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Autore: shiningreeneyes    20/06/2017    0 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 14
Come avresti voluto che fosse?

 

 

Sabato, 19 Febbraio

Ventidue settimane e cinque giorni

 

Harry mi guardò con un'espressione completamente vuota quando finalmente osai sollevare gli occhi per incontrare i suoi. Le mie guance bruciavano e morsicai così intensamente il mio labbro che mi sembrò stesse sanguinando.

 

"Mi dispiace, io- solo- io- me ne- me ne sto andando," balbettai freneticamente, l'umiliazione aumentò, il che mi rese impossibile parlare normalmente. Gettai un ultimo sguardo verso di lui prima di girarmi e uscire dalla stanza, le mie gambe traballanti e instabili. L'imbarazzo che sentivo poteva essere paragonato alla mortificazione; la mia bocca era asciutta, i miei occhi erano spalancati e le mie mani tremavano, ed una marea di domande balzarono nella mie orecchie.

 

Perché diavolo l'avevo fatto? Perché non avevo lasciato che mi accarezzasse la pancia senza pensare che lui intendesse altro? Erano per il bambino, non per me. Naturalmente non erano per me. Harry aveva una fidanzata, una bella ragazza di cui era ovviamente innamorato, quindi perché non avevo lasciato perdere? Perché?

 

Raggiunsi l'ingresso e mi infilai una delle mie scarpe, ero così perso nei miei pensieri negativi che non avevo nemmeno notato che non ero più solo nella stanza prima che una mano si posasse sulla mia spalla. Lasciai uscire un grido di sorpresa e mi girai, quasi colpendo Harry nel farlo.

 

"Scusami," dissi, la mia voce più alta del solito.

 

"Devi smettere di scusarti per tutto," disse, guardandomi con un debole sorriso.

 

"Io- n-non volevo farlo, sai," dissi, ingoiando nervosamente.

 

"Va bene, è stato solo un po' inaspettato," disse con una scrollata di spalle.

 

"È comprensibile, non avrei dovuto farlo, è stata solo una... reazione istintiva, credo." Questa era una bugia, ma lui non aveva bisogno di saperlo.

 

"Va bene, davvero, ora togliti le scarpe e torna in cucina," disse prima di tornare indietro e scomparire dietro la porta.

 

Presi un profondo e sollevato respiro, e chiusi gli occhi per un secondo. Rimasi lì in piedi per poco tempo, volendo che il mio corpo si calmasse e che la mia testa smettesse di porsi nuove domande, prima di fare come mi aveva detto. Lui era in piedi accanto ai fornelli quando tornai in cucina, girando le uova e la pancetta nella padella. Ed era ancora senza maglietta. Mi sedetti sulla stessa sedia in cui mi ero seduto prima e sospirai mentalmente. Aveva idea di quanto fosse difficile per me guardarlo proprio in quel momento, mentre stava lì in piedi con quel fisico e senza camicia?

 

"Il cibo è pronto in pochi minuti," disse mentre appoggiò la spatola e si voltò per guardarmi.

 

Annuii. "Va bene."

 

"Non volevo spingerti via o qualsiasi altra cosa, davvero," disse dopo alcuni momenti di silenzio.

 

"Non preoccuparti, è stata colpa mia. È tutto ok."

 

"Si?"

 

Annuii. "Ora, se potessi ingerire un po' di cibo, sarebbe ancora più figo."

 

"Posso risolvere questo," disse sorridendo mentre si girò di nuovo verso la padella.

 

Mezz'ora e un sacco di prese in giro per le mie abitudini alimentari più tardi, eravamo nella stanza di Harry, ancora una volta sdraiati nel suo letto. Non avendo l'energia per stare seduto, mi trovavo nella solita posizione con un braccio sotto la mia testa e l'altro appoggiata sullo stomaco, mentre Harry era seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto con gli occhi rivolti verso di me. Aveva fortunatamente indossato una maglietta.

 

"Stai bene?" chiese.

 

Mi spostai dalla mia posizione per poterlo guardare senza tendere troppo il collo, prima di sorridere. "Si. Mi dispiace per le urla di prima, non era mia intenzione farlo," dissi. Esitai un paio di secondi prima di aggiungere, nervosamente, "e mi dispiace per... sai, aver toccato la tua mano, non so cosa mi è venuto in mente."

 

"Va bene, è stato solo un po' inaspettato."

 

"Non succederà più."

 

"No?"

 

"No," dissi semplicemente.

 

"D'accordo, va bene."

 

Sorrisi e stavo per rimettere la testa giù quando mi venne in mente una cosa. "Io... ehi, Harry?"

 

"Hmm?"

 

"Io... okay, non credo che ti piacerà, ma ho visto... Lauren quando stavo arrivando qua e lei credo... mi abbia visto." Mi morsi il labbro e lo guardai, aspettando una sua reazione.

 

"Oh... beh, merda," fu quello che disse dopo una pausa.

 

"Mi dispiace veramente," dissi, masticando un pezzo di pelle del mio labbro.

 

"No, è... è ok, credo," disse, trascinandosi le mani tra i capelli, facendoli andare in tutte le direzioni possibili, "immagino che passerò un paio di giorni a scusarmi, ma non è tua la colpa, non ti preoccupare."

 

"Mi dispiace comunque," dissi, la mia voce controllata, "non voglio davvero causare problemi tra voi due."

 

"Va bene, intendo dire," disse con un sorriso, "lei è... è un po' gelosa, solo quello."

 

"Si, ho notato," dissi, "perché comunque? È solo perché crede che tu passi troppo tempo con me?"

 

"Suppongo di sì."

 

"Oh... mi sembra un po', beh, eccessivo," dissi con esitazione, senza volerlo far arrabbiare.

 

"Si, beh, potrebbe essermi scappato che sei... gay," disse e ora fu il suo turno di guardarmi nervoso.

 

I miei occhi si spalancarono e inghiottii prima di dire, balbettando leggermente, "tu- oh, tu- okay, glielo hai detto. Va bene, okay."

 

"Mi dispiace veramente," disse, suonando come una supplica, "mi è scappato ma ti prometto che non lo dirà a nessuno, gli ho detto chiaramente che deve tenere la bocca chiusa, quindi nessuno lo scoprirà."

 

"Io- si, è- è okay," dissi, grattandomi la nuca. Non molte persone sapevano che fossi gay, quasi nessuno in realtà, e avere qualcuno come Lauren che lo sapeva prima della mia famiglia? Non era proprio la mia idea di perfetto coming-out ad essere onesti.

 

"Sei arrabbiato con me?"

 

"No, no, è tutto okay," dissi in fretta e gli sorrisi.

 

"Non l'ho detto a nessun'altro, giuro."

 

"Va bene, davvero."

 

"Okay."

 

Esitai per alcuni secondi prima di aprire nuovamente la bocca, l'ansia si impossessò del mio corpo. "Harry?"

 

"Si, Louis?"

 

"Senti, te l'ho già chiesto tre volte, ma le prime due siamo stati interrotti prima che ottenessi una risposta e l'ultima volta ti sei tipo... arrabbiato," cominciai, ingoiando nervosamente, "e- mi farebbe piacere saperlo in modo da poter darti tutto me stesso, è solo che- che, tipo mi hai scopato e deve esserci una ragione per cui lo hai fatto, quindi-"

 

"Quindi mi stai chiedendo se sono gay," mi interruppe, "di nuovo."

 

"Scusami, scusami," dissi, diventando rosso, "voglio solo una... risposta, una volta per tutte."

 

Con mio sollievo, sorrise e poi sospirò un po'. "Okay, allora te lo chiarirò una volta per tutte," disse, "non sono gay, non sono bisessuale, non sono pansessuale o qualunque altra cosa che indichi che sia attratto dai ragazzi."

 

Inghiottii per sbarazzarmi nel nodo di pura delusione che mi salii in gola. "Giusto, va bene," dissi, con mio sollievo riuscendo a mantenere la mia voce normale.

 

"Per quanto riguarda il motivo per cui ti ho scopato, non ne ho idea," continuò, "la mia migliore ipotesi è che ero estremamente ubriaco ed eccitato, non so davvero come... spiegarlo diversamente."

 

Avrei preferito se avesse mentito, in modo che il nodo che avevo in gola non diventasse più grosso, ma non lo fece. Era okay il fatto che Harry non fosse attratto dai ragazzi, ma non importava quanto sembrasse infantile e ingenuo, avrei voluto che mi desse una... una spiegazione più dolce del perché mi avesse scopato. Anche se sarebbe stata una bugia, sarebbe stato meglio sentirmi dire che lo aveva fatto perché pensava fossi bello o qualche altro cliché, piuttosto che sentirgli dire che era ubriaco ed eccitato e fondamentalmente solo perché ero stato il primo bersaglio più facile che aveva trovato. Sarebbe stata una menzogna, ma almeno non mi sarei sentito così orribilmente usato e... beh, disgustoso.

 

"Si, va bene," dissi alla fine, non guardavo più Harry negli occhi, temendo che il mio volto mi avrebbe tradito se lo avessi fatto.

 

"Sembri triste," disse e lo sentii mettere una mano calda sulla mia guancia.

 

"No, è solo... un modo orrendo per perdere la verginità," dissi con un sorriso poco convinto. Era solo un'altra mezza bugia. E non doveva saperlo, ma stetti in silenzio a godermi la sensazione della sua mano calda a contatto con la mia pelle.

 

"Non proprio come l'avevi immaginato, eh?"

 

"Non proprio, no," dissi.

 

"Come avresti voluto che fosse?"

 

Sbattei le palpebre. "Cosa?"

 

"Come avresti voluto che fosse? La tua prima volta con un ragazzo, intendo."

 

Corrugai la fronte e sollevai un po' la testa, facendogli spostare la mano. "Perché me lo chiedi?" dissi guardandolo con confusione.

 

"Voglio solo saperlo, curiosità, sai," disse piano, sorridendo lentamente.

 

"Oh, okay." Mi sdraiai e mi coprii un po' prima di continuare, "immagino che sarebbe stato più bello se avessi conosciuto il ragazzo, e stare in un letto anziché su un prato e... beh, sai, farlo un po' più dolcemente invece che stare sulle mani e in ginocchio. Ha fatto un po' male. E, beh, sarebbe stato bello ricordarlo e forse, sai, svegliarsi con lui il giorno dopo, invece che da solo e con un post-sbronza." Mi sentii un idiota dopo aver finito il mio piccolo discorso. Seppellii la mia faccia più in profondità nel cuscino tentando di nascondere il rossore che sentivo farsi strada sul mio viso.

 

Un secondo o due dopo, sentii Harry sospirare pesantemente e la sua mano riprese la sua precedente posizione sulla mia guancia. "Sono davvero dispiaciuto che io, beh, ti abbia privato di tutto questo," disse mentre muoveva la mano per giocare con i miei capelli.

 

"È tutto okay," dissi, appoggiandomi al suo tocco, "la memoria è un po' confusa, quindi posso fingere di essere ancora vergine se dovessi incontrare un ragazzo un giorno."

 

"Quando."

 

"Che cosa?"

 

"Quando incontrerai un ragazzo, non se."

 

"Oh. Giusto."

 

Dopo quello cademmo in un confortevole silenzio. Harry continuava a giocare con i miei capelli e io continuai a cercare di nascondere la delusione che stavo provando. Non era certamente attratto da me, non avrebbe mai potuto esserlo. Va bene. Potevo vivere con quello. Andava bene. Davvero. Solo che non era così. Naturalmente non lo era.

 

"Sai, anche se non posso darti l'esperienza dolce della prima volta, potrei almeno coccolarti."

 

Alzai lo sguardo e corrugai la fronte. "Cosa?"

 

"Potrei coccolarti," disse, guardandomi con una traccia di insicurezza sul suo volto, "sai, se vuoi."

 

Spalancando un po' gli occhi verso di lui, gli chiesi, "t-tu mi coccoleresti?"

 

"Si, se vuoi."

 

"Beh, io- no, è... è okay, non devi," balbettai, il mio cuore batteva a cento chilometri all'ora.

 

Lui sorrise. "Okay, girati," disse.

 

"Che cosa? Perché?"

 

"Perché facciamo il cucchiaio," disse mentre si sdraiava su un fianco, "quindi ti devi girare."

 

"Ma noi- non possiamo-"

 

"Si, possiamo, ora girati prima che lo faccia io," mi interruppe roteando gli occhi.

 

Inghiottii, sapendo che sarebbe stato meglio alzarmi dal letto e tornare a casa, ma naturalmente non lo feci. Con un sospiro, e un sacco di movimenti dopo, mi girai in modo che la mia schiena fosse rivolta a lui e lo sentii avvicinarsi a me fino a quando il suo petto non fu premuto contro di me. E il suo cavallo non fu premuto contro il mio culo. Va bene. Inghiottii ancora una volta, desiderando che il mio respiro tornasse normale e che la mia frequenza cardiaca si calmasse. Funzionò fino a quando lui non mise un braccio sulla mia vita e lasciò cadere una mano sul mio ventre.

 

"Calmati un po', Lou," mormorò tra i miei capelli, "sei troppo teso."

 

"Scusami, io- beh, non sono abituato a questo," risposi.

 

"Basta che ti rilassi, non ti farò del male."

 

"So che non lo farai," dissi con un debole sorriso.

 

"Bene, calmati, okay? Sono solo coccole, niente di grave."

 

Non per te forse. "Si, ok."

 

Mi lasciai sfuggire un sospiro che non sapevo di aver trattenuto e permisi alle mie spalle di rilassarsi. Avere Harry pressato così a me era meraviglioso e mortificante allo stesso tempo e non avevo idea di come il mio corpo avrebbe reagito, soprattutto quando il suo pene era così dolorosamente vicino a dove lo volevo. Bene.

 

"Stai bene adesso?" mormorò dopo qualche minuto, la sua voce assonnata.

 

"Si, sto bene," dissi, quasi in un sussurro.

 

Rimanemmo sdraiati per lungo, lungo tempo e alla fine osai sollevare la mano e intrecciare le dita con le sue.

 

Non mi spinse via quella volta.

 

Giovedì, 24 Febbraio

Ventitré settimane e tre giorni

 

Ero in piedi davanti allo specchio a guardare tutta la mia immagine riflessa, la maglietta gettata sul pavimento e un'espressione infelice sul mio viso. Era molto più deprimente vedermi senza maglietta visto che ogni smagliatura era così dolorosamente visibile. Okay, non ne avevo molte. Solo una in realtà e aveva la stessa lunghezza di un dito medio, ma c'era. La protuberanza era veramente più evidente ora, con o senza maglietta, e entro un mese o due, probabilmente avrei dovuto raccontare tutto a mia madre, a Owen e - con mio grande disappunto - a Ian. Le mie viscere fecero un salto al pensiero, ma respirai profondamente e feci un piccolo cenno al mio riflesso, come per incoraggiarmi.

 

"Ehi, Lou! Mamma dice che devi scendere di sotto, c'è qualcosa che vuole- whoa."

 

Quasi inciampai sui miei piedi per la fretta di rimettermi la felpa che era gettata sul mio letto, ma comunque era troppo tardi. Aveva visto. Il mio respiro si bloccò in gola per pura paura e non osai voltarmi per affrontare Owen. Merda, merda, merda. Che cosa avrei dovuto dire adesso? Come avrei potuto spiegare che il mio stomaco era gonfio mentre il resto del mio corpo era abbastanza normale?

 

"Lou?" disse esitante dopo un lungo silenzio, "cosa... cosa c'è che non va con la tua pancia?"

 

"Niente," gracchiai, "vai via, per favore."

 

Sentii la porta chiudersi e per un secondo pensai che mi avesse ascoltato per una buona volta, ma poi parlò di nuovo.

 

"Sei malato?" chiese, "perché non sembra tu abbia un bell'aspetto."

 

"Sto bene, Owen," dissi, "adesso vai, dì alla mamma che sarò giù in un paio di minuti."

 

"No, Lou, cosa-"

 

"Owen! Porca puttana!" lo interruppi urlando, senza guardarlo.

 

"Okay, scusa," disse con aria seria e un paio di secondi dopo sentii la porta aprirsi e poi chiudersi di nuovo.

 

Presi un profondo e tremante respiro, rimanendo dov'ero fino a che il mio battito cardiaco non si regolarizzò, prima di mettermi la maglietta e sedermi sul letto. Non c'era modo che Owen sospettasse la verità sulla mia pancia gonfia, ma non era stupido e ora sapeva che c'era qualcosa che non andava con me e il mio corpo. Cosa sarebbe successo se avesse detto alla mamma ciò che aveva visto? Sarebbe stato terribile. Non ero ancora pronto per farglielo sapere, avevo bisogno di qualche settimana per prepararmi. Con un sospiro di puro sfinimento, mi alzai dal letto e andai al piano inferiore. Trovai mia mamma e Owen in cucina. Owen mi lanciò uno sguardo che esprimeva curiosità e fastidio, ma con mio sollievo, mia mamma mi sorrise.

 

"Come è andata a scuola oggi?" chiese mentre camminavo verso il frigorifero e tiravo fuori una bottiglia di succo d'arancia.

 

Scrollai le spalle. "La solita storia," dissi prima di sollevare la bottiglia verso le mie labbra e prendere tre lunghi sorsi.

 

"Onestamente, Louis," disse mia madre, guardandomi con rassegnazione, "non puoi usare un bicchiere o una tazza come tutti gli altri?"

 

"Scusa," dissi con un ampio sorriso mentre rimisi il succo nel frigo. "Owen mi ha detto che volevi parlarmi," aggiunsi prima che avesse la possibilità di continuare a rimproverarmi.

 

"No, non era niente di particolare, volevo solo chiederti come stessi," disse lei, "non riesco più a parlare con te, sei sempre nella tua stanza o Dio sa dove."

 

"Sto bene," dissi, "sono solo pensieroso, tutto qui."

 

"Mi piacerebbe sapere se c'è qualcosa che non va, ok?" forse ero solo paranoico, ma per un secondo giurai di aver visto il suo sguardo andare a finire nel mio stomaco.

 

Tossii un po' a disagio prima di forzare un sorriso. "Ovvio."

 

Ma mentre mi voltai per lasciare la cucina, sentii lo sguardo di Owen che bruciava nella mia nuca e sapevo bene che non avrei più potuto tenere quella facciata molto a lungo.

 

Domenica, 27 Febbraio

Ventiquattro settimane e sei giorni

 

"Quindi... fondamentalmente, sei fottuto?" Harry mi guardò con la bocca contratta dalla preoccupazione e la sua fronte corrugata.

 

Sospirai e annuii, spostandomi un po' dalla mia posizione mentre il braccio sotto la mia testa cominciava a fare male. "Più o meno si."

 

Eravamo sdraiati sul mio letto, io su un fianco e lui sulla schiena accanto a me. Owen stava giocando una partita di calcio e mamma con Ian erano andati con lui, quindi la casa era vuota per una volta, ecco perché avevo chiamato Harry e gli avevo chiesto se voleva venire. Non ci eravamo visti per una settimana e dato che non interagivamo in pubblico, non avevamo nemmeno mai parlato. E dato che ero incinto e avevo una cotta per Harry, ero riuscito ad armarmi di coraggio e a chiamarlo, e ora eravamo lì.

 

Gli avevo appena detto che Owen era entrato nella mia stanza e aveva visto il mio stomaco nudo, e Harry aveva reagito spalancando gli occhi e aprendo la bocca.

 

"Ma tua mamma non lo sa, giusto?" chiese.

 

"No, non credo."

 

"Non credi? Cosa significa?"

 

"Non lo so," dissi con un sospiro, "penso che stia... non lo so, iniziando a pensare che non sto ingrassando perché sto, beh, diventando grasso."

 

"Si, questo ha senso." Fece una pausa per un secondo e poi sospirò. "Ma non vedo quale sia il problema."

 

"Si, beh, il problema principale è che non sono pronto a dirglielo."

 

"Ma lo farai alla fine?"

 

"Non credo di avere molta scelta, davvero. Forse non l'hai notato, ma sto diventando un tantino grande," dissi, colpendo il mio stomaco.

 

Lui sorrise. "Che tu mi creda o no, la gravidanza ti dona. Stai bene."

 

Fu un complimento completamente innocente, ma le mie guance si tinsero di rosso e il mio cuore batté allegramente. "Grazie," mormorai con gli occhi diretti verso il materasso.

 

"Trovo un po' strano quanto sia facile metterti in imbarazzo," disse con tono divertito.

 

"Non sono imbarazzato, sono solo... non ho mai avuto a che fare con i complimenti," dissi, guardandolo di nuovo.

 

"No?"

 

Sorrisi ironicamente. "Non ho amici, ricordi?"

 

Il sorriso sul suo viso vacillò e la sua espressione diventò quasi triste. "Davvero non capisco perché sia così," disse, "è bello uscire con te. Avrei voluto, sai, conoscerti molto prima se solo lo avessi saputo."

 

"Si... è un po' triste che ci sia voluta una gravidanza imprevista per avere qualcosa di simile ad una vita sociale, eh?" dissi, cercando di alleggerire un po' l'umore.

 

"È triste," disse.

 

"Non cominciamo a parlarne di nuovo, okay?"

 

"Riguardo cosa?"

 

"A proposito di me che non ho amicizie," dissi, "abbiamo già avuto questa conversazione ed abbiamo finito per urlarci contro."

 

Sorrise di traverso. "Okay, non avremo più questa conversazione."

 

"Grazie."

 

"Nessun problema."

 

"Hm. Quindi... come va tra te e Lauren?"

 

Sollevò le sopracciglia. "Vuoi sapere come va tra me e Lauren?"

 

"Certo," dissi, ignorando la voce nella mia testa che canticchiava bugiardo, bugiardo. "Tu e io siamo... io- beh-"

 

"Siamo amici," disse Harry, roteando gli occhi.

 

"Giusto, noi siamo amici e tu hai una fidanzata, quindi non dovrei chiederti come va tra voi due?" chiesi, la mia voce un po' insicura.

 

"Immagino di sì," disse, guardandomi con ovvio divertimento, "non ti sei mai interessato di Lauren, quindi..."

 

"Beh, io sono interessato a te." I miei occhi si spalancarono con leggero orrore non appena le parole uscirono dalla mia bocca, perché, beh, non dovevo dirlo ad alta voce. Sentii tutto il mio volto andare in fiamme e mi lasciai fuggire un piccolo gemito prima di spostarmi in modo che la mia schiena fosse rivolta verso Harry. "Scusami, non dovevo dirlo ad alta voce," dissi, la mia voce attutita dal cuscino.

 

"È davvero divertente quanto ti imbarazzi facilmente," disse con un ghigno.

 

"Sono solo imbarazzato quando la situazione lo richiede e questa situazione lo richiede sicuramente," mormorai.

 

"Perché? Perché hai detto che sei interessato a me?" disse lui e lo sentii muoversi un po' dietro di me. "Sai," continuò mentre strinse un braccio nella mia vita e lasciò che la sua mano trovasse strada verso il mio stomaco, "anche io sono interessato a te. A te e al piccolo senza nome."

 

Mi morsi il labbro per trattenere il sorriso che stava diventando troppo ampio. Si interessava a me, aveva appena detto - chiaro e tondo - che gli importava di me. La sensazione familiare delle farfalle nel mio stomaco si impossessò del mio corpo e invece di rispondergli con le parole, posai la mia mano sulla sua e gli strinsi leggermente le dita.

 

"Ehi, Lou?" disse dopo un breve silenzio.

 

"Si?"

 

"Hai mai... sai, pensato... a dei nomi?" disse esitante.

 

"Nomi?" chiesi un po' confuso.

 

"Si, per... il bambino."

 

"Oh," dissi, un po' di rughe si formarono sulla mia fronte. "Considerando che lo darò in adozione, non ci ho davvero mai pensato, no."

 

"Giusto, l'adozione," ripeté, sembrando un po' pensieroso.

 

"C'è qualcosa che non va?"

 

Si fermò per alcuni secondi, ma poi lo sentii sospirare. "No, niente. Quindi non hai pensato a nessun nome?"

 

"No. Perché? Tu si?"

 

"Un po'," disse.

 

Sorrisi e gli strinsi un po' di più la mano. "Che cosa ti è venuto in mente?"

 

"Niente di particolare, solo che sarebbe bello se avesse due nomi."

 

"Hm, si," concordai, "io ho due nomi."

 

"Si? Qual è il secondo?"

 

"William," dissi con una piccola risata, "e tu? Hai un secondo nome?"

 

"Forse."

 

"E...?"

 

"Non te lo dico."

 

"Perché no?" chiesi, colpendogli la gamba con il piede.

 

"Perché è un nome stupido."

 

"Il mio secondo nome è William, per amor di Dio," dissi, "dai, dimmelo."

 

"Oh okay," mormorò, "ma se ridi, ti tiro i capelli, intesi?"

 

"Intesi."

 

"Bene. Okay, il mio nome completo è - abbastanza ridicolo - Harry Edward Styles."

 

"Non è stupido," dissi, "pensavo avresti detto Jebediah o qualcosa del genere."

 

"Esiste quel nome?"

 

"Non lo so, l'ho sentito in un film."

 

"Per amore dell'umanità, sinceramente spero che non sia un nome reale."

 

"Concordo con te."

 

"Grazie," rispose, "okay, quindi, visto che ne stiamo parlando, come vorresti chiamare il bambino se lo tenessi?"

 

Sospirai. "Stiamo davvero parlando di nomi? Tutto questo è- è già abbastanza difficile ora."

 

"Lo so, ma io... voglio almeno fingere."

 

"Fingere cosa?"

 

"Che noi... lo terremmo."

 

Un nodo mi si formò in gola e scossi la testa. "Non- Harry, non dirlo, per favore," dissi brusco dopo aver inghiottito, "questo è già abbastanza difficile per me e non voglio cominciare a sentirmi colpevole per la scelta migliore per te, per me e per il bambino. Quindi, per favore, non dire cose del genere, okay?"

 

"Okay, scusa, mi dispiace, non lo farò più," mormorò, usando il pollice per accarezzare la mia mano dolcemente, "sei stanco?"

 

"Sono sempre stanco," risposi.

 

"Vuoi dormire un po'?"

 

"Se non ti dispiace."

 

"Niente affatto," mormorò, "sono stanco anche io."

 

"Oh," dissi deluso, "vai a casa?"

 

"Potrei, ma ho pensato di dormire un po' qui, se non ti dispiace," disse.

 

La mia delusione fu immediatamente sostituita dalla felicità e sorrisi. "Non mi dispiace," risposi.

 

Lui sospirò contento e strinse la presa intorno alla mia vita. Non ci vollero molti minuti prima di sentire il suo respiro sul mio collo, ma invece di trovarlo fastidioso e scomodo, lo trovai confortante. Ero felice che Harry stesse lì, addormentato e premuto contro di me. Con un sorriso che mi tirava gli angoli della bocca e le mie dita ancora intrecciate a quelle di Harry, caddi in un sonno profondo.

 

*

 

Non era passata più di un'ora quando mi svegliai, e mi chiesi velocemente cosa fosse stato. Ero ancora stanco e lontano dall'essere riposato, quindi non c'era modo che mi fossi svegliato da solo. Non c'era niente di insolito nella mia stanza, il braccio di Harry era nello stesso posto di quando mi ero addormentato e anche il resto del suo corpo. Poi mi bloccai. C'era qualcosa di duro contro il mio- oh Dio. Oh Dio. Feci un respiro profondo per calmarmi, cercando di far sparire la crescente eccitazione dal mio corpo. Nel tentativo di... beh, fare qualcosa, mi guardai un po' in giro. Questo si rivelò un errore. L'azione fece sfregare l'erezione contro il mio culo e dovetti soffocare un lamento.

 

"Harry," mormorai, la voce leggermente roca, "Harry," ripetei quando non reagì, questa volta mentre gli spingevo un po' la gamba.

 

"Hm?" mormorò mentre si spostava, ma ciò mi costrinse a soffocare un altro gemito.

 

"Tu- io- io..." tacqui. Come diavolo avrei fatto a dirgli che la sua erezione stava sfregando contro il mio culo? Non potevo dirglielo direttamente. Beh, potevo, ma non l'avrei fatto.

 

Rimase in silenzio per due secondi e quasi pensai che si fosse riaddormentato, ma poi tutto il suo corpo si irrigidì e si lasciò sfuggire un tranquillo, "Oh." Nessuno di noi mosse un muscolo; non sapevo per quale ragione, ma io ero completamente mortificato e allo stesso tempo eccitato. Mi concentrai per regolarizzare il mio respiro, sperando che non avesse notato niente di strano e che avrebbe fatto qualcosa al più presto, perché io non l'avrei assolutamente fatto.

 

Alla fine si mosse un po', per fortuna, ma non si allontanò, né mi spinse via. Quello che fece fu premersi più vicino alla mia schiena, mentre cominciava a muovere la mano con un movimento circolare sul mio ventre. Il mio respiro si bloccò in gola quando mi resi conto che cosa stava facendo e mi morsi l'interno della guancia, respirai pesantemente attraverso il naso. Mosse lentamente la mano più in basso finché non raggiunse l'orlo del maglione che stavo indossando, e infilò le dita sotto il tessuto.

 

"Questo va bene?" sussurrò, con le labbra che sfioravano il mio collo.

 

"Si, si," sospirai, incapace di preoccuparmi di quanto stesse tremando il mio corpo sotto il suo tocco, mentre mi spinsi verso di lui e intrecciai le nostre gambe.

 

Mentre continuava a premersi contro di me, spostai il mio maglione fino a quando il mio intero addome fu esposto. In altre circostanze mi sarei sentito incredibilmente grasso in quella posizione, ma con le labbra di Harry che ancora toccavano il mio collo, la sua erezione premuta contro di me e la sua mano che mi accarezzava lo stomaco come se fosse la cosa più preziosa del mondo, non ero in grado di sentire altro se non eccitazione.

 

Un grido sorpreso mi sfuggì quando un bacio morbido fu pressato improvvisamente sul mio collo. Poi un altro e un altro ancora, inclinai la testa per consentirgli un migliore accesso, gemendo e tremando in attesa. Non avevo mai sentito niente di simile nella mia vita, quella dolce, ma tortuosa sensazione di lussuria che fece infiammare tutte le mie viscere facendomi venire voglia di strapparmi i capelli in pura frustrazione. Non avevo mai sentito niente di simile prima, ma quando i baci gentili di Harry si trasformarono in piccoli pizzichi e morsi, pensai che non mi sarebbe dispiaciuto abituarmici.

 

Spostai la mano all'indietro per riuscire ad afferrare i capelli di Harry, desideroso di sentire i suoi ricci in mano, desideroso di sentire ogni parte di lui. Erano morbidi come sembravano, e li tirai dolcemente, fu qualcosa che sembrò apprezzare perché improvvisamente mosse le anche in avanti, facendomi sentire perfettamente quanto fosse duro, e gemetti. Fece scivolare le mani più in alto dove il mio maglione era arrotolato ed iniziò a muovere la mano sul mio petto. Il secondo dopo che venne a contatto con il mio capezzolo, arcuai involontariamente la schiena e una scossa di piacere attraversò il mio corpo. I miei capezzoli erano sempre stati così sensibili? Sembrò che la mia reazione lo avesse incoraggiato e lui toccò di nuovo il capezzolo con le dita e iniziò a pizzicarlo leggermente, facendomi quasi soffocare sul mio stesso respiro, affrettandomi a dare voce al mio piacere. Continuò a pizzicare, strofinare e il capezzolo era così indurito che non ci volle molto prima che il mio respiro fuoriuscisse in rantoli disperati.

 

"Toccami, ti prego toccami," mormorai, tirandogli i capelli un po' più forte, quando tutto cominciò a diventare troppo.

 

Lui non esitò e immediatamente la sua mano si allontanò da dove stava e si spinse fino alla vita dei miei pantaloni. Il bottone e la chiusura lampo furono rapidamente aperti e raggiunse i miei boxer tirandoli giù per poi avvolgere con la sua mano il mio cazzo gonfio e bagnato. La sensazione era incredibile e portai indietro gli occhi prima di riuscire a calmarmi abbastanza per spingere i miei fianchi in avanti per segnalare che avevo bisogno che lui muovesse la mano.

 

Stabilì subito un ritmo veloce, senza preoccuparsi di iniziare lentamente, e gli fui grato per quello; stavo già per finire e non sarebbe stato bello. Mentre Harry si spingeva verso di me e la sua mano si muoveva in sincrono, mi concentrai sull'attrito contro di lui, volendo che lui provasse lo stesso piacere che stavo provando io. Abbastanza imbarazzante, non mi ci volle più di un minuto o due per venire e mi svuotai completamente sulla sua mano e sulla mia pancia, gemendo senza fiato.

 

Dopo essere venuto, trascorsi un po' di tempo cercando di riprendere fiato. Non appena Harry si spostò un po' all'indietro mi resi conto di quello che era accaduto e inghiottii. Mi aveva fatto una sega... mentre si strusciava contro di me e mi succhiava il collo... perché l'aveva fatto? Non mi aveva detto poco tempo prima che non provava attrazione verso i ragazzi? L'aveva detto, quindi cosa era successo? Che diavolo era appena successo?

 

"H-Harry?" dissi esitante dopo un lungo silenzio.

 

Con un movimento improvviso e inaspettato, lasciò la presa che ancora era intorno al mio cazzo prima di sedersi di scatto. Leggermente nervoso, mi girai sulla schiena, appena in tempo per vederlo praticamente saltare dal mio letto. Beh, quello non era un bene.

 

"Harry-" cominciai, guardandolo implorante.

 

"No, no, non posso farlo, non posso farlo," mi interruppe freneticamente, con gli occhi rivolti a qualunque cosa tranne che a me, "questo non è mai successo, non è mai successo. Devo tornare a casa, non posso- non è successo niente di tutto questo. Non è accaduto."

 

Con quelle parole un po' incoerenti, si voltò e uscì dalla stanza. Io rimasi lì, completamente immobile, per qualche minuto prima di accorgermi dello sperma secco sulla mia pancia e pensai di nuovo a quello che era appena successo. Perché dopo tutto quello era tutta un'altra storia. Cosa sarebbe successo? Mi avrebbe odiato? Avrebbe voluto parlare di nuovo con me? Rilasciai un sospiro e mi alzai dal letto per andare in bagno. L'unica cosa che sapevo era che in quello momento ero dannatamente sicuro che le cose si stavano per complicare molto di più.

   
 
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