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Autore: tixit    18/06/2017    0 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fiori d'inverno e brina

Stasera era la sera.

Theoric non diceva parole d’amore - era un sempliciotto di montagna, che cazzo ne sapeva che c’erano parole e parole? - mentre Loki non ne capiva l’utilità. Un paio, sempre le stesse, costavano meno di niente e facevano contenti tutti perché ognuno sente solo quello che vuole sentire, e vede solo quello che vuole vedere. Per lo più.
Accendi una candela sotto delle stelle sbiadite e quelli vedono un incendio che divampa. Inganno lo chiamano, menzogna, ma fanno tutto da soli.

Affetto sono le cose che fai e per chi le fai. Che non sempre ti piacciono.


Stasera era la sera.

Se la luna della loro prima sera fosse stata un gomitolo di fibre da tessitore, di quelle lucenti di sua madre, ora si sarebbe già srotolata tutta, da quel bacio mancato, passando per tutti quelli che si erano scambiati, dirottando la notte ai loro piedi. 
Era arrivato il momento di rimettere a posto i giocattoli e riportare Sigyn al sicuro in Biblioteca. 
Era venuto il momento di salutare. 
Era l’ora, insomma, che Theoric si levasse una buona volta dai coglioni e se ne andasse a fare quello che di solito fanno i sogni: svanire senza lasciare cicatrici.


Stasera era la sera.

Meno poesia e più fatti.

 

Non seppe perché finirono per parlare proprio di quello, forse l’aveva presa un po’ alla larga, ci teneva che lei capisse che era una questione di progetti, non di desiderio - Theoric la desiderava eccome.
E non solo su una panchina nascosta tra le piante di un mercato o nel giardino della casa di un altro - Asgard aveva posti per amanti di ogni età e di ogni tipo e Theoric, una volta trovato quello giusto, ce l’avrebbe portata con le mani che gli tremavano - era un sempliciotto.
Theoric, sulle labbra di lei, ritrovava il sapore del vino invecchiato degli Elfi.

Non glielo poteva assolutamente dire, ma non l’avrebbe mai presa in giro per quei baci un po’ meno inesperti al Mercato dei Fiori, né come Theoric, né come Loki. Non c’era stata menzogna, l’unica illusione era stato Theoric, un dettaglio, solo un dettaglio.
Un dettaglio irrilevante per una ragazza che baciava ad occhi chiusi.
Ma le persone non accettavano di scandagliare se stesse e prendere atto di quanto desiderio, quanto sano istinto, quanta amicizia e quanta illusione c'erano in molte delle faccende che si facevano per forza in due - volevano per forza metterci su l'etichetta generica amore - meglio lasciar perdere.

Così parlò di progetti e alla fine andarono a sbattere contro quello.

Improvvisamente vide il suo visetto accartocciarsi proprio sotto i suoi occhi prendendolo alla sprovvista. Qualcosa oltre il semplice male ed il complicato peggio.

Freya.

Non Gissa, ma Freya?

Gissa lo avrebbe anche capito, lì tra i gomitoli erano stati davvero imbarazzanti, anche se, onestamente, il sesso era una gran cosa, perché mai uno avrebbe dovuto vergognarsi di apprezzarlo? A suo fratello ed ai suoi amici piaceva agitare una spada nell’Arena, a lui qualcos’altro. E quello che a lui piaceva fare non lo teneva nascosto.
Ma anche questo, lo aveva imparato da tempo, era uno di quei discorsi complicati e non per tutti - vedi Sif, una fra tante.
E comunque non era Theoric che si era rotolato tra i sacri gomitoli di Lady Frigga - Gissa era fuori questione, quindi.

Ma Freya...  

“Cosa è successo?” Allargò le braccia, ma si fermò a metà, impacciato - stasera era la sera per chiudere, non per abbracciare. 
Per le Norne, cosa era successo?

E così il mondo di Sigyn un giorno era diventato più buio e più freddo per via di un esame andato male tanto tempo prima. 
Era un motivo sciocco, avrebbe ritentato. Era solo uno stupido esame accidenti.

Allargò le braccia e lasciò che lei gli si stringesse addosso, una sensazione che già conosceva. Gli spiacque - un eufemismo, gli dava proprio fastidio, ma fastidio fastidio - lo irritò pensare che stesse abbracciando Theoric e non lui. Che non fosse venuta da lui a parlare chiaramente di quello che voleva. 
Possibile poi che Sigyn credesse che Theoric sarebbe rimasto ancora a lungo nella sua vita?
Doveva dirglielo. 
Theoric doveva dirglielo che aveva altri progetti, allevare capre, scalare montagne, farsi crescere i capelli, trovare Passaggi verso altri Reami, visitare gli Jotnar. Lasciarla.

“Loki lo sa? che ci tieni così tanto?”

“Certo!” lo guardò sgranando gli occhi.

“Ma gliene hai parlato?” No che non lo sa, Sigyn, se lo avesse saputo che era così importante… credimi.

“Si, gliel’ho chiesto, di rifarlo, ma pensa che io non sia pronta.”

Il giovane sospirò “E sei pronta?” Andiamo dritti al punto, per piacere.

Sigyn arrossì imbarazzata. “Forse no.” Ah ecco. Vedi che lo sai da te come stanno le cose.

“Fai i capricci?” C’era un limite dettato dalla ragionevolezza, cazzo, se non era pronta non era pronta. Come Thor - gli venne da sbuffare e si trattenne - solo che Thor era lontanissimo dall’essere pronto, Thor sembrava non avere neanche un problema per la testa, ma di sicuro almeno uno ce l’aveva, quello della mancanza di sottigliezza. Altro eufemismo. 
No, la sottigliezza non era un problema, rifletté mentre la accarezzava la nuca, si poteva anche essere molto diretti nella vita. Non troppo diretti, magari. E anche un po’ ottusi.
Il problema era la pazienza. E la perseveranza. 
E la capacità di attribuire un significato alle cose.

Lei, per lo meno, al suo obiettivo c’era vicina. Un po’ di pazienza no? Insistere con l’impegno? Dove diavolo aveva fretta di andare?

“Penso di averlo deluso.” Sigyn era stretta tra le sue braccia, ma aveva sollevato il viso verso di lui, segno che lo stava ascoltando. L’imbarazzo evidente, intanto, le dilagava sulla pelle annegando la spruzzata di lentiggini proprio lì a cavallo di quel nasino impertinente.

“No, tesoro, non lo deludi, credimi. Mai.”

Non la baciò. Si limitò a lasciarla sfogare, giocherellando con i suoi capelli - a quanto pare era così che si faceva - mentre se ne stavano tutti e due seduti sul bordo della fontana della piazza del Mercato.


Quando arrivò il momento di andarsene glielo chiese - stava così male a Fensalir?

Sigyn era leale. 
Fensalir era splendida e se aveva una istruzione, un lavoro divertente, discorsi interessanti da ascoltare, tempo libero per sé, era grazie a Lady Frigga. Se Lady Frigga non avesse voluto che lei andasse ad ascoltare i discorsi della Althing glielo avrebbe impedito. Se avesse voluto che non studiasse con Loki le avrebbe trovato tante di quelle cose da fare da non lasciarle nemmeno il tempo di respirare. E avrebbe potuto non farla tessere, che era una cosa che le piaceva ed in cui era brava, ma cederla come ancella ad una sua dama.
Non era stupida Sigyn. Ma questo lui, di lei, non lo aveva mai pensato.

“Vai alle riunioni della Althing?” La risposta la sapeva e non gli piaceva.

“Si”

“Con chi?”

“Mi sarebbe piaciuto se almeno una volta ci fosse venuto il principe Loki.” non aveva risposto, un tasso prudente. 
Theoric era un tipo molto paziente, bisognava dargliene atto - il sempliciotto poteva anche baciarsela, un punto per lui, ma era Loki la superstar per la piccola.

“Il Principe Loki va già ad assistere alle riunioni della hird - non sarebbe corretto.” le spiegò con calma. Però adesso il Principe Loki aveva il divieto di interessarsi della politica di palazzo, si sarebbe annoiato e un uomo aveva pur il diritto di tenersi informato su cosa succedeva in città.

“Infatti non dovrebbe andarci sempre, ma una volta ogni tanto sarebbe giusto. Nella hird ci sono i jarl più vicini al Re, scelti dal Re in persona.”

“E questo è un male? Se guardo i tuoi occhi mi viene da dire di si... Odino sceglie male?” la stava prendendo in giro, ma sena cattiveria.

“Non ho detto questo! Però se si sentono sempre le stesse cose...”

“Si chiama intrusione, la lunga mano del Re che scende ad ammutolire la Althing.”

“Non è necessario che ci vada bardato da cerimonia.” la vocetta risuonò vagamente sdegnosa e Loki si chiese, pigramente, cosa pensasse davvero del suo elmo - a lui quelle corna piacevano, indicavano che aveva abbracciato il seidhr senza mezze misure.

“Vestito in alta uniforme, o vestito da tutti i giorni, il Principe Loki è sempre, per prima cosa, il figlio di Odino. E Odino, nella sua infinita saggezza, detta le regole, scrive le leggi, decide sulla loro esecuzione, stabilisce le punizioni, se vuole infrange le sue stesse parole e fa anche il giudice, se occorre. Il suo titolo è Padre di Tutti. Vorresti il figlio di un uomo con tutto questo potere in una assemblea di uomini che si credono liberi? Saresti certo che ascolterebbe e basta e non riferirebbe nulla di delicato con malignità o per ingenuità?”

“Credi che non ci siano persone di Odino che già lo fanno? Che riferiscono, intendo.”

“Penso proprio di si.” rise nel dirlo, ne era certo, anche Fensalir pagava per sapere, figuriamoci Gladstein, che era il centro delle decisioni, “Odino è saggio e non lascia troppo al caso.”

“Ascolta Theoric, nessuno governa da solo. E la Althing non deve essere necessariamente in contrapposizione con il Re - lo scopo è unire, non dividere.”

“Tanto non ce l’ha il potere di dividere. I suoi membri… per piacere! Chi gli darebbe retta?” Non era vero, non completamente, aveva dato a quel testone di suo fratello un elenco di quelli più interessanti. Aveva aiutato suo fratello a batterlo e quello nemmeno se ne era reso conto, come è che aveva detto? che non gli serviva conoscere i nomi perché tanto non ci sarebbe uscito insieme... veniva voglia di colpirlo. La sua testa non andava oltre una bevuta tra amici! E Odino che gli aveva fatto pure i suoi complimenti!
Improvvisamente si rabbuiò.

Lei lo guardò stranamente “Quindi ci sei stato, qualche volta? Andavi ad ascoltare la Thing a casa tua?”

“No, non mi interessa per niente. Sono certo che ogni disputa sia sempre… adesso non dico irrilevante, ma… non fondamentale. Molto meno che fondamentale. E che spesso l’opposizione a qualcosa sia solo artificiale, una specie di balletto rituale di cui tutti conoscono i passi, e di cui accettano le regole non scritte.”

“E allora, se non è niente di importante, potrebbe andarci anche lui, in fondo non è Re, quindi non è diverso da tutti gli altri sudditi...” arrossì e lo guardò incerta, mentre lui rideva “Sigyn ti prego,” le disse, accarezzandole la schiena, “basta. Il Principe Loki non è diverso dagli altri sudditi? Non mi pare che sia esattamente uguale ad un mendicante. Sbaglio?”

Lei lo guardò a lungo e poi mormorò “Nessuno mette in discussione il principio che il Re debba fare il Re, ma altre voci vanno per lo meno ascoltate. Non so se lo sai, ma le leggi di Odino vanno registrate dai laghman della Althing prime di essere trasmesse a tutta Asgard per essere applicate. Possono essere non dico riscritte, quello no, ma se ne possono proporre delle modifiche in modo che non infrangano leggi già esistenti senza volere, o quando vanno corrette laddove siano contrarie a quello che la nostra società considera giusto in modo astratto, ragionevole e anche… virtuoso.” Theoric sogghignò, ma Sigyn proseguì imperterrita, “E riproposte al Re. Spesso è un balletto inutile, hai ragione, ma non è poco.”

“Direi che è un modo subdolo di volersi opporre al potere di un Re che ha tutti i poteri. Un gruppo di uomini anziani e manipolatori che tentano con trucchetti obliqui di forzare la mano a chi non li vuole ascoltare.”

“Anche” sospirò Sigyn, “Ma perché voler vedere solo i difetti?”

“Tu pensi che il Principe Loki in quanto futuro Re...”

“Questo non lo credo.” lei lo interruppe in fretta.

“In quanto futuro bocciato all’esame da Re, allora? In quanto indegno.” A volte lei era proprio irritante.

Lei sobbalzò irritata “Non credo nemmeno questo.”

“E’ una gara Sigyn, che prevede un solo vincitore.” la rimbeccò lui con cortesia, “E, anche se ci fosse un premio per il secondo posto, chi partecipa non è interessato.”

“Non dovrebbe essere una gara, dovrebbe essere una decisione presa quando sarà il momento in base alla situazione.”

“E presa da chi a dar retta a te? Da un branco di vecchi pazzi che vivono nel rimpianto dei tempi che furono. Tempi splendidi nei loro ricordi perché erano belli anche loro, e scopavano tutte le notti e reggevano il liquore invecchiato degli Elfi e che confondono la Althing con la giovinezza?”

Sigyn sorrise e non disse nulla e Loki riprese, “Ho capito benissimo che tu pensi che ogni tanto un membro della famiglia reale si dovrebbe presentare alla Althing ed ascoltare cosa viene detto, prima che si faccia avanti Odino per dare una spintarella non tanto discreta, ai suoi membri ribelli.”

“Esatto.”

“Però così darebbe indirettamente un valore a queste opinioni di gente sediziosa, che non interessa quasi a nessuno.” il che incidentalmente indicava uno dei - tanti - motivi per cui suo fratello piaceva a tutti: non si interessava di nulla e non ero lo stronzo di turno per nessuno. Troppo facile. "Loki è figlio di suo padre e tutto quello che fa può avere conseguenze che vanno oltre la sfera personale. Sono pochi i luoghi e gli ambiti in cui può fare davvero come gli pare. Sono sicuro che si ritaglia i suoi spazi e che lì fa esattamente come gli pare, ma sono altrettanto certo che sa bene che ci sono cose che non gli capiteranno mai, cose normalissime per gli altri uomini, e che sta molto attento a non indebolire il potere di Odino pubblicamente. Tu stimi la Althing, la sua tradizione, non il suo presente, ma se vai lungo questa strada così tradizionale finirai per chiedere di togliere potere al Re. Ed il Re di questo non sarebbe affatto contento." Odino non era nemmeno abituato al dissenso in famiglia, figuriamoci ad un dissenso politico!

“Anche, e non sarebbe sbagliato. Ma non è solo una questione di chi comanda su cosa. E comunque una volta certe cose interessavano a tutti. Prima della guerra su Jotunheimr, quando si decise che la necessità non segue la legge - erano parole del padre di Odino e sono state quelle di Odino stesso. Fu con la guerra che vennero sospesi alcuni privilegi.”

“Ma per piacere!” sorrise, con cortesia - la rispettava - poi sospirò “Portacelo tu. In incognito. Il Principe.”

Sigyn alzò gli occhi al cielo e non disse nulla. Ma gli poggiò la testa contro la spalla. "Tu ci verresti?"

"No, Sigyn, perché non mi interessa." ma le baciò la tempia con delicatezza. Ancora un giorno pensò, che male poteva fare? Ancora uno prima che Theoric la lasciasse per sempre. 


Quando si salutarono, lei gli sussurrò “Tu sei molto buono.” Il bacio fu delicato, a fior di labbra, poteva sentire contro la guancia le ciglia di Sigyn che tremavano. “Io… io so che mi ascolti e lo apprezzo...” lo abbracciò “Non mi importa che tu mi dia ragione. A volte diventi... diverso... non te lo so spiegare, è come se ti conoscessi da molto tempo, non mi era mai capitato.” aggiunse pensosa. “Mai.”
Spassionatamente Loki pensò che era così perché Theoric non esisteva. Lo riempiva lei di qualità che assolutamente non poteva affatto avere.

“Volevo darti questo.” la voce di Sigyn era densa di timidezza mentre dalla bisaccia gli porgeva un fiore.

Loki vide il brillio argentato del seidhr tra i petali bianchi e la scrutò incuriosito.

“E’ un fiore, è del giardino di Lady Frigga, un fiore invernale, ed è stato modificato con il seidhr.” Era timida, ma si capiva che era orgogliosa di quello che aveva realizzato “Non ti proteggerà da un pentapalmo e non ti guarirà da nessuna malattia, temo” lui la guardò interrogativo. “E’ solo come un piccolo specchio...”

“Cosa riflette?”

“Qualcosa di me.” Sigyn era diventata scarlatta. “Uno specchio non mente, nel bene e nel male. Non rende le cose più belle e non le nasconde anche quando imbarazzano...”

“Sigyn, cosa riflette esattamente di te?” Loki cercò di non essere duro. Aveva fatto anche lui la sua bella parte di pirotecniche corbellerie nella vita, ed ora aveva una gran paura che questa di Sigyn le avrebbe battute tutte.

“L’affetto.” lo disse in un soffio senza guardarlo.

“Oh” per fortuna non aveva detto amore. Non era saggio condividere con un estraneo uno dei più sacri segreti della propria vita privata - i nomi di quelli la cui incolumità ci è cara.

Fu a quel punto che Loki decise che Theoric, per essere uno che non esisteva, occupava un po’ troppo spazio.
 


 

Le tese il fermaglio e brusco la informò “Hai un invito per una festa ufficiale.”

Lei lo guardò sgranando gli occhi azzurri. Stava pasticciando con delle erbe, rilevò Loki, era da quando erano tornati, in pratica, che stava distillando qualcosa, ma non ne voleva parlare. E lui non avrebbe chiesto - non ne parlava nemmeno con Theoric.

“Il figlio del vecchio ambasciatore su Jotunheimr.” le spiegò Loki.

“L’uomo dell’Arena?” chiese la ragazza con un sorriso.

Non era stupida - non dovevi spiegarle ogni passaggio, riusciva da sola a collegare i punti tra il non detto. Altro motivo per liberarsi di Theoric. Loki annuì.

“Sto comprando qualcosa da lui, vieni anche tu, così gli puoi rispondergli di persona.”

“Lady Frigga?” percepì chiaramente il nervosismo di Sigyn.

“Gliel’ho già chiesto.” cercò di essere paziente, ma Sigyn avrebbe dovuto saperlo che non avrebbe mai offeso sua madre - forse l’avrebbe irritata, o sfidata, ma mai offesa. Perché le voleva bene.
Se Frigga non avesse voluto la presenza di Sigyn a quella festa, quel fermaglio sarebbe finito in qualche cassetto per poi saltar fuori solo più tardi, a cose fatte. “Vieni allora?”

“Si.”

“Bene, allora sbrigati.”

Uscì dalla stanza in fretta, senza nemmeno controllare che lei lo stesse seguendo.

Aveva osservato il fiore di Sigyn, quella mattina, il seidhr sembrava brina sui bordi dei petali. Andava messo nell'acqua, perché non morisse, ma il lavoro era stato fatto con cura, le volute di seidhr erano eleganti, come un labirinto. Davvero un buon lavoro - qualcosa su cui lui non avrebbe mai sprecato il suo tempo, le illusioni erano illusioni, la realtà era la realtà - ma ciò non toglieva nulla al fatto che fosse un buon lavoro.
Lo aveva riposto dietro la fila di libri sulla mensola proprio sopra la sua scrivania - avrebbe preso la luce e nessuno lo avrebbe notato.

La piccola aveva lavorato bene sul serio, ma quella quieta opalescenza argentata, quella traccia dell'affetto di quella sciocchina di Sigyn per un fantasma, lo irritava da morire. Aveva pensato di distruggere il fiore - era un fiore, alla fine, non un manufatto magico, era vivo e quindi poteva morire - ma non era riuscito a decidersi.




“Ma cosa facciamo qui?” Sigyn era perplessa - erano scivolati per le vie della città vecchia fino ad una zona verso il fiume, non esattamente malfamata, ma nemmeno ricca.

“Ti cerchiamo un vestito.”

Sigyn si fermò di colpo “Cosa hanno i miei che non vanno?” chiese scontrosa.

“Facciamo prima a dire cosa hanno che va.” Non vanno nemmeno bene per pomiciare, piccola. Theoric avrebbe dovuto fartelo notare, in quel giardino.

Sigyn stette zitta, piantata in mezzo alla strada come un animaletto diffidente. Poi lo guardò da sotto in sù ”Non voglio somigliare ad una thrall.”

“Mi sono già accordato sul prezzo, per quello che voglio comprare, e sulla data della firma.” La vide arrossire - ben le stava. Quell'uomo avrebbe potuto essere suo padre, se non addrittura suo nonno - a occhio e croce era più vecchio di Wili - e lui non l'avrebbe mai data in pasto a qualcuno solo per abbassare il prezzo di una casa. ”Se non vuoi essere trattata come una thrall, comincia a non pensare come una thrall."

Poté percepirne l'umiliazione e gli spiacque - in fondo era vero che la stava usando: la portava con sé perché voleva parlare dei Passaggi con quell'uomo e quell'uomo, con Sigyn presente, sarebbe stato più malleabile. Ma il sesso non c'entrava nulla - era sicuro che al vecchio lei fosse simpatica come appunto una nipote che si affaccia alla vita.
"Qui possiamo trovare qualcosa di carino da far cucire in fretta per te," le spiegò con pazienza, "Useremo le stoffe del magazzino di Fensalir che appartengono a me, ed eviteremo di far spettegolare le ancelle di Lady Frigga."

"Ma questo posto...”

"Servono le compagnie teatrali...”

"Mio Signore...” esclamò Sigyn spalancando gli occhi.

Loki sospirò del suo imbarazzo, Theoric salutandola se la sarebbe dovuta portare a letto - è più facile per chi viene dopo soddisfare una donna scopata male, piuttosto che una piena di illusioni su un amante perfetto che di fatto non era andato oltre qualche carezza. "Non ha senso vestirti come una Lady della Corte - non lo sei e lo sanno benissimo i tuoi ospiti e quasi tutti gli invitati, lo sai anche tu e non saresti a tuo agio. Vuoi provare ad essere quella che non sei? Per quanto ti potrai sforzare, non lo accetteranno.”

"Ma una compagnia teatrale...” Sigyn era scarlatta.

"Ho detto che non sei una Lady, non sei anche altre cose, non sei una buona arciera, non sei una guerriera... e non sei nemmeno una ancella che deve accontentarsi di vestiti di seconda mano che non sono stati pensati per lei e per quello che vuole fare."

Sigyn sobbalzò.

"Tu sei anche molte altre cose. Sei una che da bambina veniva portata alla Thing, una Dimenticata che non deve rispondere a nessuno, una persona libera che non possiede niente a parte un lupo senza nome, una privilegiata che ha il dono del seidhr, una praticante che vuole studiare addirittura con Freya, una cercatrice d'erbe, una studiosa, una appassionata di stoffe, ed una ragazza che legge le poesie d'amore degli Elfi.” la vide abbassare gli occhi da colpevole e Loki sogghignò divertito "Hai chiesto a Thrain delle poesie degli Jotnar..." scosse la testa divertito, "Jotunheimr e poesia... Come dire Volstagg ed erbe cotte al vapore... non ho parole...".

"Ma una compagnia teatrale...” Sigyn era un po' meno scarlatta, ma sempre incerta.

"Ha più fantasia.” tagliò corto Loki. "Sa cosa è una illusione, in fondo le illusioni sono solo le nostre idee più generose, sa cosa è una maschera e sa che a volte le maschere servono solo per poter essere sinceri, come fai tu con le tue favole, e sa cosa vuol dire sentirsi liberi. E, cosa più importante, sa mettere tutto questo in una cosa semplice come un vestito. Dai, piccola, andiamo a divertirci?"

La ragazza lo guardò con aria seria, poi le scappò un sorriso impertinente "Fenrir." disse.

"Fenrir chi?"

"Il cucciolo. Non è senza nome..." lei lo guardò un pochino intimidita "Si chiama Fenrir."

"Bel nome." disse Loki, con aria serissima "Ma lui, il cucciolo, lo sa?"

   
 
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