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Autore: Kodocha    20/06/2017    3 recensioni
Tutto parte da un’insolita ed esilarante telefonata, indirizzata al numero sbagliato.
Ichigo, convinta che l’interlocutore sia il suo caro amico Kisshu, delizia Ryo Shirogane di piccoli aneddoti riguardanti la sua esuberante vita, attirando l’interesse e la curiosità del ragazzo che, in un modo o nell’altro, cercherà di approfondire la conoscenza.
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Keiichiro Akasaka/Kyle, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Non credi che la tua reazione sia un tantino esagerata, Shirogane? Capisco che, per uno studente modello come te, non sia semplice accettare il mancato superamento di un esame, ma se ci pensi non è nulla di irrimediabile. Puoi recuperare al prossimo appello, e magari ottenere il massimo dei voti, come tuo solito»
Seduto su una delle panchine del campus, all’ombra di un grande acero dalle foglie autunnali, Ryo Shirogane sospirò frustato.
«So bene che non è nulla di irrimediabile, Keiichiro, ma è stato comunque umiliante» replicò, accendendosi l’ennesima sigaretta della mattinata «E poi era evidente che quel nanerottolo con il parrucchino ce l’avesse a morte con il sottoscritto»
«Parli dell’assistente?»
«Chi altri sennò?»
L’amico soffocò una risata, divertito da quel buffo appellativo «In effetti ti ha posto delle domande parecchio complesse»
«Già e ci scommetterei fino all’ultimo yen che l’abbia fatto di proposito, per mettermi in difficoltà» borbottò seccato.
«E per quale motivo avrebbe dovuto farlo?»
«Ma come, non l’hai riconosciuto? Quel nanerottolo è il tizio a cui ho rigato accidentalmente la macchina con la mia, quando cercavo di parcheggiare fuori al campus l’altro giorno. L’avrà fatto per ripicca, ne sono certo»
«Se fosse vero ciò che dici, sarebbe un comportamento infantile e poco professionale, soprattutto da parte di uno a cui è stato affidato un incarico tanto rilevante nell’ambito dell’Ateneo»
Ryo fece per rispondergli, ma si bloccò quando sentì la suoneria del suo cellulare segnalare l’arrivo di una chiamata .
«Chi è?» domandò Keiichiro, dando una sbirciatina al display.
«Non ne ho idea. Non ho il numero segnato in rubrica» schiacciò il pulsante verde e rispose «Sì?»
«Cancella tutti i tuoi impegni, Kisshu. Tu oggi verrai al lunapark con me» trillò una voce femminile, allegra, vivace, vulcanica e piena di vita.
Il fatto che l’avesse chiamato “Kisshu” gli lasciò chiaramente intendere che avesse sbagliato numero, ma non ebbe tempo di avvertirla che lei lo mitragliò di parole tirate fuori a raffica, una dietro l'altra  «E prima che tu me lo chieda, sì, mi riferisco a quell’enorme e bellissimo lunapark che hanno aperto da poco in centro. A quanto pare, anche se in genere sono afflitta da una grave forma di sfigataggine congenita, sono riuscita a vincere due biglietti alla ruota della fortuna e visto che devi farti ancora perdonare, per avermi combinato un appuntamento con quell’idiota di Pie “mani lunghe” la scorsa sera, tu oggi mi accompagnerai, volente e no, su tutte le giostre, comprese quelle dei bambini, come il treno a forma di bruco, le tazze decorate con personaggi di anime/manga, le macchine da scontro, la casa stregata e così via» riprese fiato «E ovviamente fingerai di divertirti, pur di rendere felice la tua amica del cuore»
«No, aspetta, spiegami… ”Pie mani lunghe”?» chiese divertito, pensando che, nell’ascoltare la sua voce, la ragazza dall’altra parte della cornetta si rendesse finalmente conto di aver sbagliato interlocutore… ma stranamente così con fu.
«Come altro dovrei chiamare quell’idiota del tuo amico? Ogni scusa era buona per allungare i suoi tentacoli su di me, e a niente servivano i miei richiami per farlo smettere»
«E non gli hai rifilato un pugno sul naso?»
«No, ma in compenso gli ho calpestato il piede con il mio tacco a spillo, inventando la presenza di uno scarafaggio sulla sua scarpa destra. Non credo se la sia bevuta, ma non m’importa, se l’è cercata»
L’umore di Ryo, dapprima nero come il carbone, si ribaltò in un nano secondo e senza che potesse farne a meno, scoppiò in una fragorosa risata, sotto lo sguardo confuso dell’amico che continuava a mimargli un “Ma con chi accidenti stai parlando?”
«Io non ci trovo niente da ridere, Kisshu. Ho trascorso una serata infernale, la mia unica consolazione è stata quella di pranzare in un ristorante italiano. Sai quanto adoro la cucina italiana e ti dirò, quando ho assaggiato gli spaghetti alle vongole, ho quasi rischiato di avere un orgasmo in presenza di almeno cinquanta clienti»
«Mi stai dicendo che basta così poco per farti raggiungere l’apice del piacere? Beh, buono a sapersi. Anche se è la prima volta che mi capita di parlare di dettagli così intimi con una ragazza di cui non conosco nemmeno il nome» sghignazzò malizioso, facendo calare il silenzio dall’altra parte del telefono.
«Non sei Kisshu?» domandò con un fil di voce, timorosa.
«No, vorrei dirti che mi dispiace, ma il realtà non è così. Forse ti sembrerò azzardato, ma ti confesso che mi ha migliorato la giornata con i tuoi aneddoti»
«Porca putt… paletta! Porca paletta!»
«Non preoccuparti, puoi usare anche un linguaggio più colorito. Non mi scandalizzo mica»
La ragazza emise un risata imbarazzata, ma al contempo così cristallina che Shirogane si fermò ad assaporarla, estasiato.
Non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma una parte di lui era certa che non avrebbe dimenticato quella risata tanto facilmente.
«Mi spiace, sono mortificata. Ho cambiato telefono da poco e ancora non ho memorizzato tutti i contatti in rubrica, credevo di conoscere il numero del mio amico a memoria, ma a quanto mi sbagliavo e di grosso anche. In mia difesa posso dire che avete la voce identica, è impressionante»
«Ti credo sulla parola ma, ripeto, non devi scusarti. La tua telefonata è stata parecchio esilarante, in particolar modo mi è piaciuta la parte della cucina italiana»
«Ehm… sì… immagino. Che figura di mer… melma. Che figura di melma» si schiarì la voce «Adesso scusami ma devo proprio staccare, ho molte cose da…»
«Almeno prima dimmi il tuo nome» azzardò.
Silenzio.
Ryo mandò un’occhiata veloce al display, per controllare se fosse ancora in linea e poi riportò l’apparecchio all’orecchio «Non dirmi che sei stata colpita da un improvviso ed immediato colpo di sonno. Sarebbe parecchio umiliante per me sapere che ti suscito così tanta noia»
«Perché vuoi sapere il mio nome?»
«Semplice curiosità»
«Se il tuo intento è quello di cercarmi su internet, ti avverto che non sono iscritta ad alcun social network, per cui…»
«Nemmeno io» la interruppe «Ribadisco, la mia è semplice curiosità. Ma se non vuoi dirmelo, fa nulla, non ti costringo mica»
Ci fu un altro breve silenzio, prima che la voce intimidita si decidesse a pronunciare il suo nome «Ichigo… Ichigo Momomiya»
«Ichigo Momomiya» ripetè, sorridendo «Io sono Ryo Shirogane, sempre se t’interessa saperlo, s’intende»
«Beh, Ryo Shirogane, lieta di aver condiviso questa figuraccia con te. Adesso devo proprio andare, perdona per il disturbo»
«Figurati, puoi sbagliare numero tutte le volte che vuoi. Sarei felice di ascoltare altri aneddoti sulla tua esuberante vita»
«Dubito succederà ancora»
«Mai dire mai. Dopotutto mi era sembrato di capire che fossi afflitta da una grave forma di sfigataggine congenita»
Ichigo rise, contagiando anche lui.
«In effetti, non hai tutti i torti. Ma farò in modo che ciò non accada più, ci tengo a conservare quel poco di dignità che mi è rimasta. Addio, Shirogane»
«Alla prossima, Momomiya» ribattè, staccando la chiamata.
«Tralasciando il motivo per cui, tutto ad un tratto, sembri aver smesso di avercela con il mondo intero per via di quell’esame non superato…  si può sapere chi era a telefono?» sbottò Keiichiro, spazientito.
Scrollò le spalle «Una tipa che aveva sbagliato numero»
«Quindi non la conosci?»
«No, al momento conosco solo il suo nome» sorrise, rigirandosi il cellulare tra le mani «Ma intendo rimediare a breve»
   
 
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