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Autore: ManknaM    19/06/2017    3 recensioni
[Persona 5]
[Persona 5, SojiroxSae, possibili spoiler]
Dieci ore di lavoro in un ambiente dove tutti ti considerano un'intrusa può rivelarsi estenuante e Sae Niijima ha oramai raggiunto il limite di sopportazione. Solo il caffè preparato in un certo locale situato in Yongen-Jaya potrebbe aiutarla a risollevarle l'umore. Sempre che sia ancora aperto.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dieci ore.

Seicento minuti.

Trentaseimila secondi.

Sarebbe bastato un attimo in più, una singola minuscola particella di tempo, e Sae Niijima avrebbe potuto commettere un omicidio.

La giornata era partita sotto i peggiori auspici: la giovane avvocatessa aveva deciso, qualche giorno prima, di difendere un uomo accusato di omicidio plurimo. Tutti gli indizi sembravano condurre alla sua colpevolezza ma Sae, che aveva esaminato con cura meticolosa le testimonianze e i rapporti della polizia, stava lavorando senza sosta per scagionare il suo cliente. Tuttavia, sebbene ci fossero stati dei progressi, la battaglia si stava rivelando più complessa del previsto e motivo di grande frustrazione. La situazione, già abbastanza sfiancante, era resa quasi insostenibile dagli incessanti insulti sussurrati alle sue spalle dai colleghi, che giudicavano il recente operato della ragazza come un arrogante ed avventato tentativo di mettersi in mostra. Era sconcertante quanto fosse familiare quella routine, già vissuta tempo addietro durante i suoi exploit come pubblico ministero. Era un dato assodato: il suo sesso e la giovane età erano degli stigmi sfavorevoli nel suo lavoro, non importa da quale lato della barricata si trovasse. Probabilmente, dovette ammettere a se stessa, nel profondo del suo subconscio sperava di dimostrare il suo valore vincendo un processo che tutti ritenevano perso in partenza. Un ragionamento che in passato le aveva causato non pochi problemi.

Dopo dieci ore in un simile ambiente, Sae era quasi giunta al limite. Nonostante fosse sua intenzione fare la cosa giusta, così da mantenere la promessa fatta con sua sorella ed i suoi amici, venire costantemente ostacolata, sottovalutata e derisa la stava mettendo a dura prova. Se non fosse stato per la sua notevole determinazione, avrebbe gettato la spugna molte ore prima.

Esausta e nervosa, Sae sospirò ed iniziò a riordinare i suoi documenti, per poi controllare l'ora sul display del suo smartphone. 'Forse sono ancora in tempo' pensò.


Sojiro Sakura non l'avrebbe mai ammesso pubblicamente ma in fondo amava il suo lavoro. Il Leblanc non era semplicemente un locale appartato, bensì un rifugio dove le persone, lui compreso, potevano lasciarsi momentaneamente alle spalle la follia e la frenesia del mondo, così da gustarsi con tutta calma un ottimo caffè accompagnato da un curry altrettanto valido.

Quella sera, Sojiro stava chiudendo il locale dopo quella che, secondo i suoi standard, poteva essere considerata una buona giornata: pochi ma piacevoli clienti e nessun seccatore. Inoltre sua figlia, Futaba, aveva finalmente ripreso a frequentare la scuola in virtù di una rinnovata determinazione e ciò non poteva che giovare al suo umore. Sì, poteva definirsi soddisfatto.

Giunta l'ora di chiusura, l'uomo si tolse il grembiule che usava abitualmente durante il lavoro e indossò la giacca ed il cappello che era solito portare nel tempo libero. In pochi sapevano che quel look sofisticato, che tanto gli aveva portato fortuna in gioventù, era stato ispirato dal personaggio di un vecchio manga con protagonista un ladro gentiluomo. Dati i recenti avvenimenti, di cui lui era stato in un certo senso complice, non poteva che sorridere dinanzi all'ironia che permeava quell'apparente coincidenza.

Una volta spente le luci, l'uomo uscì dal locale con l'intenzione tornarsene a casa, quando sentì una voce che attirò la sua attenzione.


“Troppo tardi...” mormorò quest'ultima.


Incuriosito, Sojiro si voltò verso la persona che le aveva pronunciate. Sae Niijima. La giovane, notò mentalmente, presentava delle pesanti borse sotto gli occhi, lo sguardo spento e la mascella serrata. Non ci voleva un genio per capire che la ragazza aveva passato una pessima giornata. Senza dire una parola, l'uomo rientrò nel locale, posò la giacca ed il cappello su uno dei divanetti posti all'interno e fece cenno all'avvocatessa di seguirlo.

Colta di sorpresa, la giovane esitò.


“Cosa fa lì impalata Niijima-san? Si accomodi.” disse Sojiro con un sorriso gentile, appena smorzato dall'evidente stanchezza. Dopotutto, non era più giovane come un tempo.

Sae scosse lentamente la testa.


“Non voglio arrecarle disturbo Sakura-san, stava per chiudere e-”


Una risata la interruppe.


“Nessun problema. Il Leblanc esiste per coloro che hanno bisogno di un buon caffè e un po' di serenità. Inoltre,” aggiunse Sojiro con tono galante “non sono il tipo che sbatte la porta in faccia alle signore.”


Per la prima volta da giorni, Sae accennò un sorriso.


Mentre Sojiro era impegnato a preparare il suo famoso nettare Sae, seduta al bancone del Leblanc, scorreva con lo sguardo i vari contenitori dei chicchi di caffè posti di fronte a lei, le mani intrecciate sotto al mento. Nonostante cercasse di svuotare la mente e di abbandonarsi all'accogliente atmosfera del locale, la negatività accumulata durante la giornata sembrava non volesse lasciarle tregua. Per fortuna, i suoi pensieri vennero interrotti da una tazza di caffè fumante. Il profumo bastò per restituirle un briciolo di pace interiore


“Brutta giornata uh?” domandò Sojiro dopo qualche istante, grattandosi il collo con leggero nervosismo. Era la tipica domanda che poteva dare inizio ad un breve scambio di battute come ad una lunga conversazione irta di pericoli e tasti dolenti. La seconda possibilità, malauguratamente, si rivelò essere quella più probabile.


“Già... non che il resto della settimana sia andato meglio.” rispose Sae con amarezza, tenendo lo sguardo incollato alla sua tazza.


“Problemi sul lavoro?”


“Sì... ogni giorno ho a che fare con un branco di idioti che mi ritengono, nella migliore delle ipotesi, una ragazzina eccessivamente arrogante e ambiziosa. Con tutta probabilità il loro disprezzo è dovuto in parte alla mia precedente professione. Non mi sono guadagnata molti ammiratori durante quel periodo.”


“Ricordo bene.” sussurrò Sojiro, assumendo un'espressione torva. Sebbene avesse da tempo perdonato la ragazza, non poteva dimenticare il carattere duro ed i mezzi a dir poco discutibili del pubblico ministero Sae Niijima. “Ma è storia passata ormai. Lei è cambiata e, presto o tardi, lo capiranno anche loro.”


“Sarà davvero così?” rifletté Sae, contemplando con espressione indecifrabile un punto fisso nel vuoto, le braccia conserte. “In passato avrei fatto di tutto per vincere, per raggiungere la vetta con ogni mezzo e a volte... a volte temo di non essere cambiata affatto, di non aver compiuto nessun passo in avanti. Ho... paura. Paura di non essere all'altezza delle aspettative che Makoto, Akira e gli altri hanno riposto in me.”


Dopo essersi sfogata, Sae si rese conto di quanto si fosse esposta ed ammutolì imbarazzata. Sapeva di essere in presenza di una persona non ostile, ma non era abituata a mostrare le proprie debolezze a chicchessia. Certo, nutriva molta stima per Sakura-san, lo considerava un uomo dotato di rara gentilezza e compassione. Per certi versi quelle caratteristiche, unite alla ferma volontà di fare la cosa giusta malgrado le conseguenze, le ricordavano suo padre. La stessa somiglianza che, durante le loro prime interazioni, le aveva dato non poco sui nervi. Stupida.

Ciò nonostante, non era in rapporti abbastanza stretti da potersi confidare così liberamente, avrebbe dovuto essere più cauta.

Nel locale scese un pesante silenzio, la tipica assenza di suono che lascia posto al frastornante rumore dei pensieri e al furioso susseguirsi di strategie e simulazioni mentali utili a riprendere il discorso interrotto nel modo più naturale possibile, di solito senza successo.

Dopo quelle che a Sae parvero delle ore Sojiro, con un gran sospiro, trovò la forza per riprendere la conversazione.


“Penso che lei stia fraintendendo, Niijima-san.” Il tono serio dell'uomo attirò l'attenzione dell'avvocatessa, che alzò lo sguardo per incontrare quello del suo interlocutore. “Nessuno le sta chiedendo di compiere l'impossibile o di realizzare un'utopia. La responsabilità di noi adulti, la promessa che abbiamo fatto a quei ragazzi, è di fare del nostro meglio senza voltarci dall'altra parte di fronte alle difficoltà e le ingiustizie di questa società. Non sta combattendo una battaglia solitaria, può contare sull'affetto ed il sostegno della sua famiglia e delle persone che hanno riposto fiducia nella sua persona e nelle sue capacità.” Poi, con un un occhiolino aggiunse: “E, perché no, anche su quello di un attempato gentiluomo e del suo piccolo locale.”

Sae rimase a fissare sbigottita Sojiro per diversi secondi e, ancor prima di accorgersene, si ritrovò a ricambiare il sorriso di quell'uomo gentile.

Il resto della serata passò più velocemente di quanto entrambi avrebbero voluto. Avevano passato il tempo sorseggiando caffè e conversando amabilmente come due vecchi amici, o forse come qualcosa di più. I due rimasero ancora qualche minuto sulla soglia del Leblanc, per scambiarsi un ultimo saluto.


“Sarà meglio che vada,” disse Sojiro “Futaba si starà chiedendo dove sia finito, sempre che non abbia piazzato nuovamente delle cimici nel locale.”


“Comprendo perfettamente,” replicò Sae con una smorfia divertita “ricordo bene i tempi in cui Makoto mi accoglieva a casa come se fossi appena tornata da una guerra. Non che avesse tutti i torti.”


“Possiamo ritenerci fortunati ad avere dei familiari così preoccupati per la nostra incolumità.”


“Non potei essere più d'accordo.”


I due si salutarono ed iniziarono ad allontanarsi dal locale, ognuno diretto verso la propria destinazione. Dopo qualche metro, Sae si voltò indietro, verso Sojiro.


“Aspetta!” esclamò la ragazza, facendo voltare l'uomo.


“Sì?” chiese quest'ultimo con espressione stupita.


“Ecco, volevo dirti solo... grazie per la serata. Ne avevo bisogno.


“È stato un piacere. Buonanotte, Sae.”


“Buonanotte anche a te, Sojiro.”




















   
 
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