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Autore: Tefnuth    19/06/2017    0 recensioni
All'alba dei tempi, quando gli uomini e la Terra avevano da poco iniziato il loro ciclo vitale, la Morte generò un figlio. Egli divenne così malvagio da dimostrarsi la peggiore piaga esistente. Il principe degli Spettri lo affrontò, e lo sconfisse, tuttavia invece di ucciderlo lo imprigionò in un lungo letargo. A due anni di distanza dalla sconfitta di Weiss, e con tanti cambiamenti bel Bureau, Georg e compagni devono fronteggiare questo temibile mostro. Tirarsi indietro, impossibile, ma ci sarà bisogno di un pericoloso alleato.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Tra le molte leggende del nostro popolo si narra che la Morte, sola ed invidiosa del potere che avevano gli uomini di procreare, si sia unita nelle tenebre con uno degli Ogdru jahad ed abbia avuto un figlio. Tale creatura si dimostrò estremamente crudele, la peggiore piaga che l’uomo avesse mai potuto vedere, e portò un mare di morte e distruzione sulla Terra.
Per porre fine alla vita del tiranno, la Morte si unì in gran segreto con il re degli Spettri, e generò un secondo figlio di forza eguale al primogenito.
I due fratelli si scontrarono, e la loro lotta durò per un decennio. Alla fine il secondogenito, vittorioso ma mosso dal legame che lo univa all’altro, non riuscì ad uccidere il fratello e lo imprigionò in un luogo che rimane tutt’ora segreto.

[Trevor Broom]
 
Per quei pochi che conoscevano il mondo degli spettri, quel periodo era chiamato l’estate nera poiché, nonostante il calore che proveniva dalla profonda bocca del cratere di Zarte (lo spettro che, cadendo dal cielo al suo arrivo, aveva creato la voragine), non vi era alcun sole ad illuminare e riscaldare quel regno desolato. Gli abitanti più nostalgici piangevano per ricordare la stella che avevano abbandonato alla morte, mentre altri ammiravano tanto la nebulosa viola e bianca da desiderare di essere nati spettri. Un desiderio che gli faceva provare invidia per un ragazzino, figlio di una negromante e di uno spettro, nato proprio lì. Andrew, che ogni giorno scorrazzava per le rupi e le paludi del vecchio lago di Xarteszka assieme agli amici di suo padre.

“Per piacere Andy! – Esclamò Ynyr, seguendo come un forsennato il bambino su e giù lungo l’orlo di un cratere. – Finirai per cadere, e romperti qualche osso”.

“Non mi prendi” lo canzonò il bambino, continuando a correre evitando le bolle che, create dalla palude che stava alla base del buco, risalivano in aria e sparivano nel cielo.

“Quel ragazzino pensa di poter evitare ogni sasso” commentò Ofir, rimasto indietro con Maddox ad osservare la scenetta.

“E chi lo sente poi Toralv” disse lo spettro della follia, fingendo di tagliarsi la gola con una delle sue sciabole per suggerire quello che di sicuro avrebbe fatto loro il padre di Andrew, qualora questi si fosse fatto veramente male.

Come se fosse stato predetto, il piede del bambino inciampò su di una piccola roccia che sembrava essere comparsa all’ultimo istante. Per non sbattere la faccia contro un piccolo cespuglio di rovi che gli avrebbero di certo traforato gli occhi, Andrew si sbilanciò istintivamente di lato. Ruzzolò giù, verso il fondo del cratere, rischiando di finire in una pozza letale.

“ANDREW!” gridarono i tre spettri lanciandosi in aiuto del bambino, pur sapendo che non sarebbero mai arrivati in tempo.

Anche il piccolo si vedeva già morto (già una volta aveva visto uno spettro liquefarsi per mezzo delle esalazioni di quelle paludi), eppure il suo corpo smise di girare e cadere giusto in tempo: qualcuno lo aveva afferrato.

Era stato un giovane uomo, un demone di quel regno ovvio, con una folta chioma e gli occhi circondati da una decorazione a rombo nera come i capelli e le labbra, che gli disse

 “Allora eri tu a fare tanto rumore” era sorpreso che un corpicino così minuto potesse essere quasi peggio di un gigante.

“EHI! Lasciami” ribattè astioso Andrew, infastidito per essere stato accusato di fare troppo chiasso.
“Potresti anche ringraziarmi: ti ho impedito di finire sciolto”.

“Perdonalo. – Intervenì Ynyr, facendo alzare il figlioccio. – Di solito non è così maleducato”.

“E’ arrabbiato per aver fatto un bel capitombolo” aggiunse Maddox con il solito ghigno da pazzo.

“NON E’ COLPA MIA” asserì il ragazzino, mentre toglieva la terra che gli era rimasta attaccata ai vestiti.

“Certo, certo.  – Lo canzonò Ofir. – Il sasso si è messo lì apposta per farti cadere”.

“Tutti conoscono i magici sassi che si teletrasportano di loro spontanea volontà” sogghignò il demone, irritando ancor di più Andrew.

“Tornando a cose serie. – Disse Ynyr. – Ti ringraziamo, e anche lui” e dette una piccola spinta al mezzo spettro, per costringerlo a dire grazie.

“Non c’è problema, ero a far niente” rispose lo sconosciuto.

Per evitare che Andrew potesse dire qualcos’altro, magari qualcosa di spiacevole, i tre spettri si allontanarono.

“Che antipatico. – Esclamò il piccolo, appena furono abbastanza lontani. – La prossima volta che lo vedo, gli tirerò un sasso”.

“Non ti converrebbe farlo” lo redarguì Ofir.

“E perché?”.

“Credo che quello fosse Mystic, il principe degli spettri”.

“Sarebbe un incontro straordinario” disse Maddox, ciondolando un poco la testa.

“Non è possibile. – Esclamò Ynyr. – Sono secoli che quello non si fa vedere. Ormai lo si conosce solo per nome” non ci credeva.

“Ti dico che era lui, ne sono certo” ripetè Ofir rizzando un poco i suoi aculei.

“Chiunque sia, non mi interessa.  – Ribattè Andrew a gran voce. – E’ solo uno spaccone, antipatico e brutto”.

“Zitto, ti prego” lo implorarono tutti e tre gli spettri, per timore che Mystic lo potesse sentire.

“Perché dovrei? Se ha qualcosa da dire, venga qui che lo sistemo io”.

“E’ pazzo” commentò Maddox sconcertato.

“Purtroppo è solo un capriccio, tipico dei bambini. – Lo corresse Ynyr. – Se fosse stato come te, almeno potremmo invocare l’infermità mentale”.
  
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