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Autore: DarkYuna    19/06/2017    0 recensioni
"Trovate l’Argus Apocraphex.".
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.
*Se dunque il tuo occhio è singolo,
tutto il tuo corpo sarà illuminato*
 
 
 
 
   
 
 
                    
             
 
Il sentiero in salita a ridosso della grande Triad di pietra conduceva ad un lungo corridoio bianco che era stato praticamente inesistente, almeno fino a quando non ci eravamo messi a camminare sul lembo di strada erbosa. Le luci al neon illustravano l’androne latteo.
 
 
<< Sarebbe magnifico se, alla fine, ci fosse l’uscita. >>, commentò amaramente, mantenendo il mio passo, allerta a movimenti sospetti.
Sarebbe stato magnifico, sì, peccato che dovessimo ancora superare altre due prove e poi, Dio solo sapeva cos’altro. Non sarebbe stato semplice toglierci dagli impacci, il Limbus era come miele che si attaccava alle mani, solo meno dolce.  
 
 
D’un tratto il corridoio si riempii di porte chiuse e, alle nostre spalle, lì da dove eravamo giunti, una porta sbatté d’improvviso: eravamo in trappola.
 
 
<< Se gli Obscurum ci trovano adesso, è la fine. >>, commentò Shannon preoccupato. Scrutava il corridoio in cerca di una via d’uscita, che non esisteva.
 
 
Sfilai la chiave dal collo, se non serviva ad aprire una porta, allora a cos’altro poteva servire?
<< Cerchiamo di proseguire. >>, dissi fiduciosa, mostrandogli una probabile soluzione ad uno dei tanti problemi che ci rincorrevano. Una per una, tentai di infilare la chiave nella toppa, fallii per le prime cinque e, a parte la porta da dove eravamo venuti, l’ultima che restava era quella in fondo al corridoio.
Se questa era la seconda prova, allora non sarebbe stato così facile come supponevo. Introdussi la chiave che, finalmente, entrò, la serratura scattò e Shannon trasse un profondo respiro di sollievo. Non capivo se ero più io che infondevo coraggio a lui o viceversa.
 
 
Spinsi la porta, ora pesantissima, e subitamente le luci al neon si spensero una dopo l’altra, come un corto circuito, lasciandoci al buio più tetro. Poi la luce, dopo la soglia.
Gli occhi ci impiegarono qualche secondo di troppo ad abituarsi al giorno. Era giorno! Finalmente il giorno era sorto, ero scioccata, incredula e da una parte felice: doveva essere a forza un buon segno.
A questo punto mi domandai se eravamo ancora nel Limbus o se qualcosa era mutato, grazie alla prima prova superata.
La vista si abituò ad un sole pallido dietro una coltre spessa di nuvole, i raggi slavati rischiararono un luogo imponente e d’effetto che non avevo mai visto in vita mia e restai sbalordita dalla visuale d’insieme.
 
 
<< Io so dove siamo. >>, palesò Shannon criptico, ad un certo punto. << Nella Città Proibita, in Cina. >>.
 
 
Inarcai un sopracciglio, dovetti impiegare tutte le mie forze per uscire dallo stato di shock.
<< Sei già stato qui? >>.
 
 
Non rispose subito, ci pensò su più e più volte, fallendo.
<< Non ne sono certo… è possibile. >>. Scrutò meglio l’orizzonte e, ai piedi della scalinata bianca che conduceva ad una sontuosa architettura tradizionale cinese, vi era seduto qualcuno. Da lontano poco si riusciva a distinguere chi fosse o cosa fosse.
 
 
<< Credo che sia la seconda prova. >>, commentai con un tono tutt’altro che felice. Ci incamminammo sul percorso principale, all’interno della silenziosa Città Proibita, fino a trovarci al cospetto di un essere dal viso coperto da una maschera completamente bianca e, con in dosso, un mantello nero, con tanto di cappuccio. Occhi come il ghiaccio si potevano scorgere.
Teneva i gomiti puntellati su un tavolino, il viso abbandonato su mani avvolte da guanti lattei; sopra ad essa c’era una scacchiera, adibita per una nuova partita.
 
 
<< Non volevo crederci. >>, esordì appagato. << E invece è vero. In due ad affrontare le Prove della Resurrezione… non c’è altra spiegazione. >>, concluse certo, parlando alla fine più con se stesso che con noi.
 
 
<< Su cosa, non c’è altra spiegazione? >>, domandai, sperando di poter ottenere una nuova informazione su cui lavorare. Per ora militavamo in un mare di nozioni che non ci stavano portando da nessuna parte.
 
 
<< Nel momento in cui siete giunti nel Limbus, eravate insieme, non c’è altra spiegazione, mi pare ovvio! >>.
Era ovvio per tutti, tranne che per noi.
 
 
<< Spiegati meglio. >>, lo sollecitò Shannon. Non si allontanava mai troppo da me, era pronto a difendermi, se ce ne fosse stato bisogno.
 
 
<< Deve essere successo qualcosa nella vostra dimensione. Eravate insieme in Mortalis, nell’esatto momento in cui avete varcato le soglie del Limbus. >>.
 
 
<< È per questo che ci siamo ritrovati insieme qui? >>, continuò Shannon.
 
 
<< Ovvio. >>, sentenziò l’essere mascherato.
In quale modo si poteva varcare una dimensione parallela? Non con il corpo fisico, forse si trattava dell’anima o cos’altro? Nella libreria di Ptah, il custode del cancello, avevo letto qualcosa a riguardo e poi lui aveva detto:
 
Voi avete usato l’unico occhio che bisognerebbe usare e che negli umani è cieco. Non è facile vedere con gli occhi della fantasia, quando non hai fatto altro che usare gli occhi solo per vedere.”.
 
La mente iniziò a ricollegare ad una velocità pazzesca ogni tassello dell’intricato puzzle, più vicina che mai alla soluzione, quando l’essere mascherato, mi indicò.
<< Tu ci sei quasi. >>, svelò, mostrando la capacità di leggermi nella mente. << Ti sarà tutto molto più facile, una volta che avrai capito. Usa ciò che ti ha permesso di arrivare fino a qui, usalo, adesso che l’hai aperto! >>.
 
 
E il velo si squarciò.
 
 
Argos Panoptes morì non perché non si accorse del travestimento di Ermes ma, perché, usò i suoi cento occhi per guardare solo le cose materiali, non possedeva occhi non fisici per vedere al di là di ciò che è tangibile. L’unico occhio che avrebbe potuto usare per accorgersi dell’inganno, era chiuso.
Era questo che cercava di dirci Ptah, lui era il Custode del Cancello, colui che avrebbe mostrato la strada, ma spettava noi varcare la soglia. Non ero riuscita a decifrare le scritte del Libro delle Parole Sacre, perché stavo usando solamente gli occhi fisici.
L’Argus Apocraphex: l’occhio nascosto.
C’ero quasi arrivata all’inizio, l’Argus Apocraphex ero io, era in me, mentre l’Argus Apocraphex di Shannon era lui, era in lui. Per questo eravamo arrivati insieme, ma ce ne saremmo andati divisi.
Dio mio! C’ero arrivata, finalmente.
L’occhio nascosto, secondo uno dei tanti libri letti nel Partenone, non era altro che il terzo occhio, l’occhio usato per vedere al di là di cosa era corporeo, l’occhio della fantasia, che donava grandi poteri, capace di far viaggiare in dimensioni paralleli.
 
“Ciò che posso dirvi è che parte di voi si trova nel Limbus”.
 
Basandomi su ciò che l’essere mascherato aveva detto, una parte di noi si trovava nel Limbus, mentre l’altra era ancora su Mortalis. La parte corporea di noi era in un luogo corporeo, che si poteva vedere con gli occhi corporei, mentre il nostro terzo occhio era qui, la nostra mente era qui, la nostra parte incorporea si trovava in un’altra dimensione. 
In che modo corpo e mente si erano scollegati?
E perché, l’essere mascherato aveva detto che eravamo insieme, quando la nostra mente si era scollegata dal corpo, per raggiungere il Limbus? Ero più vicina che mai alla soluzione, poi ricordai il sogno dove mi risvegliavo in ospedale e vedevo mia madre.
E capii.
Con sommo orrore e tremenda consapevolezza di essere giunta alla realtà finale, capii.
 
 
<< Questo non è un sogno, vero? >>, chiesi con voce tremante. Era molto peggio di quanto ponderassi.  
 
 
L’essere piegò la testa di lato, fu come se la maschera sorridesse, ma non fu così.
<< Un sogno è una realtà più vera, della realtà stessa. Lì l’Argus Apocraphex funziona senza interferenza, nel buio della notte, la luce si accende. >>.
Aveva detto che io e Shannon eravamo insieme quando avevamo attraversato la soglia del Limbus, di nuovo rammentai del sogno e di quando, in un flash, avevo scorto il volto di Shannon sfigurato, attribuendolo ad una svista dettata dalla stanchezza.
 
 
<< Cosa è stato, un incidente? >>, ipotizzai. Dovevo arrivare da sola alle risposte, per poi avere una conferma, non c’era altra via d’uscita. 
 
 
<< Cosa, è stato un incidente? >>, replicò Shannon sconcertato.
 
 
<< Ciò che ci ha condotti qui. >>.
 
 
<< Io ero lì. >>, confermò l’essere mascherato. << Voi dovevate morire, ero lì per questo, invece il tuo terzo occhio si è aperto d’improvviso ed ha protetto anche la mente del tuo amico, strappandolo dalle mie mani. Mai vista una cosa del genere prima d’ora, sono secoli che non vedo più un potere così grande. Non credevo che sarei stato di nuovo testimone di un evento simile. >>. Mi indicò nuovamente. Il mio terzo occhio si era aperto un momento prima della fine, ed aveva impedito a me e a Shannon di morire. Per questo lui non riusciva a risolvere l’intricata matassa, perché, in realtà lui non era pronto ad aprire il terzo occhio, io l’avevo fatto forzatamente per lui. Sarebbe dovuto solo morire, non salvarsi.
 
 
<< Ma tu chi sei? >>, strepitò Shannon esasperato da tanto mistero.
 
 
<< Non ci siete ancora arrivati? >>, replicò con tono di scherno.
 
 
<< La Morte. >>, annunciai tetra io. << Era lì, perché noi saremmo dovuti morire. Che significa allora? Se il Limbus è reale, ma non è un sogno, allora cos’è tutto questo? >>.
 
 
<< La tua mente si è scollegata dal corpo… >>, ribadì ciò che avevo pensato, guidandomi nuovamente alla verità.
 
 
Boccheggiai incredula, non poteva essere davvero...
<< Questo è… siamo in coma? >>.
 
 
Annuì compiaciuto.
<< Ovviamente. >>. Doveva amare parecchio quella parola, visto che l’aveva ripetuta un miliardo di volte. << Non esistono leggi fisiche o pagliacciate che usate su Mortalis. Qui il terzo occhio domina, tutto ciò che ha a che fare con l’inconscio, qui è legge. Le vostre regole qui non funzionano e viceversa. >>.    
 
 
<< Hai detto che hai già assistito ad un evento simile, quando? >>, interrogò Shannon, adesso che avevamo trovato qualcuno che voleva risponderci, bisognava cogliere la palla al balzo.
 
 
L’essere mascherato scosse le spalle.
<< Gesù, Ecate, Shiva, Horus, Zeus… tutti gli Dei venerati sulla vostra stolta dimensione, non sono altro che essere umani che hanno aperto totalmente l’occhio. Nient’altro che umani. Gli Dei non esistono, così come le vostre religioni sono improntate sul dominio del terzo occhio. Solo regole per tenervi avvinti. >>.
E chi poteva dettare regole sulla terra, se non il governo e la religione stessa?
 
 
<< Questo significa che ci sono altre persone che sono riuscite ad aprire l’occhio e… >>, ripresi a congetturare, quando la Morte mi interruppe per completare la frase. 
 
 
<< Ci tengono a tenere chiuso quello della popolazione? Sì. È qualcosa che va al di là di ogni immaginazione, ha radice impiantate nella vostra storia ed è interesse delle grande potenze che dominano Mortalis, lasciare la popolazione nell’ignoranza. Anzi, fanno di tutto per avvelenare il vostro terzo occhio: sostanze chimiche nell’aria, nell’acqua, nel cibo e nelle vostre tecnologie moderne. Quando vi risveglierete, perché sarà così, non fidatevi di nessuno a parte l’uno dell’altra. >>.
 
 
Scambiai un’occhiata complice con Shannon, se mi ero fidata di lui qui, avrei fatto ugualmente al ritorno.
<< Perché ci stai aiutando? >>. Fino ad ora né Ptah, né Amaterasu ci avevano dato così tante spiegazioni.
 
 
<< Perché io non appartengo a questa dimensione o a nessuna dimensione esistente, ma posso spostarmi attraverso loro. Ho regole tutte mie, che non sono come quelle che muovono Mortalis o il Limbus. Posso saziare la vostra sete di curiosità, senza intaccare il vostro percorso però, altrimenti resterete rilegati in questi luoghi per l’eternità. Comunque sia, dovete ancora trovare voi stessi, prima di sperare di andarvene di qui. >>.
 
 
<< In che senso? >>, lo incalzai.
 
 
<< Siete giunti alla prima parte della verità, ma ancora non vi ricordate chi siete, da dove venite e il vostro passato. Solo a quel punto, potrete andarvene. >>.  
 
 
<< È la seconda prova? >>, congetturò Shannon, indicando la scacchiera.
 
 
<< Vedo che anche tu inizi ad usare il dono che ti ha gentilmente concesso la tua accompagnatrice. >>, si deliziò la Morte. << Come per Amaterasu, anche io dovrò cambiare le tematiche della seconda prova. Per i visitatori prima di voi, il premio in palio era la loro stessa vita, in caso di vittoria, potevano proseguire il viaggio. Ma qui, siete in due? Sarà più avvincente se giocherete una partita a scacchi con la Morte, per salvare la vita dell’altro. >>.
 
 
Doveva essere una caratteristica comune, essere sfacciatamente sadici nel rielaborare le prove ed adattarle a noi.
Scossi la testa, atterrita.
<< Io non so come si gioca. >>, sbottai, sicura di non aver mai giocato a scacchi prima d’ora.
 
 
<< Non è difficile. >>, riprese la Morte, con tono di scherno. << Tu vinci, il tuo accompagnatore vive. Tu perdi, lui muore. Stesso principio vale per lui. Lui vince, tu vivi, lui perde, tu muori. >>.
 
 
Shannon mi afferrò per le spalle, cercando di infondere un coraggio che stavolta non avevo.
<< Non è difficile. >>.
 
 
<< Sai come si gioca? >>. Non temevo per la mia vita, ma per la sua.
 
 
<< I-io credo di sì. Credo di averlo già fatto. Per prima cosa mantieni la calma, devi restare concentrata, sei stata bravissima fino ad ora e continuerai ad esserlo. Mi fido di te. >>.
 
 
<< Spiegami un corso accelerato. >>, tagliai corto. Se mi fermavo a pensare la posta in palio, era la fine.
 
 
<< I pezzi degli scacchi sono 16 di un colore -generalmente bianco- e 16 di colore contrario -generalmente nero-. Per ciascuno dei due colori si distinguono un Re, una Regina, due Torri, due Cavalli, due Alfieri e otto pedoni. Puoi spostarti di una sola casella per volta in una qualsiasi delle otto direzioni consentite sulla scacchiera per andare ad occupare una casella libera o occupata da un pezzo avversario sostituendosi ad esso. Non può occupare caselle libere che sono immediatamente adiacenti al Re avversario, né caselle che sono sotto il dominio di pezzi avversari. >>.
 
 
Le orecchie presero a fischiare e nonostante quanto intelligente fossi, il cervello si estraniò dalla situazione, rifiutandosi di ascoltare altre nozioni sul gioco degli scacchi, ma soffermandosi su una frase pronunciata da Shannon.
 
I pezzi degli scacchi sono 16 di un colore -generalmente bianco- e 16 di colore contrario -generalmente nero-. Per ciascuno dei due colori si distinguono un Re, una Regina, due Torri, due Cavalli, due Alfieri e otto pedoni.”.
 
Ad essa si aggiunsero le parole della Morte.
 
Siete giunti alla prima parte della verità, ma ancora non vi ricordate chi siete, da dove venite e il vostro passato. Solo a quel punto, potrete andarvene.” .
 
Se, come per Amaterasu, la prova non era quella che appariva ad un primo sguardo, forse anche qui era diverso, forse la soluzione non era veramente giocare a scacchi, ma comunicare un messaggio nascosto, che avrebbe portato all’avanzamento del percorso. Niente era come appariva e continuava a non esserlo.
L’interpretazione era negli scacchi, però non come si presentava.
 
 
Shannon stava ancora parlando, quando il mio sguardo si perse nel vuoto ed afferrai il vero argomento su cui si basava la seconda prova.
<< Non è negli scacchi. >>, blaterai ad un certo punto, zittendo il mio compagno di sventura. Poi mi rivolsi alla Morte. << Non è negli scacchi giusto? Hai detto che dobbiamo trovare noi stessi per andarcene? Il bianco e il nero nella scacchiera. Il Re e la Regina, le due torri ed otto pedoni. Otto, multiplo del due. Sono tutti dei doppi, il due, la dualità. Non era una frase fatta, il cercare noi stessi, noi dobbiamo cercare davvero noi stessi… Dio, mio! Questo significa che c’è un’altra me nel Limbus? Devo trovare l’altra parte di me stessa per andarmene? Per ristabilire l’equilibrio e trovare l’uscita? >>.
 
 
Uno strano suono provenne da dietro la maschera, come di una lingua che schioccava al palato. La porta del palazzo cinese sopra la scalinata, si aprì leggermente e il rumore echeggiò nel silenzio della Città Proibita.  
<< Amaterasu l’aveva detto che non c’era gusto a giocare con te. Buddha era quello che ci aveva impiegato meno tempo di tutti, invece tu l’hai battuto. >>. Poi si voltò a Shannon. << Ci avresti messo un’eternità come tutti gli altri ad arrivare alla soluzione, se non ci fosse stata lei. Questa è fortuna sfacciata. La Seconda Prova della Resurrezione, è stata superata, potete riprendere il vostro viaggio. >>.
 
 
Shannon mi rivolse uno sguardo misto a sbalordimento ed adorazione, mentre imboccavamo le scale che portavano al sontuoso palazzo.
<< Sarei ancora per le strade di Manhattan con la mia moto, a cercare l’uscita, se non fosse stato per te, la Morte ha ragione. >>. Non era pronto ad aprire il terzo occhio, per questo faceva così fatica ad affidarsi alla vista interiore, mettendo il secondo piano la vista materiale.
 
 
Doveva essere così che era avvenuto allora? Il nostro ingresso nel Limbus. Una replica dell’incidente avvenuto su Mortalis? Lui in moto ed io per strada, solo che nella realtà lui non mi aveva schivata, ma presa in pieno?
Ancora troppe domande e ancora troppe poche risposte.
 
 
Il viaggio doveva continuare.     









Note:
Stavolta ho aggiornato in tempi accettabili, niente mesi e mesi di silenzio, vi metto qui questo capitoletto intrigato, dove finalmente si inizia a capire cosa è davvero accaduto a Jennifer e Shannon e cosa sia l'Argus Apocraphex. 

Mi ci è voluto molto per escogitare una seconda prova ad effetto e spero di esserci riuscita. 

Continuo a basarmi su scritti storici, tracce lasciate qui e là su internet e nozioni personali. 

Lo scenario di questo capitolo l'ho preso dal video "From Yesterday". 

Il capitolo l'ho finito di scrivere ieri notte, quindi credo che, nonostante l'abbia letto duemila volte, ci siano grosse sviste, che correggerò nel rileggerlo nuovamente. 


Continuo a sperare che questa storia possa piacere a qualcuno e che mi venga lasciata qualche recensione.

La storia può contenere errori ortografici. 

Un abbraccio.
DarkYuna. 
  
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