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Autore: smile_tears    18/06/2017    2 recensioni
E allora camminava, camminava e camminava, finché non si trovava in un parco di Seoul che era diventata la sua seconda casa. Si sedeva sempre sotto la stessa quercia e ammirava la luna. Era notte fonda, più o meno le tre, e quel cielo pieno di mille sfumature blu che diventavano via via più chiare a causa dell’avvicinarsi dell’alba riusciva a renderlo felice.
Da quando si era ritrovato a vagare per le strade a quell'ora aveva preso una brutta abitudine. Aveva bisogno di sfogarsi, di buttare fuori quei pensieri che non volevano smettere di tormentarlo. E quale miglior ascoltatore poteva avere se non la luna, con le sue piccole imperfezioni che la rendevano così bella?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 0’clock
 
C’erano giorni in cui la testa di Taehyung era piena di pensieri. Semplicemente si alzava la mattina e una valanga di preoccupazioni e paranoie si abbattevano su di lui. Tutto questo gli provocava un incredibile senso di angoscia, il petto gli si faceva più pesante e non riusciva a respirare. Ma nonostante tutto si imponeva di essere forte, stringeva i denti e andava avanti, concentrandosi sul suo lavoro. Non poteva far preoccupare gli altri e nemmeno ritardare la serrata tabella di marcia che erano costretti a rispettare, sarebbe stato ingiusto.
Era difficile cantare e ballare con la testa piena di “Non ce la farai”, “Rispetto agli altri non vali niente”, “Farai sfigurare tutto il gruppo se continui così”, a volte durante le prove sbagliava i passi, facendosi riprendere dal coreografo e sentendosi infinitamente in colpa. Così, durante i cinque minuti di pausa per “fargli rinfrescare la memoria”, cominciava una litania di scuse ininterrotte verso gli altri membri, che si limitavano a sorridergli e dargli pacche sulle spalle, incoraggiandolo a fare del suo meglio. Allora lui accennava un sorriso, annuiva e usciva per andare in bagno, percependo il suo sguardo addosso. Si sciacquava il viso, si guardava allo specchio e vedeva occhi colmi di disperazione, allora sospirava, consapevole che quella giornata sarebbe stata interminabile. Il peso sul petto si faceva sempre più pesante, non riusciva a respirare; le gambe tremavano, non solo a causa della stanchezza, e la testa faceva male. Ma lui non poteva farsi abbattere e allora ripensava alle sue parole, risalenti all’ultima volta che aveva avuto un crollo emotivo. Parole di conforto, dolci, che ogni volta riuscivano a scaldargli un po’ il cuore, allontanando quel senso di tristezza. Parole che ormai era costretto a ripetergli almeno una volta alla settimana, se tutto andava bene, ma che per quanto sul momento gli dessero sollievo finivano dimenticate con il passare dei giorni.
Come un automa si dirigeva di nuovo in sala prove, un sorriso falso, di pura circostanza, ad increspargli le labbra. Le prove riprendevano e lui cercava di mantenere la concentrazione, non facendosi distrarre dai suoi pensieri. “Prima finiamo prima potrò tornare a casa” era il suo motto. Questo lo aiutava ad impegnarsi, le ore sembravano passare un po’ più velocemente e quando sentiva pronunciare la frase “Potete andare” si lanciava letteralmente fuori, pronto a chiudersi nella sua stanza e a passarci le ore successive, fino all’alba di un nuovo giorno.
Appena arrivato si rifiutava di cenare, dicendo di avere mal di stomaco, e dopo essersi lavato si infilava nel letto, le cuffie nelle orecchie, aspettando che Namjoon andasse a dormire permettendogli di sgattaiolare via nel cuore della notte. Sapeva che i suoi amici non erano stupidi e che non si erano mai bevuti la storia del “sono stanco” o del “mal di stomaco”, prima o poi gli avrebbero chiesto spiegazioni e lui gliele avrebbe date, ma fino ad allora avrebbe fatto finta di nulla.
La musica dolce gli giungeva debole alle orecchie, andando a confondersi con i suoi pensieri, cercando di calmarli e farli tacere, ma non serviva a nulla. Loro vincevano su tutto, si insinuavano subdoli nella sua mente; lo rendevano vulnerabile, debole, a volte lo portavano ad odiarsi per essere così fragile, così stupido. Ed inevitabilmente piccole lacrime iniziavano a scendere dai suoi occhi, inumidendo la federa del cuscino, cosa che non sarebbe sfuggita al suo compagno di stanza. Era successo più di una volta che Namjoon entrando in camera gli togliesse le cuffie dalle orecchie e notando il cuscino bagnato si trovasse a sospirare. Delicatamente una mano si insinuava tra i suoi capelli, accarezzandoli dolcemente. «Cosa ti prende Taetae? Vorrei tanto sapere cosa ti passa per la testa e che ti fidassi abbastanza di noi per confidarci i tuoi problemi e le tue preoccupazioni.»
Dopo l’ennesimo sospiro di rassegnazione si metteva a letto come se nulla fosse, mentre Taehyung cercava di non piangere, per non fargli capire che in realtà era sveglio e aveva sentito tutto. Gli dispiaceva far preoccupare i suoi amici, ma non aveva il coraggio di raccontare i pensieri malati che affollavano la sua mente.
Non appena sentiva il respiro pesante dell’amico si alzava dal letto il più silenziosamente possibile, indossando i primi vestiti che gli capitavano sotto mano e le scarpe, per poi uscire di casa. Camminava lentamente sotto la luce fioca dei lampioni, le mani seppellite nel giubbotto e il capo chino.
Era una scena che si ripeteva fin troppo spesso ormai, ma non poteva farne a meno. Mentre di giorno i pensieri sembravano dargli un po’ di tregua di notte si scatenavano. Si rigirava nelle coperte cercando di prendere sonno, ma insieme a lui correvano anche le paranoie, in una corsa senza fine che sembrava concludersi ore e ore dopo, quando il sole era già alto nel cielo, lui non aveva chiuso occhio e si ritrovava stanco, sudato e con le occhiaie. E allora camminava, camminava e camminava, finché non si trovava in un parco di Seoul che era diventata la sua seconda casa. Si sedeva sempre sotto la stessa quercia e ammirava la luna. Era notte fonda, più o meno le tre, e quel cielo pieno di mille sfumature blu che diventavano via via più chiare a causa dell’avvicinarsi dell’alba riusciva a renderlo felice. «Sai, oggi sembra essere peggio delle altre volte.»
Da quando si era ritrovato a vagare per le strade a quell’ora aveva preso una brutta abitudine. Aveva bisogno di sfogarsi, di buttare fuori quei pensieri che non volevano smettere di tormentarlo. E quale miglior ascoltatore poteva avere se non la luna, con le sue piccole imperfezioni che la rendevano così bella?
«Mi sono svegliato con l’angoscia addosso e un groppo in gola che mi ha impedito di respirare per tutto il giorno. Anche adesso la situazione non è delle migliori, ma è sopportabile. Attacco d’ansia? Forse, ma non ne sono così sicuro. Pensieri e  paranoie hanno preso il controllo della mia mente, inondandola al punto da impedirmi di pensare ad altro. Ultimamente mi sento sotto pressione, mi sembra di allenarmi, di buttare sangue nelle prove e non migliorare mai. Vedo gli altri intorno a me e mi sento inferiore. Loro migliorano nel ballo, nel canto; compongono pezzi, imparano a suonare degli strumenti. E io? Io cos’ho? A parte quello che viene definito un “bel faccino” cosa mi resta? Non mi sono unito al gruppo, cambiando radicalmente la mia vita , solo per stare in un angolino a muovermi e canticchiare dispensando sorrisi a destra e manca. Non volevo diventare famoso e fare soldi. Io amo cantare, recitare e-strano a dirlo- anche ballare. È per questo che voglio allenarmi e migliorare, ma io questi progressi non li vedo. La cosa che mi fa sentire ancora più in colpa, aumentando il mio livello di ansia e pensieri, è che con questo comportamento sto facendo preoccupare anche tutti gli altri e non voglio. Non meritano di stare in ansia per colpa mia, ma neanche voglio renderli partecipi dei miei problemi, graverei troppo su di loro. Ognuno di loro ha già mille cose a cui pensare, non voglio che si incasinino ancora di più. Non lo meritano, lui non lo merita. Nonostante tutto quello che sto dicendo io sto ancora sperando che lui adesso arrivi qui come sempre, che mi consoli e mi dica che va tutto bene e che insieme ce la faremo. Sono un debole, codardo e anche egoista.»
Il tempo era passato, si era fatto tardi, e lentamente la sua amica luna sprofondava dietro le colline, le sfumature bluastre del cielo che gli avevano tenuto compagnia scemavano, lasciando spazio ad altre rossastre, che avrebbero accompagnato l’alba. «Anche io vorrei poter fare come te, inabissarmi e poi rinascere, ogni giorno in maniera diversa, migliorando di volta in volta, nonostante le piccole imperfezioni.»
A quel punto lacrime salate scendevano copiose dai suoi occhi, infrangendo la loro corsa su quelle labbra che avevano regalato al mondo i più bei sorrisi mai visti, ma che in quel momento erano curvate verso il basso, in una smorfia di pura tristezza.
Poi un attimo, due braccia si erano strette intorno al suo busto facendolo sussultare, ma realizzando chi fosse si lasciava andare ad un pianto liberatorio. Anche stavolta lui era arrivato, pronto a raccogliere i suoi cocci e rimetterli insieme. «Tranquillo Tae, andrà tutto bene. Ci sono io qui con te. Adesso che so cosa passa per la tua testa ti posso aiutare. Insieme ce la faremo, te lo prometto.»
E allora lui annuiva tra le lacrime e sorrideva, perché questa volta ci credeva davvero. Insieme ce l’avrebbero fatta. «Grazie Jiminie, ti voglio bene.»







Hola!
Buonasera (notte) a tutti! È la prima volta che approdo in questo fandom. Ho iniziato a seguire i BTS da poco, grazie a due mie amiche e ne sono diventata dipendente. Volevo scrivere questa OS su 4 o’clock dal giorno in cui è stata rilasciata la canzone, ma fino ad oggi non ho avuto il coraggio di scriverla. La canzone è talmente bella che avevo paura di rovinarne il senso scrivendo uno dei miei obbrobri , ma alla fine non ce l’ho fatta a resistere. Sono troppo legata a questa canzone, ogni volta che la ascolto sento un peso sullo stomaco e mi viene da piangere, ma questa è un’altra storia. Se sono soddisfatta di come è uscita questa storia? Abbastanza, anche se non è un capolavoro.  Un grazie enorme a Jasmine, che anche se è mezzanotte ha riletto la one shot, aiutandomi a cambiare le parti che non funzionavano. Se non fosse stato per lei questa storia non esisterebbe.
E niente, spero che vi piaccia e grazie a chi la leggerà. Se vi andasse di lasciarmi un vostro parere ne sarei felicissima.
A presto,
Miky. 


 
  
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