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Autore: daniverse    18/06/2017    3 recensioni
⤿ { echo!centric ❀ established!oz/echo ❀ modern au }
La mano di Oz aveva lasciato la sua in quel momento, eppure Echo non si sentiva affatto abbandonata. Sfiorò con lo sguardo le iridi smeraldine del suo fidanzato, del suo migliore amico, nell’ordinare due cioccolate con panna e scivolò col pensiero sotto lo stipite della porta, in silenzio, verso una notte parigina densa di luci e ombre che convivevano in perfetta armonia.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Echo, Oz Vessalius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Al mio Leo,
in attesa del colpo di genio e una mazzata di feels.
E tu sai a chi mi riferisco.

Incanto d’una notte senza stelle

paris \’pa-rǝs\ n 1: a sentimental yearning for a reality that isn’t genuine; 2: an irrecoverable condition for fantasy that evokes nostalgia or day dreams.


La Tour Eiffel riluceva in migliaia di minuscoli lumini dorati contro la volta scura, gigantesca e maestosa ed elegante, attorniata dagli aloni fiochi degli Champs-Elysées poco distanti. Echo immaginò che la Senna in quel tratto dovesse persino risplendere: se bastavano semplici lampioni a proiettare scintille come frammenti di topazio sulle sue acque torbide, il paesaggio dipinto da quella stramba piramide di ferro doveva essere a dir poco magnifico.
 Ciò che veramente illuminava la notte bohème di Parigi, Echo lo sapeva bene, era lì di fianco a lei, a stringerle tranquillo la mano nel loro girovagare senza meta per i viottoli della capitale. La visione di Midnight in Paris – quella mattina, abbracciati sotto le coperte candide – doveva averlo coinvolto un po’ troppo; non che a Echo dispiacesse. Dopotutto Oz era una guida entusiasta e curiosa; quante cose, quante meraviglie avevano scoperto negli angoli più nascosti della città per merito suo! (Nonostante le comode ballerine blu calzate poco prima le dolevano ancora i piedi, ma l’orgoglio e la palese gioia di Oz nel farle da cicerone nella sua città natale le ripagavano ogni sofferenza).
 Con una leggera folata più fresca delle precedenti, Echo lasciò che il proprio nasino sprofondasse nel tessuto profumato della sciarpa dalle tinte azzurrine. Ne sollevò giusto un lembo, strofinandolo con delicatezza sulle guance e lo sguardo basso, rivolto al pavimento lastricato: il riverbero, il solo pensiero, della calorosa accoglienza che tutti a casa Vessalius le avevano riversato quel pomeriggio avvolgeva profondità che Echo non avrebbe mai sospettato poter rischiarare così. La cordialità sincera di mademoiselle Ada, il gran sorriso di monsieur Oscar... persino la severità materna della governante; per lei che aveva conosciuto solo rumore e gelo, una famiglia così appariva come un meraviglioso campo di girasoli. Persino Gilbert, ormai di casa, era parso trattarla con meno distacco del solito. Che si fosse arreso? La fiamma che bruciava cheta nelle iridi sfumate di topazio avrebbe avuto qualcosa da dire in merito, ma Echo ben sapeva come Amore fosse capace di incredibili misteri.
 «Oh!» esclamò in quel momento Oz, indicando con la mano libera – l’altra sempre stretta alla sua, quasi fossero cucite insieme – le finestre illuminate di un locale poco distante. Era molto tardi, almeno per gli standard di Echo, e trovare un bar ancora aperto a quell’ora sorprese non poco la ragazzina di provincia che sarebbe sempre stata; la verità era che ben ricordava le case buie e i profili grotteschi dei cipressi sparsi qua e là per quel posto dimenticato da Dio che definiva suo malgrado casa, i passetti veloci di lei e Noise e le orecchie tese, in ascolto, in attesa di nemmeno loro sapevano cosa.
 «Entriamo?»
 Era disarmante, il sorriso di Oz Vessalius, e così sincero – davvero, a volte pareva persino splendere – da poter illuminare un’intera stanza. Echo arrossì, annuendo e precedendolo mentre le teneva aperta la porta – come un gentiluomo d’altri tempi.
 Cielo, stava diventando così stucchevole e smielata... Ma la cosa non poteva essere poi tanto negativa; dopotutto, per la prima volta dopo molti, molti anni, Echo si era sentita leggera come una piuma.
 Sì, una piuma – dalle sfumature pallide, appena accennate, pronta a disperdersi in quell’aria di vetro. Così lieve che il passato quasi svaniva, e così i ricordi, e con loro gli incubi.
 Si sedettero al primo tavolino libero, commentando l’arredamento accogliente in pieno stile liberty e scrutandosi a vicenda da sopra i menù che un cameriere dall’aria fin troppo seriosa s’era affrettato a porgere dinanzi a loro: l’atmosfera era così rilassata, con le note di I Love Penny Sue a risuonare nell’aria stantia e i pasticcini dalle graziose tonalità pastello – pochi reduci, a onor del vero – esposti con cura sul bancone lì di fianco.
 La mano di Oz aveva lasciato la sua in quel momento, eppure Echo non si sentiva affatto abbandonata. Sfiorò con lo sguardo le iridi smeraldine del suo fidanzato, del suo migliore amico, nell’ordinare due cioccolate con panna e scivolò col pensiero sotto lo stipite della porta, in silenzio, verso una notte parigina densa di luci e ombre che convivevano in perfetta armonia. Pensò a Oz, a come i suoi capelli riflettessero l’oro delle spighe di grano nelle giornate più assolate, e giunse alla conclusione che no, non c’erano accostamenti astrali che potessero sminuirli così, loro ch’erano sì dannatamente falsi, reietti a modo loro, eppure così dolorosamente veri, così dolorosamente vivi. E felici, in quell’attimo di pace assoluta nella caotica Parigi.

post scriptum.
Salve, fandom di Pandora Hearts! Se vi dicessi che per questa storia mi sono ispirata alla nota canzone Paris dei Coldplay, che parla di tutt’altro, ci credereste? Ebbene sì, è così! A onor del vero è stata proprio quest’ultima a fornirmi qualche spunto per l’atmosfera, senza contare poi l’effettivo contributo di Midnight in Paris. Dovete sapere che è da qualche tempo che lavoro a questo brano, ma solo ultimamente – con la maturità che incombe e il nervosismo che si fa decisamente sentire – ho trovato la combinazione perfetta di tempo e ispirazione per concluderla. Che dire, la notte è davvero un’ottima consigliera... ma la verità è che questi due sono fin troppo teneri per abbandonarli così! Come scritto nell’introduzione, ci tengo inoltre a ringraziare witchakko per gli innumerevoli scleri e, soprattutto, per avermi iniziata a PH. Sai bene che devo ancora finire di leggerlo, Leo, e che d’ora in poi sarà tutta sofferenza nuda e cruda; grazie però, perché probabilmente se non fosse stato per te e qualche altra personcina quest’opera mi sarebbe rimasta indifferente. ♡
Detto ciò, mi metto subito al lavoro per la mia prossima storia in questa sezione. Siete avvisati! Non me ne andrò tanto facilmente, eheh.

aki

   
 
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