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Autore: Mitsunari    20/06/2017    0 recensioni
"Questa è una storia d'amore. Sarà una di quelle classiche, direte voi. E invece no, questa storia racconta dell'amore tra due frammenti di cielo che anche se possono sembrare una cosa sola, si sono divisi e desiderano ardentemente ricongiungersi. Nonostante non ne siano ancora coscienti, il loro amore è così forte da varcare i confini del tempo." (Tratto dal testo)
Salve, cari lettori, è con grande piacere che vi presento questa nuova storia. Dopo averla letta, riletta e rinnovata nel profondo, sono finalmente pronta a presentarvela. Indi per cui, spero vivamente che sarà di vostro gradimento.
Non mi resta, quindi, che augurarvi: buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Giotto, Tsunayoshi Sawada
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Secondo

Giotto non ebbe molto da sistemare, in effetti non aveva praticamente nulla con sé, perciò non appena dopo la fuga di Tsuna, si mise sul letto a riflettere.
Aveva sempre provato un forte sentimento per il ragazzo, ma, essendo ben consapevole che qualsiasi legame con lui era impossibile, non ci aveva dato tanto peso fino ad allora ma ora… ora sentiva il cuore martellargli all’impazzata nel petto.
Non ricordava più, ormai, quand’era stata l’ultima volta che si era sentito così, che provava il forte e doloroso desiderio di abbracciare, accarezzare, baciare, amare qualcuno.
Era innamorato di Tsuna e lo sapeva bene ma non poteva, assolutamente non poteva dirglielo.
Diciamocelo, chi mai amerebbe una persona come lui? Sì, era di nuovo in carne ed ossa, ma il suo passato restava. Quanto tempo era passato? Uno, due, tre o forse quattro secoli? Non poteva scaricare il peso di tutti quegli anni su Tsuna, aveva già tanto a cui pensare, aveva già addosso il peso di tutti i peccati della famiglia Vongola, dei quali alcuni erano anche stati causati da Giotto stesso.
Chissà, forse aveva sbagliato, forse chiedere a Talbot di aiutarlo a rivivere era stato un errore, o forse no. Non sapeva più cosa fosse giusto o errato. Sapeva solo che presto il suo “egoismo” sarebbe venuto fuori e avrebbe lasciato spazio ai suoi sentimenti. Non aveva forse preso la decisione di ritornare in vita proprio per amore? Sì e non avrebbe rinunciato a Tsuna, sapeva bene cosa voleva dire soffrire per amore e non era disposto a versare altre lacrime.
I pensieri di Giotto furono interrotti proprio dal suo adorato Tsuna.
“Primo? E’ tornata mia madre e vorrebbe conoscerla, viene?” Chiese il ragazzo facendo capolino dalla porta.
Il biondo annuì “Sì, arrivo” si alzò e seguì il castano.
Appena arrivò giù in cucina, si trovò davanti a quello che era il chiasso tipico di casa Sawada. Lambo ed I-Pin giocavano correndo per tutta la stanza, Fuuta si dedicava alle sue classifiche canticchiando allegramente, Iemitsu era già crollato a causa dell’alcool e steso a terra addormentato, russava rumorosamente. Bianchi era troppo occupata a dare attenzioni a Reborn e Nana era la più tranquilla che continuava a preparare la cena canticchiando come se intorno a lei ci fosse stato il più assoluto silenzio.
Nel momento in cui Nana vide Giotto, sorrise solare, somigliava tanto a suo figlio “Tu devi essere il nuovo amico di Tsuna, vero?”
Giotto annuì “Sì, mi chiamo Giotto, è un piacere conoscerla e la ringrazio per l’ospitalità” fece un piccolo inchino formale.
Nana sorrise “Su, la cena è pronta. Tsuna mi ha detto che sei italiano, per caso hai bisogno di coltello e forchetta? C’è qualcosa che non puoi mangiare?” Chiese premurosamente.
“No, no, posso mangiare tutto e non c’è problema, le bacchette vanno benissimo” rispose il biondo sorridendo, non volendo arrecare ulteriore disturbo e seguì Tsuna che gli mostrava dove sedersi.
La cena trascorse tranquillamente anche se con vari momenti d’imbarazzo e fu principalmente Reborn a mantere quella che poteva essere grossolanamente definita come conversazione.
Anche stando seduti l’uno accanto all’altro, mai Tsuna fece cadere lo sguardo sull’italiano, era fin troppo imbarazzato per dire o fare qualsiasi cosa. Come aveva anche solo pensato che il Primo potesse avere la reazione da lui aspettata? È vero che era scappato subito senza dare il tempo e il modo all’altro di reagire, ma come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe soltanto fatto più male restare lì a sentire il suo cuore frantumarsi in mille pezzi.
“Tsunayoshi?” Lo chiamò la voce soave di Giotto.
“S-si?” Arrossì e fu costretto a guardare gli stupendi occhi color del cielo del biondo.
“Domani mi accompagneresti a far compere? Non ho praticamente nulla e vorrei che fossi tu a consigliarmi” quasi supplicò con una vocina fievole.
Tsuna annuì accettando e il sorriso felice che il biondo gli rivolse, gli fece mancare più di un battito.
Giotto si alzò “Grazie per la cena, credo che andrò a riposare. Buonanotte a tutti” sorrise e salì in quella che era diventata momentaneamente la sua stanza.
Stava per mettersi a letto, quando sentì bussare alla porta “Avanti”
“P-Primo? La disturbo?” chiese Tsuna facendo capolino dalla porta con solo la testa.
“No, Tsunayoshi, vieni, entra pure” gli sorrise dolcemente e lo invitò a sedersi accanto a lui sul letto “C’è qualcosa che non va? Sei strano da prima” lo guardò preoccupato.
“I-io volevo chiederle scusa, non so cosa mi sia preso. Mi sembra ancora incredibile che lei sia qui accanto a me. Averla qui è tutto ciò che ho desiderato sin da quando l’ho conosciuta, ma ora… non capisco perché non riesco a comportarmi come vorrei. Sto rovinando tutto come al solito, mi si addice perfettamente il soprannome Imbrana-Tsuna” piagnucolò ma poco dopo si rese conto che due forti e calde braccia lo stavano stringendo e, quando vide un’inconfondibile zazzera bionda sulla sua spalla, arrossì terribilmente, tanto che il rosso che le sue guance assunsero faceva invidia ai pomodori più maturi.
“Non dire queste cose di te, ti prego, mi piange il cuore a sentirti. Io sono qui solo ed esclusivamente per te e resterò fin quando tu lo vorrai. Sono sempre stato la tua ombra, perché non esserlo anche ora? Farò tutto ciò che mi dirai e tutto ciò che servirà per proteggerti” sussurrò il biondo con gli occhi quasi in lacrime.
“P-Primo… lei…” Tsuna tentò di ribattere ma un dito di Giotto si posò sulle sue labbra zittendolo.
“No, chiamami Giotto e dammi del tu, vorrei che tutte queste formalità non ci fossero più tra noi. Ora ho una nuova vita e il titolo di Primo appartiene al passato, perciò per te vorrei essere solo Giotto”
Tsuna annuì “Grazie, Giotto” sorrise timidamente e si alzò “Ora vado, ti lascio riposare” scoccò un piccolo e tenero bacio sulla guancia del biondo e uscì dalla stanza.
Giotto, dal canto suo, restò immobile per qualche attimo tenendosi una mano sulla guancia baciata “Ti amo Tsuna” sussurrò quando ormai il castano era già lontano.
 
  
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