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Autore: Ilenia_Pedrali    20/06/2017    1 recensioni
2199 giorni rappresentano il periodo che Clarke e Bellamy hanno vissuto senza saper l'uno le sorti dell'altro. Riusciranno a ritrovarsi? Fanfiction che inizia dopo il finale della 4 stagione di the 100 e assolutamente #Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.
 
Dopo il Praimfaya: giorno 200
 
 
 
CLARKE


 
Era l’unica sopravvissuta della Terra, la sola abitante al mondo. Ed era viva. Da 200 giorni, la ragazza viveva su un pianeta devastato dalle radiazioni, senza mai smettere di sperare e di lottare.

Non sapeva spiegarsi quell’improvviso ottimismo, ma si sentiva bene. Aveva usato la teca rotta da sua madre per impiantare dei semi trovati in una delle tante stanze del laboratorio, quello in cui Becca aveva studiato i geni botanici. Li aveva impiantati sul del fertilizzante prodotto da lei stessa e aveva seguito scrupolosamente le istruzioni dei diari della scienziata. L’acqua che utilizzava derivava dagli impianti idroelettrici del laboratorio, che era riuscita ad aggiustare dopo le prime settimane di disperazione post onda mortale. Ci aveva messo tutta sé stessa, consapevole che solo così sarebbe sopravvissuta e ci era riuscita.

Si ricordava i suoi pensieri in quel momento: “Sopravvivi, Clarke. Devi sopravvivere. C’è ancora speranza, non mollare”. Si faceva trainare dalla speranza di rivedere sua madre e i suoi amici, di rivedere lui.

Stavolta sorrise pensando a Bellamy. Afferrò la radiolina.

«Bellamy, sono io. Sono passati 200 giorni dal Praimfaya. Non vedo l’ora di rivederti. Mi manchi… mi manca tutto di te. È imbarazzante dirti queste cose, non avevo mai pensato a te in questi termini prima ma… è vero. Sei sempre stato tu Bellamy, al centro del mio universo. E io voglio essere al centro del tuo. Ti prego, non perdere la speranza. Sono qui e sono viva. Sto bene, ok?»

Non voleva dirgli troppo. Avrebbe detto il resto a voce, non appena le loro labbra si sarebbero incontrate.


 
 
BELLAMY


 
Bellamy continuava la sua guerra alla vita, arrabbiato con sé stesso e con il mondo. L’aveva lasciata andare e non se lo sarebbe mai perdonato.

Ma doveva andare avanti, lo sapeva, per lei. La sua Clarke. La sua amata principessa.

Perché non le aveva mai detto niente?

“Finn… Lexa… la fine del mondo. Quando avresti potuto?” cercava di giustificarsi.

Ma dentro di sé il dolore faceva spazio al rimorso di non essersi dato una chance, di non aver dato una chance a loro due.

Poi, una sera, qualcosa era cambiato.
In una delle sue tante notti insonni, Bellamy aveva camminato lungo il pezzo di Arca, sommerso dai suoi pensieri. Improvvisamente, tutti i ricordi tra loro avevano preso forma: Clarke che correva verso di lui dopo Mount Weather, Clarke che riusciva ad evitare a Finn una morte orrenda, Clarke che gli dava tutta la sua fiducia, Clarke che si lasciava avvolgere dalle sue braccia.

Quante cose non dette c’erano tra loro due? Quante cose sarebbe state diverse se solo avesse avuto il coraggio di parlarle? Se solo le avesse detto quanto l’avesse sempre amata?

Ma quando questi pensieri prendevano il sopravvento, li scacciava con forza e cercava di rimanere lucido: pensarci non l’avrebbero riportata da lui, non l’avrebbero fatta rivivere.

“C’è ancora una possibilità che sia viva, ha il sangue nero e Luna era riuscita a gestire le radiazioni, ricordi?” sussurrava una voce dentro la sua testa e Bellamy lottava per non lusingarsi, per non credere nell’impossibile, per non dover sopportare il dolore di averla persa sul serio.

Non lei.

Non la sua Clarke.

Quella notte, girovagando, era piombato in una piccola sala, poco illuminata. Vi erano una grande scrivania e delle attrezzature da disegno. Avvicinandosi, Bellamy per poco non aveva fatto un infarto. I suoi disegni, i disegni di Clarke. Di quando era una bambina. Probabilmente i suoi genitori la portavano con sé quando lavoravano in quelle zone, forse suo padre. Aveva riconosciuto subito il tratto del disegno, sia dolce che determinato e le lacrime avevano riempito i suoi occhi stanchi.

Aveva osservato quei disegni toccandoli con le sue stesse dita, come se così facendo Clarke fosse diventata ancora più parte di lui di quanto non fosse già. Poi se li era portati alle labbra, stringendoli forte, traendone forza ed ispirazione.

C’era ancora speranza.

“Clarke, non mollare, resisti. Ho ancora speranza”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Stavolta ho aggiornato super velocemente eheh :P vi è piaciuto questo capitolo? Grazie ancora a tutti quelli che hanno commentato la mia storia, grazie infinite!
Questo capitolo è più un passaggio verso i cambiamenti che avverranno d’ora in avanti e spero vi sia piaciuto ugualmente!
Vi abbraccio,
Ile
   
 
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