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Autore: apollo41    20/06/2017    0 recensioni
Prompt: A è una divinità/angelo/demone/creatura immortale che si innamora di B.
Dal testo:
Dal primo istante in cui l’aveva vista, Aire aveva capito che avrebbe dovuto essere sua. Al villaggio lo avevano avvertito di non farsi ammaliare da lei, che molti uomini e donne prima di lui erano caduti vittime del suo fascino e che nulla di buono ne sarebbe derivato, ma Aire non era una persona qualsiasi. Aveva sconfitto draghi, demoni e stregoni, cosa avrebbe mai potuto fare una creatura simile, che non aveva né denti aguzzi con cui morderlo, né artigli affilati con cui sbudellarlo, né tanto meno potente magie con cui relegarlo in un’altra dimensione?
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella 32, prompt 7):

"A è una divinità/angelo/demone/creatura immortale che si innamora di B."

NOTE: questa breve storia è ispirata in gran parte dalla canzone The Willow Maid di Erutan, da cui ho preso anche il titolo. Il finale però è più macabro di quello della canzone. Consiglio comunque di ascoltarla dopo aver letto al storia.
(PS: mi sono accorta troppo tardi di aver scritto in pratica il prompt al contrario, ma mi piace quello che ne è uscito quindi ho deciso che valeva la pena di postarla comunque per la sfida e di accettare la penalità sul voto che ne sarebbe derivata.)

 

The Willow Maid

 

Aire non era mai stato il genere di uomo da rinunciare a un’impresa; viaggiava da anni di villaggio in villaggio cercando non la fama, ma l’ebrezza dell’avventura e della conquista di un nuovo traguardo. Gli piacevano le sfide e più sembravano impossibili, più grande era la soddisfazione quando infine ne aveva la meglio.

Quando, quindi, seduto in una locanda in un piccolo villaggio nel mezzo del nulla aveva sentito parlare di una creatura schiva che stava nascosta sotto un salice dall’altro lato di uno stagno nel mezzo della foresta, Aire aveva subito pensato che sarebbe stata un’avventura come un’altra per passare il tempo.

Non si aspettava di certo, arrivato allo stagno dopo lunghi giorni di ricerca, di trovare una bellissima creatura dall’aspetto dolce e dai tratti delicati, con i capelli color fuoco e gli occhi di un intenso verde foresta. La veste quasi trasparente che le copriva il corpo sembrava muoversi al soffio di una brezza che spirava solo intorno alla sua figura e a quella possente del salice alle sue spalle, mentre giocava con la punta delle dita con l’acqua dello stagno di fronte a cui era seduta.

Dal primo istante in cui l’aveva vista, Aire aveva capito che avrebbe dovuto essere sua. Al villaggio lo avevano avvertito di non farsi ammaliare da lei, che molti uomini e donne prima di lui erano caduti vittime del suo fascino e che nulla di buono ne sarebbe derivato, ma Aire non era una persona qualsiasi. Aveva sconfitto draghi, demoni e stregoni, cosa avrebbe mai potuto fare una creatura simile, che non aveva né denti aguzzi con cui morderlo, né artigli affilati con cui sbudellarlo, né tanto meno potente magie con cui relegarlo in un’altra dimensione?

Così si decise e per lunghi mesi ogni giorno si presentò a lei, con doni che dimostrassero il suo coraggio e il suo valore, raccontandole le storie delle sue mille avventure convinto che l’avrebbero infine fatta cadere ai suoi piedi. Ma la creatura restò silente sotto al suo salice, prestando ben poca attenzione alla sua presenza o ai suoi regali abbandonati dall’altro lato dello stagno.

Si convinse quindi a provare con un approccio differente e iniziò a portarle doni più simbolici, come mazzi di fiori e cesti di frutta fresca, accompagnando le sue visite con promesse d’amore e fedeltà, con canti romantici degni di un poeta. Ma a nulla sembrarono valere neppure quegli sforzi, che era sicuro fossero sinceri e non spinti dal desiderio di possedere la creatura che in fondo ai suoi occhi costituiva ancora una sfida da superare.

Ormai frustrato dall’indifferenza della creatura, consultò un esperto in creature della foresta, sicuro che ci fosse un modo che gli avrebbe permesso di rendere sua quella bellissima dama sotto il salice, se non con le buone maniere almeno con l’inganno o con la forza. Si presentò perciò qualche giorno dopo di fronte allo stagno armato di un’ascia dalla lama affilata più della spada con cui aveva ucciso creature ben più pericolose di lei.

La bellissima creatura era rimasta immobile come al solito sul ciglio dello stagno, senza prestargli attenzione mentre si avvicinava a lei attraversando l’acqua poco profonda che fino a quel momento li aveva divisi. Rimase indifferente anche quando si avvicinò all’albero, ma al primo colpo che Aire scagliò contro il tronco, la giovane figura dai capelli rosso fuoco emise un gemito di dolore.

Aire non le prestò attenzione e continuò nel suo compito, sicuro che l’uomo che aveva consultato sapesse di ciò che stava parlando; era quel dannato albero che la teneva intrappolata lì, se lo avesse tagliato la giovane avrebbe finalmente potuto essere libera da quella prigione che altrimenti l’avrebbe costretta sulla riva di quello stagno per l’eternità.

Ma a ogni colpo contro il salice, la figura alle sue spalle emetteva un gemito di dolore e quando finalmente il boato dell’albero che cadeva interruppe le sue urla di agonia, Aire si voltò, sicuro che il dolore che la ragazza aveva provato sarebbe stato nulla in confronto alla libertà che avrebbe di nuovo raggiunto e alla gratitudine che avrebbe provato nei suoi confronti per averla liberata.

Eppure, quando si voltò, a terra di fronte all’acqua ora putrida dello stagno, stava una figura bitorzoluta e rinsecchita, i capelli rossi e la pelle rosata ora pallidi e anneriti: la giovane ragazza era appassita come un fiore al sole e la terra e le piante attorno ad Aire sembravano star morendo lentamente insieme a lei.

Aire lasciò andare di colpo l’ascia che teneva tra le mani e fece un passo indietro, inciampando su quel che rimaneva del tronco del grosso salice che aveva appena finito di abbattere. Cercò si arretrare spingendosi con le mani e con le braccia, ma il suo corpo parve rimanere bloccato sul legno ora nudo e marcio dell’albero che fino a poco prima era stato rigoglioso e pieno di vita.

Quando fissò le proprie gambe notò una delle radici dell’albero strette alla sua caviglia; tentò di recuperare la spada assicurata alla sua cintura per liberarsi da quel salice maledetto, ma quando mosse le braccia si accorse che anche i suoi polsi erano stretti allo stesso modo, intrappolati da una forza a lui sconosciuta.

Appena alzò di nuovo lo sguardo, vide la faccia grigia e sfigurata di quella che fino a pochi minuti prima era stata una donzella silenziosa e dall’aspetto etereo, ora in piedi di fronte a lui, le lunghe dita nodose allungate verso di lui e la bocca spalancata in un urlo silenzioso. Aire provò a gridare in cerca di aiuto, ma la sua bocca venne subito coperta da un’altra radice dell’albero e ben presto le lunghe dita dell’orribile creatura iniziarono a stringergli e graffiargli il petto.

Nessuno sentì le sue urla mentre la creatura gli apriva lentamente il petto, come nessuno aveva sentito le grida di straziante dolore della fanciulla. Nessuno fu particolarmente sorpreso quando Aire, l’ennesimo allocco presuntuoso convinto di poter conquistare la fanciulla del salice, non fece più ritorno alla locanda. Nessuno rimase stupito quando qualche mese più tardi una giovane cacciatrice tornò al villaggio chiedendo della bellissima e misteriosa fanciulla seduta ai piedi di un salice nel mezzo della foresta.

   
 
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