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Autore: DolceZeref    17/06/2017    4 recensioni
Ed eccomi su questo fandom con la mia prima storia ad OC! Chi vi parla è un'amante dei Ranger e ha deciso di scriverci una fiction, che si ambienterà ad Almia.
La strada per realizzare il proprio sogno è dura, soprattutto se ci si mettono in mezzo numerose difficoltà, ma insieme ce la si cava sempre. Fra gli anni in Accademia e l'addestramento pratico, riusciranno i nostri giovani eroi a salvare i Pokémon?
Beh, spero di avervi incuriosito, ci vediamo dentro!
Dal prologo:
-Come fai a rilassarti sapendo che presto metteremo piede all'Accademia dei Ranger?!-
...
L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno: il primo alla scuola tanto sognata e di una grandiosa avventura, più di quanto pensassero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Ritorno a scuola

Scoppiettii.
Botti.
Colori.
Luci.

Si era entrati nell'anno nuovo.

***

I fuochi artificiali della notte precedente erano fra gli ultimi ricordi di quelle vacanze quasi giunte al termine, con sommo dispiacere della popolazione regionale, anche se tutti avevano passato una bella serata a festeggiare, fra cene, risate, giochi di società, film e cori di conti alla rovescia.

Quelli, invece, erano gli ultimi giorni a disposizione per rilassarsi con calma, perché, per esempio, gli studenti dell'Accademia avrebbero dovuto riprendere i corsi scolastici.

***

-Darren, al volo!-

Il povero malcapitato non fece in tempo a voltarsi che gli vennero lanciati addosso una decina di giornali, facendolo capitombolare a terra, con suo profondo disappunto. Quando emerse da sotto la catasta, si premurò di guardare molto male il colpevole, che se la stava ridendo alla grande. Chi? Ilario, ovviamente, che non aveva proprio saputo resistere a fare uno scherzo dei suoi. Aveva pure lui una pila di settimanali e guardava l'altro Ranger, il quale nel mentre si era alzato, con un sorriso furbo. Il ragazzo dai capelli biondi si spolverò l'uniforme e raccolse le copie sparpagliate sul pavimento, per poi inarcare un sopracciglio in cerca di spiegazioni.

-Andiamo a consegnare il Corriere di Vien!-
-Perché proprio io...?-
-Perché sì, forza!-
-...si torna al lavoro...-

***

Nel pomeriggio del giorno fatidico, gli allievi dell'Accademia radunarono i rispettivi bagagli e si prepararono a fare la strada di scuola. Avevano passato delle belle vacanze e, nonostante quanto si possa immaginare, erano particolarmente elettrizzati per il rientro, perché, se quelli del primo anno si sarebbero specializzati nella loro scelta, quelli del secondo avrebbero conseguito il diploma e sarebbero diventati dei Ranger a tutti gli effetti.
Non arrivarono al collegio in un unico gruppo, dato che non si erano dati appuntamento in un posto ad un'ora precisa ed ognuno si era organizzato in modo diverso, ma, comunque, le lezioni sarebbero ricominciate la mattina dopo.

***

Candice controllò che ogni cosa fosse in ordine e si apprestò ad uscire. A dispetto di quanto si possa pensare, passò un felice Natale: i suoi genitori ed il patrigno le avevano mandato per posta dei regali e lei non si era affatto sentita sola, anzi. Aveva fatto delle passeggiate per i sentieri che circondavano la città, si era esercitata un po' con il tennis, sport che le piaceva molto, e si era rilassata come non mai.
Dopo aver chiuso la porta a chiave, prese la valigia ed iniziò a dirigersi verso la Strada dell'Accademia. Era in perfetto orario sulla sua tabella di marcia e, secondo i suoi calcoli, avrebbe potuto disfare i bagagli con tutta tranquillità.

***

Il sole non aveva ancora raggiunto l'orizzonte, però ci era vicino ed il cielo iniziava a tingersi di colori tenui, che si riflettevano sulla piatta superficie del mare, intanto che le onde si infrangevano pigre sul bagnasciuga, col loro moto continuo. L'aria era meno fredda di quanto si potesse immaginare, considerando che quella era una zona dal clima caldo.
Inoltre, anche se ormai era tardo pomeriggio, c'erano ancora delle persone in spiaggia.

***

Quel giorno, i gemelli si erano preparati all'alba, se non la sera precedente, da tanto erano impazienti ed emozionati. Per imposizione dei genitori, erano stati trattenuti e costretti ad uscire dopo pranzo, ma, avendo voluto fare una piccola deviazione, stavano facendo decisamente troppo tardi.

I passi del Pokémon lasciavano delle piccole orme sulla sabbia, che venivano seguite dalle impronte del ragazzo. Luna, invece, li seguiva a pochi metri di distanza. Ad un certo punto si fermò, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, e volse il suo sguardo all'orizzonte, sgranando gli occhi nel realizzare che si stava facendo sera e dandosi mentalmente della stupida per non essersene accorta prima.
-Leo! Ehi, Leo!-
Il chiamato in causa arrestò il cammino e si girò nella direzione della sorella, che gli stava facendo cenno di avvicinarsi. La raggiunse con espressione interrogativa, seguito da Turtwig, ma gli ci vollero una manciata di secondi per avere l'illuminazione.
-Oh, caspita...-
Non ebbero bisogno di ulteriori parole inutili: si scambiarono una veloce occhiata e decisero di comune accordo di non perdere altro tempo prezioso in chiacchiere. Afferrarono gli zaini che avevano abbandonato sulla rena e presero a correre verso la strada da percorrere, sperando ardentemente di non essere in eccessivo ritardo. Non fecero nemmeno molto caso a ciò che li circondava, troppo concentrati nel mantenere il ritmo dell'andatura, cosa non da loro. Per non restare indietro, Turtwig si aggrappò a Leo, il quale stette ben attento a non farlo cadere.

Quando scorsero il collegio in lontananza, aumentarono la velocità e si arrestarono soltanto nel momento in cui furono di fronte al cancello. Il cuore gli martellava forte nel petto, come se volesse uscire dalla cassa toracica, mentre i polmoni erano bisognosi d'aria ed i loro respiri, di conseguenza, erano irregolari, ma erano riusciti ad arrivare poco prima che il sole tramontasse. Oltrepassarono il confine, avanzando verso quella che era diventata una specie di casa, sentivano di appartenere a quel posto. I compagni dovevano essere già arrivati, difficile che ci fosse qualcuno in ulteriore ritardo, ed i due si scoprirono ansiosi di rivederli.

***

Giunti all'Accademia, gli studenti avevano disfatto i bagagli e nel frattempo avevano ritrovato le cose lasciate prima delle vacanze. Stavano giusto iniziando a cenare, ai tavoli adibiti allo scopo, chiacchierando con gli amici, quando sbucarono i gemelli dalla rampa delle scale ed attirarono l'attenzione di tutti presenti, che, avendo notato la loro assenza, si chiedevano dove fossero. In quel momento, con quegli sguardi addosso, i due si maledirono mentalmente miliardi di volte per non essersi sbrigati, ma cercarono di superare il problema nel modo migliore che conoscessero.

-Ehilà, bentrovati!- salutò uno.
-Torniamo subito!- disse l'altra.

Così, in quasi totale tranquillità, sorrisero allegri e, dirigendosi ognuno verso la propria camerata, si diedero ad una rapida fuga tattica senza rilasciare ulteriori informazioni, lasciandosi il disorientamento dietro.

-Credo di essermi perso una parte...- borbottò Zero, riportando la concentrazione sul suo piatto.

***

Luna chiuse la porta del dormitorio femminile e prese un respiro profondo: in quel momento sentiva di essere davvero serena. Lanciò lo zaino che teneva in spalla sul suo letto e, anche se avrebbe voluto soltanto buttarcisi sopra e dormire, cominciò ad alleggerire il bagaglio, tirando fuori e mettendo in ordine alcune cose. In seguito, uscì dalla stanza con un sorriso sul viso.

***

Leo, al contrario, non dedicò troppe attenzioni al suo zaino: lo buttò sopra il materasso con un lancio preciso, mentre Turtwig balzò sulle coperte, ed andò dai suoi amici. Si sedette accanto a Koito con nonchalance, come se niente fosse, e prese un panino dalla tavola, incurante del resto. Quando vide la gemella, si fece notare e la invitò a prendere posto lì vicino, cosa che lei accettò volentieri.

***

I due non riuscirono ad ignorare a lungo le intense occhiate che i compagni, seduti accanto a loro come da abitudine, gli rivolgevano e furono costretti ad affrontare una temuta conversazione, che per fortuna fu veloce e indolore.

-Sì?- domandò finalmente Leo.
-Cosa?- replicò Zero di rimando, fingendo una faccia sorpresa alla quale il primo rispose inarcando un sopracciglio -Ok, non ci potete biasimare se ci chiedevamo dove foste-
-In effetti no-
-È bello rivedervi- mormorò, spezzando definitivamente la tensione.
-Pure per noi- Luna sorrise.
-Che avete fatto durante le vacanze?- s'intromise Koito, cambiando argomento.
-Niente di che- dissero in coro, per poi scambiarsi un'occhiata divertita. Gli capitava spesso -E voi?-
Il ragazzo dai capelli biondi scrollò le spalle.
-Le solite cose- tradusse l'altro.
Dopodiché, finirono di cenare e parve che fossero sempre stati insieme. Inoltre, i due furono grati ai gemelli per non aver indagato sul perché fossero rimasti a scuola, forse avevano intuito che non ne volessero parlare.

Quando si alzarono dai tavoli, ognuno andò nel proprio dormitorio, a prepararsi e riposarsi in vista del giorno successivo.

***

Luna venne raggiunta da Rita, che la salutò allegra, e ricambiò di buon grado. Parlarono del più e del meno, finché non venne l'ora di andare a dormire. La giovane dalle iridi verdi fece un salto anche dalle altre sue compagne e, ripensandoci, fu piacevolmente stupita delle molteplici amicizie che aveva stretto durante quei pochi mesi. All'inizio non se lo sarebbe mai immaginato ed era un po' titubante, invece...invece era andato tutto alla perfezione, stentava ancora a crederci. Quando le ultime luci si spensero, fu sull'onda di questi pensieri e nel silenzio della notte che si addormentò.

***

Leo, entrato in camera, lanciò un'occhiata svogliata al suo giaciglio, dove aveva brutalmente abbandonato lo zainetto a cui il suo amico stava di sicuro facendo la guardia, e pensò che fosse ora di disfare il bagaglio. Salì la scaletta che collegava il pavimento al letto e, come previsto, trovò Turtwig addormentato sulle coperte, non esattamente vigile. Per un attimo pensò che avrebbe potuto mettere in ordine la sera successiva, ma la sua coscienza gli intimò di farlo in quel momento e lui, resosi conto che aveva ragione, cercò di darsi una mossa per finire prima. In sintesi, tirò fuori solo il minimo necessario e buttò lo zaino in fondo al letto, senza disturbare il Pokémon accanto. Poi, si stese sul materasso occupando lo spazio disponibile e si perse ad osservare il soffitto, diventato improvvisamente interessante. Passato un po' di tempo, durante il quale nessuno dei presenti aveva avuto la geniale idea di imitare Turtwig e riposarsi, si rivolse ai suoi amici, i quali stavano discutendo fra loro.

-Allora...alla fine chi ha vinto la partita?-
Stavano discutendo, sì, stavano discutendo di freccette. Cose molto serie.
-Io-
-No, Koito, ho vinto io-
-Veramente no-
-Voglio la rivincita-
-L'hai detto pure la volta scorsa-
-E ho vinto!-
-No, ho vinto sempre io e siamo andati avanti fino a mezzanotte a furia di rivincite-
-Forse fino alle due...comunque non hai tenuto bene i punti-
-Eri tu che tenevi i punti-
-Ero stanco-
-Ci rinuncio-
-Quindi...mi dai la rivincita?-
Leo aveva provato ad intervenire, ma, non essendo riuscito nemmeno ad emettere un fiato, si era arreso a seguire lo scambio di battute. Dato che, comunque, si stava parlando di una partita a freccette e non di una questione di troppo rilievo, decise di intervenire per cambiare discorso. Inoltre, pareva che per Koito la prospettiva di prendere il muro a testate fosse parecchio allettante e non era una cosa molto buona.
-Non potreste chiudere in parità?-
A sentire quella proposta, i due si girarono nella sua direzione ed annuirono piuttosto imbarazzati, scoppiando a ridere.
-Potremmo anche non fare le due di notte- aggiunse Leo.
-Buona idea- concordò Koito.
Con una rapida azione combinata, i sopracitati spensero tutte le luci e filarono sotto le coperte, cosicché Zero non ebbe nemmeno il tempo di replicare.

***

Usciti dalla sala insegnanti, dopo l'ennesima riunione svolta lì, i professori Mina e Catturio si fermarono un attimo a parlare con i loro due colleghi, che li avevano raggiunti subito.

-E così le esercitazioni con i Ranger si faranno lo stesso- concluse la professoressa Anna, con un sospiro.
-Dopotutto i nostri studenti hanno bisogno di terminare gli studi- aggiunse Mina.
-Mi raccomando solo di prepararli al meglio- disse l'altro insegnante, preoccupato.
-Sarà fatto- assicurò Catturio. E, in effetti, poi mantenne la promessa.


Spazio dell'autrice
Salve a tutti in pseudo-orario! Come avrete potuto notare, il titolo è stupido e c'è un bel salto temporale! Inoltre, ho delle comunicazioni di servizio. Nel prossimo capitolo ci sarà un altro bel salto temporale, perché stanno arrivando le fasi conclusive della prima parte della storia. Riguardo al capitolo, poi, devo informarvi che arriverà fra tre settimane causa la mia assenza per le prossime due.
Per favore, ditemi cosa ne pensate!
Ringrazio molto chi recensisce.
Ci sentiamo fra tre settimane!

P.s. Secondo voi, come potrebbe chiamarsi l'insegnante, quello che sostituisce Vanesio?
   
 
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