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Autore: Camille_Clark    17/06/2017    0 recensioni
Maxine, Nina e Sarah ricevono delle strane lettere. Su ognuna di quelle lettere c'è scritto il nome di una persona ed entro 24 ore questa persona muore.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maxine non era felice di essere lì, non era mai contenta di cambiare casa e di ricominciare da capo. Non era mai contenta di cambiare famiglia. Maxine era orfana, ma nessuna famiglia la voleva, l'avevano già adottata cinque coppie, ma nessuna di queste l'aveva tenuta per più di un anno. In quel periodo stava con signori Jones. Ad un certo punto le si avvicinarono due ragazze, una bionda e una mora. "Ciao, io sono Nina e lei è la mia amica Sarah!" si presentò alla bionda. "Tu come ti chiami?" domandò Sarah. "Maxine" rispose la ragazza, atona. Non era molto socievole, nessuno sentiva la sua mancanza quando cambiava città. "In che scuola vai?" le chiese invece Nina. Maxine stavolta rispose più volentieri: "Frequento il quarto anno al liceo scientifico". "Anche io, che bello! Sarah invece fa il terzo anno!" esclamò Nina. Sarah invece le sorrise. A Maxine, però, non stava simpatica, le aveva fatto una brutta impressione. Sarah sembrava davvero una cattiva ragazza: aveva un piercing al naso e uno al labbro, si truccava pesantemente, si vestiva di nero e puzzava di fumo. Anche Maxine si vestiva sempre di nero, ma semplicemente perché non le piacevano i colori perché umore era sempre, appunto, nero. Però Maxine cominciò lo stesso a frequentare Nina e quindi anche Sara. Maxine trovò il cognome di Sarah, Ignis, appropriato per lei, perché odiava quella ragazza quasi quanto odiava il fuoco da cui prendeva il nome. Max amava molto di più l’acqua e il freddo, il caldo la opprimeva e la faceva sentire in trappola.
Un pomeriggio doveva andare a casa di Nina dopo la scuola. Lei e Nina stavano andando a prendere le loro bici, mentre aspettavano Sarah, che pur avendo la loro stessa età frequentava il terzo anno perché era stato bocciata. Nina estrasse dal suo cestino un biglietto. Non sapeva chi l'avesse lasciato lì, ma era evidente che fosse destinato a lei. Sul retro erano scritte le sue iniziali: N e D. "Cos’è?" le chiese Max. "Non lo so" rispose, poi lo aprì e lesse ad alta voce: "La morte non è che l'inizio. Presta attenzione Keira Black!”. "Chi è Keira Black?" chiese Maxine. "È la vicina di casa di Sarah. Lei la odia!". Le due amiche decisero di dimenticare il biglietto, benché quel tetro messaggio preoccupasse entrambe. " Lasciamo stare vediamo che succede, magari è solo uno scherzo di pessimo gusto!" aveva detto Maxine. Non successe nulla fino alla sera successiva. Nina e la sua famiglia stavano cenando, quando il telefono del padre squillò. L'uomo faceva il poliziotto e quando qualcuno lo chiama sul cellulare che usava per lavoro non era mai un buon segno. "Cosa è successo?" gli chiese la moglie. "Hanno trovato una ragazza morta" rispose il marito. "Come si chiamava?" gli domandò invece Nina. "Keira Black”. Nina lo sospettava già e sapeva che c'entrava il biglietto, ma non disse niente al padre.
Il mattino dopo Nina uscì di fretta, doveva assolutamente vedere Maxine. Sulla porta d'ingresso si bloccò, sullo zerbino c'era un altro biglietto, lo raccolse, c'era scritto: “Non avere pietà per i morti, abbi pietà per i vivi, soprattutto per coloro che vivono senza amore. Sono stufo di avere pietà di te Margot Reed, lascia che aiuti!". Nina conosceva anche Margot, era in classe con Sarah. Margot non aveva amici, era una persona solitaria e sembrava che le uniche persone che le volessero bene fossero suoi genitori. "Dobbiamo avvisare Margot!" le disse Max non appena le ebbe detto del biglietto. "Ci prenderà per pazze!" osservò Nina. "Prima parliamone con Sarah!". "Ok..." sbuffò Maxine. Sarah ebbe la reazione che due amiche si aspettavano: le prese per pazze e, con l3 sue testuali parole, chiese loro: “Ma vi siete drogate?!”. Alla fine le tre amiche concordarono di avvisare Margot all'intervallo, solo che all'intervallo non ci arrivavano. Alla seconda ora tutti gli studenti furono mandati a casa. Margot era già morta.
"Dobbiamo dirlo tuo padre, Nina!" bisbigliò Sarah non appena furono uscite. "Già, ma potrebbe non crederci!" sospirò Nina. "Queste lettere dalla morte non possono essere solo delle coincidenze!" protestò Maxine. Quando il padre tornò a casa Nina gli raccontò tutto e quando lei gli mostrò i biglietti, lui le credette. Era molto preoccupato per Nina, non le piaceva il fatto che le lettere fossero indirizzate proprio alla figlia. Doveva assolutamente fermare quel serial killer.
Il resto della settimana passò relativamente tranquillo. La scuola era ancora chiusa e non ci furono né altre lettere né altri morti, anche se si vedeva che tutti in città dalla paura.
"Mio padre mi ha detto che questo caso è strano...” Nina stava riferendo alle amiche ciò che le aveva detto il padre riguardo agli omicidi. "... non hanno trovato indizi, il medico che ha fatto l'autopsia dice che non ha capito perché sono morte, semplicemente il loro cuore si è fermato!".
Nina e Maxine stavano uscendo dalla casa di Sarah, quando notarono una lettera attaccata alla porta con un pezzo di scotch. "Oh, no!" si lasciò sfuggire Nina. Maxine prese la lettera e chiamò Sarah, poi lesse il biglietto ad alta voce: "Non è della morte che abbiamo paura, ma dell'ignoto che si nasconde in essa! Lasciate che vi scoprire cosa si cela dietro quella che chiamiamo morte: Katherine Brooke, Millicent Steel e… Sarah Ignis!". Quando Maxine lesse l'ultimo nome la sua voce s'incrinò. Sembrava che alla fine si fosse affezionata Sarah. Nina scoppiò a piangere e Sarah tentò di consolarla, ma senza successo, anche lei aveva cominciato a piangere. Non era facile accettare di morire. Quando si fu calmata Nina si precipitò ad avvisare il padre, ma non aveva soldi per il taxi o il pullman, così corse per arrivare alla stazione di polizia. Avvisò il padre e gli raccomandò di proteggere Sarah e le altre ragazze, ma gli sforzi della polizia furono vani, il mattino dopo arrivò la notizia della morte di Millicent e Katherine.
Il giorno dopo decise di andare a trovare Maxine, aveva pensato di andare da Sarah, ma poi aveva cambiato idea. Avrebbero solo finito per piangere di nuovo. Quando arrivò a casa di Maxine la trovò aperta, ma non c'era nessuno, né lei né i suoi genitori. Decise di entrare aspettarla dentro. Andò nella camera dell'amica, sulla scrivania c'era un quaderno. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma la curiosità ebbe la meglio e lo aprì. Proprio in quel momento il suo cellulare squillò. Era suo padre.
"Pronto, papà..."
"Nina, devo dirti una cosa..."
"Cosa? Riguarda Sarah?"
"Mi dispiace tanto, Nina!"
Nina riattaccò e scoppiò a piangere. Sarah era morta... Sarah era morta! Appoggio cellulare sulla scrivania e continuò a piangere. Il suo sguardo ricadde ancora sul quaderno. Fu allora che Nina sentì la porta aprirsi e l'istinto le disse di nascondersi. Scivolò nell'armadio di Maxine, ma non prima di aver scorto il contenuto della pagina. C'erano le foto di tutte le vittime e una copia di tutti i  biglietti, ma le lettere le aveva Nina e non le aveva mai date a Maxine! L'armadio era rimasto leggermente aperto, ma c'era qualcuno in casa e l'avrebbe sentita se avesse tentato di chiuderlo. Con il piede urtò qualcosa. Era una scatola, la aprì cercando di non fare rumore. La scatola conteneva delle siringhe piene di un liquido arancione. "Vedo che hai trovato i miei giocattolini, Nina!" le disse Maxine, la sua voce raffredda, distaccata. Nina rimase paralizzata. "Hai fatto apposta, era tua intenzione farmi scoprire che hai ucciso Sarah. Perché ha fatto?" le chiese Nina. "Il veleno che c'è nella scatola l'ha inventato mio padre, il mio vero padre, non quello adottivo. È un veleno straordinario, scompare dal corpo in 20 secondi!" cominciò Maxine. "Non ti ho chiesto come, ma perché lo fai!" protestò Nina."Perché io a mio padre volevo bene, volevo restare a vivere con lui quando mia madre è morta! Non è giusto che gli altri siano felici e io no!" continuò a spiegare. "Tu sei una psicopatica, io mi fidavo di te!" singhiozzò Nina, che aveva ricominciato a piangere. "Mi dispiace, Nina!" mormorò Maxine, poi estrasse un biglietto dalla tasca della felpa e lo fece leggere a Nina: "Sono le persone più a distruggerci! Mi dispiace Nina Dinn!”. "Hai ragione Max, io ti voglio bene!" sussurrò Nina, tentando di sorridere. Maxine prese una siringa e iniettò il veleno a Nina. L'altra ragazza restò ferma, sapeva che non avrebbe potuto fuggire. Maxine fece cadere la siringa a terra e scoppiò a piangere. Lei non è così cattiva, è solo una pazza psicopatica! pensò Nina, prima di abbracciarla. "Non mi odi?" chiese lei. "No, non ci riuscirei!". "Hai un ultimo desiderio?”. "Sì, non dimenticarti di me!" rispose Nina. Questa fu l’ultima cosa che disse. Maxine non avrebbe voluto uccidere Nina, ma aveva dovuto farlo, prima o poi l'avrebbe scoperta comunque, non poteva nascondersi per sempre!
Maxine scappò in Italia e cambiò identità. Il suo nuovo nome era Nina Bianchi.
   
 
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