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Autore: Abby_da_Edoras    19/06/2017    2 recensioni
Siamo nella terza stagione e questo è l'escamotage che ho immaginato per raccontare gli eventi che portano all'uccisione di Finn e Cami per mano di Lucien... senza dover raccontare gli eventi. Infatti, mentre tutto ciò avviene, noi accompagneremo Tristan in un suo terribile incubo, procuratogli da un incantesimo di Freya su richiesta di Hayley. E saranno momenti terribili per lui, finché non arriverà qualcuno a salvarlo...
Ringrazio ancora Aliseia per le sue bellissime storie e per avermi "contagiata" con l'amore per questo fandom.
Non scrivo a scopo di lucro e i personaggi non appartengono a me, bensì a registi, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Freya Mikaelson, Hayley, Klaus, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blanc ou Noir'
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Sober (prima parte)

 

Aaah the night is calling

And it whispers to me softly “come and play”

I am falling

And if I let myself go I’m the only one to blame.

I’m safe up high nothing can touch me

But why I feel this party’s over?...

I have heard myself cry never again

Broken down in agony just trying to find a friend…

(“Sober” Pink)

 

 

La cena al palazzo dei Mikaelson non era conclusa e, dopo aver ribadito a Tristan chi era a comandare da quelle parti, Elijah era ritornato a tavola come se niente fosse per parlare con i fratelli e approntare con loro un piano contro i sempre più numerosi nemici. Fu stabilito che Klaus si sarebbe allontanato da New Orleans con Hayley e Hope, mentre i suoi fratelli si sarebbero occupati di scoprire l’identità di coloro che li minacciavano e del modo per eliminarli.

Quella notte, però, Hayley non riusciva a prendere sonno: le provocazioni di Tristan l’avevano innervosita e le sentiva bruciare tutte dentro di sé, alimentando il desiderio di vendicarsi di lui. Sapeva di non poterlo uccidere, non dopo che Elijah aveva tanto insistito sulla sua presunta utilità per i Mikaelson, ma avrebbe trovato comunque un modo per fargliela pagare. Non appena ebbe un’idea chiara sul modo di compiere la sua vendetta, riuscì finalmente ad addormentarsi serena e soddisfatta.

Il giorno successivo il palazzo era in pieno fermento: Kol aveva portato con sé la sua ragazza, la strega Davina Claire, e sosteneva che anche lei potesse rendersi utile per contrastare la Profezia. Inoltre, il fratello maggiore Finn era ritornato in vita e si era presentato a casa Mikaelson mostrandosi ostile al resto della famiglia e a Kol in particolare: non accettava di essere un vampiro e voleva un incantesimo per reincarnarsi nel corpo di uno sciamano.

Hayley approfittò della confusione creatasi per avvicinarsi a Freya e chiederle di operare un incantesimo su Tristan.

La strega Mikaelson non sembrava d’accordo, non era affatto interessata a cosa sarebbe potuto succedere a Tristan ma temeva che una cosa del genere avrebbe scatenato la collera di Elijah e quello non era proprio il momento più adatto per creare una nuova frattura in famiglia. Hayley, tuttavia, insisté fino a convincerla.

“Non sarà nulla di veramente pericoloso per Tristan, nemmeno io voglio inimicarmi Elijah” le disse. “Se non fosse per questo, lo avrei ucciso da un pezzo, esattamente da quando ha rimesso piede qui dentro. No, da te vorrei una cosa diversa…”

Poco più tardi, mentre Hayley distraeva Klaus e Elijah con la scusa dei preparativi per la partenza, Freya si recò, non vista, nella stanza del fratello dove Tristan era confinato. La porta era chiusa a chiave, ma lei non ebbe alcuna difficoltà ad aprirla e ad avere ragione di un Tristan colto alla sprovvista e ancora poco lucido dopo l’esperienza della sera precedente. La strega pronunciò delle parole magiche che fecero cadere il giovane Conte in un sonno profondo e poi, richiudendo la porta a chiave per assicurarsi di non essere disturbata, si dedicò con calma e concentrazione all’incantesimo che le aveva richiesto Hayley.

Tristan sarebbe sprofondato in un torpore ipnotico, durante il quale la sua mente lo avrebbe portato all’interno di una profonda caverna, nelle viscere della terra; la caverna avrebbe cominciato a riempirsi lentamente di acqua, procurando al condannato le stesse paure e la stessa angoscia provate nel container. L’acqua sarebbe salita poco alla volta, arrivando dapprima a inzuppare i polpacci di Tristan, poi le ginocchia, la cintola e sempre più su, lenta e inesorabile, fino a sommergerlo totalmente. Esisteva una via d’uscita da quella caverna creata da Freya, ma Tristan avrebbe dovuto scoprirla da solo e soltanto in quel caso si sarebbe potuto salvare, risvegliandosi dal sonno. Se, al contrario, si fosse lasciato prendere dal panico e non avesse trovato la strada per la salvezza, sarebbe rimasto eternamente in quell’incubo ad annegare, riprendersi e annegare ancora, esattamente com’era avvenuto nel container.

Operato l’incantesimo, Freya lanciò un’ultima occhiata alla sua vittima e uscì dalla stanza, badando a lasciare tutto com’era quando vi era penetrata. Elijah non avrebbe notato niente, se anche avesse trovato il tempo di fare una visita a Tristan in una giornata tanto densa di avvenimenti e, se pure vi fosse andato, cosa avrebbe visto? Semplicemente il Conte De Martel immerso in un sonno profondo, per quanto insolito. Freya non era del tutto insensibile e, pur non provando alcuna simpatia per Tristan, si rendeva conto di non aver compiuto una buona azione, ma scacciò i sensi di colpa pensando che, al momento, la priorità era recuperare il proiettile di quercia bianca che Vincent le aveva detto di aver recuperato; in seguito si sarebbe occupata di appianare i contrasti tra Finn e i fratelli e, quando tutto fosse finito bene, avrebbe anche potuto liberare Tristan dall’incantesimo, se non fosse riuscito a salvarsi da solo nel tempo che aveva a disposizione.

Prima di uscire per andare a incontrare Vincent, Freya andò ad abbracciare Hayley per salutarla, poiché stava per partire, e ne approfittò per sussurrarle all’orecchio che l’incantesimo era riuscito e che Tristan stava soffrendo nella sua prigione mentale. Hayley le sorrise e le due amiche si congedarono. Freya si recò all’incontro con Vincent continuando a pensare che aveva fatto bene ad accontentare Hayley, lei era una della famiglia, era la madre della sua nipotina, mentre Tristan non era nessuno per loro.

Quando avrò riportato a casa il proiettile di quercia bianca terrò sotto controllo il Conte De Martel e, se proprio mi accorgerò che non ce la fa a liberarsi da solo, lo aiuterò io a uscire da quella gabbia mentale. Non gli farà male soffrire per qualche ora dopo tutto quello che ha fatto alla nostra famiglia, a Rebekah

Quello che Freya non sapeva, però, era che non sarebbe tornata tanto in fretta dalla sua missione. Vincent, infatti, era stato condizionato dagli Antenati che si erano alleati con Lucien per distruggere i Mikaelson: avrebbe dovuto rapirla e consegnare a lui il proiettile; Lucien aveva inoltre liberato Aurora dal luogo in cui Klaus l’aveva murata viva per averla al suo fianco nella vendetta contro gli Originali.

Insomma, la bella strega stava per affrontare delle prove molto impegnative e l’incantesimo operato su Tristan le sarebbe passato di mente molto presto.

 

Purtroppo per il giovane Conte, nemmeno Elijah ebbe tempo e modo di accorgersi di ciò che gli stava accadendo. Hayley era partita con Klaus e la bimba e di certo non gli aveva riferito niente delle condizioni di Tristan; Davina era venuta a sapere del rapimento di Freya da parte di Vincent e Lucien ed era riuscita a localizzarli nei boschi di Mystic Falls, dove i Mikaelson erano stati trasformati in vampiri dalla loro madre. Elijah aveva approntato un piano di battaglia per andare a salvare Freya e, possibilmente, recuperare anche il proiettile… senza nemmeno pensare di recarsi in camera a far visita a Tristan. In fondo, pensava, la sera prima si era comportato in modo davvero indisponente e non gli avrebbe fatto male restarsene prigioniero nella sua camera senza vedere nessuno anche per un intero giorno.

“Kol e Davina resteranno qui per sorvegliare Tristan. E’ chiuso a chiave in camera mia, ma non mi fido certo a lasciarlo solo nel palazzo” disse l’Originale. “Io partirò per Mystic Falls insieme a Finn e andremo a liberare Freya e a eliminare quello psicopatico di Lucien una volta per tutte. Per strada, chiamerò Niklaus e gli riferirò quanto è accaduto, affinché possa raggiungerci, magari dopo aver messo al sicuro Hayley e Hope. Tutto chiaro, quindi?”

Chiaro o no, tutti avevano imparato che, quando Elijah ordinava qualcosa, gli altri dovevano scattare senza discussioni e così andarono le cose. Intanto, Tristan si trovava imprigionato in una caverna sotterranea senza nemmeno sapere come ci fosse arrivato, con l’acqua gelida che saliva sempre di più ad opprimerlo, l’angoscia che lo invadeva e il dolore atroce che provava al pensiero che fosse stato proprio Elijah, non contento della lezione impartitagli la sera prima, ad averlo rinchiuso in qualche modo in quella terribile prigione per liberarsi definitivamente di lui.

La caverna in cui il giovane Conte si trovava era scavata nella roccia e non vi erano tunnel o cunicoli laterali dai quali fosse possibile tentare la fuga, era chiusa da ogni parte come un enorme buco scavato nel terreno e così l’acqua non defluiva, ma saliva sempre di più. Ora la sua morsa gelida si avvicinava al petto del ragazzo e iniziava a mozzargli il respiro.

Il luogo non era del tutto oscuro, vi era un’apertura in alto, come l’imboccatura di un pozzo, da cui filtrava la luce del giorno. Tristan poteva quindi vedere ciò che lo circondava, ma questo non migliorava la sua condizione: attorno a lui c’erano soltanto pareti rocciose, umide e scivolose e acqua, acqua sempre più impetuosa.

Mi hanno rinchiuso di nuovo, condannato allo stesso supplizio… ma perché? E’ possibile che Elijah si sia infuriato così tanto con me per le battute ironiche che mi sono sfuggite alla cena di ieri sera? Ma è assurdo, questa volta non ho fatto del male a nessuno né ho minacciato di farne, non potrei nemmeno se lo volessi. Perché, perché mi ha rinchiuso qui?

Non era l’orrenda prospettiva di un eterno annegamento, non era il terrore né la preoccupazione per la sorte di Aurora ciò che lacerava il cuore di Tristan: era piuttosto la certezza assoluta che fosse stato proprio Elijah a rinchiuderlo di nuovo e per sempre in una tale prigione, a marcire per l’eternità. Questo era lo strazio più insopportabile, ciò che portava il Conte De Martel a una disperazione tale da spingerlo quasi a arrendersi, a smettere di lottare, a lasciarsi andare in quell’acqua gelida…

Ancora una volta fu il pensiero dell’amatissima sorella Aurora a spingerlo a reagire. No, non poteva cedere, non poteva. Se lui avesse accettato la sua fine, lei sarebbe rimasta sola e nessuno più l’avrebbe protetta. Forse non c'era via d’uscita da quella caverna ma, se mai ne fosse esistita una, lui aveva l’obbligo di trovarla per salvare se stesso e Aurora.

Tristan si guardò di nuovo intorno per cercare di capire se ci fosse qualche passaggio segreto, mentre l’acqua gli arrivava ormai al petto e il freddo era tale da consentirgli di muoversi solo a fatica e dolorosamente, come se mille aghi ghiacciati gli si infilassero in tutto il corpo.

Non c’era niente, niente di niente.

“Forse l’unica via di uscita è l’apertura lassù, in alto” si disse il giovane. “Se riesco a tenermi a galla anche quando l’acqua diventerà molto alta, sarà la sua spinta a portarmi fino al buco e magari riuscirò ad arrampicarmi fuori.”

Ma era davvero credibile che Elijah e i suoi fratelli avessero lasciato un’apertura incustodita? Con ogni probabilità, se mai Tristan fosse riuscito ad arrampicarvisi, ci sarebbe stato qualcuno fuori, di guardia, per colpirlo e spingerlo di nuovo nella caverna allagata. Oppure… certo, la crudeltà dei Mikaelson poteva giungere fino a quel punto… oppure l’apertura che adesso sembrava illuminare di speranza la terribile prigione sarebbe stata chiusa e sigillata non appena il Conte De Martel vi si fosse avvicinato. E, ad ogni modo, non era nemmeno così facile raggiungere quel buco: l’acqua, salendo, si faceva sempre più agitata, tanto che per Tristan diventava molto faticoso restare saldo in piedi; inoltre era così fredda che il giovane stava perdendo sensibilità alle mani e ai piedi. Muovere braccia e gambe stava iniziando ad essere una tortura.

Forse hanno cambiato le modalità della mia agonia, pensò Tristan, con un sorriso amaro e disincantato, forse stavolta non vogliono condannarmi ad annegare in eterno, bensì a congelarmi fino a perdere conoscenza, per poi risvegliarmi e rivivere tutto il dolore del congelamento ancora e ancora…

 

Fine prima parte

 

 

 

   
 
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