Ringrazio
anche solo chi legge.
Hedgehog Cafe
Kyoya
appoggiò la mano sul vetro del
grattacielo, guardando gli alti palazzi fuori. Socchiuse gli occhi, le
sue
iridi color viola tenue erano liquide. In lontananza, lì
dove un pallido sole
arancione stava tramontando, intravide la Tokyo Tower illuminarsi. Il
basso
vociare alle sue spalle gli arrivava come un brusio ovattato.
"È
da quando siamo arrivati che non
fai altro che mangiare" si lamentò. Si voltò
verso Takeshi davanti a lui,
quest'ultimo teneva con una mano un vasetto colmo d'aceto e con l'altra
il
cetriolo che vi aveva estratto.
"Su
Kyoya, sono buonissimi e mi
hanno anche regalato un buono!" ribattè Yamamoto con tono
gioviale. Si
mise in bocca altri due cetrioli e dalla tasca estrasse un volantino.
Kyoya
glielo tolse di mano.
"Lo
tengo io, tu lo stai rendendo
unto" disse secco.
Takeshi
mugugnò sporgendo le labbra,
ingoiò il cetriolo che aveva in mano e sorrise.
"Questo
vuol dire che mi
accompagnerai di nuovo?" chiese.
"È
un caffè, secondo il volantino.
Quindi non potrai mangiare al suo interno. Finisci ora le tue scorte di
cibo o
ti dovrò mordere a morte per aver infranto le regole" lo
minacciò Kyoya.
Aprì
la sua borsa a tracolla e ne
estrasse delle bacchette usa e getta, insieme a un porta-mangiare di
plastica.
Spacchettò le bacchette e le porse a Takeshi.
Nel
momento in cui l'altro giovane le
prese, tolse il coperchio al porta-mangiare.
Al
suo interno c'erano omelette e
involtini di alga con uova di salmone.
Takeshi
strinse le bacchette, aprendole
e chiudendole velocemente sopra il cibo.
"Sai
che non sei obbligato a far
rispettare il regolamento di Tokyo, vero?" domandò.
Roteò
velocemente le bacchette tra le
dita e si allontanò di qualche passo.
"Posso
mangiare dopo e vedere cosa
si sono inventati per questo caffè. Ne fanno sempre di
diversi, magari questo
piace anche a te!".
Kyoya
guardò il contenuto e strinse le
labbra, vedendo che ne mancava metà.
"Le
regole sono sempre
essenziali" sentenziò con tono glaciale.
Chiuse
il porta-mangiare, lo rimise
nella borsa e guardò il volantino, leggendolo.
Takeshi
si spostò dietro la schiena di
Kyoya, chiuse il barattolo colmo d'aceto e lo lasciò cadere
nella borsa di
Hibari. Si sporse oltre la sua spalla e guardò il volantino.
"Allora?
Per cos'è il buono?"
chiese.
"'Hedgehog
cafe'. Qui dice che si
trova nel seminterrato. Prendiamo l'ascensore, anche se credo che
dovremo lo
stesso prendere l'ultima rampa di scale" spiegò Kyoya.
Takeshi
fece un ampio sorriso, le sue
iridi castane brillarono, assumendo riflessi più tenui.
"Sembra
l'inizio di un GDR
horror!" esclamò.
Si
allontanò dalla finestra e si diresse
verso gli ascensori, Kyoya lo seguì. Teneva il capo chino e
la casacca nera che
indossava ondeggiava ad ogni suo movimento. Takeshi chiamò
il primo ascensore e
sentì l'altro raggiungerlo alle spalle. Ridacchiò
ed entrò nell'ascensore, dove
c'erano due giovani intenti a sostenere un amico ubriaco e uno spagnolo
di
mezza età appoggiato con la spalla accanto alla pulsantiera.
Takeshi selezionò
il piano terra e vide Kyoya affiancarglisi.
Kyoya
sbuffò, guardando il giovane
sorridergli e le sue gote si tinsero di riflessi rosati. L'ascensore
salì, fece
entrare due ragazzine delle medie, scese di un paio di piani e l'uomo
uscì.
Raggiunsero il piano terra e mentre Takeshi e Kyoya uscivano, al suo
interno
salì un uomo d'affari in giacca e cravatta.
"Infatti,
l'atrio sembra vuoto!
Andiamo? Sembra divertente!" riprese il discorso Takeshi.
Proseguì nel
salone chiuso da pareti a vetri, la luce rossastra del sole si
rifletteva nelle
sue iridi.
Kyoya
sbuffò sonoramente e lo seguì.
"Sei
fissato con i GDR"
ribatté secco.
Iniziarono
a scendere le scale per il
seminterrato, i gradini erano ricoperti di polvere e sulle pareti
candide c'era
qualche puntina di muffa.
Takeshi
ridacchiò incrociando le braccia
dietro il capo, guardando a destra e sinistra mentre scendeva.
"Veramente
di solito li evito per
non rischiare di saltare le partite di baseball, ma da quando
c'è Tsuna ne sto
facendo tantissimi! Lui e quel marmocchio ne inventano sempre di nuovi"
rispose.
Saltò
due gradini per essere più in
basso del maggiore e si voltò a guardare Kyoya, sorrise.
"E
poi anche tu stai giocando, no?".
"Io
non sto giocando. Mordo a morte
coloro che non rispettano le regole di Namimori. Presto
toccherà anche a quei
fastidiosi erbivori, più simili a insetti, che si fanno
chiamare 'la famiglia
Spaghetti'" ribatté Kyoya con tono atono. Raggiunse una
porta e la aprì,
entrando in uno stanzone con una serie di morbidi sedili di pelle. Una
bassa
luce risuonava.
"Benvenuti,
signori. Non vi
aspettavamo, è quasi ora di chiusura" disse una giovane,
avvicinandosi.
Indossava un lungo abito nero e sorrideva, i suoi capelli mori erano
legati da
dei nastri blu.
Takeshi
mugugnò, abbassò le braccia
lasciandole ricadere lungo i fianchi.
"Eeeh? Di già?"
protestò.
Guardò
Kyoya, storse le labbra.
<
Come ovvio aveva già in programma
di mordere a morte una Famiglia del GDR, volevo che almeno prima si
rilassasse
un po' > si disse.
Si
guardò intorno, tornò a guardare la
giovane del caffè e le sorrise solare.
"Possiamo
dare solo
un'occhiata?" chiese, gioviale.
"Certo.
Potete prendere pure gli
animali dalle loro gabbiette e metterli vicino al cibo, all'acqua o
tenerli in
mano.
Vi
raccomandiamo soltanto di non fargli
male, di non farli cadere e di starci molto attenti.
Il
bagno è alla vostra sinistra e lo troverete
molto grande.
Io
sarò nell'altra stanza, se avete
bisogno, chiamatemi pure" si congedò la giovane.
Kyoya
socchiuse gli occhi e si avvicinò
alle gabbiette di plastica, osservò i piccoli porcospini
alzarsi sue due
zampette, appoggiando le zampette superiori sulla plastica. I loro
nasini
tremavano e nei loro occhi si rifletteva la figura di Hibari.
Quest'ultimo
fece un sorriso gentile e
ne prese uno tra le mani.
"Ciao,
piccolo" disse
dolcemente.
"Certo.
Potete prendere pure gli
animali dalle loro gabbiette e metterli vicino al cibo, all'acqua o
tenerli in
mano.
Vi
raccomandiamo soltanto di non fargli
male, di non farli cadere e di starci molto attenti.
Il
bagno è alla vostra sinistra e lo
troverete molto grande.
Io
sarò nell'altra stanza, se avete
bisogno, chiamatemi pure" si congedò la giovane.
Kyoya
socchiuse gli occhi e si avvicinò
alle gabbiette di plastica, osservò i piccoli porcospini
alzarsi sue due
zampette, appoggiando le zampette superiori sulla plastica. I loro
nasini
tremavano e nei loro occhi si rifletteva la figura di Hibari.
Quest'ultimo
fece un sorriso gentile e
ne prese uno tra le mani.
"Ciao,
piccolo" disse
dolcemente.
Takeshi
guardò la cameriera
allontanarsi, si voltò e aggrottò la fronte
osservando Kyoya con un riccio tra
le mani. Si avvicinò lentamente, si fermò a
qualche passo e addolcì lo sguardo.
"Sei
proprio un fan dei ricci, eh,
Kyoya?".
“Mi
piacciono gli animali" gli
rispose atono Kyoya. L'animaletto mosse rapidamente la zampina rosea di
dietro,
alzò e abbassò il capino e ripeté
l'operazione con l'altra zampetta posteriore.
"Sta
facendo un po' di
esercizio" sussurrò Kyoya, sorridendo all'animaletto.
Takeshi
indicò con il dito verso un
tavolo.
"La
ragazza ha detto che possiamo
metterli vicino al cibo, quindi non è contro le regole se
gli fai sgranchire le
zampe sui tavoli" disse.
Sorrise
dolcemente osservando
l'animaletto sulle mani pallide di Kyoya, si umettò le
labbra.
"Io
forse dovrei lavarmi le mani,
prima di toccarlo, o rimarrà incollato nell'olio dei
cetrioli e tu mi morderai
a morte".
"Ti
conviene, Yamamoto Takeshi.
Queste creature sono delicate" gli ringhiò Kyoya. Il piccolo
porcospino si
sporse verso Takeshi e cercò d'infilarsi sotto la camicia
blu di quest'ultimo,
infilandosi nella fessura della stoffa tra due bottoni.
Takeshi
sgranò gli occhi e trattenne il
fiato sentendo il porcospino aggrapparsi con le zampine al suo petto,
portò le
mani a coppa sotto l'animaletto.
"Hibari..."
piagnucolò.
Il
porcospino cercò di camminargli sulla
pancia e con il musetto slacciò un paio di bottoni della
camicia di Takeshi,
lasciando intravedere il petto muscoloso.
Kyoya
gli allontanò delicatamente il
porcospino, che si appallottolò, rotolandogli nelle mani.
"Cerca
protezione ed è anche
curioso" spiegò Hibari.
Si
avvicinò a un tavolo e appoggiò il
porcospino in una cesta di vimini con della carta morbida sul fondo, si
accomodò in un sedile e afferrò un vetrino di
plastica. Al suo interno si
dimenavano dei vermi, aprì il vetrino e afferrò
una pinzetta metallica a
disposizione sul tavolo. Prese un vermino e lo portò
all'animaletto, che lo
prese tra le zampette e se lo mangiò avidamente, facendo
fremere il musino.
I
suoi occhietti neri brillavano e il
suo corpo tremava.
"Bisogna
stare attenti a non
farglielo scappare" spiegò Kyoya, mentre la piccola lingua
dell'animaletto
scattava.
Il
porcospino cercò di camminargli sulla
pancia e con il musetto slacciò un paio di bottoni della
camicia di Takeshi,
lasciando intravedere il petto muscoloso.
Kyoya
gli allontanò delicatamente il
porcospino, che si appallottolò, rotolandogli nelle mani.
"Cerca
protezione ed è anche
curioso" spiegò Hibari.
Si
avvicinò a un tavolo e appoggiò il
porcospino in una cesta di vimini con della carta morbida sul fondo, si
accomodò in un sedile e afferrò un vetrino di
plastica. Al suo interno si
dimenavano dei vermi, aprì il vetrino e afferrò
una pinzetta metallica a
disposizione sul tavolo. Prese un vermino e lo portò
all'animaletto, che lo
prese tra le zampette e se lo mangiò avidamente, facendo
fremere il musino.
I
suoi occhietti neri brillavano e il
suo corpo tremava.
"Bisogna
stare attenti a non
farglielo scappare" spiegò Kyoya, mentre la piccola lingua
dell'animaletto
scattava.
Takeshi
prese un respiro profondo, si
tolse la camicia e si massaggiò il petto ungendolo appena
con le dita.
"Piccolo
com'è, non lo avremmo più
trovato" ammise.
"Io
parlavo del verme. Se gli
sfugge, non riesce a mangiarlo" ribatté Kyoya.
Finì di dar da mangiare al
porcospino, questo si appallottolò e si
addormentò. Kyoya lo riprese tra le
mani e lo portò nuovamente dentro la sua gabbietta di
plastica.
Due
porcospini nella gabbietta vicina
erano a loro volta addormentati, un terzo gli camminò di
sopra e balzò,
atterrando vicino a una fontanella di ceramica. Bevve l'acqua e
infilò la
testolina dentro una piccola ciotola, sempre di ceramica, mangiando i
semini al
suo interno.
"Guarda
che veramente piccolo c'è
questo" ribatté Kyoya. Prese un minuscolo porcospino albino,
intento a
tenere con le zampe una pallina di formaggio, gustandosela pian piano.
Gli
aghi della creaturina erano
giallini.
Takeshi
dilatò gli occhi e la bocca,
allungò la mano verso il porcospino, la ritirò
prima di toccarlo e alzò il capo
con un sorriso.
"È
bellissimo! Ti somiglia un
sacco!" esclamò.
Sobbalzò,
si tappò la bocca e incassò il
capo tra le spalle.
<
Ops >.
Kyoya
inarcò un sopracciglio sottile.
"Roll
non ha questo aspetto. È'
viola, tanto per cominciare" ribatté atono.
Abbassò
il capo e osservò l'animaletto
finire la sua pallina di formaggio.
"Pungono
per proteggersi. Sono
delicati, affettuosi e giocherelloni, ma spesso spaventati".
Si
deterse le labbra con la lingua.
"E
amano dormire". Concluse.
Takeshi
ridacchiò, socchiuse un occhio e
allungò lentamente la mano verso Kyoya.
"Quindi
se sono delicato posso
accarezzarti?" domandò.
Lanciò
un'occhiata al porcospino, guardò
alle proprie spalle e sorrise.
<
Ormai che sto rischiando, tanto
vale farlo bene > pensò.
Kyoya
nascose il porcospino tra le mani
e se lo avvicinò al petto.
"Sì,
se vuoi, puoi
accarezzarli". Finse di non aver capito. Raggiunse la gabbietta
dell'animaletto albino e ve lo appoggiò all'interno.
Takeshi
si strofinò le mani sulla
camicia che teneva arrotolata, pulendole. Allungò il braccio
e lo poggiò sul
capo di Kyoya, gli passò le dita tra i capelli lisci
sentendoli morbidi.
Schiuse le labbra, si avvicinò lentamente.
Kyoya
s'irrigidì e le sue gote pallide
divennero di un rosa acceso.
Lentamente,
Takeshi scese a carezzargli
la guancia rosata con la punta delle dita. Deglutì,
fermandosi di fronte
l'altro ragazzo. Gli sfiorò le labbra con l'indice, con le
mani che tremavano
appena.
Kyoya
deglutì rumorosamente e socchiuse
gli occhi.
"Siamo
in un luogo pubblico"
gli ricordò. Si piegò in avanti, sporgendosi
sulle punte e gli sfiorò le labbra
con le proprie. "Non vorrei morderti a morte qui, spaventerei i
porcospini" soffiò.
Takeshi
annuì lentamente sentendo il
fiato mancare, lentamente gli prese il polso tra pollice ed indice, e
fece
qualche passo indietro.
"Neanche
io voglio spaventare il
piccolo porcospino" sussurrò.
Si
morse il labbro, lanciando
un'occhiata nella direzione dei bagni.
<
Vorrei baciarlo, ma non posso né
strattonarlo con me, né farlo qui. Si arrabbierebbe un
sacco, o peggio si
spaventerebbe > pensò.
Kyoya
gli appoggiò la fronte sulla
spalla.
"Vuoi
accompagnarmi a casa?"
gli propose con voce roca. "Al tempio nessuno ci disturberà".
Takeshi
si umettò le labbra, gli mise la
mano tra i capelli e sorrise appena.
"Sarà
un piacere, Principe di
Namimori" sussurrò.