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Autore: bimbarossa    18/06/2017    1 recensioni
Sakura non è mai stata così depressa in vita sua.
Sasuke se ne è appena andato per il suo viaggio di redenzione e non si sa se e quando tornerà.
Improvvisamente, però un ammiratore segreto le fa trovare, capitolo dopo capitolo, la storia e le vicende di una ragazza speciale, Uchi Naru Sakura, il suo pazzesco alter-ego di un tempo.
Avventure che la spingeranno a capire che non sempre è sbagliato, ingiusto e folle amare di nuovo.
(breve long che si colloca tra Kakasaku Shinden e Kakasaku Gaiden)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kakasaku: Crack-pairing scandaloso o canon mancato?'
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Tutti i personaggi appartengono al Rikudō Sennin Kishimoto.

 

 

 

L'addizione, in matematica, viene considerata l'operazione più facile,
quella che si impara per prima.
Nella vita, invece, aggiungere qualcuno che cambierà il risultato delle tue giornate
è la parte più complicata.
 

 

“Ehi Naruto prendi anche questi!” Un'altra caterva di libri piombò con un tonfo sul tavolino della biblioteca dove il biondo Uzumaki stava cercando, senza troppo riuscirci, di studiare.

“Io odio la matematica. E anche la geometria se è per questo.” Sbuffò sonoramente, grattandosi gli ispidi capelli che si rizzarono come aghi di porcospino.

“Piantala di lamentarti. Devi passare l'esame di chunin se vuoi diventare Hokage. Per contro, hai la fortuna di avere me come compagna di studi, visto che devo ripassare le tue stesse materie per il mio tirocinio.”

“Ma che ti servono la matematica e la geometria in ospedale, scusa Sakura-chan? Così come non servono a me quando devo combattere, 'ttebayo.”

Sakura fu tentata d prenderlo a pugni come non mai. Già era nervosa come un grillo, non c'era bisogno di alzare l'asticella della sua soglia di tolleranza.

“Testa quadra che non sei altro. Si chiama esame teorico per questo. Sarai fortunato se sarà semplicemente un test delle tue conoscenze e non una trappola come ci successe cinque anni fa. Te lo ricordi?” La faccia di Ibiki Morino e della sua temibile prima prova era ancora freschissimo in loro, perché certi momenti di passaggio, nella vita, non li puoi più dimenticare.

“Sakura-chan, non mi hai mai raccontato di quando sei diventata chunin. Come sono state le prove di allora?”

“Meglio che non te lo dica, ti spaventerei solamente,” lo rimbeccò perfida. “Avanti su, è facile. Anche i poppanti lo sanno. Devi riconoscere una retta parallela da una incidente.” Si sporse sull'esercizio che l'amico stava eseguendo, il profumo di balsamo alla fragola che invadeva lo spazio tra loro e le lunghe ciocche arancio-rosate che luccicavano come non mai nella penombra di quel fine pomeriggio.

“E che cavolo, Sakura-chan! Se ti comporti così non avrò speranze di concentrarmi. Sei peggio della mia tecnica seducente.”

Arricciò il nasino e gli occhi gli diventarono da piccolo maniaco.

“Smettila baka. So che sono bellissima,” e sporse le labbra ricoperte da una sottile striscia di lucidalabbra color corallo, “ma questa non è una buona scusa per non impegnarsi. Tuttavia voglio aiutarti. Credo che me ne andrò.” E fece una linguaccia.

“No no. Aspetta...”

“Naa, niente da fare. Ho un sacco di cose ancora in sospeso, come andare a ritirare gli ultimi permessi necessari per la struttura degli orfani che io e quella stronza...umm che io e Ino stiamo fondando.”

Prese le sue cianfrusaglie e cominciò ad avviarsi.

“Sakura-chan, tu e Ino siete di nuovo nemiche? Perché sento una strana tensione quando vi incontrate.”

“Diciamo che ha fatto una cosa orribile che ha creato un sacco di casini, ok? Proprio adesso che la parte burocratica per la fondazione dell'ospedale era stata risolta.”

“Senti, se rimani ti dirò un segreto segretissimo.” Si guardò in giro sospettoso. “Riguarda Kaka'-sense.'”

A sentire quel nome i nervi della schiena della ragazza formicolarono tutti insieme.

“No, grazie. Passo questa volta. Ci vediamo Naruto. “Fece ciao ciao con la manina. “Goditi la geometria piana, quella è facile. E' quando le cose si fanno “concrete” che arrivano i guai.”

 

“Yo, Sakura. Come va?”

Il cuore della ragazza cedette di botto ad una strana forza di gravità che lo fece letteralmente cascare nello stomaco al sentire quella voce roca, quasi da capogiro.

“Maestro Kakashi, lei qui?”

“Avevi detto che passavi nel mio ufficio per prendere gli ultimi documenti per l'ospedale, ma non ti sei vista per tutto il giorno. Così ti sono venuto a cercare per darteli.” Le porse un plico bianco e sottilissimo di carte che Sakura afferrò con mani tremanti.

Volevo venire. Ho provato più volte a bussare a quella porta chiusa. Ma poi non ne ho avuto il coraggio.

Costernata, lo vide accovacciarsi e sedersi accanto a lei appoggiata al tronco di un albero in pieno campo di allenamento numero tre.

“Ho dovuto aiutare Naruto a ripassare matematica e geometria. E' una frana anche nelle basi. Glielo ho dovuto ripetere decine di volte che due rette parallele non si incrociano né si incroceranno mai.” Scosse la testa facendo un risolino al pensiero di quel baka, “ma lui è ostinato. Ha detto che prima o poi se lo vogliono un punto di incontro lo trovano. Deve sempre fare il melodrammatico.”

“Si, Naruto è sempre lo stesso, in barba alle regole della geometria. Alle regole in generale direi.” Forse fu solo un'impressione ma Kakashi-sensei le sembrò all'improvviso malinconico.

Malinconico e molto, molto stanco.

Per lunghi minuti ci fu solo silenzio tra loro.

Sakura avrebbe avuto tante parole da dire ma esse avevano formato un tale groviglio in bocca che quasi le sentiva, spesse e nervose sulla punta della lingua come cibo difficile da inghiottire.

“Senti Sakura, parlerò io per primo, ok? Questa storia è durata troppo. Ormai sono diciotto giorni che mi eviti e non mi piace.” il maestro fece un sospirone e poi la sua maschera così aderente al volto si piegò. Non sapeva se per un sorriso triste o una smorfia sarcastica.

“So che Ino alle terme ha usato il jutsu segreto degli Yamanaka su di me. Su di noi. Così come so che adesso sai più cose di me di quante ne sappia io stesso probabilmente.”

Sakura arrossì fino alle orecchie, fino alle spalle, fino al collo. Persino i suoi capelli, quasi per un trucco di prestigio o di un gioco di luci, da rosati presero quell'affascinante tonalità aranciata che a volte assumevano in penombra, talmente accesa che la tuta di Naruto in confronto impallidiva.

“Ecco io...Kaka'-sense'...mi dispiace. Giuro che poi ad Ino glielo fatta pagare cara, ma...”

“Non importa. Prima o poi, Sakura, sarebbe venuto fuori.”

Inclinò la testa come solo lui sapeva fare, in quella maniera talmente audace, e sfacciata, e impudica, e sensuale, fissandola con un luccichio divertito negli occhi scuri, che lei quasi perse il senso del tempo e dello spazio, del cielo in alto e della terra in basso nella frenesia di catturare ogni movimento di quel collo così virile che si torceva verso di lei, i muscoli e le vene in rilievo -che la copertura aderente non riusciva a nascondere- di cui sapeva tutte le definizioni da manuale e che ora assumevano altri nomi, altri significati, di cui Sakura aveva una paura terribile. Paura di trovarli bellissimi e irresistibili.

“Sai a cosa mi riferisco, non è vero?”

La realtà la richiamò lì, accanto a lui. Ad affrontare il dialogo più imbarazzante della sua vita.

Dal canto suo il jonin che era diventato Sesto di Konohagakure non era messo meglio.

Stringeva le manine tra le cosce, la ragazzina di appena diciotto anni che si era presa un pezzo di lui, per poi squittire impacciata come una bambina sorpresa a fare una marachella. Tenera e adorabile. E così giovane. Così irrimediabilmente giovane.

“Maestro, io non voglio credere che lei...lei...”

“Che io voglia fare l'amore con te, dici?”

Il timbro di voce usato per dire quella tremenda verità fu talmente basso, oscuro, da uomo adulto e navigato, che la prese in contropiede mandandola in tilt.

Kakashi poté giurare di vedere letteralmente del fumo che le usciva dalle orecchie. Ora non era rossa in faccia, era viola.

“Sono disposto ad ammetterlo, Sakura,” rise sconsolato. “Dopo anni posso permettermi di farlo, ora che sei abbastanza grande per capire e forse rifilarmi uno dei tuoi celebri pugni. Si, mi piaci. Quando ti vedo sento la voglia di fare cose con te non propriamente caste. Pensieri poco adatti al passato che abbiamo avuto assieme.”Perché era così tranquillo, mannaggia a lui? Faceva anche dell'ironia mentre sganciava una bomba simile. “So che adesso ti sto mettendo profondamente a disagio, e me ne scuso perché sei ancora piccola e inesperta, nonché mia ex allieva, e per tale motivo tecnicamente qualcuno avrebbe parecchio da ridire su quello che ti sto confessando, ma sono giunto alla conclusione che finché rimarrà solo qualcosa nella mia mente, una fantasia innocente e nulla più, non c'è niente di male. Per lungo tempo mi sono rimproverato a causa delle emozioni che sentivo per te, ma ora, finalmente, ne sono sceso a patti. Anche perché non avevo molta scelta, non ti pare?”

Appoggiò un gomito su un ginocchio, le ciocche argentate che si muovevano alla brezza di fine estate e il tono ritornato come di consueto asciutto e pigro.

“Succede ad un uomo di provare attrazione puramente fisica nei riguardi di una donna. Ma questo non vuole dire niente, Sakura. Non ti toccherò con un dito, se è questo che ti spaventa. Un giorno semplicemente passerà e nessuno di noi due subirà alcuna conseguenza.”

All'improvviso le fischiarono le orecchie e le pizzicarono gli occhi. Perché tutto ad un tratto le parole di Kaka'-sense' perdevano senso?

Le stava dicendo che desiderava fare l'amore con lei ma che questo non contava.

Le stava dicendo che non c'era niente di male ma che si era tormentato per anni.

Le stava dicendo che non l'avrebbe mai toccata e che presto non avrebbe più voluto farlo perché questa emozione sarebbe passata.

Perché, Kakashi-sensei, lei è sempre così complicato?

“Non capisco, maestro.”

Lo fissò confusa e spaurita, indecisa su cosa dovesse provare. Sollievo, rabbia, indignazione, lusinga?

“Non guardarmi così, Sakura. Non farmi sentire più mostro di come mi sento adesso. Ti ho detto quello che sento perché pensavo che ammetterlo avrebbe cancellato quello che hai percepito attraverso lo Shindenshin no Jutsu, che avresti razionalizzato la cosa per passarci sopra, e tornare...”

“Come prima. Intende questo, Kaka'-sense'?”

L'uomo annuì, esasperato.

Stava andando tutto in maniera più complicata di quanto avesse previsto, e non poteva che esserne seccato e anche un po' allarmato.

Mettere in pericolo il suo rapporto con Sakura non era neanche da prendere in considerazione, e aveva pensato che giocare d'anticipo e prendere la situazione di petto fosse la soluzione migliore.

“Maestro, lei ha ragione. Sono giovane e inesperta, soprattutto in certi frangenti,” il volto della ragazza era una battaglia tra il pallore e il rossore, “ma una cosa la so per certo. Mai, mai nella vita penserò male di lei, o che sia una persona spregevole che non merita tutto il mio rispetto.”

Gli si fece più vicina, e con un atto di coraggio supremo gli tocco la mano inguantata, prendendola tra le sue.

Per un momento la faccia di Kaka'-sense' era diventata così infelice pensando che lei lo giudicasse un pervertito indegno, che subito aveva voluto affrettarsi a rassicurarlo.

“Sakura, so quello che provi per Sasuke e che lo stai aspettando. L'ultima cosa che volevo era renderti più difficile questa attesa. Per te non deve essere semplice.”

Ricambiò la stretta, Kakashi, e un calore bellissimo partì dalle loro dita intrecciate, passando per i polsi, su fino agli occhi che sorprendentemente si incatenarono in uno sguardo di intesa che sapeva di fulmini e fiori di ciliegio sparsi al vento.

“No, non lo è infatti.” Ma non per i motivi che crede lei, maestro. “Inoltre non sono sicura neppure che Sasuke se e quando tornerà vorrà...”

“Io sono certo che tra voi andrà tutto bene.”Si tirò la mano destra della ragazza in grembo e la accarezzò lentamente, dolce e quasi paterno. Quasi. “Già vi vedo, tra un paio d'anni, tu che lo segui in giro nei suoi eterni pellegrinaggi, magari con qualche marmocchio al seguito. Una figlia. Si, una bella bambina che è il ritratto del nostro dobe. Che ne dici, eh Sakura?”

Sembrava quasi felice, Kakashi sensei, prospettandole quel futuro che lei sognava da sempre, la testa buttata all'indietro che sfiorava la corteccia e i capelli chiari, molto più domati di un tempo, che gli coprivano gli occhi, mentre i muscoli della gola parevano un affascinante arco convesso da quanto erano rigidi, come quando si trattengono le risate. O le lacrime.

Io lo sogno ancora tutto questo, vero? Io voglio e vorrò sempre Sasuke-kun, vero?

“E lei, sensei? Come si vede tra quindici anni?” balbettò.

Il Sesto di Konoha si grattò la nuca con fare meditabondo. “Umm, vediamo. La mia intenzione, dopo che avrò passato tutto nelle mani di Naruto, è quella di visitare i luoghi in cui ho dei bei ricordi. Con delle pause per qualche viaggetto nel Paese delle Terme con quello sfaticato di Gai...”

“A chi hai dato dello sfaticato?”

Dalla radura vicina si udì un cigolare di ruote, seguito dall'apparire di Maito Gai insieme al suo allievo prediletto, Rock Lee.

“Guarda guarda chi abbiamo qui, nascosti sotto un albero mano nella mano...”

I due interessati diventarono vermigli all'istante e i loro arti superiori tornarono al loro posto di scatto.

Sakura sentì immediatamente un senso di freddo nei punti esatti e precisi dove prima era unita a Kakashi-sense'.

“Non lo dica Gai-sense'. Sakura, se proprio devi scegliere qualcuno al posto di Sasuke scegli me, ti prego.” Il ragazzo dall'aderente tuta verde le si inginocchiò accanto, e la ragazza decise che forse quello era il momento di andare.

“Non stavamo facendo nulla di male, maestro Gai. Non si faccia delle strane idee. A proposito, Kaka'-sense',” doveva chiederglielo, anche se le -speranze?- erano pochissime, “ lei per caso è bravo a disegnare?”

Gli occhi color piombo dell'uomo si schiarirono, segno che ogni parola era pronunciata con disarmante sincerità: “No, non lo sono affatto.”

 

“Kakashi, che stai combinando con quella ragazza?”

“Niente di licenzioso, frena la fantasia. Tu piuttosto, che ci fai nei paraggi?”

“Io e il mio pupillo qui,” il quale guardava il Rokudaime un tantino in cagnesco, “ci stiamo esercitando. La giovinezza non perdona chi non la sfrutta. Mi hai capito, Kakashi?”

“Non so cosa tu voglia dire,” fece il finto tonto l'eterno rivale.

“Senti, Kakashi, voglio avvisarti che stanno girando strane voci sul tuo conto nel villaggio. Si dice che quella donna, Kahyō, tu l'abbia graziata abusando dei tuoi poteri di Hokage perché te ne sei innamorato.”

Se Gai avesse avuto dei dubbi sull'intera faccenda di qualche mese prima e del quasi incidente diplomatico scampato per un soffio, l'espressione dell'Hatake glielo tolse.

“Non è assolutamente vero! Chi ha messo in giro queste voci false e infondate?!” Persino la mascherina non riusciva a nascondere la costernazione sul suo volto. “Non è assolutamente vero!” ripeté tra il furioso e l'orripilato.

Gai gli ammiccò divertito: “Certo certo, pero devi ammettere che solo tu potevi, durante un attentato in una mongolfiera a migliaia di metri da terra, sedurre una donzella per poi salvarla in extremis da una condanna a morte. Si dice anche che ti scriva spesso dal castello di Hōzuki e che tu le risponda in maniera come dire....appassionata.”

“Io non ho sedotto nessuno, chiaro? E per il resto non sono affari che riguardano altri se non il sottoscritto. Voglio proprio scoprire chi è il responsabile di queste accuse infamanti.”

 

“Secondo lei, Gai-sense', c'è qualcosa di vero in tutta questa storia?” Rock Lee e il suo adorato maestro osservarono il Sesto che se ne andava con passo irrigidito verso il villaggio.

“No, era troppo sorpreso. Inoltre sono poche le volte che ho visto Kakashi Hatake arrabbiato, e ce ne vuole, credimi.”

 

 

Due giorni dopo

 

Perfetto. Quel vicolo sarebbe andato benissimo come nascondiglio.

Kakashi vi si infilò per poi prendere dalla scarsella l'ultima missiva di Kahyō.

Come facevano a sapere che lui e la donna conosciuta durante quel disastroso viaggio in mongolfiera si scrivevano?

Rilesse la lettera un paio di volte, scrutando ogni frase per assicurarsi che non ci potesse essere niente di sordido o ambiguo che gli fosse sfuggito.

Effettivamente qualche allusione malinconica ad un qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere tra loro c'era, se si voleva essere maliziosi, e non solo da parte di lei.

Avrebbe presto compiuto trentadue anni, e come gli aveva consigliato Tazuna era tempo che si trovasse una donna, per portare avanti il nome degli Hatake, perlomeno.

Ma come si faceva a dare a qualcuno una cosa che non si aveva più?

La maggior parte della sua capacità di amare e del suo cuore se ne erano andati per sempre quando anche l'ultima delle persone a cui teneva, Obito, era morta, e quello che ne era rimasto lo aveva regalato, senza che lei lo potesse minimamente immaginare, all'unica che non avrebbe mai potuto ricambiarlo.

Chissà se le voci che giravano erano già arrivate alle sue orecchie? Se si, cosa penserai di me, Sakura?

Il the che stava prendendo alla locanda gli era andato di traverso dopo aver incontrato Shikamaru e Choji, anche loro convinti che il Rokudaime avesse usato il suo potere politico nella decisione di graziare Kahyō e commutare la sua pena (che prevedeva la morte) in un ergastolo nella Prigione Insanguinata come sostituta del defunto Mui.

Non osava neppure pensare ciò che la sua allieva avrebbe potuto credere di lui se lo avesse saputo. Proprio adesso che c'era quella questione pruriginosa ancora in ballo tra loro.

“Guardate là, sta sorridendo. Che disgusto!”

La lettera crepitò goffamente nelle sue mani al sentire delle voci che provenivano dall'alto di un tetto di legno che dava proprio sul vicolo.

Sorpreso e inorridito si trovò le facce di Ino, Hinata e Sakura che lo osservavano malevole.

“Ragazze....da...dove venite?”

“Non vi pare agitato? Forse perché nel suo cuore sa di essere colpevole per quello che è successo. Ed ecco perché è così furioso.”

Ino sghignazzò dando una gomitata a Sakura che lo fulminò con un'espressione che gli fece malissimo, come se avesse visto qualcosa di sporco in lui.

“Si si, allora è vero! Kakashi-sama ha fatto pressioni per salvare Kahyō e farla diventare la responsabile dell'Hōzukijyou.”

“Ah ah ah! Come se questo potesse accadere...Hinata che dici? E anche voi ragazze...chi vi ha riferito un pettegolezzo simile?”gridò.

Tuttavia si accorse presto che neppure lo stavano ascoltando. Con un balzo si dileguarono lasciandolo solo a riflettere su tutto quel gran casino.

Se trovo chi è stato....Sakura, non guardarmi mai più così, ti prego.

Fuori dal vicolo notò un parlottare di voci concitate, e curioso si sporse sul viale per vedere cosa stava succedendo. Un capannello di persone era riunito attorno ad una figura famigliare, un figura che non faceva altro che pronunciare il suo nome.

“Si, vi dico che è così. Kakashi-sama stava scrivendo una lettera, o almeno ci stava provando. Aveva una tale aria...non innamorato ma quasi triste, malato. E poi...questa ve la devo dire. Una volta l'ho beccato con un fiore tra le mani a recitare “m'ama, non m'ama”. Il Rokudaime ha qualcuno che gli interessa e molto probabilmente è la donna che ha salvato da...”

Naruto, perché è di lui che si trattava, si prese la testa tra le mani, le lacrime agli occhi dopo il pugno rifilatogli dal suo maestro.

“Perché diavolo stai facendo una cosa simile?! Non ti permetterò di rendere la situazione ancora peggiore.”

Mai l'Uzumaki aveva visto una tale furia negli occhi di Kakashi-sensei, e soprattutto non contro di lui. Era peggio di Sasuke nel suo periodo peggiore.

“So che ho sbagliato a vendicarmi, ma non doveva escludermi, Kaka'-sense'. Sono stato l'unico, l'unico a rimanere al villaggio mentre lei rischiava la vita su quella mongolfiera. Non è giusto.”

Dire che l'ira dell'Hatake sbollì in tre secondi netti fu un eufemismo. Adesso Kakashi si sentiva leggermente in colpa, soprattutto quando vennero raggiunti da Shikamaru e Choji.

“Andiamo Kakashi-sama, era tutto uno scherzo. Come ha potuto pensare che avremo creduto ad una cosa simile?!” Il ragazzo del clan Nara prese una patatina dal pacchetto che l'Akimichi stava velocemente ripulendo. “Questo idiota è andato in giro a sputare mezze verità e una miscela di fatti e finzione senza ritegno e criterio, è vero, però non voleva provocare danni. Sapere che non poteva fare niente per lei che era in pericolo ha risvegliato il teppista di un tempo. La prossima volta lo porti semplicemente con se, no?”

“Infatti.” In quel momento la civettuola voce di Ino li raggiunse dalla parte opposta della strada. “Ognuno di noi vorrebbe prima o poi canzonare l'inappuntabile Kakashi-sensei.”

Hinata corse da Naruto che ancora si lamentava.

“Che cosa terribile. Povero Naruto.”

“Dovrebbe chiedergli scusa, Kakashi-sensei. In fondo è stata solo una bugia innocente, no?” Sakura sorrideva, eppure i suoi incredibili occhi verdeacqua brillavano di una luce fosca.

Non ci voleva questo scherzo. Anche se non fatto in malafede potrebbe rovinare tutto.

“Va bene, va bene,” alzò le mani come in segno di resa, “come posso rimediare?”

Naruto fece finta di pensarci un po' su. “Direi che qualche ciotola di ramen sortirebbe il suo magico effetto.”

“D'accordo. Stasera, a spese mie, vi invito tutto da Ichiraku a mangiare ramen.”

 

Sakura si portò il piccolo bicchierino alle labbra.

Aveva lasciato il locale di Teuchi prima degli altri con una scusa, ed era filata allo Yakiniko Q per ubriacarsi. Volutamente e per la prima volta in vita sua.

Si sentiva a pezzi.

Non come la faceva stare Sasuke. Questo era un dolore tutto nuovo, che partiva dalla bocca dello stomaco fino ad arrivare alla gola che pareva in fiamme, peggio di un raffreddore.

Anzi, i sintomi erano proprio quelli. Nausea, occhi brucianti, debolezza, e poi quel maledetto senso di galleggiare che non le dava tregua.

Si, un goccetto le avrebbe fatto bene, no? altrimenti perché Tsunade-sama veniva sempre lì per sfogare i suoi malumori?

Si tolse dalla tasca una serie di foglietti, il secondo capitolo di Uchi Naru Sakura arrivatole quella mattina, dieci minuti e quarantotto secondi prima di vedere Naruto e venire a sapere che Kakashi-sensei era innamorato.

Uno scherzo a cui nessuno credeva. See, come no.

Lei la lettera vera l'aveva letta, e sapeva che ce ne erano delle altre, immaginava tenute gelosamente nascoste da qualche parte nell'ufficio dell'Hokage. Si scrivevano da mesi, sulle speranze portate dalla primavera e romanticherie simili.

Fissò quei disegni in cui la sua caricatura affrontava un esame di matematica, solo che le colonne di addizioni davano risultati pazzeschi, impossibili. La Sakura normale si dava per vinta accettando di ritirarsi e prendere un brutto voto pur di non sfidare le regole dell'aritmetica, invece il suo pazzo alter-ego faceva quadrare i conti da genio qual'era, anche a costo di stravolgere tutto, anche a costo di cambiare le regole del gioco portato avanti finora.

E mai come in quel momento si sentiva così smarrita e ad un bivio anche lei.

Quando pensava a Sasuke, quando pensava a lei e a Sasuke insieme la somma non le tornava più, con una faccia dalla strana mascherina e un buffo ciuffo argentato che si insinuava in quell'addizione così semplice, così scontata, facendole sballare ogni tentativo di approdare al giusto risultato.

Sospirò, le forti gocce di liquore che le bruciavano la lingua come la sensazione di essere sicura che, se per caso o per miracolo quella donna fosse riuscita a commutare la sua pena e magari coronare la sua “primavera” con quello che era stato il suo maestro, la cosa le avrebbe fatto male. Malissimo.

Nonostante non ne avesse alcun diritto.

Però...però lui le aveva detto, non più di due giorni prima, che provava attrazione per lei.

E quando uno ti dice certe cose, non è normale pensare, almeno un pochino, che quella persona ti appartenga?

Si era crogiolata in questo pensiero, ma non aveva fatto i conti che quando aveva detto “desiderio puramente fisico” forse era davvero così per lui, qualcosa che alla fine non contava tanto nella sua vita, a cui non doveva dare tutto quel peso neppure lei.

Troppo film mentali. Ecco cosa si era fatta. Nel mondo degli adulti era normale, tutto questo.

Se a lui non importava -e presto, come le aveva assicurato, sarebbe passata no?, magari con l'aiuto di Kahyō!- allora anche lei avrebbe dimenticato l'intera faccenda. Si sarebbe concentrata solo su Sasuke, come aveva fatto a tredici anni quando si era presa quella ridicola cotta per il suo sensei subito smontata dopo averlo sentito a letto con un'altra.

Si, sarebbe andata così.

Basta non fare caso a quella voce così dannatamente sexy che ha quando dice certe cose licenziose come il voler fare l'amore con me...

“Yo, cosa vedono i miei occhi.” Il paravento che dava privacy al suo tavolo si spostò lentamente. “Sei troppo piccola per bere quella robaccia. Tutto merito dei pessimi vizietti di Tsunade, ne sono sicuro.”

...ecco, appunto.

 

 

 

 

 

 

Prima di tutto vorrei ringraziare le persone che hanno messo la storia tra le preferite e le seguite, per poi passare a rivolgermi direttamente a Mindy_ e Uchihas per le cose bellissime che avete detto, siete state di un incoraggiamento che non potete credere!

In secondo, volevo spiegare che la vicenda a cui faccio riferimento, ovvero dell'incidente in mongolfiera e del personaggio d Kahyō, è narrata nel libro Kakashi Hiden: fulmine in un cielo ghiacciato. La scena dello scherzo di Naruto e della corrispondenza epistolare tra Kakashi e la kunoichi del Paese della Nebbia sono riportate più o meno come nel libro, nonché l'ira funesta dell'Hatake che per “un'inspiegabile ragione” era parecchio furioso che si diffondessero certe vocine sulla sua vita sentimentalexD. Forse sono solo io che vedo Kakasaku ovunque *_*

Buona lettura. 

  
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