachel sgranò gli occhi, osservandola basita ed impotente. Riuscì a percepire il calore e l’elettricità statica di cui quel proiettile era saturo e si preparò ad un impatto devastante, ma una figura oscura proveniente di lato si fiondò su di lei, facendole evitare l’attacco.

Corvina ruzzolò a terra, colta alla sprovvista. Abbassò lo sguardo e vide Rosso sdraiato sul suolo accanto a lei, mentre l’onda di energia del Mietitore passava accanto a loro a velocità inaudita. Questa andò poi a smarrirsi in uno dei campi circostanti, dove esplose generando un boato che fece tremare il terreno. Notando da cosa lui l’avesse appena salvata, Rachel deglutì. «G-Grazie Lucas...»

«Di niente» mugugnò lui, cercando di risollevarsi, per poi sgranare gli occhi. Il suo volto divenne bianco, letteralmente, per il riflesso della seconda onda di energia che stava per raggiungerli. «Oh, cazz...»

Non terminò la frase, perché Rachel sollevò un braccio ed una nuova barriera protettiva spuntò dal suolo per poi avvolgerli entrambi come una bolla, contro la quale l’attacco di Robin si schiantò. Corvina percepì il proprio respiro mozzarsi dopo quell’urto, la bolla si crepò perfino in diversi punti, ma riuscì comunque a reggere tutto l’impatto.

«Grazie Rachel...» sussurrò Rosso ancora atterrito, dopo che la barriera svanì.

«Di niente...» ansimò Rachel, rimettendosi faticosamente in piedi, aiutata dal partner.

I due ragazzi fronteggiarono il Mietitore, il quale sembrava oramai un vulcano incandescente pronto ad esplodere di furia cieca.

«Ma che problemi ha?!» soffiò Lucas, alquanto indignato, per non dire di peggio.

Corvina scosse impercettibilmente la testa, con gli occhi fissi sul suo vecchio amico di infanzia. «Non ne ho idea.»

«Ehi!» Una terza voce si sollevò nell’aria. I tre si voltarono, per poi vedere Amalia e Tara ferme vicino alla macchina, la prima con il fucile puntato verso il Mietitore, la seconda invece con le mani congiunte di fronte all’addome e lo sguardo a metà tra il preoccupato e lo sconvolto.

«Vedi di darti una fottuta calmata o ti trasformo in un colabrodo!» sbottò Komi, accarezzando il grilletto.

«Ragazze!» le chiamò Rachel, preoccupata. «Lasciatelo stare, è troppo pericoloso!»

«Si vede che non sai di cosa sono capace, Roth» replicò Amalia, senza staccare gli occhi dall’ex fidanzato di sua sorella. Ora che Corvina ci faceva caso, se Robin era un vulcano pronto ad esplodere di rabbia, Komand’r sembrava direttamente la cintura di fuoco. E Rachel non faticò a capirne il motivo, anche se sapeva che tutto ciò era dannoso per Amalia. Spesso si lasciava trascinare troppo dalle emozioni, ed in casi come quello ciò poteva essere fatale. Si fidava di Komi, sapeva che era capace di grandi cose, ma con un avversario fuori controllo come Richard, forse era meglio fare un passo indietro. O anche due.

«Che ti è successo, Richard?» domandò poi Tara, con voce flebile. «Credevo fossi nostro amico...»

«Già, bell’amico...» rantolò Rosso a bassa voce cosicché solamente Corvina potesse sentire, digrignando i denti e stringendo i pugni. «Se solo sapeste quello che ha fatto a Rachel...»

Lucas..., pensò la conduit, volgendogli una fugace occhiatina. Ancora pensava a quella notte ad Empire City, quando Robin l’aveva abbandonata mandandole il cuore in frantumi. Ci aveva poi pensato lui, poco per volta, a ricostruirglielo pezzo dopo pezzo e per questo gli era profondamente grata. Però anche lui si stava lasciando trasportare troppo. Richard era un avversario ben oltre la sua portata, ben oltre la portata di tutti loro. Solamente lei aveva una chance di sconfiggerlo, ma prima doveva curare i traumi subiti dal calcio e dalla caduta. Appoggiò una mano sul proprio ventre e cercò di usare i suoi poteri per guarirsi, ma Richard non parve gradire ciò, visto che si fiondò nuovamente su di lei lanciando un grido disumano. Grazie alla sua supervelocità li raggiunse in un baleno e Corvina temette di non riuscire a schivarlo, anche se non ce ne fu bisogno, perché il bersaglio di Robin non era più lei, bensì Rosso. Il moro spalancò gli occhi, dopodiché ricevette un pugno in pieno volto che lo scaraventò a terra, ad un paio di metri di distanza da loro.

Eliminata la prima minaccia, Richard si concentrò su Rachel, la quale era ancora troppo sorpresa per reagire. Anche lei fu colpita e scaraventata per terra, con un lancinante bruciore alla guancia. Sollevò lo sguardo e vide Robin torreggiare su di lei, ma la figura di Lucas riapparve alla visuale, urlando di rabbia e lanciandosi addosso al Mietitore, placcandolo ad un fianco e facendolo ruzzolare a terra. Rachel si raddrizzò, meravigliata dalla rapidità con cui Rosso si era rialzato, poi vide il suo partner inginocchiato accanto a Richard, intento a tenerlo immobilizzato al suolo. Gli sferrò un pugno in pieno volto, producendo un rumore orribile, dopodiché si afferrò una mano e gridò di dolore, come se avesse appena colpito un muro di cemento.

«AH! Figlio di putt...»

Robin non gli concesse il lusso di terminare quell’imprecazione. Si drizzò di scatto come se il pugno ricevuto non lo avesse nemmeno scalfito e gli sferrò una testata sotto al mento, facendolo urlare di nuovo e ribaltandolo. Si sedette a cavalcioni sopra di lui e cercò di sferrare un cazzotto a sua volta, ma Lucas lo bloccò con entrambe le mani, gemendo e facendo una smorfia per lo sforzo. Richard a quel punto sollevò l’altra mano, la quale iniziò ad illuminarsi pericolosamente. Un’onda di energia prese forma sul suo palmo, la quale con su scritto già il nome di Rosso. Lo stesso moro se ne accorse e spalancò gli occhi.

«Ora mi hai proprio rotto!» Prima che chiunque potesse fare qualsiasi cosa, la voce di Amalia tornò a farsi udire, accompagnata da uno sparo. Una chiazza di sangue si dipinse sul fianco del Mietitore, il quale urlò per la prima volta di dolore ed abbassò la mano, facendo svanire l’energia bianca che l’aveva illuminata.

Richard si voltò grugnendo verso Amalia, la quale lo osservava quasi schifata, oltre che incavolata nera. Il Mietitore distolse l’attenzione da Lucas e si alzò in piedi per fiondarsi sulla nuova minaccia. Komi, dal canto suo, non si fece attendere: premette il grilletto ed una scarica di proiettili piombò su di Robin. Il Mietitore, tuttavia, era troppo veloce perfino per loro. E perfino quelli che andavano a segno non sembravano ferirlo davvero gravemente. La stessa Komand’r parve rendersene conto perché la rabbia svanì presto dal suo sguardo, rimpiazzata ben presto dalla sorpresa.

«Komi!» gridò Tara spaventata, mentre Richard le scagliava l’ennesima onda di energia.

«Oh, merda!» esclamò Amalia buttandosi a terra e schivandola per miracolo. Si rimise subito in ginocchio e fece per aprire nuovamente il fuoco, ma Robin ormai l’aveva già raggiunta. Disarmò la ragazza sferrando un calcio al fucile, dopodiché colpì direttamente lei, con un ceffone dalla parte delle nocche in pieno volto. Komand’r urlò di dolore e stramazzò a terra, coprendosi la guancia martoriata. Dopodiché, il conduit si concentrò sull’altra ragazza. Tara spalancò gli occhi ed indietreggiò di un paio di passi, gemendo spaventata. Robin ringhiò e si fiondò anche su di lei, strappandole un grido terrorizzato.

«Non la toccare!» urlò Amalia rialzandosi in piedi alla velocità della luce e aggredendolo con un coltello che aveva estratto da chissà dove. Ancora una volta, Robin fu costretto a voltarsi verso di lei, giusto in tempo per schivare una coltellata che gli avrebbe tagliato la faccia di netto. Komi gridò per la frustrazione e sferzò l’aria diverse volte, cercando di ferirlo, ma lui evitò ogni singolo attacco con estrema rapidità, per poi scansarsi di lato all’ultimo istante, facendo perdere l’equilibrio alla mora che aveva appena tentato un affondo. Le sferrò una ginocchiata all’addome, strappandole un verso soffocato, dopodiché la afferrò per i capelli e la scaraventò a terra.

Richard torreggiò su di lei, ma prima che potesse fare altro, due rampicanti di energia nera spuntarono dal terreno ed afferrarono Richard per le braccia, immobilizzandolo e strappandogli un verso di sorpresa.

Il Mietitore si voltò di scatto, verso di Rachel, la quale teneva una mano puntata verso la sua direzione. La giovane trasalì di fronte al suo sguardo incendiario, ma mantenne comunque la concentrazione, in modo che i rampicanti non mollassero la presa su di lui. Robin urlò ed iniziò a dare diversi strattoni, facendo gemere Corvina per lo sforzo di tenerlo imprigionato. Nessuno aveva mai minacciato di liberarsi così facilmente dai suoi lacci di energia prima di allora. La conduit si concentrò e ne fece comparire altri, che andarono ad avvolgersi attorno al suo corpo, alle sue gambe e alle sue braccia, a più ne apparivano, più Robin pareva infuriarsi, più per lei era difficile tenerlo bloccato.

Robin urlò di rabbia, dopodiché allargò le braccia, piegando i rampicanti di Rachel come se fossero fatti di carta. L’aura rossa che lo circondava crebbe di intensità e dimensioni e, poco per volta, l’energia oscura della conduit cominciò ad essere spazzata via; uno dietro l’altro, i rampicanti si dissolsero come neve al sole, fino a quando l’aura non diventò talmente intensa da generare un’onda d’urto talmente forte da sbalzare via la conduit. La ragazza gridò per il dolore e la sorpresa e si ritrovò nuovamente a ruzzolare a terra. Tossì e sollevò il capo, mentre la paura e l’incertezza cominciavano ad assalirla senza lasciarle scampo. Non ci riusciva. Non riusciva a fermarlo. Non sapeva come fosse possibile, ma Richard era diventato una macchina da guerra apparentemente inarrestabile. Ogni suo attacco era stato inutile, ogni suo tentativo di neutralizzarlo era fallito miseramente. L’unica cosa che poteva ancora provare, era cancellargli direttamente i poteri, ma come poteva farlo se nemmeno riusciva ad avvicinarsi a lui?

Anche se quella avrebbe dovuto essere l’ultima delle sue preoccupazioni, visto che ora Richard aveva di nuovo lei come suo bersaglio. Rachel udì un verso provenire da accanto a lei e notò che anche Rosso si stava rimettendo in piedi, per poi rivolgere un’occhiata truce al Mietitore, il quale ora aveva lo sguardo posato su di lui.

«Non le farai... altro male...» rantolò, per poi mettersi in posizione da combattimento. Aveva il naso e le labbra che sanguinavano, più diversi altri tagli e lividi sul volto, ma non sembrava comunque affatto intento ad arrendersi.

«Lucas...» mormorò Rachel.

Robin, dal canto suo, non si fece attendere: ringhiò come un lupo affamato ed entrambe le sue mani si illuminarono di bianco, rosso e azzurro. Due onde di energia enormi iniziarono a prendere forma sui suoi palmi, ma una voce improvvisa distolse da Rosso la sua attenzione: «Fermo, Richard!»

I tre ragazzi si accorsero solo in quel momento di Tara, in piedi alle spalle del conduit, con una pistola puntata verso di lui. Il Mietitore si voltò lentamente, per poi squadrarla quasi perplesso. La bionda, a quel punto, sembrò esitare. La mano con cui teneva la pistola parve tremare leggermente, e anche dalla sua espressione era chiaro che la Markov fosse parecchio incerta sul da farsi.

Rachel serrò la mascella. Non aveva idea di chi le avesse dato quella pistola, ma immaginava che si trattasse di una persona parecchio scorbutica con i capelli neri. Peccato solo che Tara fosse probabilmente la meno adatta per tenere in mano un’arma. Soprattutto se questa era puntata contro un conduit come Richard. 

«T-Ti prego, Richard...» cominciò a dire lei, con un filo di voce che lasciò ben intuire quanto si sentisse inadeguata per quella situazione. «Non... non costringermi a...»

Il Mietitore gridò per l’ennesima volta e la attaccò, strappandole un urlo spaventato. La raggiunse con un semplice scatto, talmente rapido che perfino per l’occhio umano fu difficile percepire i suoi movimenti. Tara non ebbe il tempo nemmeno per sfiorare il grilletto; si ritrovò sbalzata a terra, disarmata, gemendo per il dolore e con un brutto taglio sulla guancia. Richard dopodiché le piantò un piede sopra al collo e iniziò a fare pressione, facendola urlare per il dolore. Sollevò una mano, pronto ad annientarla, ma alle sue spalle giunse Amalia, che si avventò su di lui con nuovamente il coltello tra le mani e stampata in faccia un’espressione di puro odio. «TI HO DETTO DI NON TOCCARLA!»

Richard si scansò, ma non riuscì comunque ad evitare la lama del coltello, che andò a piantarsi sulla sua clavicola, strappandogli un verso soffocato. Ma ciò non fu comunque sufficiente per fermarlo. Sferrò un destro alla mora, mandandola ancora una volta al tappeto, con un sopracciglio spaccato. Robin puntò il palmo contro il volto grondante di sangue di Komi.

«Amalia!» Rosso corse in sua direzione, ma Robin spostò immediatamente la mano verso di lui, per poi sferrare una sfera di energia che si schiantò ai suoi piedi, sbalzandolo via e facendolo gridare di dolore.

«Lucas!» Rachel cercò di rialzarsi per aiutarlo, ma poi notò il palmo di Richard di nuovo puntato verso di Amalia, la quale sembrava trovarsi in uno stato di semi incoscienza. La mano del Mietitore si illuminò di bianco a pochi centimetri dalla faccia della mora. Corvina cercò allora di proiettare una barriera protettiva verso di lei, ma sentì le forze mancarle a causa di una fitta di dolore al petto, dove era stata colpita poco prima. A quel punto, non poté fare altro che osservare impotente la scena, con orrore crescente. Vide l’onda di energia prendere forma e staccarsi dalla mano del Mietitore, per poi fiondarsi sul corpo esanime di Komand’r.

Il tempo rallentò. Rachel gridò inorridita. Ma l’urlo di Tara, fu dieci volte più straziante: «AMALIA!»

La bionda, che si stava rimettendo in piedi, puntò una mano verso di loro. Un bagliore giallo accecò la corvina, mentre la terra sembrò tremare all’improvviso. Vi fu un’enorme esplosione, seguita da una gigantesca coltre di polvere che si sollevò tra il Mietitore e la ragazza esanime.

Per un istante non vi fu altro che il silenzio. Un silenzio irreale, durante il quale Rachel riuscì solamente a percepire il proprio battito cardiaco e il rumore del suo respiro. L’idea che Amalia fosse appena stata uccisa da colui che un tempo era il suo migliore amico minacciava letteralmente di farle perdere completamente il senno. Ma come avrebbe potuto una persona normale come Komi sopravvivere ad un attacco del genere?

La polvere iniziò lentamente a diradarsi. Man mano che il tempo passava, Rachel sentiva una pesante sensazione di angoscia assalirla. Komi non poteva essere morta per davvero. Non poteva, era escluso. Rachel non avrebbe mai potuto accettarlo.

La visuale tornò chiara. E quando ciò accadde, l’angoscia di Rachel svanì, lasciando spazio ad un enorme stupore. Forse perfino più grande di quello provato nel rivedere Richard. Il corpo di Komi era intatto. Il suo volto era completamente illeso, eccezion fatta che per il taglio al sopracciglio. Rachel non credette ai suoi occhi, perfino Richard parve intuire che c’era qualcosa che non andava. Poi Corvina vide: vide alcuni resti di quello che avrebbe dovuto essere un arco di pietra spuntare dal terreno, compiendo una traiettoria che avrebbe dovuto ricoprire il corpo di Komi, e quest’arco era sfondato esattamente nel punto sopra al viso di Komi, quello che Richard avrebbe dovuto colpire.

Rachel spalancò la bocca. Aveva già visto costruzioni di pietra simili, in diverse occasioni. E tra queste, vi era quella in cui lei aveva rischiato la sua stessa vita per mani di quegli affari. Spostò lentamente lo sguardo. Vide Tara, con ancora la mano puntata verso Richard e Komi, anche lei a bocca aperta, paralizzata. O meglio, pietrificata. Letteralmente.

La luce giallognola che poco prima aveva abbagliato Rachel era ancora presente, ed avvolgeva il corpo della Markov, mentre i suoi occhi brillavano della stessa luce ed i suoi capelli si muovevano autonomamente, come sospinti da una qualche corrente d’aria.

Corvina non si capacitava di ciò che stava vedendo. Non credeva che sarebbe mai successa una cosa del genere, ma proprio come con Richard, era successa.

Tara era scomparsa. Al suo posto, c’era Terra.

 

 

 

 

 

 

   
 
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