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Autore: Elisa24g    18/06/2017    0 recensioni
In una terra dove la parola pace vuol dire solo un intermezzo tra una guerra e l'altra, senza possibilità di scampo dal terribile popolo del Vento, una famiglia decide di non arrendersi e di prepararsi alla battaglia, apprendendo i segreti e le magie di chi si nasconde da anni, in attesa della vendetta.
Teresa: dolce e buona;
Enn: curiosa, testarda e coraggiosa;
Rodd: di buon appetito, impaziente e sempre pronto alla risata;
Marcus: allegro e vivace, a volte provocatorio
Serin: reso muto dalla sofferenza, leale.
I genitori : innamorati, forti e coraggiosi, saranno disposti a rinunciare a tutto pur di proteggere la loro famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Mio padre partì  la mattina presto, prima ancora che ci svegliassimo, saranno state le 2, o forse le tre. Aveva detto poche parole a sua moglie ed era sceso in cucina. Nella sacca che portava aveva riposto più cibo possibile, pensando di allontanarsi per molto tempo. Aveva preso carne salata, pane, gallette, formaggio, conserve, una borraccia d’acqua che sarebbe bastata, visto che il bosco era attraversato dal fiume. Infine aveva preso un coltellaccio, di quelli che si usano per ammazzare il bestiame. Si era vestito a strati, così da potersi coprire o scoprire a seconda del tempo.  Si chiuse la porta di casa alle spalle e non si voltò indietro. 

La strada nel bosco iniziava ad essergli familiare, non fece caso a odori o suoni che l’avevano colpito la prima volta, era solo in  allerta per suoni che potessero significare nemici, per il resto era preso dai suoi pensieri.

“ Adesso vado alla casa nel bosco e  mi fermo lì per un po’..tanto sarà vuota. Poi…poi prendo l’acqua..quanto tempo potrò stare? Non lo so..intanto mi riprendo dalla prima parte del viaggio. Da lì devo raggiungere la loro città…che non so dove si trovi. Come faccio a raggiungerli? Che cosa è stato?” pensò guardandosi intorno, “ niente di nuovo, i soliti rumori del bosco. Stavo dicendo..cosa stavo dicendo? Ah si..da lì mi conviene muovermi per zone.. prima in una direzione, poi in un’altra..magari li trovo… e se li trovassi..Cosa dovrei fare? “

Intanto continuava per la sua strada, un passo dietro l’altro si stava avvicinando sempre di più alla casa nel bosco. Da quando era partito aveva mangiato mezza fetta di pane con sopra del formaggio, senza nemmeno fermarsi a riposare. Si trovò davanti alla casa in pochissimo tempo, dopo aver percorso la stessa strada che una volta era sembrata tanto lunga. Non presto molta attenzione a rumori o a cambiamenti lì nei dintorni, andò direttamente alla porta di casa e l’aprì. Per un attimo pensò di trovarsi di fronte qualcuno, un nemico, “ Lo pugnalo nell’attimo in cui mi viene incontro, di certo non si aspetta la mia visita”, ma solo per un attimo, perché la casa era vuota, tale e quale all’ultima volta che l’aveva vista. Quanto tempo era passato? Gli sembrava un’eternità. 

Posò la sua sacca sul tavolo, che si trovava entrando sulla destra, e si stese un attimo nel pagliericcio lì accanto. E se fosse entrato qualcuno? “ No..loro non si faranno vedere per nove mesi, ho tutto il tempo che voglio. Ora dormo.. poi vado al pozzo..ci deve essere un pozzo qui intorno. Si mi sembra che c’era. L’avevo visto quella volta..Sarebbe stato tutto diverso se.. No. Hai fatto le tue scelte ora le devi rispettare. Coraggio. Per la tua famiglia.” e chiuse gli occhi addormentandosi. 

Quando aprì gli occhi non perse nemmeno un attimo, si alzò ed uscì dalla porta. Poi girò dietro la casa e si diresse verso ovest, qualche passo in avanti, poi a sinistra e si trovò davanti al pozzo. Era stato costruito da pochi anni, una quindicina, molti di meno rispetto ai pozzi nella loro città. Era stranamente pulito, senza alcuna incisione o scanalature.

Prese l’acqua dal secchio e la portò dentro casa. Si sedette a tavola davanti ad una fetta di maiale salato e una borraccia d’acqua. Erano passate molte ore da quando era partito, ed il cielo era buio.  In un angolo della casa trovò alcune candele ammucchiate, pezzi di legna e una coperta. Accese la candela. Si era portato da casa un foglio su cui annotare i percorsi che avrebbe seguito. Disegnò una piccola casa per il punto in cui trovava, e una croce, dove stava il pozzo. L’indomani si sarebbe diretto prima a prendere altra acqua, e poi avrebbe continuato da lì sempre verso ovest. Sperando di trovare un segno del passaggio di quegli uomini. 

L’alba arrivò in fretta, prese una parte del cibo che si era portato, solo alcune cose per la giornata, all’imbrunire sarebbe tornato indietro. Si portò anche il coltello e la borraccia da riempire al pozzo. Uscì da casa con l’animo speranzoso, convinto che un essere, un'entità  o uno spirito della terra l’avrebbero aiutato a riprendersi la sua bambina, che ormai bambina non era più. 

“Allora..avevo detto prima di raggiungere il pozzo..La mappa!”esclamo ricordandosi di averla lasciata in casa. Prese la mappa ed un carboncino con cui avrebbe segnato il percorso. 

“Bene.. sono partito nel migliore dei modi.. Allora dicevo adesso dietro la casa..poi a sinistra.. e più in là c’è il pozzo.” Si fermò al pozzo e prese l’acqua, si diede anche una lavata al viso e bevve qualche sorso. Poi si rimise in marcia.

“E adesso verso ovest.” 

La camminata fu lunga, e senza interruzioni. Vide molti alberi, alberi e ancora alberi, ad un tratto un piccolo recinto abbandonato chissà da chi. Non c’erano animali e non c’erano case intorno, e i paletti erano tutti rovinati e corrosi dal tempo. Ancora alberi, alberi ed altri alberi. Ogni tanto si fermava per fare un segno sulla corteccia, così da non perdersi. Ancora e ancora e ancora. Una strada interminabile senza segni di cambiamento. Poi il fiume. Era un corso d’acqua lento e regolare, limpido; si potevano vedere piccoli sassi sul fondale, non era molto profondo. Addirittura qualche pesce. Aveva camminato per almeno due ore, così si fermò per annotare sulla mappa il fiume.

“ Il fiume…sapevo che c’era. Si chiama.. si chiama.. non mi ricordo.  Non ha importanza. Avranno bisogno di acqua nel villaggio. La cosa migliore sarebbe fondare una città vicino al fiume. Però non ho idea di che direzione possa prendere.. magari da qui è un percorso lunghissimo. Vale la pena provare. Adesso lo seguo andando verso destra. E se non trovo niente domani lo percorro verso sinistra. E potrei anche prendere qualche pesce!” , poi si alzò e riprese il suo cammino. 

Alberi, alberi e ancora alberi, questa volta di un altro tipo, meno alti e più radi, e sulla sinistra sempre il fiume, ancora e ancora per altre interminabili ore. Il corso d’acqua ogni tanto curvava per poi ritornare in una retta. Dopo molte ore si fermò a mangiare un boccone e si decise a tornare indietro. Non aveva trovato nulla, nessun segno del passaggio di qualche uomo o di un cavallo, niente che lo spingesse a continuare su quella strada. Aveva bisogno di orme, e lì non ce n’erano.

Arrivò in casa che era ormai notte fonda ; si stese sul pagliericcio e si addormentò immediatamente. Aveva ancora cibo a sufficienza per altri due giorni, visto quanto mangiava poco. Così decise che l’indomani avrebbe proseguito con il suo piano, e il giorno seguente sarebbe andato al fiume a cercare da mangiare.

Il giorno arrivò e si rimise in marcia.

“Ahi le ossa… non sono più giovane come un tempo.. Le mie forze devono bastare solo a riportarla indietro, poi non ha importanza, posso anche morire. Ecco ancora gli alberi..alberi..alberi.. che scenario sempre uguale.. ecco i segni di ieri. È stata una buona idea questa.. si.. così non mi perdo. Ancora alberi e alberi e alberi.. il pozzo l’ho già passato da un bel po’..che sete.. speriamo che l’acqua mi basti. Alberi e alberi.. ecco il fiume. E adesso..allora ieri sono andato di là.. adesso vado in questa direzione.”

E continuò il suo cammino. Il fiume sembrava interminabile, proseguiva in rettilinei, poi curvava, poi ancora dritto.. poi una piccola secca.

“Potrei attraversare.. però poi.. non lo so.. adesso continuo qui. Meglio segnare dove si trova la secca.. in caso decidessi di venire qui. Si sta rivelando tutto più complicato.. Non la troverò mai. No forza! Adesso mangi qualcosa, bevi un sorso d’acqua e riprendi il cammino. Lo devi fare!” e continuò dritto, lasciando l’attraversamento ad un altro giorno. Il corso d’acqua proseguiva ancora e ancora e ancora finché non si fece buio.

“Meglio che mi rigiri.. sono andato troppo avanti.. e non ci sono segni di cavalli o di piedi che hanno calpestato l’erba.. che qui sta diventando sempre più alta.. mi arriva alle ginocchia! Di certo da qui non sono passati. Meglio seguire il fiume al contrario.”

E ricominciò la strada, il tragitto fu molto facile. Aveva poggiato una pietra molto  grande  nel punto in cui aveva iniziato il suo percorso, così da sapere quando avrebbe dovuto tagliare per il bosco. Raggiunto il sasso, la strada si fece molto più complicata. Era difficile vedere i segni sulle cortecce degli alberi senza la luce del giorno, o per lo meno del crepuscolo, così avanzava a tentoni, tastando ogni albero alla ricerca di un segno, e sprofondando nell’ansia quando non lo trovava, o nella gioia più pura quando riconosceva il marchio che aveva impresso. Ci vollero ore ed ore per tornare alla casa, arrivò che stava albeggiando. 

Si  gettò nel letto stremato, chiudendo gli occhi non appena poggiò la testa. Sogno di perdersi nei boschi, di non trovare più la strada e morire affamato e disidratato sotto un albero, mentre vedeva immagini  di sua moglie, dei suoi figli, e persino dei fratelli di sangue, che rimanevano da soli, senza Teresa e senza di lui. 

Si risvegliò con un’ansia incredibile, quando ormai era troppo tardi per poter andare alla ricerca di nuovi sentieri. Così decise di andare solo al fiume a cercare da mangiare. Fece colazione, sempre con il pane raffermo ed un po’ di formaggio. Gli restava ancora della carne e altro formaggio, però era meglio conservarlo, e sfruttare quel giorno per pescare.

 Nel tragitto verso il fiume fece molti più segni negli alberi, per evitare di far avverare il suo sogno. Raggiunto il ruscello si arrotolò i pantaloni fin sopra le ginocchia e si immerse nell’acqua. Sapeva come prendere i pesci con le mani, glielo aveva insegnato suo nonno, quando era ancora piccolo. Lo portava in quello stesso fiume, solo in un’altra zona, e gli faceva vedere come essere silenzioso e veloce abbastanza da poter prendere un pesce vivo nelle mani. Lo sentiva muoversi rapido nelle sue mani, scivoloso, tentando la fuga, ma lui non lo aveva mai lasciato vincere, non da piccolo, e nemmeno adesso. 

 

NEL PROSSIMO CAPITOLO :

 

La prima volta che successe eravamo tutti a letto. Serin dormiva accanto a lei e fu il primo a svegliarsi  quando la sentì urlare. Si agitava nel letto, gridando, un urlo continuo, senza tregua. 

<< Cosa succede? >> mi chiese Rodd guardandomi dal suo letto, cercando una risposta in me, come se io potessi rassicurarlo.

<< Non lo so. Vado a vedere. Voi restate qui. >> ero diventata la sorella maggiore, il punto di appoggio di tutta la famiglia, io e Serin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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