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Autore: AnnVicious    16/06/2017    0 recensioni
Lana è una ragazza di ventisette anni che fa ritorno a Woodville, il suo paese di nascita, a causa di una recente perdita in famiglia che l'ha parecchio scossa. Essendo stata sempre una ragazza insicura, incapace di osare e trasgredire anche alla minima cosa, si sente persa, ancora più debole ed insicura, per giunta in quel paese che ora le sembra totalmente diverso, privo dell'energia che emanava una volta.
Ma proprio quando è al laghetto, il luogo dove da ragazzina andava a giocare, a distanza di dieci anni, rivede Alex.
Per lei è stato il primo amico, la prima cotta, il primo amore, il primo a lasciarla sola.
Alexander è a sua volta in un periodo difficile della sua vita: con un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni, una delicata situazione in famiglia e la relazione con la sua ragazza in bilico ma riesce comunque ad avere coraggio e a vivere appieno la propria vita, nonostante sia solito indossare delle maschere pur di non mostrarsi per la persona che è nel profondo.
Entrambi sono cambiati molto, in alcune cose in meglio ed in altre in peggio, ma il ricordo della loro spensieratezza e del loro primo amore vive nelle loro menti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Diario di Lana.


 

In tutta la mia vita, ho sempre creduto di essere destinata ad una esistenza mediocre, senza lasciare il segno in un campo specifico della società nella quale vivo. Sono sempre stata troppo timorosa anche per difendere i miei ideali, soprattutto quando incontro persone con un carattere decisamente più forte del mio. Spesso ho lasciato che le persone facessero di me ciò che meglio credevano, quindi anche con la mia mente, il mio corpo ed il mio spirito. Ma fortunatamente, sono una persona che come molte altre, impara dai propri errori, a non commettere di nuovo lo stesso sbaglio e soprattutto forte, anche se a prima vista non si direbbe proprio, dato l’aspetto da ragazza fragile che ho conservato in tutti questi anni di vita.

Anzi, in realtà non penso effettivamente da tutta la vita di essere destinata ad una vita normale e noiosa, ma quell’idea c'è sempre stata nella mia mente: è come se dentro di me, chissà quanto a fondo nella mia anima, avessi sempre saputo che non sarei stata destinata a grandi cose o ad atti eroici e questo pensiero che in qualche modo è sempre stato una costante dentro di me, non ha fatto altro che vincolarmi ad esso, limitandomi nelle mie possibilità e lasciandomi manipolare dall’idea ormai ben radicata nella mia testa, che per quanto mi fossi impegnata in qualunque cosa nella quale riuscissi, ci sarebbe sempre stato qualcuno che quella cosa precisa, l’avrebbe fatta cento, mille, un milione di volte meglio di me. Nonostante la mia adolescenza sia stata un po’ movimentata, ricordo che in alcune occasioni mi sono fermata sulla mia panchina preferita a versare qualche lacrima nel vedermi nel futuro, morire dopo una esistenza triste e modesta, con un manipolo di amici falsi attorno alla mia bara e con i miei parenti vagamente dispiaciuti, costretti ad una finta tristezza, costretti ad essere misericordiosi, caritatevoli e pieni di tante belle parole di condoglianze.

Quel pensiero, quella precisa immagine che mi ero creata nella testa, è sempre stata un incubo nascosto per me, che si è ripresentato ogni volta in cui ho compiuto gli anni, sentendo le responsabilità su di me come un macigno enorme sulle mie spalle sempre più forte, sempre più pesante.

Eppure, nonostante fino ad ora abbia vissuto con il terrore addosso di dover vivere una vita spaventosamente normale, non ho fatto mai effettivamente nulla di concreto per cambiarla, per prendere una nuova via, per cercare qualcosa di nuovo, per ritrovare le mie speranze. Ho sempre avuto paura del giudizio altrui e le mie piccole trasgressioni me le sono sempre concessa da sola, senza nessuno accanto a me che avrebbe potuto osare puntarmi il dito contro e giudicarmi a gran voce o forse peggio, alle mie spalle.

Poi è tornato Alexander.

Lui mi ha involontariamente insegnato che in fondo, la vita non è che un momento fugace, qualcosa che un giorno c’è e il giorno dopo chissà. Lui, in tutti questi anni ha vissuto in un modo totalmente diverso dal mio, anche se a sua volta con i suoi limiti, con le sue paure e le sue incertezze che ha affrontato nella quotidianità dei suoi giorni.

Ma lui si è preso ciò che voleva, senza preoccuparsi del giudizio altrui, senza starsi a guardare alle spalle una volta iniziata la corsa, indipendentemente dal fatto che il suo obbiettivo sia stato nobile o meno, lui ha percorso la strada che voleva percorrere, senza preoccuparsi di non poter più tornare indietro, senza soffermarsi a guardare le sue orme.

Ora, grazie a lui e forse anche a me stessa, mi sento finalmente libera.

Vivere in un viaggio perpetuo è sempre stato un mio sogno proibito, quel genere di pensiero che non è mai volato via dalla mia testa, al quale mi sono concessa solo nei momenti più tristi o poco prima di addormentarmi, quando i sogni possono sembrare quasi realizzabili, quando la vita non sembra un macigno così insormontabile.

La prima decisione che abbiamo preso insieme, appena due minuti dopo essere entrati in questo camper, è stata quella di tenere entrambi un diario, dove racconteremo ai noi del futuro cosa abbiamo visto, cosa ci è successo, cosa abbiamo vissuto.

Ci siamo fermati a comprare i nostri diari in un autogrill proprio fuori da Mooney: il mio è di un verde oliva che mi ricorda i diari che si vedono nei vecchi film; è semplice e privo di decorazioni, io ho solo aggiunto il mio nome sulla copertina rigida. Quello di Alex, invece è rosso cremisi e la copertina, anch’essa rigida mi ricorda una vecchia edizione di un libro che tempo fa avevo preso in prestito dalla biblioteca. Anche lui vi ha scritto sopra il suo nome con la sua calligrafia a zampe di gallina, aggiungendo anche un titolo proprio sotto al suo nome con un pennarello indelebile: “Let’s Ride”.

Anche lui sta scrivendo qualcosa nel diario da ormai mezz’ora e mi domando quali siano i pensieri che lui vuole imprimere nel suo diario, ma mi sono promessa che non vi andrò mai a sbirciare a meno che lui non mi dia il permesso, perché non c’è nulla di più intimo dei propri pensieri, di ciò che la propria mente crea.

Il nostro camper, dentro è bellissimo e non potrei desiderare di meglio: abbiamo un letto ad una piazza e mezzo sufficientemente largo per dormire entrambi comodi, con coperte verde acqua dal motivo floreale e le federe dei cuscini color ciano come il copriletto; il nostro letto è raggiungibile con una piccola scala di legno ed Alex mi ha detto che è stato costruito così in modo da ricavare più spazio, infatti sotto di noi c’è una scrivania e accanto ad una delle sei piccole finestre, c’è una sedia a dondolo in legno di cui ovviamente mi sono già innamorata e appropriata prima, quando siamo tornati nel camper. Abbiamo comprato un grande tappeto con motivi indiani che abbiamo messo proprio sotto alla scrivania ed alla sedia a dondolo; tra la sedia la scrivania c’è un piccolo spazio libero dove per ora abbiamo riposto le nostre valigie. Se mi affaccio dalla ringhiera di legno, posso vedere tutto il camper: una piccola cucina al lato sinistro, mentre a destra c’è un divano con tanto di tavolino basso e anch’esso in legno davanti ed una porta che da al piccolo bagno che riesce a contenere anche una doccia. Poi c’è quello che avrebbe dovuto essere l’abitacolo del guidatore, ma Alex mi ha detto che ha fatto sostituire la porta con la tenda colorata che vedo ora perché voleva che in questo camper non ci fossero barriere tra di noi. L’ho trovata un’idea stupenda e trovo meraviglioso anche il fatto che lui abbia deciso di portarsi dietro due dei suoi cavalletti e le tele vuote che gli erano rimaste da sfruttare: è deciso, finalmente nel voler dipingere e ha intenzione di sviluppare ancora di più il suo talento per poter fare ritratti a chiunque gli dia il permesso, nei viaggi che faremo. Io gli ho detto che sa già dipingere più che discretamente e che non ha così tanto bisogno di auto-migliorarsi, ma dentro di me sono contenta del fatto che lui senta questo bisogno: non bisogna mai fermarsi quando si tratta di applicarci in ciò che ci fa sentire vivi.

Ah, quasi dimenticavo: qui sopra, da entrambe le pareti ci sono anche degli scaffali da riempire con i nostri libri e persino una piccola radio dove ascolteremo la musica che più ci aggrada.

Non so esprimere con l’inchiostro quanto io sia felice per essere finalmente libera, addirittura con la persona che amo, cosa che fino a qualche mese fa ritenevo impossibile, se non addirittura inimmaginabile.

Ora che sono accanto a lui, in un parcheggio per camper a Stairel (paesino ad ovest che dista circa quattro ore da Mooney), mi domando cosa diavolo stessi aspettando per prendere una decisione, per liberarmi finalmente di quella vita che non mi soddisfaceva per nulla, che non avrebbe arricchito la mia anima, né la mia mente.

Non ho nemmeno avvisato il mio datore di lavoro ed i miei conoscenti. E poi, perché avrei dovuto se non ne ho sentito subito la necessità? Tutto ciò che ho fatto, è stato telefonare a mia madre per dirle che sarei partita con Alex e che per ciò, non mi avrebbe trovata a casa per un po’ di tempo. Lei non mi ha fatto tante domande e credo che in segreto, abbia sempre sperato che io avessi preso questa decisione: lei non è mai stata come me, ovvero insicura, paurosa o timida. Lei ha sempre preso la vita come fosse un oceano, lasciandosi trasportare dalle onde della bassa marea e cavalcando, invece quelle dell’alta marea,affrontandole di pieno petto, innamorandosi, lasciandosi rompere il cuore qualche volta e continuando a testa alta, indipendentemente dalle azioni compiute.

Christine, d’altronde è sempre stata fonte di ispirazione per me e non potevo sognare di avere una madre diversa da lei: una madre che invece di leggerti delle storie, è lei stessa ad inventarle, una donna che è sempre restata accanto alle persone a cui ha voluto più bene, una persona umile, ma non stupida, che non ha mai lasciato che qualcuno calpestasse la sua dignità.

Questo è il mio primo giorno di vera libertà e sto apprende-


 

“Stai ancora scrivendo?”. Chiese Alex, disturbando la ragazza che stava appoggiata alla piccola testiera del letto, intenta a scrivere con una penna blu nel suo diario verde oliva.

“Aspetta un minuto”. Rispose Lana, accennando un sorriso e lasciandosi accarezzare una guancia da lui: Lana non riusciva a capire come facesse lui ad essere sempre così affascinante e premuroso, ma nei suoi occhi poteva trovare la devozione che aveva per lei, la stessa che Lana aveva per lui e allora la risposta le fu finalmente chiara.

“Mi perdoni, miss Del Rey”. Sussurrò lui, andando ad accarezzare poi un suo fianco e Lana non poté fare a meno di perdonare quei grandi occhi che si posavano su di lei come fosse l’unica persona sulla terra.

Riprese poi a scrivere le ultime parole del giorno sul suo diario.


 

Questo è il mio primo giorno di vera libertà e sto apprendendo molte più cose oggi che quante mai ne abbia apprese nella mia vita, attraverso i libri, attraverso i film, le mie esperienze, gli amici che ho avuto e i ragazzi da cui mi lasciavo promettere sogni di gloria e libertà. Nulla di tutto ciò è lontanamente paragonabile a ciò che sto provando adesso e che io sia maledetta come poetessa in erba, ma ora voglio godermi la mia ritrovata libertà tra le braccia dell’uomo che amo ed il modo in cui mi fa sentire quando ci siamo solo noi e le nostre anime che si fondono assieme ai nostri corpi, non riuscirebbe nemmeno a descriverlo un semidio.


 

Lana mise il punto alla sua ultima frase del diario che poi appoggiò su uno scaffale della libreria quasi del tutto vuota per il momento e si voltò verso Alex, che in quel lasso di tempo non si era stancato di aspettarla, ma aveva continuato ad accarezzarla e a guardarla sognante con quegli occhi per i quali lei avrebbe trovato le migliori rime, ma non sarebbero state mai abbastanza per descrivere come la facevano sentire ogni volta in cui si posavano sui propri.

Le loro labbra si cercarono e si trovarono da subito, tranquille e senza essere precipitose: ora non c’era fretta di amarsi, ora potevano esprimersi in quel modo ogni qualvolta nella quale lo avessero desiderato.


 

Diario di Alex.

Ho cercato diverse volte, nella mia vita incasinata, la felicità.

E non mi sono mai accorto del fatto che fosse così vicina a me tanto da non riuscire a vederla.

Non ho mai tenuto un diario, quindi sono certo del fatto che verrà fuori molto incasinato, ma che importa? Tutto ciò che voglio da queste pagine vuote, è di poterle riempire con l’inchiostro di ricordi che poi leggerò quando i viaggi saranno finiti, quando le cose da vedere e la voglia di avventura si saranno dissipate nella nebbia. Per ora non voglio soffermarmi a rileggere ciò che scriverò di volta in volta: sarebbe uno spreco di tempo, per me sforzare gli occhi per leggere qualcosa che appartiene al passato quando vivo nel presente.

Inoltre devo rendere ogni singolo giorno degno di essere vissuto sia per me sia che per Lana, la donna di cui sono perdutamente innamorato, quindi di tempo per rileggere il passato, non ne avrò proprio.

Questo camper l’ho comprato da un rivenditore di veicoli usati e aveva pochissimi chilometri, a malapena superano il migliaio: Carl, il rivenditore mi ha spiegato che il vecchio proprietario glielo aveva venduto perché non aveva più tempo di viaggiare da quando aveva avuto il terzo figlio ed io ricordo di essere rimasto perplesso: perché se ci piace fare una cosa, troviamo sempre delle scuse per non farla o per posticipare?

Io ho fatto lo stesso con la pittura, un milione di volte e se ripenso a quanto tempo abbia perso dietro alle persone a leccare i piedi a chiunque pur di ottenere ciò che volevo, rabbrividisco.

Avrei potuto saziare la mia anima invece che la mia stupida e contorta ambizione.

Ma ormai, ciò che è fatto, è fatto ed è completamente inutile stare a rivangare il passato a meno che non serva per capire qualcosa ed in effetti, analizzando i miei comportamenti precedenti, mi sono accorto del fatto che tutto ciò che ho fatto e che mi è accaduto, mi ha portato a dove sono ora: in questo bellissimo camper, sdraiato sul letto con di fianco a me la persona che amo dal profondo del mio cuore e non scambierei la mia vita nemmeno con quella della persona più ricca e intelligente del mondo.

Non mi importa, perché non sarei nulla, sarei solo un’anima triste che vaga tra queste terre senza meta.

Ora voglio solo mettermi alla guida, prendere la tavolozza dei colori in mano in piena estate e stringere la mia miss ogni sera e lasciarmi cullare dai suoi baci.

Sento che finalmente sono diventato ciò che segretamente ho desiderato in tutto questo tempo: per tutto il tempo in cui ho cercato di diventare almeno un presentatore televisivo, ricordo di aver guardato con disprezzo tutti coloro che attraversavano la città con solo uno zaino in spalla. Ho ancora il ricordo vivido di quando un mattino, al bar si presentarono due ragazze, bellissime ed innamorate l’una dell’altra per comprare delle sigarette al volo. Quel mattino mi sentivo abbastanza socievole e sperando in una cosa a tre, avevo preso a parlare con loro, le quali sorridendomi, mi dissero con serenità che non avevano bisogno di incastrati (così definivano chi non si lascia andare ai propri desideri) con loro e ricordo che le ho detestate nel vederle poi ripartire insieme per il loro viaggio nel loro camper mini-va, ridacchiando. Due anni fa, quando le incontrai, avevo stupidamente pensato che Erin e Louise, questi erano i loro nomi, stessero ridendo di me, ma in realtà erano semplicemente felici.

Ora mi domando se siano ancora in giro, se siano ancora innamorate, se abbiano ancora dentro di loro quello spirito curioso ed immortale che mi avevano dimostrato di avere o se invece si siano arrese per sempre alla lenta e suicida routine di tutti i giorni.

A dire il vero, non mi importa così tanto di loro, ma ricordo che ogniqualvolta in cui vedevo qualcuno intento a viaggiare per se stesso e non nei soliti posti in cui si va per fare invidia agli amici, dentro di me nasceva la repulsione scatenata a sua volta da una profonda invidia repressa, perché sapevo che non avrei trovato mai il coraggio nella mia vita di fare una cosa tanto audace e soprattutto non per gli altri, ma per se stessi.

E invece eccomi qui.

Sono la prova vivente del fatto che non si finisce mai di conoscersi.

  
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