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Autore: Ilenia_Pedrali    19/06/2017    1 recensioni
2199 giorni rappresentano il periodo che Clarke e Bellamy hanno vissuto senza saper l'uno le sorti dell'altro. Riusciranno a ritrovarsi? Fanfiction che inizia dopo il finale della 4 stagione di the 100 e assolutamente #Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5.
 
Dopo il Praimfaya: giorno 100

 
 
CLARKE
 
«Bellamy, sono io. Mi senti? Se mi senti vuol dire che sei vivo. Sono passati 100 giorni dal Praimfaya. Le cose vanno un po’ meglio qui. I monitor hanno ripreso vita, credo che l’ondata peggiore di radiazioni sia effettivamente passata»

Clarke cerca di sorridere. Parlare la fa sentire meno sola.

«Immagino ogni giorno come sia la vita sull’Arca. Spero stiate tutti bene. Non deve essere facile lì solo voi sei, come non lo è qui per me. Ma ehi, stiamo ancora respirando no? E questo è l’importante. Ho deciso che uscirò da qui quando i monitor mi indicheranno un livello di radiazioni accettabile. So di poter sopravvivere, ma preferisco essere sicura al 100%. Forse qui penso che tu riesca a sentirmi e fuori no. Non lo so nemmeno io»

Si avvicina al monitor principale, lo sguardo e la mente concentrati sui valori indicati dallo schermo.

Superficie abitabile: 0%

No, ancora nessun miglioramento.

Clarke era comunque soddisfatta di ciò che aveva ottenuto fino a quel momento nel laboratorio di Becca. Aveva trovato libri su libri e si era messa a studiare: aveva studiato ogni angolo di quel laboratorio e ne conosceva tutti i segreti. I manuali di istruzioni che aveva trovato le avevano consentito di personalizzare i monitor e le loro funzioni e ora li guardava ogni giorno. Clarke li aveva impostati sulle sue caratteristiche genetiche derivate dal sangue nero e quelli le indicavano la percentuale di sopravvivenza del pianeta.

A volte, molto spesso in realtà, impostava la rotta che le aveva spiegato Raven per la navicella diretta all’Arca e cercava segni di vita. Ovviamente nessun monitor le avrebbe mostrato qualcosa di quel genere, ma non smetteva di sperare.

Si sentiva più speranzosa in realtà: aveva trovato delle carte bianche su cui disegnava i volti di tutti. Aveva disegnato Lexa, Raven, Octavia… e Bellamy. Sempre Bellamy. Tornava nei suoi schizzi come se fosse l’unica forma d’arte possibile.

Bellamy le mancava tantissimo. Aveva cominciato a ricordare eventi passati insieme e mai prima d’ora si era sentita così unita a lui. Non era solo stima quella che provava nei suoi confronti, si era auto-ingannata per non rovinare tutto e perché pensava che così sarebbe stato meglio. Ma dentro di sé aveva sempre sentito che Bellamy non poteva essere solo un amico. L’attenzione che gli rivolgeva, la vulnerabilità mostrata solo di fronte a lui. Neanche con Finn. Neanche con Lexa. Bellamy l’aveva sempre capita meglio di chiunque altro, persino meglio di sua madre. Si ricordava il giorno del Praimfaya e tutto quello che gli avrebbe detto se avesse saputo che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. Se il mondo le avesse dato un’altra chance, lo avrebbe amato fino alla fine dei suoi giorni.

«Bellamy, torna da me. Non perdo la speranza di rivederti. Torna da me, ti prego. Non ti ho mai detto una cosa importante. Torna da me»
 
 


BELLAMY
 

100 giorni dal Praimfaya. 100 giorni senza Clarke.

Lei continua a rimbalzargli in testa, è sempre nei suoi pensieri. È sempre con lui.

Così come il suo senso di colpa.

«Bellamy… le alghe sono pronte»

Lui segue Emori come un automa, scacciando il dolore come una mosca fastidiosa. Avevano piantato quelle alghe con estrema cura, in attesa. Ora finalmente il raccolto era pronto.

«Dove diavolo è Echo?» chiede la ragazza appena entrano. La terrestre non è nel posto in cui dovrebbe stare.

«Ci penso io» dice Bellamy, sa che può trovarla.

La terrestre non si era dimostrata un facile coinquilino fino a quel momento ma Bellamy sembrava l’unica persona che lei apprezzasse avere intorno. Anche se lo stesso non si poteva dire del ragazzo. La trova al SUO posto, l’oblò sulla Terra, e quella visione lo infastidisce. Come se quella ragazza stesse contaminando il posto riservato a lui e Clarke.

«Cosa ci fai qui? Dovresti essere di là a controllare le alghe»

Lei lo guarda, gli occhi stanchi e arrabbiati. Ha paura, ha ancora paura dello spazio. Si sente sola ed è l’unica rimasta del suo clan.

«Voglio stare da sola»

«Forza, Echo. Devi tirarti su e andare di là e aiutare gli altri. Muoviti»

Lei si irrigidisce.

«Penso di avere il diritto di stare così. Sono l’unica rimasta, ti ricordi? O forse solo tu hai il diritto di star male per aver perso la tua cara Wanheda?»

Quella risposta è uno schiaffo in piena faccia e la rabbia lo annienta come fuoco.

«Non osare parlare di lei»

Lei sospira, poi si alza e gli si avvicina.

«Mi dispiace, so quanto tenessi a lei»

Le sue scuse sembrano sincere ma Bellamy rimane fermo nella sua posizione, in silenzio. Lei gli stringe una spalla e lo lascia solo.

Bellamy lotta continuamente con il suo dolore. Ma deve resistere, deve andare avanti. Deve sopravvivere per Clarke, per onorare la sua memoria. Si avvicina all’oblò e prende un pezzo di vetro lì in terra, segna una barra orizzontale sopra quattro verticali. 100 giorni senza Clarke.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Eccomi qui con il nuovo capitolo... ho introdotto questo dialogo con Echo perché sono sicura ce li faranno sorbire assieme (purtroppo…) ma spero di sbagliarmi!
Che ne pensate? Vi abbraccio,
Ile
   
 
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