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Autore: Rohhh    20/06/2017    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte mie care lettrici!
Vi chiedo immensamente scusa per questo lungo silenzio ma, in questo periodo, oltre ai normali impegni quotidiani sto studiando per una cosa per me importante e che mi sta rubando tantissimo tempo. Spesso la sera sono stanca e non riesco a trovare la concentrazione giusta e l'ispirazione per scrivere quindi, più che fare tutto di fretta e male, ho preferito aspettare di trovare qualche ora libera e solo adesso sono riuscita a mettere insieme il capitolo. La storia non la lascio, quindi anche se a volte potrebbe passare più tempo è solo per questi impegni, che si protrarranno almeno fino a fine mese.
Il capitolo può sembrare un po' di passaggio e per certi versi lo è ma voglio sviluppare tutto con calma e senza forzare.
Vi ringrazio sempre per l'attenzione che dedicate alla storia e spero di non deludervi!
Un abbraccio!

Cap. 16 Non sei solo

 

Luke depose sul tavolo con soddisfazione un grosso vassoio ricolmo di prelibatezze, frutto di ore a cucinare sul terrazzo, sotto il sole, davanti a una griglia infuocata. Dopotutto, aver abitato per anni in campagna ed essere cresciuto tra scampagnate e grigliate varie, gli aveva permesso di sviluppare quell'abilità, che amava sfoggiare quando si presentava l'occasione di un bel pranzo tra amici.

«Incredibile! Finalmente riusciamo a passare del tempo insieme a mangiare cibo non sano e a bere birra scadente! Da quanto non succedeva?» esclamò trionfante, dando una pacca vigorosa sulla spalla di Matt mentre si accomodava al tavolo della cucina dell'appartamento del suo amico e cominciava a riempirsi il piatto.

«Sono stato molto impegnato» asserì il biondo con estrema calma, imitando Luke o e apprestandosi a dare inizio a quel pranzo.

In effetti, erano giorni che non si vedevano, quella settimana era stata molto dura, il lavoro lo aveva assorbito per la maggior parte della giornata e il resto delle ore le aveva trascorse stremato sul letto a dormire con ancora addosso i vestiti.

Luke sollevò furtivamente lo sguardo per lanciargli un'occhiata fugace poi lo riportò alla bistecca sul piatto, che reclamava la sua attenzione.

«Già, ho avuto da fare anche io, gli esami si avvicinano e... cazzo, sono esaurito! Tra poco la mia testa esploderà e del mio cervello non rimarranno che brandelli!» si lamentò teatralmente, portandosi le mani in mezzo ai suoi riccioli indomabili.

Stavolta fu il turno di Matt di scrutare il viso del suo amico e, nonostante le sue solite arie melodrammatiche, notò che al contrario appariva rilassato e piuttosto felice.

«Beh, ti trovo abbastanza bene, però» gli ribattè quindi, immaginando già la risposta.

Luke si esibì in un sorriso a quarantacinque denti che non era riuscito a contenere, poi si grattò la nuca e assunse quella tipica espressione inebetita che aveva da un po' di tempo a quella parte e che Matt non perdeva mai occasione di prendere in giro.

«Non mi lamento, io e Melissa ci vediamo spesso ultimamente e oggi pomeriggio, finalmente, il mio coinquilino si toglie dai piedi e l'ho invitata a casa mia per studiare insieme! Per una volta riusciremo a stare da soli, senza essere circondati da centinaia di occhi e dalle stupide paranoie del farci scoprire dai suoi amici!» raccontò estasiato, il solo pensiero di trascorrere delle ore in santa pace con la ragazza per cui aveva una cotta lo fece accaldare così tanto da costringerlo a raffreddare i suoi bollenti spiriti con una sorsata abbondante di birra fredda.

«Quindi immagino consumerete, finalmente. Direi che era ora!» commentò Matt placidamente, ignaro della reazione che la sua osservazione più che legittima scatenò in Luke, che rischiò di strozzarsi mentre beveva, strabuzzando gli occhi per lo sconcerto.

«Matt e che cavolo! Ti ho ripetuto mille volte che è ancora troppo presto, non ho secondi fini, oggi! - lo contrastò, continuando a tossire violentemente, rosso in viso e con le lacrime agli occhi, poi prese un lungo respiro e capì di aver schivato la morte per soffocamento – il nostro rapporto sta nascendo a poco a poco, Melissa è una ragazza molto introversa e timida e...non mi pare proprio il caso di fare il cafone e provarci, non è quello che voglio da lei...o per lo meno non adesso, c'è un momento per ogni cosa e noi stiamo bene così.» spiegò, riprendendo il pieno controllo dei suoi polmoni.

Matt scrollò le spalle, non riuscendo a mettersi totalmente nei panni del suo amico, lui era un tipo molto fisico e davvero non riusciva a spiegarsi come Luke fosse capace di stare accanto alla ragazza di cui era innamorato senza provare il desiderio di accarezzarla, assaggiarla o perdersi nel suo abbraccio.

Di colpo, il ricordo delle forti sensazioni, provate solo qualche giorno prima, lo riportò su quella terrazza in città, risentì dei lisci capelli rossi a sfiorargli il viso, la mano di Ashley aggrappata saldamente ai suoi capelli fino a fargli male e le loro labbra incollate, impegnate a non perdersi nemmeno per un secondo.

Decisamente era un tipo che ragionava più di pancia che di testa, ignorando spesso le conseguenze delle sue azioni, impulsivo com'era.

A quello ci aveva omai fatto l'abitudine e i calli.

«Sarà, ma secondo me andate troppo lenti» ribadì calmo, deviando lo sguardo e aggrottando leggermente le sopracciglia, quasi fosse ancora smarrito in chissà quale riflessione.

Luke si fece serio, odiava ammettere che, probabilmente, Matt aveva in parte ragione: il suo rapporto con Melissa era in una fase di stasi e lui non sapeva come sbloccarlo senza ferirla o farla sentire alle strette, e quella situazione lo rendeva frustrato e impotente.

Di affrontare adesso l'argomento, però, non aveva proprio voglia, non voleva rovinarsi l'entusiasmo per il pomeriggio che l'attendeva, così sviò l'attenzione da sè stesso e la riportò all'amico, ricordandosi di qualcosa di importante che non aveva avuto modo di chiedergli in quei giorni di silenzio.

«Tu piuttosto...ti trovo molto più tranquillo rispetto ai giorni scorsi...Melissa mi ha detto che qualcuno dei loro ti ha visto da solo in quel locale da spocchiosi...o eri stato drogato pesantemente, o forse devo dedurre che la tua presenza lì abbia un qualche nesso col tuo cambio di umore...» affermò evasivo, facendo oscillare mollemente il suo bicchiere con la mano e puntando gli occhi neri e indagatori su quelli chiari di Matt.

Non aveva certo rimosso dai suoi ricordi il messaggio inviato al biondo proprio quel sabato sera, per informarlo della localizzazione del gruppo di Terence, dopo che Melissa glielo aveva rivelato via telefono qualche minuto prima, quando si erano sentiti come facevano ogni sera.

Lei, ovviamente, non aveva minimamente sospettato delle intenzioni di Luke, non era inusuale che si tenessero aggiornati sui loro programmi o su cosa stessero facendo, come una vera e propria coppia.

Invece Luke non aveva mandato a Matt quel messaggio in maniera casuale e disinteressata, sapeva benissimo che lui a volte poteva essere così testardo e orgoglioso da avere bisogno del suo intervento provvidenziale per risolvere certi conflitti. Aveva intuito che il malumore costante dell'amico, nei giorni precedenti, doveva avere a che fare con Ashley e con qualche litigata o incomprensione tra loro, e aveva deciso di dargli una spinta, un piccolo aiuto passato sotto banco in maniera discreta.

Evidentemente aveva funzionato.

Matt sospirò e le sue labbra si piegarono in un ghigno di rassegnazione, quando vide l'espressione consapevole e sicura di Luke mentre formulava quella velata insinuazione.

A volte il riccio poteva sembrare ingenuo e sornione, e in effetti il suo carattere mite e socievole era una delle caratteristiche che più di tutte lo rendeva simpatico alla maggior parte della gente ma, dietro quella facciata da bravo ragazzo, nascondeva in realtà una buona dose di furbizia e un intuito invidiabile.

La sera in cui si era riconciliato con Ashley, nel momento esatto in cui aveva messo piede in quel posto odioso frequentato da figli di papà, Matt aveva perfettamente realizzato di trovarsi invischiato in un disegno ben architettato dal suo migliore amico, che spesso lo conosceva meglio di quanto lui facesse con se stesso, ed era in grado di dargli l'input necessario per fargli prendere la decisione giusta.

L'aveva ringraziato mentalmente e, anche in quel momento, il suo mezzo sorriso era la prova evidente della sua riconoscenza verso Luke, quella che non poteva esprimergli esplicitamente perchè avrebbe significato ammettere che Ashley per lui stava diventando più importante di quanto volesse accettare.

«Mi andava di cambiare posto – cercò inutilmente di giustificarsi, arrampicandosi sugli specchi mentre Luke soffocava una risata – certo che gli amici di Terence non hanno niente di meglio da fare che intercettarmi ovunque, hanno per caso brevettato un 'rivelatore istantaneo della presenza di Matt' che tu ne sappia?» domandò ironico, abbandonandosi contro lo schienale della sedia e sbuffando un poco.

Luke scosse appena la testa «Beh, a loro discolpa, c'è da dire che tu in quel locale eri così fuori luogo da dare subito nell'occhio. Ah, dimenticavo – aggiunse assumendo un tono fin troppo allusivo e assottigliando gli occhi – ho saputo che qualcuno ha fatto fare una figura di merda a Terence...tu non c'entri niente con questo, giusto?» gli chiese, lasciando intendere però esattamente il contrario di ciò che aveva affermato..

Matt non deluse le sue aspettative e sorrise colpevole, attribuendosi la responsabilità – o forse il merito - di quel misfatto, senza bisogno di parlare.

«Stava dando fastidio ad Ashley, lei mi implorava con lo sguardo di farlo smettere e io non sono ancora così stronzo da ignorare una richiesta di aiuto» precisò poi, cercando di trovare una scusa per il suo comportamento che altrimenti avrebbe potuto essere interpretato o frainteso con altri motivi.

Con la gelosia, ad esempio.

«Certo, come no! Ti ha ringraziato almeno?» domandò Luke, senza la minima intenzione di credergli e smascherando il suo reale intento in meno di due secondi.

«Ci siamo baciati – disse Matt all'improvviso, le parole gli scivolarono via dalla bocca senza che riuscisse ad evitarlo e lasciarono il suo ospite a bocca aperta e occhi sgranati – e non solo quella volta» aggiunse come se già non bastasse, con un'espressione così serena e indifferente che appariva quasi irreale.

«Cosa? E me lo dici così?» sbottò Luke, sporgendosi in avanti sulla tavola ad affrontare la faccia da schiaffi di Matt, che continuava tranquillo a mangiare come niente fosse, rischiando che gli occhiali gli volassero dal naso.

«E come dovrei farlo, scusa?» insistette lui, senza capire quello stupore. Aveva avuto varie ragazze in passato con le quali si era spinto molto al di là di un semplice bacio, senza che ci fosse stato dopo un continuo, nessun trasporto sentimentale o altre romanticherie inutili.

Perché con Ashley doveva essere diverso?

In fondo si erano solo baciati, non le aveva mica chiesto di sposarlo, tra di loro c'era solo attrazione fisica, una fortissima empatia e quella specie di patto che avevano siglato durante il loro ultimo incontro, un accordo di aiuto reciproco che ben poco aveva di romantico e che non doveva trasformarsi in nient'altro.

«Quindi alla fine è successo! Aveva ragione persino quella stronza di Jessica quando diceva che non te la scopi più perchè ti sei innamorato di un'altra! E avevo ragione anche io all'inizio quando ti notavo mangiartela con gli occhi! Dunque state insieme adesso?» cominciò a blaterare come un fiume in piena, tutto preso da quella novità al punto da non sentire più i morsi della fame.

Matt si bloccò ed esasperato roteò gli occhi, sospirando: non aveva potuto mentire a Luke, in ogni caso prima o poi l'avrebbe scoperto, era piuttosto bravo in quella specialità, quindi meglio affrontare la questione subito ed evitare le sue ire funeste dopo.

«Jessica dovrebbe imparare a farsi una bella dose di cazzi suoi, ogni tanto. - commentò piatto ed annoiato, poggiando un gomito sul tavolo e la testa sul palmo della mano – e poi vacci piano! Insieme io ed Ashley? Perché mai dovremmo? Io non ne sono innamorato, lei mi tollera a mala pena, i suoi amici mi vedrebbero volentieri morto, l'unica cosa che ci lega è il nostro passato disastrato e nient'altro! Anche solo pensare una cosa del genere la trovo solo un'assurdità!» ribattè con più freddezza di quanto volesse veramente mostrare.

Un fremito lo attraversò e gli comunicò che il suo cuore non era totalmente d'accordo con le sue parole e che ridurre il loro rapporto solo a quello era stata una bugia bella e buona.

Tra loro stava timidamente nascendo una certa fiducia reciproca e un calore che non erano solo le carezze e i baci a provocare. Si trattava di qualcosa di simile all'affetto, al prendersi cura l'uno dell'altra, e non poteva ignorarla o cancellarla, poteva solo nasconderla sotto una maschera di finta indifferenza ma non sarebbe servito a farla scomparire.

«Sai cosa trovo assurdo, io? - ringhiò Luke, alzandosi dalla sedia e puntandolo con una forchetta davvero poco minacciosa che lo faceva sembrare una caricatura – che voi due abbiate già avuto un contatto più intimo di me e Melissa, che invece coltiviamo il nostro amore giorno dopo giorno, senza bruciare le tappe! Il mondo a volte funziona proprio all'incontrario!» osservò mesto, ricadendo di peso sulla sedia, col viso basso e la fronte sommersa da una massa di riccioli spettinati.

Matt contrasse le sopracciglia e si ritrovò a rimuginare sopra la frase del suo amico.

«Già, è vero...le cose a volte seguono un ordine davvero strano» mormorò a bassa voce, così piano che Luke nemmeno se ne accorse, troppo impegnato ad autocommiserarsi.

Era giusto solo seguire le normali tappe nelle relazioni umane - conoscersi, diventare amici, eventualmente amarsi, mettersi insieme, fare sesso - o forse, anche dal caos più totale era possibile far nascere qualcosa di bello?

In mezzo all'enorme groviglio confusionario che era il suo rapporto con Ashley, l'unica cosa certa al momento era che lei lo faceva stare bene in una maniera che non gli era ancora chiara ma che esisteva, era un dato di fatto.

Si riscosse finalmente, sollevò lo sguardo verso Luke che, mezzo imbronciato, lo fissava di soppiatto.

«Arriverà anche il tuo momento Luke, hai ragione. Non c'è un presto o tardi, se qualcosa deve accadere, lo farà col suo tempo, anche se a noi sembra quello sbagliato.» lo rassicurò, sorridendo sinceramente mentre anche il viso del suo amico tornava quello di sempre.

Da dove fosse venuta fuori tutta quella improvvisa saggezza non se lo spiegava e, forse, era meglio non chiederselo.

«Grazie – gli disse Luke, semplicemente – adesso sbrighiamoci o qui si fredda tutto e diventa immangiabile, non ho mica sgobbato due ore al sole per nulla!» si lamentò bonariamente, ritornando del suo solito umore.

«Domani mi vedo con Alexander» disse Matt d'un tratto, cercando di far suonare quell'affermazione come la più normale del mondo, cosa che non funzionò visto che Luke rischiò di strozzarsi per la seconda volta in quel pranzo.

«Con tuo fratello? Si può sapere che diavolo sta succedendo all'universo?» esclamò, indeciso se preoccuparsi per la salute psichica del suo amico, che quel giorno sfornava una novità dopo l'altra, o essere felice per lui.

In fondo, il fatto di voler incontrare il fratello era una cosa positiva, Luke nemmeno ricordava quando era stata l'ultima volta che Matt aveva accettato di vederlo. Si comportava così per non farsi ferire dai ricordi ma, così facendo, finiva per allontanare l'unico pezzo della sua famiglia che ancora teneva a lui.

«Il suo marmocchio ha già più di un anno e ci tiene tanto che lo conosca» gli spiegò, sforzandosi di mantenere un certo distacco.

«Era ora, ancora un po' e l'avresti incontrato direttamente il giorno della sua laurea! - scherzò, guadagnandosi un'occhiata poco amichevole, poi tornò serio e fissò Matt – e...come ti senti?» gli domandò, senza bisogno di specificare altro.

«Bene, davvero. - lo tranquillizzò il biondo, e in effetti almeno all'apparenza pareva abbastanza sereno – e poi non vado solo, viene anche...lei» azzardò, sperando di non doversi pentire troppo presto per quella confessione.

«Lei chi? Jessica?» chiese sconcertato il riccio, sulla sua faccia troneggiava una smorfia di sdegno al pensiero di quella ragazza che proprio non sopportava.

«Ma no! Intendo Ashley» lo corresse Matt, il suono del nome della rossa risuonò in quella stanza e gli fece una strana sensazione, una bella sensazione.

«Uh, siete già alle uscite in famiglia! Il prossimo passo quale sarà? Comunque vi darò la mia benedizione a patto che mi facciate fare da padrino a uno dei vostri figli! Me lo merito, no?» riprese a sbeffeggiarlo, rischiando di fargli venire un esaurimento nervoso.

«Idiota – gli sibilò Matt, fuminandolo con lo sguardo e facendosi scuro in viso – gliel'ho chiesto solo perché lei faceva la baby-sitter e io invece non ho un buon feeling coi bambini, non so mai come comportarmi e così...» si giustificò per l'ennesima volta quel giorno, ma Luke non aveva bisogno di sentire scuse, aveva già intuito quale fosse il ruolo di Ashley e non aveva di certo a che fare col bambino, o almeno non solo con lui.

Matt aveva bisogno di lei e del suo sostegno ma non l'avrebbe mai ammesso a voce alta.

«Sì, ho capito...ho capito» disse Luke, con un sorriso sul viso che stavolta non aveva niente di derisorio, Matt scosse la testa per qualche secondo, mantenendo un'espressione sospettosa, poi si arrese alla spontaneità contagiosa del suo amico e finalmente si abbandonò anche lui a un sorriso disteso.

 

 

«Esco prima oggi, ti secchi se ti lascio sola col turno?»

La domanda di Ashley ridestò dal torpore Carol, annoiata più del solito quel giovedì pomeriggio uguale a tanti altri, e le fece drizzare le antenne.

La ragazza si sollevò dalla scrivania, sulla quale si era accasciata come un sacco informe di patate, e, senza rispondere ad Ashley, fece scorrere il suo sguardo a raggi X sulla poveretta, facendole emettere un sonoro sospiro.

La rossa quel giorno aveva un aspetto diverso, l'aveva notato al suo arrivo ma poi la cosa era passata in secondo piano, eppure adesso quel particolare, dopo la sue parole, diventava molto importante.

Indossava un vestito, cosa molto rara quando veniva al lavoro, era semplice, corto sopra il ginocchio, a maniche corte e di una tonalità di blu che le donava molto mentre, poggiato sulla sedia, giaceva un cardigan nero, che aveva tolto per il caldo che regnava dentro il negozio.

Non aveva dubbi, per lei si trattava di indizi più che chiari.

«Un appuntamento?» domandò ammiccante, con le labbra piegate in un sorriso malizioso.

«Non direi – le rispose Ashley evasiva, riprendendo con le sue scartoffie e desiderando essere invisibile – accompagno solo un amico...cioè un'amica – si corresse subito per non alimentare le fantasie dell'esaltata accanto a lei – a fare una visita a dei parenti.»

Una mezza verità che non avrebbe dovuto destare sospetti.

«Ah, capisco – commentò Carol, Ashley si chiese che cavolo fosse quell'aria delusa nel suo tono di voce, ma la risposta le arrivò subito dopo – speravo che finalmente avessi concluso qualcosa con uno dei tuoi spasimanti, peccato!» le fece notare, ritornando poi con la faccia rivolta al computer.

Ashley non rispose, preferì sorvolare. Era stata una giornata faticosa e non aveva voglia di discutere.

Aveva avuto lezione la mattina, l'università era cominciata da qualche giorno e, a dispetto delle sue paure, lo aveva fatto nel migliore dei modi.

L'ambiente le era parso gradevole, aveva già scambiato qualche parola con dei compagni di corso e con alcuni di loro facevano ormai gruppo fisso durante le lezioni.

E poi poter tornare a sfogliare i libri che tanto adorava, sentire quel profumo di carta stampata che le piaceva immensamente e perdersi tra le pagine di qualche storia, l'aveva distratta dai problemi quotidiani e fatta tornare nel suo mondo, quello in cui si rifugiava per sentirsi più protetta e sicura.

D'altro canto, però, i suoi impegni si erano moltiplicati: si era già messa sotto con lo studio, per non rimanere indietro e raggiungere i suoi obiettivi il prima possibile, non aveva intenzione di perdere troppe lezioni, perchè le piaceva seguirle e inoltre le trovava utili per affrontare gli esami e, coordinare tutto col lavoro, che le era comunque necessario per mantenersi, era stato piuttosto stressante.

E poi c'era stato Matt, non fisicamente, dato che non si erano più visti dal giorno in cui l'aveva fatta 'volare'sopra quel terrazzo, ma qualche volta si erano sentiti per telefono, principalmente per accordarsi sull'incontro col fratello a cui ormai aveva dato parola di essere presente.

Si chiedeva sempre se fosse stato un caso che, tutte le volte in cui ci aveva parlato prima di andare a dormire, il sonno era trascorso sereno e senza incubi ma era arrivata alla conclusione che sì, doveva essere di certo un caso.

Mica quel cretino poteva avere un tale potere nei suoi confronti?

 

 

Il rombo del motore dello scooter di Matt risvegliò l'attenzione di Ashley, nascosta discretamente dietro una vecchia cabina telefonica di una strada poco trafficata, in prossimità del punto d'incontro stabilito con Matt.

Quel rumore era diventato ormai familiare per lei, ma quel giorno la fece imprecare per una buona manciata di secondi.

Aveva indossato un dannato abito corto, indecisa su come vestirsi per quell'incontro in cui era stata coinvolta suo malgrado, domandandosi più volte dove si fosse eclissato il suo cervello nel momento esatto in cui aveva accettato.

Per quale assurdo motivo passare del tempo con quello sfacciato era diventata quasi la normalità per lei?

In ogni caso, i parenti di Matt erano dei tipi eleganti e raffinati, appartenevano a una classe sociale elevata ed erano abituati a un certo tipo di ambienti e questo l'aveva messa parecchio in crisi perché lei, al contrario, non aveva la minima idea di come fosse giusto presentarsi senza fare loro storcere il naso.

Aveva quindi optato per qualcosa di non troppo casual ma nemmeno eccessivamente elegante, stile che non le si addiceva e al quale non voleva piegarsi solo per compiacere gli altri, solo che il suo scarno armadio non aveva aiutato per niente.

Certo, se avesse chiesto aiuto a Michelle, lei le avrebbe spalancato il suo infinito guardaroba togliendola dai guai, ma mica poteva arrivare e dirle che le serviva un vestito per incontrare il fratello del suo acerrimo nemico!

«Ehi, scusa per l'attesa ma un cliente non ne voleva sapere di smetterla di discutere di politica e lasciarmi andare» esordì Matt, dopo essersi accostato ad Ashley, senza risparmiarsi di passare lo sguardo sulla sua figura, che quel giorno appariva ancora più bella e femminile.

«Sei venuto con quel coso!» si lamentò inspiegabilmente lei, con lo sguardo afflitto, indicando lo scooter mentre a Matt pareva di rivivere un deja vù.

Evidentemente, Ashley doveva nutrire davvero poca simpatia per il suo amato mezzo di trasporto a due ruote e ogni tanto le piaceva ricordarglielo.

«Che ha che non va stavolta? Finchè fa bel tempo lo uso, è comodo, agile e si trova subito parcheggio. Pensavo ti ci fossi abituata, ormai» osservò piatto lui, fissandola perplesso.

«Sono io che non vado bene per salirci!» sbottò Ashley, spazientita dalla sua poca perspicacia, indicando il suo vestito e maledicendosi per non aver pensato prima al mezzo di trasporto e non aver evitato qualunque indumento che la potesse far rimanere mezza nuda per la strada.

«Tranquilla, non ho intenzione di guardarti le cosce, non adesso almeno!» la provocò il biondo, lanciandole uno sorriso sghembo e facendole spazio sul sellino.

«Ti piacerebbe!» sibilò Ashley glaciale, facendo un paio di acrobazie per sedersi sullo scooter, nel tentativo di mettere in mostra meno porzione di pelle possibile e infagottare il vestito sotto il sedere, per evitare che le volasse con il vento. Nemmeno osò pensare a quanto spiegazzato si sarebbe ridotto durante il tragitto e a come sarebbe sembrata sciatta una volta scesa.

La prima figura di merda era già assicurata.

«Non te la prendere, dai! Ti ho solo fatto un complimento, oggi mi piaci anche più del solito» affermò pacatamente Matt, mentre le braccia di Ashley gli cingevano la vita, come ormai facevano sempre.

La scusa che si dava lei era che quell'incosciente correva un po' troppo sui rettilinei per i suoi gusti e così si sentiva più sicura.

La verità difficile da ammettere era invece che, stringersi contro la sua schiena e sentire il suo profumo e il contatto del suo corpo con quello di lui, le provocava una sensazione talmente inebriante da non volerci rinunciare.

«Più del solito? Che cosa stai farneticando?» gli chiese allibita, sporgendosi in avanti oltre la sua spalla sinistra, per cercare di intercettare il suo sguardo.

«Mi pare che non sia un segreto il fatto che tu mi piaccia – ribattè Matt, facendo una velata allusione alle effusioni che si erano già scambiati e che parlavano abbastanza chiaro - sei tu quella che si ostina a negare l'evidenza di essere attratta da me» continuò imperturbabile, facendo sfoggio di un sorrisetto insolente che Ashley odiò con tutte le sue forze.

Quella sua solita sfrontatezza così insopportabile, così odiosa, così...attraente.

«Giuro che ti ammazzo, razza di presuntuoso! Scusa se te lo ricordo ma, per venire con te oggi, ho già dovuto sopportare i commenti della mia collega ficcanaso che credeva avessi un appuntamento galante con uno di quelli che lei ritiene siano miei ammiratori, e tra cui figura anche Luke, non so se ti rendi conto!» strillò da sotto il solito casco integrale per farsi sentire, mentre sfrecciavano lungo il traffico della città.

La risata limpida di Matt riuscì comunque a giungerle all'orecchio e le fece provare un brivido piacevole di provenienza sconosciuta che riscaldò il suo cuore.

«Mi dispiace, ma un patto è un patto! Ti sei sottoposta volontariamente e ne hai accettato anche i rischi, non vorrai già tirarti indietro?» le chiese, facendo riferimento al pomeriggio in cui Ashley si era aperta e aveva tentato di spiegare meglio che poteva ciò che li legava.

Era stato un accordo più che conveniente: appurato che riuscivano a capirsi così bene e a lenire le sofferenze l'uno dell'altra, avrebbero dovuto esserci nel momento del bisogno, aiutandosi a vicenda a superare i momenti di crisi.

Nient'altro che quello.

«Certo che no! - confermò Ashley, anche se un sussulto la colpì al pensiero dei misteriosi rischi che si era accollata senza pensarci due volte – solo che mi stavo chiedendo...come mai non hai portato la tua ragazza invece che me!» domandò, mentre la velocità del mezzo diminuiva, avvertendola dell'imminente arrivo. Ashley si guardò intorno e notò che l'ambiente era diverso, si trovavano circondati da una schiera di lussuose ville enormi, circondate da meravigliosi giardini curati e piscine.

Doveva essere una zona residenziale per ricchi sfondati, un luogo di cui lei ignorava l'esistenza ma nel quale era sicura Terence e Michelle dovessero essere di casa. Magari una di quelle ville era di loro proprietà.

«La mia ragazza? Di chi stai parlando?» le chiese di rimando Matt, una volta fermato lo scooter davanti a una di quelle case, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di capire da dove fosse venuto fuori quell'interrogativo balordo.

Ashley scese, provò con scarsi risultati a ricomporsi e a lisciare le pieghe che ormai infestavano il suo vestito, poi si rassegnò e guardò Matt, che impalato e a braccia conserte la fissava in attesa di risposta.

«Beh, la ragazza con i capelli lunghi e biondi, quella che ti sta spesso appiccicata! Non state insieme?» chiese come fosse una cosa ovvia e non si aspettasse la reazione meravigliata del ragazzo.

«Jessica? - esclamò lui, con la voce spezzata da una risata – lei non è la mia ragazza! O... per meglio dire, lo è stata ma... abbiamo rotto da un bel po' di tempo» confessò, mentre si toglieva il casco e liberava i suoi capelli scompigliati prima di passarci una mano distrattamente per toglierseli dal viso.

Ashley lo imitò, sbarazzandosi da quel casco enorme e soffocante, poi si stropicciò il volto umidiccio e assaporò l'aria fresca che glielo accarezzava di nuovo.

«Quindi è la tua ex? Siete rimasti amici! Beh, è una bella cosa, a me non è mai capitato con nessuno dei miei ex ragazzi.» aggiunse, affiancandosi a lui e seguendolo lungo uno splendido vialetto di ciottoli bianchi, fiancheggiato da due file di alberi con fiori dal tenue colore rosa.

«In realtà per qualche tempo siamo stati più che amici... nel senso che... ogni tanto finivamo a letto insieme» le raccontò, meravigliandosi del perché la stesse mettendo al corrente di quei dettagli privati.

«Hai usato il passato. Non succede più?» proseguì Ashley, all'improvviso sembrava incuriosita dalla sua vita sentimentale e si morse il labbro per quella domanda così inopportuna che però non era riuscita a trattenere.

Non era la sua confidente intima e il loro rapporto non doveva spingersi così lontano, stava decisamente uscendo fuori tema.

Matt rallentò di colpo, si voltò verso di lei, incrociò gli occhi con quelli castani e luminosi di Ashley, che a loro volta lo guardavano incerti e lievemente accigliati, velati da un adorabile imbarazzo, e deglutì a vuoto.

'Certo che no, perché per colpa di non so quale stregoneria che mi hai lanciato addosso, non riesco più capire cosa mi stia succedendo e per quale dannato motivo l'unica ragazza con cui desidererei andare a letto sei tu, contenta?' avrebbe voluto confessarle lì su due piedi, senza riflettere.

Chissà come sarebbe stato appagante vedere il suo viso chiaro cambiare colore nel sentire le sue parole, quelle labbra morbide adesso chiuse, aprirsi e cercare le sue, come quella volta e anche più intensamente, avvertire le braccia esili di Ashley aggrapparsi a lui, affondare il viso sul suo collo e riuscire a perdersi dentro un abbraccio di cui aveva un disperato bisogno, soprattutto quel pomeriggio.

Ovviamente non poteva, si era stabilito di tenere lontane tutte quelle sensazioni pericolose e così avrebbe fatto.

«Già, adesso non più – si limitò a dire, facendosi pensieroso e riprendendo il passo svelto di prima – e comunque, davvero mi facevi così bastardo da baciarti e tradire la mia ragazza?» chiese poi con una finta aria offesa, distaccandola di qualche centimetro.

«Onestamente non mi meraviglio più di niente al mondo, il tradimento è una cosa comune, a dire la verità» dichiarò fredda Ashley senza scomporsi, rivelando tutto il disincanto che ormai provava per la vita e le relazioni umane, che l'avevano delusa profondamente.

Quando persino tua madre ti volta le spalle cominci a pensare che chiunque sia capace di fare le cose più turpi.

«Cazzo quanto sei cinica! Meno male che l'arrogante presuntuoso ero io, mi hai praticamente dato dello stronzo traditore senza pensarci due volte!» si lamentò, mentre deviava verso destra, dirigendosi verso un cancello grigio.

«Mi dispiace Matt, è solo che...non riesco a vedere le cose in maniera positiva ormai...credo che qualcosa dentro di me si sia rotto per sempre» gli rivelò sinceramente, tormentandosi le mani e sospirando, con la voce incerta e lo sguardo basso, piantato alle sue scarpe.

Matt si fermò, le sollevò il viso, poi lentamente spostò la mano sulla sua guancia, gliela carezzò col dorso e, infine, infilò le dita tra i suoi capelli.

Ashley socchiuse gli occhi, preda di nuovo delle sensazioni che solo lui sapeva darle con pochi tocchi, respirò profondamente e il suo cuore tornò leggero.

Quando li riaprì, Matt la guardava dolcemente ma qualcosa turbava e oscurava l'azzurro dei suoi occhi, la sua mano tremava leggermente e tutto il suo corpo pareva teso in una morsa di tensione e d'un tratto capì quanto stupidamente si stava comportando.

Lui si trovava davanti alla porta del fratello, a pochi secondi dall'affrontare una prova che avrebbe potuto arrecargli dolore, probabilmente cercava di tenere a bada l'ansia che lo divorava senza pietà e la paura di essere assalito da ricordi orribili, contro cui lottava giornalmente da anni.

Le aveva chiesto di accompagnarlo perché fosse meno solo in quel martirio e, nonostante si trovasse in quella situazione angosciante, aveva comunque trovato il modo e il tempo per consolarla e per infonderle un pizzico di serenità, quella che per lui, in quel momento, costituiva solo un miraggio.

E lei...si stava comportando come una stupida viziata che si lamentava solo delle sue disgrazie.

Lentamente portò la mano a contatto con quella di Matt, ancora poggiata sul suo viso, la allontanò e intrecciò le dita con le sue, fino a stringerla forte, poi se la portò sul petto e la tenne lì ferma.

«Andrà bene Matt, ne sono sicura ma...nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto...io sono qui con te...sono qui per te e non me ne vado, promesso» gli sussurrò, addolcendo lo sguardo e dedicandogli un sorriso così bello che Matt per un attimo desiderò soltanto poter scappare via con lei, prenderla per mano e correre via come pazzi, raggiungere lo scooter e scappare via, lontano dai pesi, dalle responsabilità, da tutto e da tutti, loro due da soli...insieme.

Eppure la mano di quella ragazza, piccola ma salda, lo teneva stretto come non volesse abbandonarlo più, mentre gli occhi di lei non smettevano di annegare nei suoi, così intensamente che il suo cuore perse un battito.

Cosa gli succedeva? Perchè si sentiva di colpo così leggero e forte allo stesso tempo?

E senza nemmeno rendersene conto, sollevò la mano e trovò il coraggio di suonare quel maledetto campanello.

 

  
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