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Autore: Erede    20/06/2017    3 recensioni
Quando è iniziata l'eternità? Le lancette girano ed il tempo scorre, inevitabilmente, per tutti. Il presente è già passato.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ticchettava.
Sempre. Ticchettava e ticchettava sempre. Non smetteva di ticchettare. Lo sentivo. Ogni momento, in continuazione, ogni secondo, ogni ora, ogni notte, ticchettava.
I rintocchi rimbombavano nella mia testa, non li sopportavo, erano come tuoni assordanti.

Quando il pendolo del primo orologio aveva iniziato ad infastidirmi, avevo pensato che fosse giusto perché c’era silenzio nella stanza ed io avevo bisogno di concentrarmi sul mio lavoro e sulle mie ricerche. Ho iniziato a bloccare l’orologio quando dovevo lavorare, ma ben presto decisi di bloccarlo definitivamente.
 Ero nervoso quel giorno, anzi ero nervoso tutti i giorni. Presi la pistola dal cassetto, il tamburo già pieno di pallottole, e sparai. Un colpo. Un altro. Tre colpi. Quattro. Svuotai l’intero caricatore sull’orologio, ma anziché essere rilassato ero ancora più furioso. Tremavo. Quegli spari così forti, così insopportabili mi fecero perdere il senno. Lascai cadere la pistola sul pavimento di legno. Nei giorni seguenti provai a dimenticare, ma non riuscii ad ingannare la memoria.
Distrussi tutti gli altri orologi della casa sparandoli con la pistola, colpendoli con un’ascia o con qualsiasi cosa avessi in mano. Avevo smesso di mangiare e l’unica cosa che bevevo era l’alcol. Per giorni non cambiai  i vestiti che indossavo, rimasi con il mio camice da dottore, non più bianco come un tempo. Da quando ero tornato non avevo più pazienti da molto tempo, nessuno del villaggio veniva più nel mio studio, neanche per un semplice consiglio. Ero solo. Da solo contro quel rumore insopportabile.

Era sempre più forte. L’ultimo giorno, passai gli ultimi minuti dell’ultima ora a cercarlo. Girai in lungo e in largo, misi la casa a soqquadro, ma non trovai niente. Controllai nella tasca del mio panciotto, ma il mio orologio da taschino era fuori uso, eppure il ticchettio continuava, sempre più forte, sempre più veloce, sempre più vicino.
Infine lo trovai. Vidi lo stetoscopio sul tavolo, fra gli altri strumenti del mio mestiere e mi resi conto di quale fosse l’ultimo ticchettio da spegnere. I rintocchi aumentarono, velocissimi.
Mi puntai la pistola al petto e premetti il grilletto.
 
   
 
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