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Autore: Robigna88    18/06/2017    1 recensioni
Allison si è presa cura di Hope nelle settimane in cui Hayley è finalmente riuscita a recuperare tutti gli ingredienti necessari a creare la cura per svegliare gli Originali.
Una volta svegli è arrivato per Hope il momento di conoscere la sua famiglia ma la piccola è tesa e "spaventata". Sarà zia Allison ad aiutarla a superare il momento e, aiutando la piccola, lei stessa troverà un aiuto che non sapeva di volere.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Hope Mikaelson, Klaus, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Allison riattaccò e fece un grosso respiro preparandosi alla battaglia tra cuore e ragione più feroce che avrebbe mai combattuto. Per quanto la ragione le dicesse di rimanere lucida infatti, il suo cuore sembrava urlarle lasciati andare. Sperò di trovare il giusto compromesso tra le due cose.

“Ciao” le sussurrò Elijah, le mani dentro le tasche, l’attesa nello sguardo. “Rebekah ha detto che saresti venuta, io non ne ero certo.”

“Rebekah si è presa la collana di mia madre, ecco perché era certa che sarei venuta, perché sa che la rivoglio, sa quanto è importante per me.”

Lui sembrò sorpreso ma scosse poco il capo e le si avvicinò di qualche passo. “Non ne sapevo nulla, ma Rebekah non è qui al momento. Mentre la aspettiamo potremmo… parlare, che ne dici?”

“Parlare…” Allison sorrise nervosamente. “Sai, io avevo molte cose da dirti, tante cose da raccontarti. Ci pensavo e ripensavo mentre ti stavo seduta accanto su quel letto, mentre ti guardavo dormire in attesa che aprissi gli occhi” gli disse. “Poi però, quando li hai aperti, la prima cosa che hai fatto è stata andartene via senza neppure salutarmi. Con Hayley…”

Elijah aprì bocca per parlare ma lei lo bloccò con una mano.

“So cosa vuoi dirmi, vuoi dirmi che lo hai fatto per me, perché non avevi il pieno controllo di te stesso e non volevi rischiare di farmi de male” continuò. “Risparmiati la favoletta, Klaus me l’ha già rifilata. Anche Rebekah se è per questo. Peccato che io non creda alle favole.”

L’Originale rimase in silenzio, la guardò andare avanti e indietro per l’atrio, inquieta, arrabbiata. Come non gli capitava di vederla spesso. La ascoltò descrivergli la sua frustrazione nello scoprire che non aveva saputo rispettarla, la sua amarezza nel rendersi conto di contare così poco per lui.

Peccato però che fosse tutto il contrario; era proprio perché ci teneva che era sparito per un po’ anche se capiva che poteva non sembrare così.

“Ho finito!” esclamò infine guardandolo. “Non ho più nulla da dire. E quando Rebekah tornerà e avrò recuperato la mia collana, me ne andrò e non tornerò più qui Elijah. Quindi se hai qualcosa da dire dilla ora. La ascolterò e poi ci saluteremo per sempre.”

“Ti amo” le disse lui. “E mi dispiace.”

Allison fu colta alla sprovvista. Piegò poco il capo e chiuse gli occhi per un istante. “È tutto quello che hai da dire?” gli domandò.

Lui annuì. “Ti amo” ripeté. “Non voglio stare senza di te.”

Lei si strofinò gli occhi con le dita e fece un grosso respiro. Si disse che era incredibile quanto magiche potessero sembrare due semplici parole se pronunciate dalla voce giusta. Per quanto provasse a negarlo per lei non c’era voce più perfetta di quella di Elijah Mikaelson.

“Se fai di nuovo una cosa del genere non te lo perdonerò Elijah” gli disse. “Se molli di nuovo la presa, giuro che me ne andrò e non mi rivedrai mai più.”

“Hai la mia parola che mai e poi mai mollerò la presa, a meno che non sia tu a volere che lo faccia.”

Allison rifletté per un attimo e lasciò che a parlare per lei fossero le farfalle nel suo stomaco. Con delicatezza gli passò le braccia intorno al collo e sentì ogni rabbia svanire quando la bocca di Elijah incontrò la sua.

 

 

“Zia Allison... svegliati.”

La donna aprì piano gli occhi e deglutì ingoiando anche il sogno che aveva fatto. Non era del tutto certa che sogno fosse la parola esatta per descriverlo; era più un ricordo che era andato a farle visita. In fondo non era così che tutti descrivevano le cose in momenti particolari come quello che lei stava vivendo? È stato come rivedere tutta la mia vita in una specie di film professavano tutti quelli che, per un motivo o per un altro, avevano sperimentato una qualche esperienza di pre-morte. Molti di loro erano poi sopravvissuti per raccontarlo, per lei sarebbe andata diversamente, ma andava bene comunque.

“Zia Allison” le mormorò ancora Hope, e allungando la mano gliela poggiò sulla guancia. “Come ti senti?”

“Bene” si sforzò di rispondere lei con un sorriso. “Che ore sono?”

“È quasi ora di pranzo” le disse Hope.

Allison fece un grosso respiro e si alzò per essere seduta. Si accorse che era sul divano e si ricordò cosa era successo; aveva fatto colazione, o almeno ci aveva provato visto che la nausea le aveva permesso di bere solo un sorso di caffè, poi si era sentita stanca  e aveva detto ad Hope che si sarebbe sdraiata per un po’. Considerato che era quasi ora di pranzo però, quel po’, era durato parecchio. “Non è tornato nessuno?”

La bambina scosse il capo sgranocchiando una carota, poi torno ad inginocchiarsi sul tappeto per dipingere poggiata al tavolino, come faceva spesso. “Ho telefonato alla mamma, ha detto che ci vogliono ancora quaranta minuti.”

“Okay” la donna si mise in piedi. “Allora dovremmo decisamente iniziare a preparare qualcosa per il pranzo, non credi?”

“Sì, credo di sì. Cosa prepariamo?”

Allison iniziò a rifletterci e per farlo decise poggiarsi all’isola della cucina, visto che le girava la testa. “Prepareremo un risotto” sentenziò. “Ti va bene?”

Hope annuì raggiungendola. “Mi piace molto il risotto” le prese la mano e la donna ebbe la sensazione di sentirsi meglio. “Posso aiutarti?”

La cacciatrice le sorrise. “Certo che puoi. E scusa se mi sono addormentata.” Le disse con amarezza, pensando che non era così che aveva previsto di trascorrere la giornata con lei. Quando Hayley le aveva detto che lei, Klaus, Freya ed Elijah dovevano andare ad occuparsi di alcune cose particolari – era questo il termine che usavano davanti ad Hope per descrivere questioni non proprio ordinarie – Allison aveva programmato una mattinata di relax. Una passeggiata tra i boschi dietro casa, un po’ di lettura. E invece si era addormentata per almeno quattro ore.

“Non fa niente” la bambina la abbracciò avvolgendole la vita con le braccia. “Avevi bisogno di riposare. Prima zia Rebekah mi ha inviato una mail, una foto di lei e zio Kol. Pare che si stiano divertendo molto in vacanza.”

Che forse è un vero e proprio trasferimento più che una vacanza pensò Allison, ma non lo disse. “Zia Rebekah e zio Kol sono devi veri esperti del divertimento.” Scherzò mentre suonavano alla porta. “Perché non vai a prendere il computer così puoi mostrarmela? Io vado a vedere chi è alla porta.”

Hope corse di sopra.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Salve” disse Allison allo sconosciuto uscendo fuori e chiudendosi la porta alle spalle. “Posso aiutarla?”

Lui la guardò da capo a piedi, poi sorrise. Il sorriso più finto che la donna avesse mai visto, e ne aveva visti parecchi. “Il mio telefono è morto, così mi chiedevo se potessi usare il vostro.”

Allison ricambiò il falso sorriso. “Mi lasci indovinare... la sua auto si è rotta.”

“Esatto. Succede spesso che qualcuno bussi alla sua porta per questo motivo?”

“Moltissime volte” mentì lei tirando fuori dalla tasca il suo cellulare. “Ecco, tenga. Può usare il mio cellulare. Ma spostiamoci più in là, sotto il portico la ricezione è pessima.”

L’uomo si schiarì la voce ma la seguì guardando indietro di tanto in tanto. Non era così che aveva immaginato la cosa forse. “È imbarazzate” ridacchiò. “Ma... potrei usare il bagno?”

“No. Puoi usare quel cespuglio laggiù se vuoi” gli indicò un punto con un dito. “E poi potresti magari andartene via, prima che la situazione degeneri.”

“Zia Allison!” la chiamò Hope dalla porta. “Chi è quell’uomo?”

“Solo un gentile signore che si è perso. Stava andando via” le sorrise. “Torna in casa e... hey, chiama la mamma, dille che abbiamo finito il vino rosso e mi serve per preparare il risotto.”

“Va bene.” La bambina tornò in casa. Allison e l’uomo rimasero soli.

Proprio lui scoppiò a ridere mostrando gli occhi venati. “Oh mio Dio, è vero quello che si dice; stai morendo. Posso fiutare la malattia scorrerti nel sangue, avvelenarlo lentamente. Povera Allison Morgan; anni a combattere il male nell’oscurità e ora...”

La cacciatrice fece un grosso respiro. Temporeggia si disse, anche se sarebbe bellissimo fargliela vedere, sei troppo debole per fare qualunque cosa. “Chi ti manda?”

“Nessuno, mi piace lavorare da solo” allargò le braccia. “Dovresti ringraziarmi comunque. Ti ucciderò velocemente, più velocemente di quanto la malattia stia facendo.” Allungò la mano per colpirla, ma Allison si difese e si sentì stanca subito dopo averlo fatto.

Guida in fretta, Hayley pensò mentre si preparava a tener testa a quel vampiro. Per niente al mondo lo avrebbe lasciato avvicinare ad Hope. Neppure se tenerlo lontano da quella casa le fosse costata la vita.

 

 

 

 

 

   
 
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