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Autore: Emmastory    20/06/2017    1 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo III

Sagra di memorie

Una settimana ci ha lasciati, sparendo come un tetro fantasma e dandoci modo di salutarne una nuova. Il cielo è oggi azzurro e limpido, ma lo stesso discorso non è applicabile all'animo dei ragazzi. Primo fra tutti, spicca Isaac, diciassettenne ancora profondamente provato dalla morte della madre. Era con noi quando le abbiamo fatto visita, ma ha preferito non dire nulla, limitandosi a guardarne la tomba e soffocare un nodo di pianto che gli attanagliava lo stomaco e la gola. In quel momento, non mi ero certo intromessa, ma gli avevo comunque fatto capire che ci sarei sempre stata per lui. "Grazie, zia Rain." Aveva soffiato quel giorno, spalancando poi le braccia per essere confortato. Sorridendo, realizzai il suo desiderio, e stringendolo in un delicato abbraccio, mi fermai a pensare. Zia Rain. Così mi aveva chiamata, provocandomi forse inconsapevolmente  un moto d'amore nei suoi confronti. Sua madre era ormai scomparsa, ed io non lo sarei mai stata, ma lui mi voleva bene, e aveva ormai adottato questa sorta d'abitudine. Volendogli bene a mia volta, non battevo ciglio a riguardo, ma stando ai miei ancora nitidi ricordi, quella era una delle rare volte in cui l'aveva fatto. Ad ogni modo, e non appena il nostro abbraccio ebbe fine, lui tornò a fissare quella pietra tombale, posandovi poi un singolo e bianco fiore. Subito dopo, si voltò per darci le spalle, e Chance, preoccupato per lui tanto quanto noi, cercò di convincerlo a restare. Guardandolo, lui aveva sorriso, ma non aveva cambiato idea. allontanandosi, aveva scelto di restare in disparte ad aspettarci. Provando istintivamente pena per lui, provai a consolarlo come avevo già fatto, ma con scarsi risultati. Così se ne andarono i giorni, e mentre le lancette del tempo continuavano a muoversi, iniziavo davvero a non sopportare la vista del suo viso stravolto dal dolore.  “Manca anche a me.” Gli ha detto oggi Rose, avvicinandosi per parlargli e stare un pò con lui. "Per te è diverso, lei non era tua madre.” Rispose lui a muso duro, ancora ferito da quanto era successo. In quel momento, decisi di agire. “Isaac, ora basta. Rose stava solo cercando di aiutarti.” Dissi, con il tono serio e perentorio che chiude qualsiasi discussione. “Non ha funzionato.” Ribattè lui, iroso. A quelle parole, non mi scomposi, ma tornando alla calma, decisi di dirgli la verità. “Isaac, io... Io conoscevo tua madre, lo sai, e anche se non c'è più, lei... lei non vorrebbe vederti così.” confessai, con lo sguardo basso in segno di tristezza. Scivolando nel silenzio, lo guardai negli occhi, e improvvisamente, qualcuno entrò nella stanza. A quanto sembrava, Soren doveva aver sentito tutto, e in qualità di suo padre, provò a riportarlo alla ragione. “Lei ti voleva bene, figliolo. Io l'ho sposata perchè l'amavo, e quando tu sei nato, eravamo entrambi felicissimi di accoglierti in famiglia. Ricordi quello che ha fatto prima di andarsene?" Gli disse, ponendogli poi quella domanda e andando forse a toccare un nervo ancora scoperto. “Sì.” si limitò a rispondere Isaac, con gli occhi bassi e dolenti. Alzando poi lo sguardo, tornò a guardare il padre, e l’abbraccio che seguì quell'istante fu fortissimo. "Eri e sarai sempre il suo piccolo eroe, sappilo.” Concluse Soren, stringendo a sè quel figlio tanto forte quanto sensibile per un tempo che non riuscii a definire. Da quando Samira se n’era andata, aveva fatto quanto in suo potere per non trasferire il dolore ad Isaac, ma evidentemente, la vista della madre mentre lo abbandonava era stata davvero troppo per lui. Per quanto ne sapevo, i due erano molto legati, e benchè non avessi perso nessuno oltre a mia nonna, riuscivo comunque a capire cosa provasse. L’avevo detto ad Alisia già una volta, ma il dolore è una bestia capace di entrarti dentro e risucchiarti dall'anima la gioia e il buonumore, fino a spingerti, in alcuni casi, ad un vero e proprio punto di non ritorno. A mani giunte, pregavo che non accadesse proprio ad Isaac, e quella sera, decisi di fare ciò che andava fatto. Soffriva davvero, ed io dovevo aiutarlo. Non sapendo più cosa dire nè fare, passai ore a cercare un metodo efficace, e solo allora, mi ricordai del mio diario. Quando Samira era morta, quella sera in ospedale, l'avevo aperto e mi ero impegnata a scrivere una pagina commemorativa, così che tutti potessimo ricordarci di lei per sempre. inizialmente, ero restia a mostrarglielo, ma se aveva funzionato con Soren, avrebbe certamente funzionato anche con lui. Non ne avevo alcuna garanzia, ovvio, ma come sapevo, tentare non costava nulla. Così, in quella calma sera allietata da un vento fresco e leggero, mi sedetti con lui nel salotto di casa, posandomi il diario sulle gambe e leggendogli quell'ormai famosa pagina come se fosse stata una storia o una favola per bambini. Non appena finii, spostai lo sguardo dal mio diario al suo viso, scoprendo con gioia che il mio espediente aveva funzionato. Piangeva, ma quelle che versava non erano lacrime amare. Per l'ennesima volta in quella così lunga giornata, lo abbracciai, e poco dopo, lo vidi unirsi a suo padre per tornare a casa. Prima che potesse andarsene, Rose lo salutò con un bacio, e ben presto andammo tutti a dormire, molto più calmi e rilassati solo grazie ad una vera sagra di memorie.
   
 
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