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Autore: Hidalgo_Aragorn    16/06/2017    1 recensioni
avevo 13 anni quando successe, quando tutto cambiò, quando io cambiai e dovetti cominciare ad accettare l'idea di essere chiamata "puttana" pure dalla mia stessa madre. 13 anni, niente, avevo appena iniziato a vivere...
~dalla storia~
-Joans quanti anni avevano i tuoi genitori quando ti hanno avuto?- mi chiede il professore quando è il mio turno. Io faccio spallucce e cambio la direzione dello sguardo; "e a questo come glielo dico?"
Genere: Dark, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Il giovedì, mi svegliai deciso a riprovare. Non avrei spinto l'acceleratore ma avrei provato. Infilai il cambio, le scarpe e i libri di scienze, storia, spagnolo e chimica. Come seconda lingua avevo sempre fatto spagnolo e lo adoravo. 
Ero contento me l'avessero messa anche lì. 
Poi pensai a cosa mettere, scelsi una felpa nera con fulmini viola, con sotto una camicia bianca, dei jeans chiari e le mie nuove Adidas. 
Trotterellante scesi di sotto, dal frigo prendo lo yogurt e i biscotti. -vuoi il caffè?- mi chiede e annuisco. Me lo versa nella tazza blu al quale mi aggiunge del latte e un cucchiaio di miele. 
Come il giorno prima mi accompagna nel parcheggio scolastico, mi da un bacio in fronte poi scendo dall'auto. Come il giorno prima torno in segreteria, mamma ha firmato tutto e ho deciso di iscrivermi ad attività extracurricolari. Trovo lì sempre la stessa segretaria elegante del primo giorno:
-buon giorno- mi dice riconoscendomi -com'è andato il primo giorno?- mi chiede. 
-non troppo bene, ma nemmeno troppo male- le dico mentre le do il modulo che guarda attentamente. 
-Edward la firma dell'altro genitore?- 
-non mi è possibile fornirla- dichiaro. Essere l'unico figlio di Emma Joans non mi aveva mai dato nessun problema, ma mi ero accorto che più andavo avanti più l'assenza di mio padre cominciava ad essere problematica. Ma non essenziale, non l'avevo mai conosciuto e ne sentivo né la mancanza né il bisogno. 
-sicuro? Nessun dato, niente?- mi chiede e faccio no. 
-non ho idea di chi sia, mamma non ne parla e da quel che sappia non l'ha mai voluto attorno, non credo nemmeno sappia che esisto- lei annuisce. -crede sia possibile iscriversi a qualche attività fuori orario?- 
Lei guarda tra fogli e mi mostra un elenco. -non c'è un massimo, fammi delle × e ti do gli orari- annuisco e inizio a leggere con tranquillità. Segno: atletica, arte, musica. 
Passo le mie scelte alla donna che guarda e sganghera con il computer. Mi stampa in un foglio e guardandoli noto che arte è quello stesso giorno. 
La ringrazio ed esco dalla segreteria alla ricerca della palestra con... MrMrsJeff4gx. "Ma che cazz..." confuso andai alla palestra, che era un prefabbricato beige su due piani. Fuori da essa trovai un marasma di miei coetanei, ma continuai a guardare l'orario perplesso. 
-ehi- dice un ragazzo vedendomi in contro. -sono Alex Jansen- mi dice. 
-Edward Joans- gli dico. 
-hai educazione fisica?- mi chiede. 
-no, volevo fare un giretto turistico- faccio sarcastico. -cos'è MrMrsJeff4gx- chiedo. 
-sei maschio?- mi chiede di tutta risposta e lo guardo stranito. 
-a meno che mia madre non mi abbia fatto qualcosa di troppo, penso proprio di sì- quei formaggi sulla costa est cominciano ad essere strani. 
-allora sei con Mr Jeff. Si va in base al genere, femmine con Mrs Jeff, maschi con il Mr- 
-wow, hanno proprio fantasia- dichiaro e lui ride con a dietro la compagnia. 
-sei forte Joans, davvero- mi dice poi mi guarda. -vedremo cosa fare con te, non sei maluccio ma è tutto da vedere- rimango un pò perplesso ma appena le porte si aprono aspetto che qualche ragazzo entri per seguirlo e in effetti così faccio. 
Andiamo al piano di sotto, dove c'è una vera e propria palestra con tapirulan, cyclette e pesi. 
In un angolo, con un fischietto e una tuta blu e grigia, c'è Mr Jeff. 
-salve- dico passandogli il modulo. -sono Edward Joans- lui mi squadra, firma e torna a guardarmi. 
-oggi fai i test di prestazione, cambiati e torna qui Joans- annuisco ed entro nello spogliatoio e mentre i miei compagni prendono a guardarmi, io cerco un buco in cui mettere le mie cose. Poso la mia roba, tolgo la felpa e la camicia, poi sopra la canotta metto una t-shirt frusta nera. Infilo poi al posto dei jeans i pantaloncini di atletica che hanno il marchio dell'altra scuola. Cambio le scarpe, chiudendo quelle nuove nello zaino. Spruzzo appena un pò di deodorante e mi guardo: sono sempre stato secco, un pò muscoloso, chiaro di pelle e con grosse mani e gambe forti, non potevo lamentarmi perché in fondo, mi piacevo. 
Insieme ai miei compagni, esco e torno a raggiungere il prof. Mi passo una mano tra i capelli quando noto gli altri cominciare a fare riscaldamento in cerchio. Faccio lo stesso con gli occhi del Mr addosso. 
Dopo vari affondi ed esercizi di stiramento alla spalliera, il resto della classe parte a fare attività di gruppo o singole, e io prima di cominciare a farmi domande, vengo richiamato dall'uomo. -Joans, al tapirulan- faccio come dice e mi affianca, fa partire un programma di 5 minuti con pendenza 7 e velocità 10.
In un primo momento lo sbalzo mi confonde ma poi inizio a correre quasi tranquillamente. 
Mi sono iscritto al programma di atletica per qualcosa... Al termine dei 5 minuti ho un leggero fiatone ma solo dovuto alla pendenza eccessiva. 
-buono, molto buono Joans, per la squadra di atletica sei più che adatto- dice segnando qualcosa sulla mia cartella. -inizia a fare flessioni al mio via- dice, e mi piazzo per terra in posizione carica. -via!- dice e inizio a fare più flessioni possibili non sapendo quanto tempo avrò. 
Al suo "stop", segna e mi dice di partire a fare addominali. Come prima al suo "via" più che riesco. Al suo "stop" mi misura in altezza, mi pesa, mi fa fare delle trazioni alla sbarra con i piedi incrociati e le gambe piegate. Lui continua ad annuire ad ogni mio risultato e al termine di quegli esercizi, usciamo in quella che è una pista rossa di atletica. 
Con noi ci sono anche Alex Jansen e la sua cerchia. 
-corri- mi dice semplicemente e nel momento in cui fa partire il cronometro lo sto facendo. 
L'ebbrezza mi da alla testa, come l'adrenalina e il vento fresco di quel ottobre. Corro, corro più veloce che posso, come a casa quando avevo una brutta giornata. Corro per correre, con solo quello in mente. Non mi frega più di nulla e la mia falcata diventa così veloce che mi sembra di volare, non tocco nemmeno più il terreno. 
Il fischio del Mr mi fa prender un colpo e rallento mentre lo raggiungo. 
Lui sorride e annota quello che dev'essere il mio tempo. 
-più che ottimo Joans, meraviglioso. Fantastico. Hai un'ottima coordinazione e un buon fiato. Sei dentro Joans- sorrido e annuisco.
-Alex è il capitano, discuteremo della tua posizione e della disciplina- annuisco e torno dentro. 
In un angolo trovo una corda e quasi per nessun motivo inizio a saltare. C'è anche un altro ragazzo che salta, ha in capelli biondo chiaro e mi avvicino. 
-ciao, sono Edward Joans- dico e lui si volta verso di me.
-Max Lincoln... Sei quello nuovo? Quello dell'Alabama?- annuisco. -io sono di Berlino- mi dice. -ti capisco se ti senti un pò spaesato, io sono arrivato l'anno scorso-
-sì, un pò è difficile, ma spero di abituarmi il prima possibile- dichiaro. 
-beh, sei appena entrato nel gruppo degli atleti, vedrai che ti formerai un gruppo molto presto- sembra un pò schifato da quel che ha detto e mi sento un pò un cliché. 
-scelgo io le mie amicizie- dichiaro e comincio a saltare più forte che posso. Non sono il solito sbruffone atletico e non ho già una strada disegnata. 
Il prof trova dentro e fischia. -lezione terminata, 10 minuti alla campanella- e si va verso gli spogliatoi. Mi cambio velocemente, mi do una ripulita e torno nei miei vestiti. Spruzzo un pò di deodorante poi del profumo. Lego la felpa in vita e rimango con la camicia bianca, della quale arrotolo le maniche. 
Salutiamo il prof e quando suona, torno alla ricerca della mia aula di scienze, mentre cerco di tenere lo zaino a tracolla. 
-ehi Joans- mi sento chiamare e vedo Alex corrermi vicino. -sei forte, volevo darti il benvenuto di persona e che il prof sta cercando una divisa per te così venerdì la hai. Forti le scarpe...- dice. 
-grazie-
-prego ... Ehm, comunque a pranzo ci troviamo tutta la squadra se ti va di venire, se vuoi ti tengo il posto- annuisco. -beh, ci vediamo... Edward- 
Non dico nulla, la mia scetticità supera le mie aspettative. La prima persona gentile e proprio l'unica da cui volevo stare lontano. La mia immagine si sta sgretolando.

Per scienze siamo in laboratorio e come al solito consegno il modulo al prof White, un tipo un po' allampanato e con grosse orecchie. Un pò balbettando, mi fa sedere e con lo sguardo riconosco Elena Dallas che mi fa segno di sedermi vicino a lei. 
-ciao Elena- dico subito. 
-ciao Edward... Carina la camicia- mi dice e le sorrido impacciato. 
-Grazie...- le dico tirando fuori i libri. Elena è carina, ma ha qualcosa che mi dice che non si vede così: ha lunghi capelli castani lisci, la pelle un pò abbronzata e grossi occhi scuri. Porta un maglione verde scuro più grande almeno 2 taglie e i jeans scoloriti a zampa di elefante. 
-anche tu sei carina- le dico sincero, un pò perché è proprio vero e un pò, perché magari sentendolo, lo potrebbe capire. 
Lei abbassa lo sguardo ma prima che possa rispondermi, il prof inizia a spiegare e divento nervoso: la riproduzione. 
-bene, l'altro giorno abbiamo parlato teoricamente, oggi raccoglieremo da voi i dati di questo argomento- e stringo i pugni. 
Perché a me? Respiro profondamente mentre il prof comincia a fare la fatidica domanda: -a che età vi hanno avuto in vostri genitori?- 
Uno ad uno i miei compagni rispondono e quando arriva ad Elena mi rendo conto che sarò l'unico diverso e che non vorrà rispondere. 
Non volevo ricominciare ad essere quello con la mamma adolescente, perché anche se per me non era mai stato un problema, chissà come mai c'era sempre qualcuno che se ne faceva. 
-non so quanti anni avesse mia madre, ma mio padre ne aveva 20- dice Elena secca e il prof mi guarda. 
-Joans quanti anni avevano i tuoi genitori quando ti hanno avuto?- mi chiede il professore quando è il mio turno. Io faccio spallucce e cambio la direzione del mio sguardo; e a questo come glielo dico?  
Nella classe cala il silenzio, strano... Chissà perché me l'aspettavo, quando c'era da farsi gli affari di "quello nuovo" tutti volevano sapere. 
-non abbastanza- dichiaro solamente e aspetto che passi a qualcun'altro ma lui rimane a guardarmi. 
-Joans stiamo facendo una statistica, ho bisogno che tu lo dica- perché sto iniziando ad innervosirmi? Mamma dice "fai il bravo" ma può voler dire più cose. 
-si faccia gli affari suoi- dico scandendo ogni parola come fosse l'ultima. -non sono tenuto a rispondere, non è un interrogatorio e non c'è il mio avvocato... E poi l'età di una donna non si chiede- la classe ride ma io sto ancora guardando il professore. Dopo un tempo che a me sembra lunghissimo, passa avanti e io immagino mi piazzerà una bella nota sul registro. 
Per quanto siano davvero affari personali a cui non sono tenuto a rispondere. Che si faccia i cazzi suoi. 
Elena ridacchia e io torno a sottolineare il libro. 
Alla fine del giro continua a spiegare e verso la fine, inizia ad attirare l'attenzione e a dare i compiti. 
-Joans voglio che mi fai un saggio di 3.000 parole sulla riproduzione cellulare per la prossima volta che ci vediamo- 
Rimango esterrefatto ma so di essermela cercata. 

 

Ehi salve, son io. Non avevo ancora scritto nulla perché volevo darvi il tempo di capire lui. 
Vi piace? Ringrazio ALLELALLE05 per aver letto tutti i capitoli fin ora e @rapidash, la mia beta
Se qualcuno avesse qualcosa da chiedere rispondo volentieri. Ditemi cosa ne pensate se vi va, sarebbe d'aiuto... Un bacio 
Ps. Più avanti metterò anche le foto dei personaggi, anche se su alcuni come Alex non sono sicura dell'utilità quindi non vorrei esagerare... Nemmeno Emma sono completamente sicura, un bacio 
Mrs Pattinson

 
  
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