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Autore: HyeSeok    18/06/2017    1 recensioni
Per aiutare il fratello e il cognato rimasti feriti in un incidente d'auto, Sungmin raggiunge Gangwon, ai piedi del Monte Seorak, dove si occuperà del loro albergo.
ma quando scopre che il suo socio altri non è che l'affascinate ex marito, kyuhyun, Sungmin non è più sicuro di riuscire nel intento. Come può vivere tranquillamente sotto lo stesso tetto di Kyuhyun se il ricordo del loro amore ancora indugia nei suoi pensieri?
Un tempo Sungmin lo lasciò perchè lui non voleva abbandonare il suo rischioso lavoro al cantiere. Ora Kyuhyun non è più in pericolo, ma lui sarà in grado di affrontare il rischio che comporta quell'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Choi Siwon, Donghae, Eunhyuk, Kyuhyun, Sungmin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Vuol ripetere per favore? >> Sungmin strinse forte il ricevitore e cominciò a tremare senza controllo.
Mentre la voce profonda dall’altro capo del filo parlava di nuovo, si abbandonò debolmente sulla sedia di vimini e chiuse gli occhi.
<< E’ grave? >> chiese spaventato.
<< Potrebbe star peggio, signor Lee. Sono rimasti entrambi intrappolati tra i rottami per diverse ore, prima di essere soccorsi. Suo fratello ha diverse lesioni interne, il bacino fratturato, ferite e abrasioni varie … >> Il dottore fece una pausa e sfogliò rumorosamente alcune carte. << Suo cognato ha quattro costole rotte, un polmone perforato e una frattura multipla alla gamba sinistra, oltre a lesioni varie in tutto il corpo. Adesso sono entrambi sotto osservazione, ma speriamo di poterli trasferire in una camera privata tra qualche giorno. Eunhyuk ha voluto che lei fosse avvertito dell’incidente e mi ha detto di telefonarle stamattina >>.
<< Grazie, dottor Ryeowook. Porti a lui e a Donghae tutto il mio affetto e dica loro che partirò oggi stesso. Sa per caso chi si occupa dell’albergo? >>
<< Credo lo abbiano affidato ad un vicino, per il momento. Ma se qualcun altro se ne assumesse l’incarico, penso che sarebbero più tranquilli >>.
<< Certo, mi occuperò di tutto io appena sarò sul posto >> gli assicurò Sungmin.
Il sole cominciava a sorgere all’orizzonte mentre lui posava il ricevitore e tirava un lungo sospiro. Eunhyuk e Donghae avevano avuto un serio incidente con l’auto!
Sungmin si premette le dita sulle tempie, cercando di riordinare i pensieri. Eunhyuk era stato più che un fratello per lui. Quando la loro  madre era morta, quindici anni prima, si era sentito perduto e solo, e si era rivolto al fratello di vent’anni per avere conforto.
Non aveva mai conosciuto il padre, che era morto prima che lui nascesse. Sembrava quasi che avesse trascorso gran parte della sua vita a perdere le persone che amava. Per un breve attimo provò un acuto dolore, e nella sua mente si formò l’immagine di un uomo alto e affascinate con i capelli neri e gli occhi scuri.
Si alzò lentamente e andò in camera da letto. Aprì l’armadio, prese la valigia e la mise sulla sedia. Se avesse permesso ai ricordi di indugiare su Kyuhyun, sarebbe stata la fine. Improvvisamente un pensiero inquietante l’assalì. Lo avrebbe rivisto di nuovo? Si sedette sul letto. Certo che lo avrebbe rivisto! Donghae era il fratello di Kyuhyun. Le dita di Sungmin presero a tremare mentre toglieva la biancheria dal cassetto e la metteva in valigia. Che pasticcio! Con un doloroso divorzio alle spalle, correva il rischio di ritrovarsi di fronte l’ex marito; una situazione imbarazzante che era riuscito ad evitare fino a quel momento, anche se vivevano nella stessa città.
Ma forse Kyuhyun era occupato con il lavoro e non avrebbe potuto lasciare la città, riflettè. Si diresse verso l’apparecchio telefonico, sollevò il ricevitore e fece il numero dell’ufficio. Mancavano pochi minuti alle otto, ma sperava che il suo segretario, Siwon, fosse in anticipo quella mattina. Quando lui e Kyuhyun si erano separati, l’anno prima, lui era tornato al suo precedente lavoro di addetto alle vendite in un grande magazzino di abbigliamentoa Seoul.
<< L’ufficio del signor Lee >> rispose una voce.
<< Ciao, Siwon. Sono Sungmin >>.
<< Oh, signor Lee! Qualcosa non va? Voglio dire… E’ la prima volta che sono arrivata prima di lei >>.
<< Oh, Siwon, ho appena ricevuto delle notizie sconvolgenti. Mio fratello e il marito hanno avuto un incidente automobilistico, ieri, e devo andare da loro. Annulla tutti gli appuntamenti di questa settimana e non prenderne altri finchè non ti richiamo >> . Sungmin si morse pensosamente il labbro inferiore. << Non ho idea di quanto starò via >>. Fortunatamente aveva dierse settimane di vacanza a disposizione e un dirigente molto comprensivo.
<< Mi dispiace molto, signor Lee >> disse Siwon con simpatia. << non si preoccupi di niente. Io e Heechul penseremo a tutto fino al suo ritorno >>.
<< Grazie Siwon. Farò una telefonata a Heechul prima di partire. Ti chiamerò appena saprò qualcosa dall’ospedale >> disse Sungmin.
<< Aspetterò la sua telefonata…. E, signor Lee…. Spero che vada tutto per il meglio.. >> balbettò Siwon.
<< Grazie… >> Sungmin deglutì ricacciando indietro le lacrime. Non voleva pensare al peggio. Tolse la comunicazione e chiamò Heechul, poi caricò le valigie sulla porsche sportiva, nera, e mezz’ora dopo la telefonata del dottore era in viaggio.
 
Dieci ore dopo, Sungmin osservava stancamente la svolta che conduceva a Gangwon.
Quando si erano trasferiti lì, Sungmin aveva pensato che Eunhyuk e Donghae fossero impazziti. Donghae, un industriale in ascesa, ed Eunhyuk, un modello di successo, avevano lasciato i loro rispettivi lavori e investito i propri risparmi in un luogo di soggiorno in rovina, sulle colline ai piedi del Monte Seorak.
Nel crepuscolo di quell’umida sera di luglio, Sungmin poteva apprezzare la bellezza del panorama di Gangwon. Una folta vegetazione copriva  i fianchi delle colline, e solo il canto dei grilli rompeva il silenzio mentre Sungmin lasciava la strada principale. Proseguendo alla luce del crepuscolo, poteva distinguere il profilo del lago e il lungo ponte scintillante gettato sull’acqua. Le minacciose nuvole nere, che l’avevano seguita per le ultime cinquanta miglia, si libravano adesso vicino all’acqua, sprigionando improvvisi bagliori di luce. Un temporale estivo poteva essere molto violento, e Sungmin sperava di trovarsi al riparo, prima che scoppiasse.
La porsche correva nell’oscurità mentre le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere sul parabrezza. Poi  il ritmò aumentò, e improvvisamente il temporale scoppiò in tutta la sua intensità. Sungmin azionò i tergicristalli e gemette disperato quando il suo campo visivo fu completamente oscurato. I tergicristalli laciavano macchie di fango dappertutto. Raddrizzandosi sul sedile, cercò di scrutare nell’oscurità, ma riuscì a vedere ben poco.
La strada poco familiare e la tensione per il temporale lo innervosivano. Lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore e vide i fari di un’auto che si avvicinava a gran velocità. Lampeggiò disperato, incerto di aprire il finestrino e mettere fuori il capo per vedere qualcosa o parcheggiare l’auto e aspettare che la pioggia cessasse. Sapeva che non poteva mancare più di un miglio per giungere a destinazione e, se avesse potuto proseguire, sarebbe stato presto al sicuro, in casa! Con un sospiro rassegnato, aprì il finestrino e sporse il capo. La pioggia incessante lo colpì in volto e gli bagnò i capelli.
L’auto dietro di lui si avvicinava, l’autista suonò il clacson con impazienza e lo sorpassò. Una gigantesca massa di acqua fangosa gli schizzò sul volto. Sungmin cercò di respirare, e lottò per non perdere il controllo dell’auto. Fremendo per l’irritazione, si fermò sul ciglio della strada per riprendere fiato.
Le luci posteriori dell’elegante Mercedes lampeggiarono, segnalando che l’auto girava a sinistra.
Col fango che gli gocciolava dal volto, Sungmin rimise in moto la porsche, i suoi occhi cercavano il segnale turistico, sul alto sinistro della strada, che indicava l’arrivo a Gangwon.
Seguendo la mercedes per i cinquecento mentri che la separavano dall’albergo, Sungmin era animato da propositi di vendetta. Quel pirata della strada aveva bisogno di una lezione, e lui gliela avrebbe data!
Quando raggiunse la mercedes blu, parcheggiata davanti all’entrata, frenò, mandando uno spruzzo di ghiaia sul veicolo. Scese velocemente, si avvicinò e aprì lo sportello. I suoi occhi si spalancarono sbalorditi, quando si ritrovò faccia a faccia con il suo ex marito, Cho Kyuhyun.
<< Tu, idiota! >> scattò. << Sai cosa hai fatto? >>
Un’espressione di pigro divertimento si dipinse sul volto di Kyuhyun mentre replicava sarcastico: << Oh! Il mio grazioso maritino è in collera. Ho fatto di nuovo qualcosa che ti ha irritato, caro? >>
<< Mi hai quasi soffocato! >> esclamò l’uomo vicino alle lacrime. << Guardami! >> Fece un passo indietro per mostrargli la camicia sporca di fango e i jeans bagnati. Il fatto che lui fosse seduto in una bella auto asciutta mentre Sungmin stava in piedi sotto la pioggia, non serviva certo a diminuire la sua collera.
L’uomo scesa lentamente dall’auto, torreggiando su di lui in modo sinistro. I suoi occhi esaminarono con intenzione il corpo di Sungmin bagnato dalla pioggia , indugiando più a lungo del necessario sul petto.
Sungmin si sentì arrossire. Con aria di sfida incrociò le braccia. Una morsa dolorosa gli afferrò lo stomaco, quando realizzò di essere lì, in piedi, in una scura notte di tempesta, a fissare quel volto familiare, e non potè impedirsi di ricordare le centinaia di volte in cui l’avevano fissato con un desiderio inequivocabile.
<< Come stai, Sungmin? >> La voce dell’uomo era dolce e profonda mentre pronunciava il suo nome, e una valanga di ricordi dolorosi gli affollò la mente.
Sungmin perse il desiderio di lottare, sentiva le ginocchia farsi deboli; la presenza di Kyuhyun, lì davanti a lui, era reale. Non lo vedeva da tanto tempo, e il suo aspetto così virile lo rendeva più vulnerabile. Dal momento in cui aveva incontrato il fratello più giovane di Donghae, si era immediatamente innamorato di lui. Erano stati a tratti l’uno dall’altro come una falena dalla luce e , dopo un breve, travolgente corteggiamento, si erano sposati. Durante i primi mesi di matrimonio erano stati profondamente innamorati. Sungmin era al settimo cielo, non riusciva a credere che tanta felicità fosse toccata proprio a lui. Se solo quel sogno fosse durato… se solo lui avesse ascoltato le sue ragioni e non insistito in quella professione per la quale rischiava la vita giorno dopo giorno…
Adesso, mentre i loro occhi s’inebriavano della vista reciproca, lòui si chiese ancora una volta se il divorzio fosse stata la cosa più giusta. Non sarebbe stato meno doloroso perderlo in un incidente, ma avere di lui un bel ricordo, piuttosto che vivere giorno dopo giorno senza di lui, sapendo che da qualche parte Kyuhyun esisteva, in un mondo dal quale lui era escluso? Non aveva ancora trovato una risposta a quella domanda.
Sungmin lottò per schiarirsi la mente e spezzare quella tensione emotiva che aveva momentaneamente paralizzato entrambi. Tirò un lungo sospiro. Come sta? Stava morendo dentro, ma lui non lo avrebbe mai saputo.
<< Cosa fai qui, Kyuhyun? <>
Un’espressione di sorpresa passò sul volto dell’uomo, prima di trasformarsi in freddo disprezzo. << Sono qui per il tuo stesso motivo >> replicò in tono piatto.
Sungmin gli girò le spalle, si avvicinò al portabagagli dell’auto e l’aprì. << Allora, sono sicuro che vorrai affrettarti in città per prendere una stanza in un albergo. Si sta facendo tardi >>. Molto tardi, pensò risentito. Se avesse avuto un briciolo di buon sneso, sarebbe tornato a casa… subito.
Avanzando sul piccolo portico, Sungmin posò la valigia e si allontanò i capelli bagnati dal volto. Si inginocchiò facendo scorrere la mano sotto il tappetino davanti alla porta; Eunhyuk gli aveva detto che lì c’era sempre la chiave di riserva.
<< Strano >> borbottò irritato, facendo scorrere la mano avanti e indietro. << Mi aveva detto che ne tenevano sempre una qui! >> Quella storia stava diventando sempre più irritante. Lui aveva freddo, era stanco; i vestiti bagnati gli aderivano al corpo come una seconda pelle mentre un tremito interno aggiungeva ulteriore imbarazzo al suo disagio crescente.
Kyuhyun avanzò sul portico e, con noncuranza, tolse una chiave dalla tasca del suo completo scuro di ottimo taglio, la inserì nella serratura e la porta si aprì.
Sungmin la riaprì con violenza. << Come diavolo hai fatto a procurati la chiave? >> chiese con sarcasmo mentre l’acqua fangosa formava una pozzanghera ai suoi piedi.
Kyuhyun era seduto comodamente sul divano. Alzò gli occhi con un’espressione soddisfatta dipinta sul volto. << Mi sono fermato in ospedale, prima di venire qui >> replicò. << Comunque, Eunhyuk ti manda a dire che gli dispiace, ma non c’è più un’altra chiave sotto il tappetino. Donghae ha dovuto usarla in un’emergenza e non c’è l’ha più rimessa >>.
Sungmin si mise le mani sui fianchi. << Perché non me l’hai detto subito? >>
Kyuhyun volse su di lei due occhi distanti e accusatori.
<< Non mi avresti creduto. Se ben ricordi, Signor Lee >> ribattè con intenzione, << Non hai creduto una sola parola di quel che ti ho detto l’anno scorso >>.
Con un sospiro stanco, Sungmin lasciò ricadere le mani lungo i fianchi, evitando di proposito di incrociare il suo sguardo. << Non mi avevi detto la verità >> replicò debolmente.
<< Questo è un vecchi disco, Sungmin, e personalmente sono stanco di sentirlo >>. Kyuhyun si alzò in piedi e si avvicinò all’enorme finestra che si affacciava sul lago.
La tensione nella stanza aumentava, Sungmin si costrinse ad ingnorare il commento pungente dell’uomo.
Si volse e tornò sul portico per recuperare il bagaglio. Non l’avrebbe trascinato in un altro scontro verbale! Era stanco di dolore e lacrime e voleva solo dimenticare l’uomo che gli stava davanti. Desiderava solo giorni  di pace e di tranquillità, giorni senza il ricordo di quel che era stato.
Con una decisa scossa del capo, prese la valigia e tornò nel soggiorno debolmente illuminato. Un pallido sorriso gli curvò le labbra quando ne vide l’interno.
Così questa era la casa di Eunhyuk e Donghae. Era la prima volta che Sungmin vi entrava. Eunhyuk le aveva chiesto spesso di andarli a rovare, ma Sungmin si era dedicata completamente al lavoro, rifiutando discretamente gli inviti del fratello. L’ultima cosa al mondo che voleva era ricordarsi di Kyuhyun, e Donghae glilo avrebbe dolorosamente ricordato. I due fratelli avevano gli stessi capelli scuri e simili lineamenti irregolari e abbronzati. Solo gli occhi erano diversi: quelli di Kyuhyun, insolitamente limpidi, scuri e profondi, quelli di Donghae castano scuro.
Sungmin poteva quasi sentire la presenza di Eunhyuk in quella stanza pulita e confortevole. Riusciva quasi ad immaginare le lunghe notti invernali, durante le quali Donghae e d Eunhyuk avevano indubbiamente diviso momenti appassionanti davanti al massiccio caminetto di pietra che occupava l’intera parete.
Scaffali pieni di libri si allineavano sui lati. Il divano marrone scuro e le poltrone erano disposti nel centro della stanza, insieme ai grossi tavoli di quercia, illuminati dalla luce calda della lampada. Una coppia felice avrebbe potuto sedersi sul divano e fissare le fiamme guizzanti, poi spostare lo sguardo sull’acqua scintillante del lago, al di là del vetro. Erta una stanza arredata con amore, e nel matrimonio di Eunhyuk ce n’era tanto. Perché non era stato così per lui e Kyuhyun?, si chiese tristemente mentre i suoi cchi si posavano ancora una volta sull’uomo alto, coi capelli scuri, in piedi davanti alla finestra. Non c’era stata mancanza d’amore da parte sua, perché lui l’aveva amato più di quanto meritasse. Se solo avesse potuto imparare ad accettare il suo lavoro, sarebbero stati ancora insieme. Ma lui non avrebbe mai potuto essere felice vivendo in quel modo.
Kyuhyun si allontanò dalla finestra. Un’ombra di tristezza alterava i suoi lineamenti. Vedere Sungmin in piedi, nel mezzo della stanza, lo riportò al presente, e una fredda maschera d’indifferenza velò il suo sguardo malinconico.
<< Hai detto che ti sei fermato in ospedale >> cominciò Sungmin. << Come… c’è stato qualche cambiamento? >>
L’uomo si passò le dita tra i folti capelli. Sungmin notò che c’erano delle rughe sul suo volto, rughe che non aveva mai visto prima. Avrebbe compiuto presto trentotto anni ed era più affascinante che mai. Non era giusto, pensò risentito. In quel momento era dolorosamente conscio di dimostrare ognuno dei suoi trent’anni.
<< No, nessun cambiamento. Ho parlato col dottore, e mi ha detto che entrambi stavano facendo progressi lentamente, e che avrebbero dovuto rimanere lì almeno per un mese. Donghae è così preoccupato per il suo albergo che non ascolterà gli ordini del medico >>.
<< Lo so, ma tutto quello che hanno è stato investito in quest’impresa. Ho provato a cercare qualcuno che se ne occupi nel frattempo >> mormorò lui pensieroso.
<< Beh, spero che questa persona lavori gratis. Donghae ha detto che non hanno denaro per pagare lo stipendio a nesuno >> gli disse Kyuhyun.
<< La situazione finanziaria è così precaria? >>
Sungmin era stupito da quella notizia. Eunhyuk gli aveva detto che i primi anni erano stati duri, ma non credeva che fossero arrivati a quel punto.
<< Evidentemente…. Comunque, ho detto loro di non preoccuparsi. CFhe avrei rovato una soluzione. L’ultima cosa di cui hanno bisogno è preoccuparsi del loro albergo. Vorrà dire che ce ne dovremo occupare noi! >> considerò.
<< Non essere ridicolo! Tu hai i tuoi impegni ed io ho i miei >>.
<< Hai mai sentito la parola sacrificio, Sungmin? Accidenti! Mio fratello è in ospedale, in fin di vita, e tu credi che io gli volti le spalle e lo pianti in asso quando ha bisogno di me? Tu sei l’unico, in questa famiglia, che vvolta le spalle nei momenti difficili! >>
<< Non è leale, Kyuhyun! >> Sungmin sentì il suo stomaco contrarsi a quell’accusa. << Questa è una situazione completamente diversa. Non pianterei in asso Eunhyuk. Gli voglio bene! >> si difese.
<< Sul serio! Beh, dicesti di amare anche me, ma questo non ti ha impedito di piantarmi in asso! >> esplose lui.
<< Non stavamo discutendo della nostra relazione, Kyuhyun, e inoltre avevo tutti i motivi per piantarti in asso, e tu lo sai! >> Sungmin affondò le unghie nel palmo della mano, chiedendosi perché lui stesse affrontando quell’argomento proprio in quel momento.
<< Tutti i motivi! Non ricordo di averti dato altro che il mio amore, Sungmin. Tutto! Ma tu avevi tanta poca considerazione del nostro matrimonio e hai permesso che il fatto di rimanere nella ditta di mio padre fino al completamento di quel progetto… >>
<< O fino a che ti fossi ucciso! >> lo interruppe Sungmin irritato.
<< E’ ridicolo e lo sai! >> ribattè lui. << Dimentichi che sono cresciuto in cantiere >>.
<< Il giorno che ci siamo sposati mi hai promesso che avresti lasciato quel lavoro rischioso, ma non lo hai fatto! Ti sei servito della scusa della malattia di tuo padre >>.
<< Stava male! Vuoi dire che un attacco di cuore non è una malattia? >>
<< No! So che Younghwan stava male, ma questo non mi ha impedito di morire un poco ogni giorno quando tu andavi a lavorare, Kyuhyun! Poi, tuo padre ha avuto quell’infortunio sul lavoro due settimane prima… >>
<< Prima di morire >> completò Kyuhyun.
<< Prima di…morire >> assentì Sungmin. << Non potevo vivere un altro anno e mezzo chiedendomi sempre, quando il telefono suonava, se saresti stato tu il prossimo…. >>
Sungmin si allontanò da lui e si lasciò andare stancamente su una sedia. Si sentiva le mani come due pezzi di ghiaccio, mentre la sua mente tornava al giorno in cui era in piedi, accanto a Kyuhyun, e fissava quel gifgante d’acciaio che s’innalzava verso un cielo di piombo. Sentiva il vento pungente che gli mordeva la carne sotto la giacca pesante mentre Kyuhyun l’aveva attirato teneramente tra le braccia per riscaldarlo.
<< Devo finire il lavoro per lui, tesoro >> gli aveva sussurrato in un orecchio. << Era il suo sogno >>.
Sungmin ricordava che era appoggiata contro il suo forte torace, la sua mano stringeva quella di lui. Avevano sepolto Younghwan quella mattina, e lui sapeva il dolore che provava Kyuhyun. Ma pensare al suo amore, alla sua vita, lavoratre ogni giorno sul progetto di un edificio che potreva costargli la vita…proprio come a suo padre… un brivido gli corse lungo la schiena. No! Non poteva farlo!
<< No, Kyuhyun, no! >> pregò piano. << So come devi sentirti adesso, ma non puoi far questo a me, a noi! Mi hai promesso che avresti lavorato in ufficio! >>
<< Sungmin, tesoro, so che hai paura, ma non mi accadrà niente >> mormorò baciandogli teneramente l’orecchio. << So quanto ti sconvolga il nmio lavoro, ma sono l’unico che può proseguire il sogno di papà e… accidenti, Sungmin, è una cosa che devo fare. Per favore, non opporti >>> pregò nascondendo il volto nella curva del collo di lui. << Appena l’edificio sarà completato, lavorerò dietro una scrivania >>.
Una fredda morsa di paura aveva afferrato lo stomaco di Sungmin mentre fissava il mostro d’acciaio che, era stato predetto, avrebbe preteso almeno sei vite umane, prima del suo completamento. Aveva già reclamato la sua prima vittima, ed era appena al primo stadio di costruzione. Fra quanto tempo avrebbe reclamato la seconda? In qualche modo, lui avrebbe dovuto impedire a Kyuhyun di gettar via la sua vita!
Ma, mentre passavano le settimane, non riusciva a fermarlo. La sua paura cresceva finchè un giorno superò il livello di tolleranza. Sungmin affrontò decisamente il marito e gli lanciò un ultimatum. O Kyuhyun lasciava che qualcun altro finisse il suo lavoro, o lui non sarebbe rimasto lì, a seppellirlo. Non c’erano voluti molti giorni a Sungmin Per rendersi conto che Kyuhyun non accettava ultimatum. Il divorzio venne qualche mese dopo senza opposizioni.
<< Kyuhyun, per favore…. >>disse cercando di allontanare quei ricordi dolorosi. << Non voglio ricominciare. Stavamo parlando dei problemi di Eunhyuk e Donghae. Non importa più chi aveva ragione e chi aveva torto >>.
Sungmin lottò contro le lacrime che gli pungevano gli occhi.
<< Hai ragione >> fu d’accordo lui, << mi dispiace. Non intendevo rinvangare il passato. Il nostro matrimonio è finito… e io non potrei essere più felice>>
Il cuore di Sungmin prese a battere forte a quelle parole taglienti. << Non più felice di me >> non potè impedirsi di replicare.
<< Comunque, Sungmin >> riprese Kyuhyun avvicinandosi casualmente e sedendosi sulla sedia accanto alla sua, << hai già trovato un uomo sicuro? Un uomo che ritorni sempre ogni notte? >>
Sungmin lo fissò in silenzio.
<< Oh, non mi guardare così, stavo solo facendo una domanda. Sembra che le nostre strade non si siano più incontrate… negli ultimi quattro mesi>> Lo guardò significativamente.
<< Lo hai notato? Ne sono lusingato. No, non ho ancora trovato un uomo >> gli disse sorridendo, << ma lo sto cercando >>.
<< Beh, poiché sono qui potrei aiutarti. Due teste sono sempre meglio di una >>.
<< Perché non lasci che sia io a preoccuparmi dei miei uomini? >> replicò Sungmin brevemente.
<< Buon’idea. Sei sempre stato bravo a preoccuparti >>.
<< Basta, Kyuhyun! >> disse lui alzandosi e prendendo la valigia.
Kyuhyun si alzò a sua volta e lo guardò con ironica costernazione. << Basta? E io che pensavo che dopo questo divorzio avrei potuto finalmente fare di testa mia! >>
<< Ti sto solo dicendo di toglierti dalla mia strada. Sono stanco e voglio riposare prima di andare in ospedale >> Sungmin prese le valigie e fissò irritato il suo impertinente avversario.
I lineamenti dell’uomo si addolcirono mentre lo guardava. << Ti piacerebbe “riposare” insieme? >> suggerì con un sorriso malizioso. << La camera da letto è proprio lì >> disse indicando la porta aperta.
Sungmin gli passò davanti e si diresse verso la camera, ignorando deliberatamente quell’allusione.
Kyuhyun scrollò le spalle e si lasciò andare sulla sedia.
<< Non pensavo avresti accettato >>. Appoggiò il capo sulla spalliera e chiuse gli occhi mentre sentiva sbattere la porta della camera da letto. Erano passati solo pochi minuti quando la sentì riaprirsi e Sungmin si avvicinò alla sedia.
Lui aprì un occhio e inarcò il sopracciglio. << Hai cambiato idea? >>
<< Non sono ancora a corto di uomini, Kyuhyun. Dobbiamo discutere su come affrontare questo problema! >> La voce di Sungmin era alta e molto dura.
<< In qualunque modo vuoi “farlo”, per me va bene >>.
L’uomo sorrise. << E capita che io sia a corto di uomini, per il momento! >>
<< Non è quello che intendevo e lo sai! >>
Se non lo avesse già immaginato, adesso ne aveva avuto la conferma. Sarebbe stata una notte lunga!
   
 
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