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Autore: lenina blu    19/06/2017    2 recensioni
Oltre a San Valentino, in Giappone si festeggia il White Day: esattamente un mese dopo il 14 febbraio, i ragazzi si dichiarano alle loro amate regalando qualcosa, rigorosamente bianco. Ricevere un regalo da parte di un ragazzo è qualcosa di impensabile dentro il Collegio femminile Furinkan, nel centro di Tokyo, soprattutto per Hikari Tanaka, che i maschi nemmeno sa come sono fatti. Lei ha un solo sogno, diventare una rockstar. Eppure prima di tornare a casa, trova nascosto nel suo armadietto una lettera. Completamente Bianca.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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14 Marzo, Tokyo, quartiere di Ikebukuro.

Il sole era sceso ormai. Le luci delle stelle non raggiungevano più Tokyo da tempo, ma nessuno se ne preoccupava: erano state efficientemente sostituite da tanti lampioni, da tanti schermi colorati, da tante insegne luminose, che ormai non c'era più differenza tra giorno e notte.

Hikari non capiva. Forse qualcuno si era sbagliato e aveva messo quella lettera nel suo armadietto per errore. Ci aveva pensato per tutto il tragitto di ritorno a casa e persino ora che era uscita per fare la spesa, continuava a pensarci. Le sue giornate erano state tanto monotone quanto focalizzate a quell'unico obiettivo che era suonare, che quel semplice biglietto l'aveva turbata. Soprattutto in un giorno come quello.

Aveva camminato per le vie più affollate di Ikebukuro, dopo essersi tolta la divisa e aver indossato una semplice t-shirt bianca e dei jeans a vita alta. Era rimasta a guardare la gente, fantasticando che ognuno di loro potesse essere stato il mittente di quel biglietto. I suoi occhi scuri avevano scrutato i visi delle persone, ma nessuno di loro poteva essere.

Poi era arrivata al termine della sua passeggiata serale, aveva preso la metro ed ora se ne tornava tranquilla a casa, con un sacchetto ricolmo di schifezze. Tanto per le cose buone ci pensava la zia. Lei aveva ancora 17 anni, poteva permettersi di preoccuparsi di essere felice e non di sopravvivere. Soprattutto da quando la sua famiglia era morta in un incidente, Hikari aveva vissuto con gli zii e ora le avevano dato il permesso di vivere da sola nel piccolo appartamento che aveva a fianco a loro. Era stato comprato con quello che le avevano lasciato i suoi. Le era sembrato incredibile acquistare tutta quella libertà, semplicemente mettendo una porta tra lei e il mondo.

Ma non importava. Così come non importava nemmeno di quella lettera. Salì le scale e per la seconda volta in quel giorno rimase stupita.

Sul lungo pianerottolo su cui si affacciava la porta del suo appartamento e l'appartamento di sua zia, da cui proveniva un buonissimo profumo, c'era un ragazzo seduto per terra. Era il suo misterioso vicino di casa, la terza porta del secondo piano che era perennemente chiusa, da cui non proveniva mai un suono o un profumo, di cui non si sapeva nemmeno a chi appartenesse.

Se ne stava seduto per terra, la schiena appoggiata alla porta, le gambe rannicchiate che nascondevano la testa. Hikari subito si domandò se non fosse qualcuno di sgradito al proprietario. Poi ricordandosi di aver letto moltissime volte il suo nome sul campanello, fece una prova:

-Sasaki Shou...-kun?- chiese incuriosita. Da un primo sguardo era un giovane universitario. Indossava una camicia sbottonata, un paio di jeans e la tracolla con il computer era a terra. Ma la cosa che maggiormente attirò l'attenzione di Hikari, fu il ciondolo a forma di pletro metallico. Era un chitarrista?

Il ragazzo però non aveva alzato lo sguardo. Era rimasto immobile come scollegato dalla realtà. Hikari però ormai era curiosa. Si avvicinò con cautela e si rannicchiò di fronte a lui.

-Tutto bene?- chiese ancora una volta cercando un segnale. Il suo vicino di casa, come scottato, improvvisamente si rese conto che una persona era entrata nel suo campo visivo.

-si? Scusa... io...- farfugliò qualche parola e cercò di tirarsi su in piedi.

-Sei rimasto chiuso fuori casa?- continuò Hikari. Lui spostò i suoi occhi su di lei e la vide per la prima volta.

Shou non era mai a casa. Non aveva idea di chi fossero i suoi vicini, ne di che razza di gente abitasse in quel quartiere. Da quando si era trasferito a Tokyo per frequentare la miglior università asiatica, la Todai, aveva trascorso la sua vita a lezione e in biblioteca durante il giorno, la sera in giro a suonare. In tutto questo quasi sempre accompagnato da Miyuki. Miyuki però adesso se ne era andata per sempre.

-Eh si purtroppo... ho lasciato le chiavi da un amico...sarà qui tra qualche ora però- disse Shou ritornando nel mondo reale. Si era passato la mano tra i capelli scuri, leggermente imbarazzato. Prima che Hikari potesse dire qualcosa, la porta alle sue spalle si aprì. Una signora bassa e in carne, con due grandi occhiali e con un grembiule rosa shoking apparve alla porta.

-Hikari stavo per venirti a chiamare- disse la zia guardandola per un attimo sorpresa. Aveva aperto la porta e aveva visto quella che per lei era sua figlia ormai, parlare con un ragazzone. Zia Kaori amava in particolare quattro cose cose: il cibo, la sua famiglia, i colori sgargianti e le telenovelas. Come un fulmine in mezzo al cielo notturno, in quel momento decise che sua figlia e quel ragazzo, potevano dar vita a una fantastica storia d'amore. Armata di sorriso a 245 denti si rivolse ancora una volta a sua figlia, squadrando il giovane.

-Oh, ma sei con un amico?- chiese cercando di fare l'ingenua.

-No, Sasaki-kun è il nostro vicino di casa. Lo ho conosciuto in questo momento perché è rimasto chiuso fuori- disse Hikari ingenua, non capendo perché zia Kaori improvvisamente fosse così allegra. Zia Kaori si ripromise che avrebbe insegnato meglio a sua figlia le tecniche di seduzione, e si sentì imbarazzata per il ragazzo. C'erano altri modi per dire queste cose, evitando di mettere in imbarazzo gli altri. Shou infatti mostrava un sorriso di circostanza e non sapeva cosa dire.

-Beh sarai affamato! Perchè non vieni a cena da noi?- propose immediatamente zia Kaori, che si sentiva una volpe in quel momento. Shou non sapeva che scusa usare. Si sentiva a disagio, ma allo stesso tempo affamato. Quelle persone alla fine erano solo gentili con lui.

Se avesse rifiutato si sarebbe chiuso in casa a suonare tutta la notte. Dopo quello che era successo quel giorno aveva bisogno di sfogarsi. Aveva voglia di isolarsi, di mandare tutto il mondo a quel paese. Però aveva voglia di non rimanere completamente solo. Quella piccola parte di lui che era rimasta ancora bambino, aveva voglia di essere consolata, di essere ascoltata. Non fece in tempo a ribattere nulla, perché squillò il suo cellulare.

-Scusatemi- disse lui rispondendo al telefono. Heiji era sotto casa in moto, lo aspettava per dargli le chiavi. Appena chiuse la telefonata, zia Kaori ormai aveva capito che l'occasione era sfumata.

-Ho le chiavi. Siete state gentilissime con me. Mi dispiace di non essermi presentato prima- disse lui. Ormai in piedi, fece un veloce inchino e scese dalle scale. Hikari lo seguì con gli occhi, fino a quando non sparì. Poi guardo sua zia. Zia Kaori la guardava con un sorriso, ancora più grande di quello di prima e con uno sguardo malizioso.

-Carino questo vicino di casa- disse lei alzando le sopracciglia divertita.

-Shh zia!! ti potrebbe sentire!!- disse lei entrando nell'appartamento di sua zia.

-E se mi sente cosa importa? Velocizziamo solo i tempi cara- disse zia Kaori divertita. Chiuse la porta alle sue spalle, ben conscia che avrebbe avuto altre occasioni e non se le sarebbe lasciate scappare.  


Hikari che va a fare la spesa. Questa immagine non mi appartiene, è liberamente interpretata. 

   
 
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