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Autore: elenac3    17/06/2017    0 recensioni
La guerra e' pronta. Una terribile minaccia incombe. Un potere immenso e malvagio, che non ammette vincoli, e' stato liberato. Ma non e' il solo a cui sono state spezzate le catene... Bramoso di potere, il re dell'Isola del Sud e' disposto a tutto per invadere i Territori Centrali, ma sua figlia Sharin non e' disposta a rinunciare al suo amore per i piani del padre. E quando il padre distrugge la vita del suo amato, in lei si accende la fiamma della vendetta. Una fiamma che brucia tutto e le fa trovare dentro di se' una forza che non sapeva di avere. Spinta da essa, fugge dal suo castello e dalla sua vita nobiliare e si arruola, travestita da uomo, nei cavalieri dei draghi. Nei Territori Centrali, in una fresca mattina estiva, un gruppo di soldati cattura e porta al rogo una strega. Durante il rogo pero' uno dei soldati, trasformato in una macchina di morte, tenta di uccidere i suoi compagni. Ritrovandosi a dovere trattare con la tanto perseguitata magia, i Capi non vedono altra soluzione se non stringere una alleanza con una strega: loro le garantiscono la liberta', se lei trova la cura per il soldato.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Elysia si destò dal sonno una flebile luce inondava la stanza, passando attraverso i tendaggi che ricoprivano le alte finestre. Si godette per qualche altro momento la morbidezza del materasso e il calore delle coperte. Stiracchiandosi esaminò la stanza in cui si trovava, poiché quando ci era arrivata la sera prima non aveva pensato ad altro se non coricarsi nel letto e dormire. Non era grande ma nemmeno troppo piccola, il letto prendeva quasi tutto lo spazio, poi c’era una alta cassapanca che poteva fungere anche da tavolo e un piccolo caminetto in un angolo. Doveva essere già mattina inoltrata poiché la luce del sole riusciva ad attraversare i tendaggi, quindi decise di alzarsi e scendere in cortile, sempre che avrebbe trovato la strada: per arrivare lì avevano attraversato diverse stanze e corridoi e anche scalinate e lei era troppo stanca per fare caso a dove passavano. All’improvviso un dolore penetrante le contorse il viso in una smorfia e lei si ricordò dei suoi piedi martoriati. La sera prima, in qualche modo, il dolore era passato in secondo piano fino a scomparire, forse aiutato dal freddo delle pietre e dai morbidi calzari, e comunque non credeva di riuscire a fare un efficace incantesimo dopo il prolungato uso delle manette. Ora invece, sicuramente dopo una notte passata a strusciarli contro le coperte, nei piedi era tornata sensibilità e poteva sentire la magia scorrere fluida in lei, come il sangue nelle vene. Si alzò a sedere sul letto e si guardò entrambi i piedi, uno alla volta; erano sporchi di sangue incrostato, polvere e pagliuzze di paglia marcia, ma almeno sembrava che i tagli avessero smesso di sanguinare e non si fossero infettati. Alzò la testa e si guardò attorno in cerca di qualcosa con cui poterseli pulire, sulla cassapanca c’era una brocca in ceramica bianca colma di fresca e limpida acqua e un panno bianco ripiegato, che sicuramente erano stati portati lì quella mattina presto anche se lei non aveva sentito niente. Poggiò i piedi a terra e fece per alzarsi per raggiungere la brocca, ma una fitta ai piedi, che presero a pulsare dolorosamente, le fece cambiare idea. Sporse leggermente il labbro inferiore, lo mordicchiò e pronunciò una formula magica con una mano tesa, senza problemi la brocca le volò nella mano e lei sorrise soddisfatta, l’effetto delle manette era completamente scomparso. Si prese un piede tra le piccole mani e con delicatezza ci passò sopra il panno inumidito nell’acqua, la freschezza le donò subito sollievo e lei sospirò contenta. Quando il piede fu pulito ci appoggiò una mano sopra e mormorò una formula, una soffusa luce dorata scaturì dal suo palmo e venne assorbita dal piede, quando tolse la mano dei tagli erano rimaste solo lievi cicatrici rosate che sarebbero sparite a breve. Ripeté lo stesso procedimento per l’altro piede ottenendo lo stesso risultato, quando poggiò i piedi a terra il dolore era scomparso. Dopo essersi alzata si infilò la gonna marrone e le scarpe di cuoio, che aveva tolto la notte prima per dormire più comoda. Si stava ancora finendo di vestire quando entrò nella stanza la donna che la sera prima era sempre stata al centro e che pareva essere quella che aveva più potere. Bene, sei già sveglia. - disse la donna appena entrata. Elysia finì di mettersi le scarpe e si avviò alla porta. Vieni. - disse la donna, incamminandosi fuori dalla stanza. Elysia seguì la donna mentre lei faceva strada e infine raggiunsero l’entrata principale. Da in cima alla scalinata Elysia vide che il cortile era completamente deserto eccetto che per due cavalli e un uomo che li teneva entrambi, il rogo era ancora lì. Elysia guardò perplessa la donna mentre cominciavano a scendere. Ma gli uomini che dovevano venire con me? - chiese Elysia, per metà sospettosa e per metà stupita, il rogo le metteva ansia. Abbiamo deciso per un gruppo meno numeroso, e quindi meno vistoso. Ti accompagnerà un solo uomo, ma è tra i migliori. - spiegò la donna. Capisco. Mentre finivano di scendere le scale e si avvicinavano il viso dell’uomo era rimasto nascosto da uno dei musi dei cavalli ed Elysia non ebbe modo di vederlo. Uno dei due cavalli le appariva però famigliare, ma non ci badò. Fu quando in fine li ebbero raggiunti che Elysia vide chi era l’uomo e ne rimase profondamente colpita, non se lo aspetta e non sapeva se era un bene o un male che fosse lui ad accompagnarla. Sei pronto, Alexey? - chiese la donna all’uomo che teneva le redini dei due cavalli. Si, signora. - rispose lui. Abbiamo pensato che il viaggio a cavallo sarebbe stato più rapido e meno stancante. Tu sai cavalcare, vero? - chiese poi la donna, rivolgendosi a Elysia. Si, lo so fare. - rispose lei, distogliendo infine gli occhi da Alexey. Alexey porse le redini a Elysia, evitando di incontrare il suo sguardo, lei le prese riluttante e poi si volse verso il cavallo. Mentre quello di Alexey era lo stesso di quando erano andati a prenderla, nero, imponente, fiero e magnifico, il suo era marrone con balze nere che arrivavano poco sotto al ginocchio, uno dei garretti posteriori era bianco, i crini erano anch’essi neri ed era leggermente più basso di quello di Alexey. Gli occhi erano dolci, ma la posa della sua testa era fiera quanto quella dell’altro. Elysia sistemò le redini sul collo del cavallo e, tenendole sempre con una mano, afferrò la sella con l’altra e si issò su. Mentre lei infilava i piedi nelle staffe, trovava la posizione giusta in sella e si sistemava la gonna, Alexey salì agilmente sul suo cavallo ed era pronto prima ancora di lei. Lui era molto più avvezzo ai cavalli, il suo addestramento implicava anche il saper bene cavalcare e combattere in sella e inoltre usava il cavallo per ogni spostamento, non andando quasi mai a piedi per questioni di velocità. Elysia invece aveva imparato a cavalcare da piccola, con un mulo, e per alcuni viaggi aveva affittato dei cavalli da delle locande, ma non aveva mai avuto un addestramento specifico né cavalcava spesso. Elysia fece una carezza sul collo del cavallo, che sbuffò e scosse su e giù la testa contento, e fu piacevolmente sorpresa di sentire il morbido pelo corto ben strigliato e pulito, che alla luce del sole assumeva un bagliore d’oro ramato. Buon viaggio! - disse la donna facendosi da parte, quando loro furono entrambi pronti. Alexey salutò con il capo il suo superiore poi spronò il cavallo a un leggero trotto, dirigendosi verso la porta aperta delle mura. Elysia lo seguì in silenzio, cercando di riabituarsi alle andature del cavallo. Fu piacevolmente sorpresa di scoprire che il cavallo obbediva anche al più lieve comando, non ne aveva mai cavalcato uno così ben addestrato. A quanto pare i soldati non erano i soli a subire un rigoroso addestramento nell’esercito. Alexey salutò i due soldati a guardia della porta, senza rallentare l’andatura, e poi proseguì sicuro lungo la strada, senza voltarsi in dietro per controllare che Elysia lo stesso seguendo, gli bastava sentire il rumore degli zoccoli dell’altro cavallo sull’acciottolato per capire che lo stava facendo. La sera prima, appena dopo che Elysia era stata accompagnata in una delle stanza degli ospiti, Alexey aveva chiesto di poter far parte della squadra che avrebbe accompagnato la strega a Nord. Sapeva che se fosse rimasto lì tutti lo avrebbero guardato diversamente per la perdita che aveva subito e a lui non piaceva essere guardato così. Ed era stato sempre lui a proporre di essere il solo ad accompagnarla dicendo che così non avrebbero avuto problemi ad attraversare il confine con il Nord e se lei avesse mentito avrebbero perso solo un uomo invece che di più. Temeva davvero per i suoi confratelli ma questo gli avrebbe anche permesso di allontanarsi dai loro sguardi comprensivi che gli avrebbero sempre riportato alla mente quello che era successo. Invece dalla strega non avrebbe avuto nessun sguardo comprensivo, per la prima volta preferiva la compagnia di un estraneo a quella dei suoi compagni. I Capi inizialmente avevano esitato, dicendo che doveva essere ancora scosso per quanto accaduto e quindi non abile per missioni così pericolose che richiedevano il massimo. Lui li aveva assicurati che non era così, non era scosso ma perfettamente abile mentalmente e fisicamente, ed era vero: non si piangeva addosso per quello che era successo, cercava di trovare una soluzione. Alla fine i Capi avevano finito per trovarsi d’accordo con lui e gli avevano affidato la missione. E ora che la missione era cominciata, lui era sicuro di sé come sempre, attento a tutto quello che lo circondava compresa la sua compagna di viaggio, il pensiero del fratello era stato rinchiuso in un angolo della sua mente e non lo avrebbe intralciato. Decise di godersi il viaggio e liberare la mente dai pensieri. Quando si furono allontanati dalle mura e le strade erano meno affollate, Alexey spronò il cavallo al galoppo. Elysia fece lo stesso e per fortuna si riabituò in fretta anche a quella andatura, inoltre il cavallo perfettamente addestrato le facilitava di molto le cose. Quando raggiunsero le campagne vicine alla Foresta dei Sussurri, che si cominciava a vedere all’orizzonte, Elysia spronò il cavallo e si affiancò ad Alexey per potergli parlare. Dovremmo fare una deviazione. Devo passare a casa mia a prendere delle cose. - gli disse Elysia. Alexey si voltò a guardarla, lo sguardo duro. Non avevi parlato di questo prima, perché? - chiese infine dopo qualche istante di silenzio. Non pensavo che ai Capi importasse più di tanto un minima deviazione. Che cosa devi andare a prendere? Vari strumenti per prendere il Verleyn. Alexey rimase a lungo in silenzio, guardando fisso davanti a sé, poi infine decise: Va bene, ma faremo in fretta. Elysia annuì contenta e riportò il suo cavallo dietro a quello di di lui, più che altro per non ingombrare troppo la strada. Alexey prese la strada che portava verso la foresta e spronò il cavallo per farlo correre più forte, Elysia non ebbe problemi ad imitarlo, ormai aveva una perfetta padronanza in sella. Ci misero meno di un’ora a raggiungere il limitare della foresta, che si stagliava alto e scuro in contrasto con le basse e verdeggianti pianure e colline che lo circondavano. Alexey fece rallentare gradualmente il cavallo mentre si avvicinavano e quando infine lo raggiunsero lo fece fermare completamente. Elysia lo affiancò. Possiamo proseguire anche a cavallo, così faremo più in fretta. - gli disse Elysia, mettendo il cavallo al passo. Alexey la affiancò immediatamente, non tollerando di stare dietro e seguirla. Procedettero per un po’ in silenzio, Elysia guidava sicura il suo cavallo orientandosi perfettamente tra quegli alti tronchi. Alexey invece non si ricordava nemmeno dove era passato il giorno precedente, quegli alberi erano tutti uguali. Conosci la strada. - disse infine Alexey, accorgendosi che lei sapeva dove andare. Si, è da tempo che vivo qui e conosco quasi tutta la foresta. - gli rispose Elysia, anche se quella di lui non era una domanda. Il resto del tragitto fino alla casa di lei proseguì in silenzio, con Alexey che si lasciava guidare da Elysia, invece di vagare alla cieca come la prima volta, ma rimanendole al fianco, e lei che procedeva tranquilla godendosi la sensazione di sentire di nuovo la magia scorrerle dentro. Quando infine giunsero in vista della casetta Elysia portò il suo cavallo al piccolo trotto, impaziente, e appena fu arrivata davanti all’ingresso ancora spalancato scese al volo, senza nemmeno aspettare che il cavallo si fermasse, e si precipitò dentro. Alexey invece continuò al passo, fece fermare il cavallo, scese e raggiunse la soglia della porta. Per fortuna i cavalli erano stati addestrati affinché rimanessero fermi dopo che il loro cavaliere era sceso, quindi non c’era il problema di trovare un posto dove legarli, se la sosta era breve. Alexey entrò nella casa, si guardò attorno e infine fissò lo sguardo su Elysia che si stava muovendo per la piccola stanza cercando qualcosa. Posso aiutarti? - si decise infine a chiedere Alexey. Si, puoi andarmi a prendere qualche vestito nella stanza di là. - gli disse lei. Perché c’è anche un’altra stanza? - disse sottovoce Alexey mentre si dirigeva verso il fondo della casa. Elysia si fermò un’attimo a guardarlo, avendo sentito perfettamente quello che aveva detto, poi riprese a cercare quello che le serviva, almeno il freddo soldato aveva dimostrato di possedere un po’ di sarcasmo. Alexey si fermò un attimo nel punto dove aveva visto per la prima volta Elysia, la vasca era ancora piena d’acqua e per un breve istante rievocò il ricordo del suo bellissimo e perfetto corpo seminudo, si costrinse subito a scacciarlo dalla mente con la debole giustificazione che lei era una strega ed entrò nella stanza a destra. Questa era piccola, la maggior parte dello spazio occupato da un semplice letto, in fondo al quale c’era un baule. Si diresse verso questo ipotizzando che i vestiti si trovassero lì, dopo averlo aperto vide confermate le sue ipotesi. Tirò fuori vari vestiti e infine ne prese due: una gonna intera blu scuro a maniche lunghe, da indossare sopra a diverse gonne bianche; e una gonna rosso scuro con una camicia dalle ampie maniche bianche e un corpetto quasi nero. Le stoffe di entrambi sembravano abbastanza pesanti, di lana morbida, ma non pregiate, probabilmente avrebbe potuto permettersele un ricco contadino, ma ciò che importava era che sembravano abbastanza comode e confortevoli per un viaggio. Rimise gli altri abiti nel baule, prese i due vestiti scelti e uscì dalla stanza. Elysia si stava infilando dei guanti di cuoi marrone quando Alexey la raggiunse porgendole i vestiti. Grazie. - gli disse lei. Elysia prese i panni che le porgeva e li infilò in una sacca di pelle, questo permise ad Alexey di sbirciare all’interno della sacca per vedere cosa ci avesse messo dentro: un grande sacchetto di cuoio e un libro vecchio. E’ tutto qui quello che dovevi prendere? - chiese Alexey stupido e anche un po’ irritato. Si. - rispose Elysia, poi quando alzò lo sguardo su di lui e vide il suo sguardo, spiegò - Il libro ha una parte dedicata al Verleyn, dicendo tutto quello che c’è da sapere; il sacchetto è fatto apposta per contenere il Verleyn, senza rischi, con una protezione interna; e infine questi guanti che mi servono per trattare il Verleyn minimizzando i rischi e per non ferirmi le mani con le redini. E poi ne ho approfittato per prendere dei vestiti di ricambio. Alexey sospirò. Adesso andiamo. - disse uscendo dalla casa. Aveva fatto pochi passi fuori dalla casa quando venne colpito da un qualcosa che gli si schiantò addosso con grande forza, gettandolo a terra. Neanche un secondo dopo che aveva toccato terra Alexey si era già ripreso e si voltò a guardare da cosa era stato assalito. Quello che vide lo bloccò a terra, nonostante il suo coraggio e il suo addestramento davanti a quello che vide non seppe come reagire, rimase semplicemente lì a fissare i due occhi gialli assassini che lo sovrastavano. Alexey era bloccato al suolo da un enorme lupo, più grande della media. Aveva il pelo bianco sotto e sopra la caratteristica maschera grigio chiaro, che si scuriva appena di più sul centro della schiena e sfumava lievemente sul marroncino sul muso, in particolare sul naso. Il lupo aveva posato le enormi zampe bianche nel terreno proprio vicino alle braccia di Alexey, che così non poteva muoverle, e aveva assunto la posizione di attacco. Il muso era molto vicino al viso del soldato e ringhiava minaccioso scoprendo le bianche e lunghe zanne. I suoi penetranti occhi gialli erano come ghiaccio tagliente ricoperto d’oro e avevano la particolare caratteristica di ipnotizzare e catturare le proprie prede, come era successo con Alexey. Tutti questi elementi si fondevano insieme in quel lupo, facendone il predatore perfetto, il predatore assoluto. Ghost! - urlò Elysia contenta. Elysia era a pochi passi da lui quando l’enorme ombra bianca era passata davanti alla porta e si era schiantata su Alexey, lei sapeva benissimo che cosa era e che cosa era pronto a fare. Corse subito fuori: Alexey era stata scaraventato a qualche metro dalla porta. Sentendosi chiamare, il lupo aveva subito voltato la testa in direzione della voce e i suoi occhi erano diventati apprensivi e affettuosi, un cambiamento incredibile perfino per un umano figurarsi per un lupo. Elysia l’aveva guardato e aveva sorriso, le era mancato. Alexey ritornò subito in sé e cercò di raggiungere con la mano la spada, per sbarazzarsi di quell’enorme bestia. Ma appena mosse un solo muscolo il lupo lo sentì e fece scattare la testa a un centimetro dal viso di Alexey, i denti di nuovo scoperti e gli occhi di nuovo assassini. Conosci questa bestia, strega? - chiese Alexey a denti stretti, senza distogliere lo sguardo da quello del lupo. Si. - rispose lei, tranquilla e compiaciuta di sentire la voce spaventata di lui. Ti dispiace togliermelo di dosso? Non lo so, se Ghost adesso ti uccide io sono libera. Strega! E mi sarei anche vendicata: tu mi hai catturata due volte. Strega! La voce di Alexey era diventata un basso ringhio molto simile a quello del lupo. E potrei assistere alla tua morte esattamente come tu avresti fatto con la mia. La vuoi smettere? Non dovrei nemmeno affaticarmi. Te la farò pagare quando sarò libero! Se mai sarai libero. Adesso basta, strega! Basta? Perché, io mi sto divertendo. Inoltre in questo momento sei in mio potere, quindi ... Strega! Va bene, va bene. Ghost indietro. Ghost si voltò a guardare Elysia dubbioso e, quando lei annuì, lui indietreggiò deluso. Libero Alexey scivolò indietro e si alzò, lanciò un occhiata di fuoco a Elysia e le si avvicinò minaccioso. Ghost vedendo minacciata la sua padrona si preparò a riattaccare, ma Elysia gli fece cenno di stare fermo, sapeva che Alexey non le avrebbe fatto del male, lo sguardo che aveva lanciato alla sua vasca le era bastato per farsi una sua idea. Alexey le si avvicinò fin quasi a toccarla, chinò il viso per poterla guardare in faccia, dal momento che la superava di tutta la testa, e per un lungo momento la guardò in silenzio. Gli occhi viola-gialli di lei erano sicuri, non impauriti, e sostenevano quelli azzurri e furibondi di lui. Se ti avessi voluto uccidere, lo avrei già fatto. - disse infine Elysia, la voce calma e sicura. L’altra volta però non ci sei riuscita. - la provocò lui, la voce fredda. L’altra volta ti ho sottovalutato perché non ti conoscevo, ora si e non commetterò più lo stesso errore. Pensi davvero di conoscermi? Così come tu conosci me. Stai attenta perché se penserò che mi vuoi uccidere ti ammazzo prima. Ne avresti davvero il coraggio? Uccideresti la donna che ti piace? Tu non mi piaci e se sarai una minaccia, io ti vedrò come un nemico non come una donna. Detto questo Alexey le lanciò un’ultimo sguardo e poi si allontanò, verso il cavallo, che dopo essere fuggito un po’ più in là, spaventato dall’enorme lupo, aveva assistito alla scena incuriosito con le orecchie tese in avanti. Elysia lo seguì con lo sguardo e le labbra rosse leggermente piegate in un sorriso. Muoviti! - gli urlò Alexey, dopo che fu salito sul suo cavallo. Elysia lanciò un sguardo a Ghost, sottovoce gli disse di seguirli a distanza e di nascosto, e si diresse lentamente verso il suo cavallo, anch’esso più distante e attento, assicurò la borsa di pelle alla sella, salì in groppa e afferrò le redini. Alexey spronò subito il cavallo al galoppo e Elysia si affrettò a fare lo stesso e a raggiungerlo per fare strada attraverso l’immensa e tutta uguale foresta. Invece di fare la strada che aveva percorso prima, ne prese un’altra che sapeva avrebbe portato un po’ più avanti lungo la strada principale, così avrebbero abbreviato il viaggio. Quando lo disse ad Alexey, lui non commentò e lei la prese come un’approvazione. I cavalli galoppavano tranquilli, il sottobosco morbido non li affaticava e i loro zoccoli a contatto con esso producevano solo un leggero tonfo. Era il terreno perfetto per fare un attacco a sorpresa, nessuno poteva sentire i tonfi leggeri degli zoccoli dei cavalli se non a qualche metro di distanza. Era quindi anche il terreno perfetto per subire un attacco a sorpresa, ma Elysia grazie al suo istinto lo avrebbe sentito comunque molto prima. Molto distante, Ghost correva parallelamente ai due cavalli. Nonostante la lontananza la sua vista da predatore gli permetteva di vedere le due sagome scure dei cavalli, ma nessuno poteva vedere lui. Il suo nome era perfetto per lui anche per un’altro motivo: i suoi enormi piedi colpivano così leggermente il terreno da non provocare neanche un minimo rumore. Hai, miei lettori che leggete la mia storia e che spero vi piaccia. Mi piacerebbe avere qualche vostro commento sia se positivo sia se dovesse essere negativo; in modo di potermi migliorare.
   
 
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