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Autore: vivienne_90    19/06/2017    3 recensioni
Akashi e Kuroko stanno insieme da diverso tempo quando quest'ultimo parte all'improvviso senza avvisare nessuno, costruendosi una nuova vita a Los Angeles.
Adesso, otto anni dopo, Kagami e Kuroko stanno tornando a Tōkyō, ognuno con le proprie preoccupazioni, chi l'aereo e chi una determinata persona, inizia tutto così...
Dal cap 5
"Il ritorno di Tetsuya metteva in discussione ogni cosa, ogni equilibrio che si era creato, si stava per rompere, perché guardare nei suoi occhi era come ammirarsi in uno specchio che non rifletteva mai l'immagine originale [...] Aveva sempre avvertito quelle piccole, grandi, differenze. Era come se una sottile parete trasparente li dividesse e Seijuurou, incurante, la buttava giù ogni volta, perché sapeva che al di là di essa avrebbe trovato Tetsuya, che lo avrebbe abbracciato, che lo avrebbe fatto sentire a casa."
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AkaKuro || AkaMayu || KagaKuro || MidoTaka || MuraHimu || AoKi || Past!AoMomo || Past!KagaHimu ||OOC!Mayuzumi || No!Bukushi/Oreshi || Future!AU
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chihiro Mayuzumi, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia.






 

Per la prima volta da quando avevano messo piede in quella città, finalmente era riuscito a godersi la quiete della notte, facendo bei sogni, rilassandosi. Forse era perché aveva dormito abbracciato al compagno, forse aveva bisogno semplicemente di lui per ritrovare la sicurezza che credeva ormai perduta.
La pace e la tranquillità del suo sonno vennero disturbate dalla suoneria di un cellulare, sfortunatamente il proprio; pigramente rispose scoprendo che si trattava di Mayuzumi, voleva semplicemente sapere se per quella sera fosse tutto confermato e terminò la chiamata dicendogli di non preoccuparsi, che sarebbe stata una cena informale.
Ecco, ora la pace interiore che aveva ritrovato se ne era andata, «Oh perfetto.».
Non si era dimenticato dell'invito sgradito – per via delle circostanze – , ma doveva ancora dirlo al compagno, pregando dentro di sé che Kagami non avesse messo in valigia solo vestiti informali o sportivi; conoscendo entrambi i soggetti con cui aveva a che fare, ovvero Akashi e Mayuzumi, sapeva bene che la parola ‘informale’ richiedeva comunque un certo standard di eleganza, anche se non eccessivo.
Ecco, di nuovo quella sensazione di oppressione all'altezza del petto. Troppe cose da fare, situazioni, sentimenti da affrontare e lui non voleva questo, voleva semplicemente fare il suo mestiere e andarsene. Kuroko sapeva che non avrebbe dovuto accettare la proposta di lavoro, ma razionalmente sarebbe stato da stupidi rifiutare, sia per una questione economica, che di notorietà; se voleva avere successo, aveva bisogno che i suoi gioielli venissero ammirati da più gente possibile e quale palcoscenico migliore di una sfilata? —
Con un piccolo sbuffo, si voltò per guardare il compagno che russava sonoramente accanto a lui, e non poté trattenersi dal sorridere, perché si stava preoccupando tanto? —
Kuroko sapeva benissimo che non avrebbe mai amato nessun altro come aveva amato – e amava ancora – Seijuurou, sarebbe stato impossibile, ma questo non significava che non amasse Kagami e che lui non meritasse tutto il suo rispetto e l'amore che poteva dargli.


«Kagami-kun, svegliati.», lo scrollò appena. Sì, come se una cosa del genere potesse funzionare.
Sospirando lo scrollò con più energia, «Kagami-kun.».
Niente — «Bene. Non mi lasci altra scelta.».
Determinato si mise su di lui tappandogli per qualche secondo le vie respiratorie, «Sorgi e brilla Kagami-kun, abbiamo tante cose da fare oggi.» — ottenendo il risultato sperato.

Il ragazzo dai capelli rosso scuro sobbalzò nel futon respirando con leggero affanno. Ancora confuso si guardò intorno, la prima cosa che vide fu il compagno su di sé con la sua tipica espressione angelica.
Oh... Ecco cosa era successo realmente, «Tetsuya! Smettila di cercare di soffocarmi nel sonno, soprattutto se il tuo intento è quello di svegliarmi!».
Tetsuya — «Non è colpa mia se è l'unico modo per svegliarti, Kagami-kun.».

Per un attimo si guardarono intensamente negli occhi, entrambi sapevano che era appena successo qualcosa.

Fin dal loro primo incontro – ovvero quando Kuroko si presentò nel loro ristorante di famiglia a Los Angeles – , Kagami aveva subito capito quanto quel ragazzo fosse nipponico fin dentro il midollo – forse proprio per questo aveva cercato un lavoretto per mantenersi nel loro ristorante giapponese – , e di quanta fatica avrebbe fatto per adeguarsi ad un'altra cultura; la cosa che lo sorprese più di tutte invece, fu che non tentò nemmeno minimamente di cambiare il suo modo di fare o di essere.

Per Kagami era diverso, lui aveva vissuto in Giappone fino all'età di tre anni, poi i suoi genitori avevano semplicemente deciso di cambiare vita e di trasferirsi.
Crescendo aveva trovato qualche difficoltà, in famiglia parlavano in giapponese, ma appena varcava la porta di casa tutto era in una lingua diversa.
Fortunatamente all'età di sei anni trovò un altro bambino più o meno nella sua stessa situazione, Himuro Tatsuya: il ragazzo che sarebbe stato il suo primo amore e lo stesso che, una volta finita la loro relazione, tornò a Tōkyō per costruirsi la propria vita.
Sì, per Kagami era diverso. Cresciuto a Los Angeles non aveva ricevuto la classica educazione giapponese – non per quanto riguardasse le relazioni interpersonali – , per questo per lui era facile chiamare le persone per nome anziché per cognome, era facile per lui cercare più contatto umano o essere semplicemente più sciolto e disinvolto.
Kuroko non era così e lo capiva, davvero lo capiva e lo rispettava, ma voleva di più dalla loro relazione. Dopo tre anni di incertezze, di mordersi la lingua quando sentiva che stava per chiamarlo per nome... —
Aveva promesso che lo avrebbe aspettato, però non era poi così pieno di buoni sentimenti da non voler ricevere niente in cambio, seppur un piccolo privilegio, una piccola garanzia che testimoniasse il fatto che la loro storia stesse andando per il verso giusto, ne aveva bisogno.


Pigramente si tirò su a sedere lasciando che il più piccolo restasse sulle sue gambe, «Sai ho parlato con Tatsuya, trova curioso che dopo tanto tempo continuiamo a chiamarci per cognome.».
«Allora visto che Himuro-san lo trova strano hai deciso che dobbiamo cambiare?», chiese confuso.
«No, ovvio che no. Vorrei semplicemente fare un piccolo passo in più e vorrei farlo con te.», sospirò guardandolo dolcemente, «Vuoi provare? — Il mio nome non è poi così difficile sai?», gli carezzò i capelli cercando di sistemarglieli un minimo, «Davvero, devo capire come fai a ridurti in questo stato mentre dormi, lotti forse con il cuscino?».

Ma Kuroko non lo stava più ascoltando.


«Akashi-kun, è pronto da mangiare, vieni.».

Per la golden week avevano deciso di passare un po' di tempo da soli a Kyōto, nella casa dove Seijuurou era nato e cresciuto fino a quando non si trasferì nella residenza di Tōkyō per frequentare le scuole medie e in seguito il liceo – .

«Sembra tutto delizioso Tetsuya, i miei complimenti.», sorrise accomodandosi elegantemente a tavola, notando poi qualcosa che gli fece storcere appena il naso.
«Qualcosa non va Akashi-kun?».
«No, assolutamente no Tetsuya.», era alga wakame quella che aveva visto? «È tutto perfetto.».
Facendo finta di niente Tetsuya iniziò a servirsi da mangiare, «Hai avuto notizie dagli altri?».
«Oh sì, ci raggiungeranno tra qualche giorno, se Daiki e Ryouta non alzano la media dei loro voti rischieremmo di giocarci il campionato, e non possiamo permettercelo.», d'altronde se non si applicavano per conto loro la cosa migliore da fare era creare un gruppo di studio, così non avrebbero avuto scusanti.
«Mi sembra giusto... », senza farsi notare le iridi azzurre iniziarono ad osservare le mani del fidanzato con attenzione, «Akashi-kun che stai facendo? Perché mangi solo il tofu?».
Ah, beccato «Non sono un amante dell'alga wakame immagino.».
No, non ne era un amante, per niente, davvero per niente. L'unica cosa che non riusciva a mandare giù erano proprio le alghe, in particolar modo la wakame.
«Ti fa bene, mangiala Akashi-kun.», insistette l'altro corrucciando appena lo sguardo.
«Tetsuya sei un ottimo cuoco, solo ».

ottimo’, veramente nella media... leggermente al di sotto, va bene Tetsuya non era il genio della cucina, eppure avrebbe mangiato qualsiasi cosa gli avrebbe preparato, tutto tranne l'alga wakame.

«Seijuurou mangia. Vedrai che è buono.».

Non ci fu tempo per Tetsuya di realizzare che lo avesse realmente chiamato per nome per la prima volta, anche perché sarebbe stato troppo imbarazzante «E poi non si deve sprecare il cibo.», anche se poteva sentire su di sé lo sguardo compiaciuto dell'altro, e questo non aiutava a sentirsi meno in imbarazzo.

«Oh... Mi chiedevo quando sarebbe arrivato questo momento. Possiamo dire che ho dovuto aspettare solo un anno e qualche mese. Direi che ne è valsa la pena, addirittura senza onorifico.».
«Non so proprio di cosa tu stia parlando Akashi-kun.».
«Io invece dico di sì Tetsuya, mi piace come hai detto il mio nome sai?».
«Non l'ho detto.».
«Invece sì che lo hai detto, chiaro e tondo.», sogghignò appena incrociando le braccia al petto continuando a guardarlo, «‘Seijuurou’, è proprio come una musica pronunciato da te.».
Resistette al desiderio di scavare una fossa per poi seppellircisi dentro, decidendo al contrario di guardarlo dritto negli occhi, «Mangia e inizierò a chiamarti più spesso per nome.».
«Touché Tetsuya.», ammise senza smettere di sfoggiare il ghigno, con aria decisamente soddisfatta.

E quella fu la prima volta che Akashi Seijuurou cedette ad un ricatto e mangiò ogni ingrediente che aveva nel piatto.



«Oi Tetsuya, ti senti bene?».

Non aveva mai chiamato nessuno con il proprio nome, Seijuurou era sempre stato l'unico.
Ricordava ancora le farfalle nello stomaco di quella volta e di quelle a seguire, finché non divenne naturale per lui chiamarlo in quel modo. Certo c'erano volte in cui tornava al vecchio e sano ‘Akashi-kun’, comunque accadeva solo quando bisticciavano per cose estremamente futili, per fargli un dispetto.
Nella sua vita Kuroko non aveva mai pensato che, un giorno, sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe chiamato qualcun altro per nome, ma era giusto no? — Andare avanti doveva essere per forza giusto.

«Io non lotto con nessun cuscino Taiga-kun, i miei capelli sono semplicemente così.».

No, non era la stessa cosa, comunque vedere l'espressione radiosa sul volto del compagno rendeva felice anche lui.

«Ora alzati e preparati, abbiamo molte cose da fare.», dopo aver posato un casto bacio sulle sue labbra, Kuroko si alzò andando ad aprire l'armadio; freneticamente iniziò a controllare cosa avesse portato con sé, ovviamente nessun vestito adatto per la cena di quella sera.
«Cosa dovremmo fare esattamente?», borbottò Kagami sbadigliando ancora assonnato.
«Shopping.», richiuse le ante del guardaroba ormai arreso all'evidenza, notando lo sguardo dell'altro sempre più confuso — «Immagino che debba spiegarti qualche cosa Taiga-kun.».

*


«Tetsuya non posso accettare che paghi questi vestiti per me! È troppo!».
«Però ti stanno bene.».
«È comunque troppo okay?!».

Lo ignorò dando poi la carta di credito al commesso dell'elegante boutique.
Per la cena aveva pensato che Kagami sarebbe stato perfetto con un paio di pantaloni, una bella camicia e una giacca. Tutto molto sobrio, seppur elegante, non troppo, quanto bastava.

«Vorrà dire che non ti farò nessun regalo per il compleanno.».
«E nemmeno a Natale! Ci siamo intesi?», lo minacciò puntandogli il dito contro.

Kuroko non gli aveva spiegato molto, se non che erano stati invitati ad una cena informale a casa del suo amico Mayuzumi. La domanda che sorgette spontanea nella testa di Kagami fu per l'esattezza: ‘E se fosse stata formale, cosa avrei dovuto indossare?’ .

«Intesi, Taiga-kun.», sorrise guardandolo, «Ora vai a cambiarti che abbiamo altri giri da fare.».

Altri giri? E dove lo voleva portare adesso? — Beh Kagami lo scoprì presto.

Una volta usciti dalla boutique attraversarono un numero indefinito di distretti, arrivando finalmente alla meta che l'azzurro si era prefissato, un'enoteca.
Ovviamente non era una semplice enoteca, il vino più economico per Kagami sembrava avere un prezzo decisamente esagerato.
Discretamente si abbassò all'altezza del compagno in modo da potergli bisbigliare all'orecchio, «Ehi, sei sicuro di voler comprare qui il vino? — Lo trovo un po' esagerato, non credi anche tu?».
Kuroko accennò un sorriso annuendo, senza smettere di guardare le etichette, «Lo trovo esagerato, non mi piace spendere così tanto per del vino, però è quel tipo di cena che richiede qualche costo extra.».

Qualche costo extra? — Quello non era ‘un costo extra’, quasi uno stipendio piuttosto.


«Andiamo a vedere altre enotechea allora, se proprio non troviamo niente torniamo qui, che ne dici?», per la fretta di uscire da quel posto per poco Kagami non urtò uno scaffale. Il solo pensiero di poter rompere accidentalmente anche una sola bottiglia lo fece impallidire.
«Taiga-kun, perché non vai ad aspettarmi fuori mentre scelgo cosa prendere?».
Ancora con la paura negli occhi per il danno che avrebbe potuto fare alle sue finanze, Kagami annuì convinto, «Sì, ti aspetto fuori allora.».

Le iridi colo cielo seguirono i movimenti del goffo compagno assicurandosi che non facesse nessun danno, rilassandosi poi quando lo vide uscire sano e salvo.
Odiava tremendamente spendere tanti soldi per del semplice vino, solo conosceva i gusti pregiati dell'ex fidanzato e Mayuzumi non faceva differenza, non poteva presentarsi con un prodotto ‘scadente’, lo sapeva fin troppo bene.
Concentrato ricominciò ad osservare le bottiglie. Kuroko era talmente assorto da non sentire nemmeno il campanello che tintinnava ogni volta che la porta veniva aperta, segnalando così l'arrivo di un nuovo ospite.
Ad un certo punto gli sembrò di perdere la cognizione del tempo, ma finalmente aveva deciso cosa acquistare; allungò la mano pronto a prendere con delicatezza la sua prima scelta, e la ritrasse repentinamente quando sentì il rumore di una bottiglia andare in frantumi. Si voltò di scatto per assicurarsi che non fosse stato lui a fare il danno – e a doverlo pagare di conseguenza – , eppure l'unica cosa che vide furono due occhi color nocciola. Li conosceva bene, di solito erano caldi, accoglienti e pieni di vitalità, in quel momento, al contrario, erano semplicemente increduli.

«Kurokocchi... Sei davvero tu?».

Annuì non sapendo bene come regolarsi, sapeva di essersi comportato male con i suoi amici, sapeva che non avrebbero capito, semplicemente Kuroko non aveva avuto altra scelta.

«Fai sempre danni Kise-kun.».

Fu un attimo. In un secondo si ritrovò il biondo addosso e intrappolato in una morsa che lo avrebbe stritolato se non avesse allentato la presa, «Kise-kun, non respiro».
«Kurokocchi credevo fossi morto.», singhiozzò appena tra le lacrime non riuscendo a trattenere l'emozione di rivederlo.
«Lo sarò presto se non mi lasci andare... ».
«Oh... Sì scusa... è solo che non ti vedo da così tanto tempo.», frettolosamente si asciugò le lacrime sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori, «Non ci posso credere che tu sia tornato. Perché sei andato via? Perché non ci hai detto niente? — Eravamo tutti così preoccupati e Akashicchi era davvero... Akashicchi! Gli hai detto che sei tornato?».
«Non sono tornato per restare Kise-kun e Akashi-kun sa che sono qui al momento, anche se non avrebbe dovuto saperlo, nessuno di voi avrebbe dovuto saperlo.».
Con rammarico Kuroko osservò tutta la felicità dell'amico sparire come era arrivata. Non voleva ferirli, non avrebbe voluto ferire nessuno di loro, solo che non c'era altro modo.
«Ne Kurokocchi, io non so perché te ne sia andato, però so che avresti potuto fidarti di noi. Non avremmo detto niente lo sai, se il problema era Akashicchi non avremmo aperto bocca.».
«Kise-kun — ».
«Sì, va bene non avremmo aperto bocca di nostra spontanea volontà, ma lo sai quanto può far paura alle volte! Akashicchi intendo ~ ».
Sentendo quelle parole non poté far a meno di permettere ad un piccolo sorriso di farsi strada sul suo volto, «Kise-kun, sono andato via perché dovevo e finito quello che devo fare qui andrò via di nuovo. Non è colpa di nessuno, tanto meno vostra.».
«Ma — ».
«Salutami Aomine-kun, ora vivete insieme giusto?», facendo attenzione prese le bottiglie di vino che aveva scelto, non restava che pagare e andarsene da lì.
«No, se vuoi che lo saluti dovrai farlo tu.».
«Kise-kun.».
«Non ti sto chiedendo di restare Kurokocchi, ti sto chiedendo di fare una piccola festa tra di noi, come ai vecchi tempi, ricordi? — Ti sto chiedendo solamente di salutarci, cosa che avresti dovuto fare otto anni fa prima di sparire nel nulla. Non mi sembra così irragionevole no?».
«Kise-kun non posso lasciare il mio compagno da solo.».
«Sopravviverà per una notte sai? — Avanti dammi il tuo numero ~ ».

Come mai avevano tutti il potere di incastrarlo in qualche modo? Erano troppo furbi loro o semplicemente era troppo ingenuo lui? — Riconoscendo la sconfitta gli diede il proprio bigliettino da visita accettando a sua volta quello dell'amico.

«Ora devo andare, spero che la bottiglia di vino che hai fatto cadere costi quanto il tuo stipendio da pilota Kise-kun.».
«Kurokocchi sei cattivo ~ ».

Davvero? A ventisette anni ancora frignava come un bambino di sei? — Beh infondo era di Kise che si stava parlando.
Kuroko pagò le sue bottiglie e raggiunse il compagno che lo stava aspettando fuori dall'edificio, non prima di aver salutato l'amico un gesto della mano.

 

*


Kuroko si era preparato nel migliore dei modi per quella cena: si era assicurato che Kagami fosse ben vestito, aveva comprato un'importante bottiglia di vino rosso e una di vino bianco – in modo da poter affrontare sia una cena a base di carne o a base di pesce – ; aveva preso le necessarie precauzioni, eppure ancora non aveva fatto la cosa più importante, ovvero dire al ragazzo seduto accanto a lui, che quella sera avrebbe conosciuto il suo ex fidanzato.

Sapeva che avrebbe dovuto dirgli di Akashi, non lo aveva fatto e non per paura, semplicemente Kuroko non voleva trascinare Kagami nel suo passato.
Gli piaceva la visione che aveva di lui: un ragazzo semplice, che si era trasferito per frequentare un corso per diventare un designer di gioielli e che per mantenersi si era trovato un lavoro part time come cameriere in un ristorante; invece da quando era tornato in Giappone tutta quella semplicità stava andando in frantumi man mano che Kagami veniva a conoscenza della verità.
Kuroko non era un ragazzo semplice, non era andato a Los Angeles per studiare, bensì per scappare da una verità scomoda; non aveva cercato quel lavoro per potersi mantenere, ma solo per tenere occupata la mente, anche perché grazie all'eredità lasciatagli dai genitori molto probabilmente avrebbe potuto non lavorare per il resto della sua vita.
Sì, tutta la semplicità apparente che aveva creato, a cui Kuroko stesso aveva iniziato a credere, stava cadendo a pezzi davanti ai suoi occhi e sembrava che non ci fosse modo di poter fermare la concatenazione di eventi su cui non aveva il minimo controllo.

«Tetsuya, ripensandoci non mi hai detto chi c'è stasera a cena, saremo in tanti?».
«No, solo Mayuzumi-kun e il suo compagno.».
«E non ha un nome?».
«Certo che ce l'ha, si chiama Akashi Seijuurou.».

L'unica cosa che poteva fare Kuroko, era osservare dai finestrini di un taxi le vivaci luci della città e accettare la consapevolezza che sarebbe stato il peggior sabato sera della sua vita.

«Signori, siamo arrivati.».

Quello che non sapeva però era che il suo compagno conosceva anche troppo bene quel nome. Nonostante fosse bravo ad osservare le persone, Kuroko non si era reso conto di quanto l'espressione di Kagami fosse cambiata, si fosse tesa.

«Grazie.».

Kuroko si limitò semplicemente a scendere dal taxi aspettando che l'altro pagasse, preparandosi mentalmente per la cena infernale.









 

Angolino dell'autrice, si fa per dire u.u


Eccoci alla fine dell'ottavo capitolo. Abbiamo un risveglio KagaKuro molto importante per Kuroko, Kagami lo chiama per la prima volta per nome e Kuroko ricorda la volta in cui fu lui a chiare per nome Seijuurou (sì, è vero che ad Akashi non piacciono le alghe, specialmente la wakame – parola di Fujimaki xD – ).
Questo capitolo mi piace perché si vede un Kuroko diverso, più sofisticato, che sa cosa deve comprare per fare una bella figura, e che compra addirittura dei vestiti firmati a Kagami; mi piace anche perché mette in evidenza le differenze che ci sono tra Kagami e Kuroko: Kagami è semplice di natura, Kuroko al contrario si “costringe” ad esserlo.
Ma per quanto provi a scappare il passato alla fine ti raggiunge EEEEEEEE ARRIVA KI-CHAN! Esuberante ed esagerato come sempre, Kise trova un attimo di serietà dicendo all'amico che se vuole salutare Aomine dovrà farlo di persona e riesce a farsi dare il numero chiedendogli di organizzare una festicciola :v chissà se ci riuscirà ~

La famosa cena informale sta per avere inizio! Kagami è teso e Kuroko vorrebbe essere ovunque meno che lì, ne vedremo delle belle immagino ~

Spero che i personaggi siano IC come sempre, chiedo scusa per eventuali errori di battitura. Leggete e lasciate una recensione se vi va in modo da poterci confrontare sulla fic, adoro le vostre teorie <3


Ci vediamo mercoledì con il prossimo capitolo, se vi va ~

Ja ne ^_^

  
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