Fanfic su artisti musicali > Lana Del Rey
Segui la storia  |       
Autore: AnnVicious    21/06/2017    0 recensioni
Lana è una ragazza di ventisette anni che fa ritorno a Woodville, il suo paese di nascita, a causa di una recente perdita in famiglia che l'ha parecchio scossa. Essendo stata sempre una ragazza insicura, incapace di osare e trasgredire anche alla minima cosa, si sente persa, ancora più debole ed insicura, per giunta in quel paese che ora le sembra totalmente diverso, privo dell'energia che emanava una volta.
Ma proprio quando è al laghetto, il luogo dove da ragazzina andava a giocare, a distanza di dieci anni, rivede Alex.
Per lei è stato il primo amico, la prima cotta, il primo amore, il primo a lasciarla sola.
Alexander è a sua volta in un periodo difficile della sua vita: con un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni, una delicata situazione in famiglia e la relazione con la sua ragazza in bilico ma riesce comunque ad avere coraggio e a vivere appieno la propria vita, nonostante sia solito indossare delle maschere pur di non mostrarsi per la persona che è nel profondo.
Entrambi sono cambiati molto, in alcune cose in meglio ed in altre in peggio, ma il ricordo della loro spensieratezza e del loro primo amore vive nelle loro menti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Diario di Alex.

Oggi io e Lana abbiamo deciso di intraprendere la via della montagna e abbiamo riscoperto insieme quanto sia meraviglioso restare in contatto con la natura selvaggia ed incontaminata. Ne avevamo entrambi abbastanza delle città, dello smog,della gente stressata, del fetore dell’asfalto consumato, del caldo soffocante, della vita racchiusa in piccoli edifici comodi, dell’aria condizionata, dei cibi velenosi.

Ci siamo svegliati entrambi alle sei del mattino e prima di partire verso la maestosa catena montuosa di Stairel, abbiamo riscoperto ancora una volta i nostri corpi con le nostre labbra e con i nostri pensieri che sembrano sempre più collegati, sempre più uniti verso la stessa direzione.

Quel camper sarà il più gioioso nido d’amore che io abbia mai avuto, me lo sento. Di luoghi nei quali ho avuto l’occasione di assaggiare deliziosi corpi, ne ho avuti tanti: il mio letto, il letto di sconosciute, hotel di lusso, un fienile, una casa abbandonata, a volte anche dei sudici bagni di alcuni club di città, ma mai nessun luogo sarà più prezioso di quanto lo sia questo camper, che sebbene non rappresenti il lusso, sebbene non sia l’emblema dello sfarzo, sebbene non sia una casa grande quanto una città, sebbene non sia un cottage in riva al mare o un’intima baita in collina,è semplicemente nostro, mio e di Lana. E ciò basta a renderlo speciale, a renderlo desiderabile ad altre migliaia di persone nel mondo che venderebbero la loro anima ad un demone pur di passare l’alba o il tramonto insieme a qualcuno che amano qualcuno dal profondo del cuore, per sentirsi anche solo come me quando incrocio gli occhi di Lana e con solo uno sguardo e una risata squillante è capace di far sgusciare via silenziosamente, tutte le ansie e le paure che mi ero portato dietro fino a quel momento.

Ora che siamo finalmente liberi, lei sembra ancora di più sé stessa e credo che avremo ancora molto da scoprire gli uni degli altri ora che abbiamo intrapreso questo viaggio senza ritorno, ora che entrambi stiamo vivendo il sogno, il nostro sogno.

Prima di raggiungere le montagne, ci siamo fermati a comprarci qualcosa da mangiare, ovvero dei semplici panini. Oltre a quelli abbiamo fatto anche delle provviste per i prossimi giorni perché è nostra intenzione fermarci qui per almeno qualche giorno, per assorbire del tutto la pace e la tranquillità di questo posto che sembra surreale, uscito da qualche favola o da un libro di racconti. Dopo aver incastrato per bene tutti gli alimenti e le bevande nel nostro mini frigo, siamo finalmente partiti alla volta della catena montuosa e Lana ha insistito per poter guidare il camper. Devo dire che guida piuttosto bene sebbene a volte, nelle ripide e alte curve sterrate che portano ai monti, si sia lasciata sopraffare dall’ansia ed ho assunto quindi io il ruolo di guidatore per gli ultimi chilometri restanti.

Appena abbiamo parcheggiato il camper, ho subito sentito il bisogno impellente di dover dipingere quel maestoso paesaggio che è possibile ammirare da qui e Lana ha sentito nel medesimo istante la voglia irrefrenabile di comporre qualche rima dedicata ai monti e all’ululato dei lupi che siamo riusciti ad udire in lontananza. Ma mentre lei era distesa con il quaderno a terra e la penna tra le dita, in uno dei prati più verdi che io abbia mai avuto occasione di vedere, ho provato l’impulso irrefrenabile di dipingere quella meravigliosa creatura distesa lì a pochi passi da me, nella tranquillità della natura incontaminata, splendida con quel semplice vestito bianco che ha avuto addosso per tutta la giornata.

Sembrerà stupido o perfino scontato per alcuni, ma abbiamo passato tutto il nostro primo giorno in montagna a camminare nella fitta foresta e la sera ad osservare il piccolo fiume che crea una piccola cascata, andando poi a riversarsi nella pianura sottostante, creando un piccolo lago puro e cristallino. Io non credevo di amare così tanto la natura: in un certo senso, l’ho sempre ripudiata, perché la vita in città, per i miei scopi che avevo in mente prima di lasciare tutto, mi sembrava decisamente più comoda per me e più facile.

Mi sbagliavo, qui è tutto meraviglioso e a volte devo addirittura stropicciarmi gli occhi, per assicurarmi del fatto di non stare vivendo in un sogno.

Diario di Lana.

Questa è la terza notte che passiamo in montagna ed una parte di me vorrebbe restare qui per sempre, ma non possiamo mettere radici. Io ed Alex abbiamo intenzione di vedere tutto ciò che possiamo e per farlo, dobbiamo, anzi vogliamo essere sempre in movimento, anche perché sappiamo bene entrambi che la bellezza della natura non si concentra tutta solo in un posto.

Quando vedo questi meravigliosi spettacoli naturali, mi viene da credere spontaneamente che esista Madre natura, perché l’uomo, che è distruttore di tutte queste meraviglie da ormai fin troppo tempo, non potrebbe mai creare qualcosa di tanto bello quanto commovente. Io ed Alex, in ognuna di queste tre sere, abbiamo parlato, sotto le stelle ed un cielo limpido e stellato che solo i monti sanno offrire, tra soffi di vento provenienti dai boschi e il pianto dell’acqua che scorre attraverso la schiena del monte, di quanto possa essere effimero tutto ciò che vediamo con i nostri occhi, di quanto tutto ciò sia mutevole e quindi destinato ad un cambiamento, di quanto tutta questa bellezza naturale a volte possa sembrarci immortale.

E’ incredibile quanto abbia scoperto di Alex: sono passati solo quattro giorni da quando abbiamo deciso di metterci in viaggio, alla scoperta di noi stessi e di ciò che ci circonda, eppure abbiamo già stabilito una nostra sintonia senza nemmeno dovercelo dire a parole: entrambi siamo consapevoli di ciò e riusciamo addirittura a sentire, a volte, con il semplice sfiorarci, cosa sentiamo, senza comunicarcelo a parole, semplicemente soffermandoci a guardarci per qualche istante.

Qui, da soli in montagna, dispersi nella natura, i rischi che avremmo potuto correre, sarebbero stati innumerevoli, ma ci sarebbe stata la stessa probabilità di incappare in qualche pericolo in città o in qualunque altro luogo e sarebbe stato quindi inutile rinchiuderci nel camper a tremare di paura. Stiamo invece imparando dai monti, a restare in silenzio per ore, senza il bisogno estenuante di dover fare qualcosa, di doverci per forza rendere utili in qualche modo, di essere schiavi di qualche dipendenza solo per avere la consapevolezza di essere vivi. Abbiamo alternato lunghe ore di silenzio con altre ore di lunghe conversazioni ed altre ancora con solo il suono della natura incontaminata e lo schiocco delle nostre labbra che si sono incontrate diverse volte.

Domattina andremo in città, non sappiamo ancora in quale delle tante, per cercare della bellezza anche in essa.

Diario di Alex.

Mentre eravamo di ritorno dalla montagna, abbiamo dato un passaggio ad un uomo al quale si era rotta l’auto, presso il paese più vicino, ovvero Dodgeville. Si chiama Robert ed ha trentacinque anni, una moglie e due figli. Voleva trovare un luogo tranquillo dove potervici portare, l’indomani, la sua amante Roxanne. Non ha faticato ad ammettere a me che purtroppo non prova più un sentimento d’amore per la sua attuale moglie, ma con Lana è stato più freddo nella comunicazione, preferendo conversare con me lungo il tragitto, piuttosto che con lei, la quale capendo di non essere desiderata da lui, silenziosamente si è dileguata, andando a leggere uno dei suoi libri sul letto.

Robert, in quelle due ore nelle quali abbiamo avuto occasione di parlare, mi è sembrato molto più umano di quanto pensassi: con un matrimonio che sembra andare verso la deriva e dei figli che a detta sua, sono “dalla parte di sua moglie”, il suo unico punto di sfogo, nel tragitto casa-lavoro, sembra essere solo Roxanne, la venticinquenne per la quale sembra aver perso la testa. Mi ha anche confessato che gli piacciono parecchio le scommesse e sebbene io non gli abbia mostrato molto interesse nell’apprendere quella notizia, si è subito cimentato a spiegarmi come fregare il banco, quanto e come puntare, i numeri che a detta sua sono più vincenti rispetto ad altri e come capire quando qualcuno stia bluffando con terminologie fin troppo complicate per permettermi di capirci effettivamente qualcosa.

Dopo averlo fatto scendere a Dodgeville, sentivo la testa scoppiare: se Robert possiede un talento, è di certo quello di mettersi a chiacchierare senza sosta e senza mai prendere fiato. Inutile dire che Lana mi ha dovuto dare il cambio nella guida perché avevo un impellente bisogno di sdraiarmi sul letto e farmi passare l’emicrania.

Dopo altre due ore di guida, siamo finalmente arrivati in un luogo convincente: Vendance.

E’ una grande e caotica città che mi ha subito ricordato molto Iron Valley con la sua frenesia scalpitante, il suo traffico sempre intenso e la quantità spropositata di negozi e fabbriche presso la zona industriale.

Per un paio di notti abbiamo scelto di dormire in un albergo, in fondo con i risparmi di Lana e i soldi che ho ricavato dalla vendita della mia macchina e del mio appartamento, i soldi sono il nostro ultimo pensiero. Qualche giorno fa, prima di presentarmi davanti a casa di Lana, ho fatto un calcolo molto approssimativo su quanto avremmo potuto viaggiare insieme senza dover lavorare e con ciò che ho in banca, so di poter stare tranquillo, ovviamente mantenendo un tenore di vita senza lussi e costi eccessivi, almeno per sette anni, se non di più. Di tutto ciò non ho detto nulla a Lana: non voglio che si preoccupi dei soldi, voglio che sia libera da ogni pensiero deturpante e che possa vivere a cuor leggero, assaporando ogni attimo della sua vita e soprattutto con il sorriso tra le sue dolci labbra.

Fortuna vuole che siamo arrivati a Vendance proprio nei due giorni dedicati al patrono della città ed abbiamo così potuto godere delle bancarelle che hanno ricoperto una grande fetta della città, dei giocolieri che sono arrivati con un circo ambulante e della parata che si è svolta verso le dieci di sera, un’ora prima dei fuochi d’artificio che hanno ricoperto tutta quella fetta di cielo che è possibile vedere da questa città, con colori sgargianti e brillanti.

Io e Lana non abbiamo avuto modo di annoiarci e abbiamo passato i nostri due giorni a Vendance ammirando ciò che ci ha offerto la città in clima di festa. Una ragazza mi ha addirittura chiesto di venderle il dipinto della montagna quando, al mattino del terzo giorno in cui eravamo li, nell’aprire la porta del camper, passando ha scorto senza volerlo, proprio quel dipinto che Lana ha voluto appendere, orgogliosa, ad una parete del nostro piccolo salotto mobile. All’inizio sono ovviamente rimasto stupito: mai nella mia vita avrei mai solo osato pensare che qualcuno fosse interessato al mio modo di fare arte tanto da pagare per averne una piccola fetta sotto forma di tela.

Ho cercato di spiegare a Lara, la ragazza interessata al mio dipinto, che è ancora imperfetto ed incompleto sotto molti punti di vista, ma lei non ha voluto sentire ragioni e spronato da Lana, alla fine ho scambiato il mio dipinto per qualche banconota da dieci.

Non ho davvero parole per descrivere come io mi sia sentito nel condividere un pezzo di me, nel poter finalmente considerarmi “bravo” abbastanza da poter condividere la mia arte con altri in cambio di pochi soldi. Alla fine quelli non mi importano nemmeno per il momento, ma come mi ha detto Lana, se mi infastidisce ricevere dei soldi in cambio, posso sempre ricorrere al baratto e penso che agirò in questo modo se mai ci sarà una prossima volta in cui venderò un mio dipinto.

Diario di Lana.

Siamo già a Luglio.

Stento a credere che siano già passati esattamente trenta giorni da quando io ed Alex siamo partiti e la mia vita con lui continua ad essere un sogno: mi sento continuamente come se stessi fluttuando a mezzo metro da terra, incapace di provare sentimenti negativi, incapace di visualizzare mentalmente una vita migliore di quella che stiamo avendo. Ieri sera ho telefonato a mia madre (le telefono almeno ogni tre giorni per assicurarmi che stia bene) e mi ha chiesto, anzi ordinato di passare da lei almeno per una sera, per stare insieme, ma so benissimo che in realtà, da madre protettiva quale è, Christine vuole accertarsi che Alex provi un sincero sentimento nei miei confronti e che non mi stia solo prendendo in giro.

Io non riuscirei mai a formulare un pensiero del genere: abbiamo creato insieme e stiamo ancora creando, un legame più unico che raro. Oramai ci conosciamo bene, sappiamo ciò che ci piace e ciò che ci infastidisce, sappiamo i nostri gusti riguardo alla cucina, ai libri, alla musica, all’arte… Ma soprattutto siamo sintonizzati sulla stessa frequenza di pensiero e quando si crea una unione come la nostra, è difficile spezzarla.

Il nostro non è un amore per gioco, per soldi, per convenienza o altro… Noi ci siamo semplicemente ritrovati e non ci siamo più separati.

Diario di Alex.

E’ la fine di Agosto e ieri sera ho finalmente rivisto Christine, la madre di Lana che non vedevo da molti anni. Nel corso della cena ho notato che si è subito andato a creare un clima favorevole e tutti e te abbiamo finito per alzare un po’ troppo il gomito con il vino bianco che lei ci ha offerto, iniziando poi a lasciarci andare a barzellette con doppi sensi e a risate fragorose. Nonostante Lana mi abbia più volte detto che sua madre non mostri subito affetto per una persona, io l’ho trovata adorabile e caratterialmente, somigliante molto a Lana, anche se lei continua a rinnegarlo. Sarà perché Christine l’ho conosciuta quando ero piccolo, sarà perché lei era abituata a vedermi come l’amico di sua figlia che si scordava continuamente del pranzo e che ogni volta doveva ospitare alla propria tavola dopo la scuola o come l’adolescente ragazzino che era sempre nei pressi di casa loro per nascondersi dai genitori quando litigavano troppo spesso, ma non c’è stato un solo momento in cui mi abbia lasciato intendere di dover portare rispetto a sua figlia e trattarla come merita di essere trattata. Lana mi ha poi spiegato che in realtà Christine non ne ha sentito il bisogno: a sua detta avrebbe visto da subito come mi comporto quando sono con Lana ed ha capito istantaneamente, dopo appena qualche minuto che in fondo non c’è bisogno di alcuna raccomandazione per me, perché si vede da chilometri di distanza che non desidero altro che stare con Lana.

E ci ha preso in pieno: non desidero altro che tenere la sua mano mentre partiamo per nuove avventure.

In questi mesi, con il caldo che diventa umido e soffocante in pianura e nelle grandi città, abbiamo cercato riparo tra le colline e le montagne, dove il vento che soffia tra i pini è mille volte più appagante di un climatizzatore mezzo rotto in una stanza d’albergo. Proprio cinque giorni fa, abbiamo provato ad andare in città e giacché i nostri piccoli viaggi in camper ci hanno avvicinati molto ad Iron Valley, abbiamo deciso di stare un paio di notti in un motel economico.

E’ stata un’autentica tortura: per un errore alla reception, ci siamo trovati in una stanza piena di pipe da crack, bottiglie vuote di birra sparse dovunque, disordine generale e un cattivo odore di cibo in decomposizione. Dopo un paio d’ore in cui eravamo li, sono arrivati due ragazzini sui diciott’anni che continuavano a ripeterci che quella era la loro stanza. Così, dopo essere tornati alla reception a chiedere spiegazioni, ci hanno assegnato una stanza all’ultimo piano: il distributore di acqua non funzionava, il condizionatore era mezzo rotto e spesso si spegneva e Lana con molta grazia, lo faceva ripartire con dei colpi secchi sul lato. L’intera stanza aveva l’odore di aria viziata e una parete del piccolo bagno era colma di muffa nonostante fosse estate, ma la colpa era del condizionatore che perdeva acqua, creando così umidità. La doccia non funzionava nemmeno a pagarla e regolare la temperatura era un’impresa; ho sentito diverse grida provenire dal bagno quando toccava a Lana rinfrescarsi, in più per andare sul piccolo balcone decadente, dovevamo abbassarci perché il meccanismo della veneziana era rotto e non riuscivamo né ad alzarla, né ad abbassarla. Tuttavia siamo riusciti a divertirci comunque in quei due giorni passati nel motel in decadenza. Quei due ragazzini ci hanno venduto dell’erba niente male e abbiamo passato un paio di giorni a fumare e a goderci la sera, la vista che avevamo dal balcone con la veneziana rotta. Anche se quello della città, soprattutto di Iron Valley è un paesaggio che abbiamo visto e rivisto un sacco di volte, soprattutto io, non smette mai di stupirci: abbiamo passato la notte ad osservare la frenesia delle vite altrui e la pace interiore dei pochi che si sono arresi, accettando ciò che sono e senza cercare di arrivare a vette irraggiungibili per loro. Questo tipo di persone si riconoscono facilmente ad Iron Valley: sono coloro che stanno ai lati delle strade a chiedere qualche spiccio ai passanti, sono i vecchi che vanno a sedersi in una panchina del parco ad osservare da lontano i giovani fuori dai locali ubriacarsi e vomitare, sono le persone che di tanto in tanto passano sul marciapiede spensierate, fischiettando motivi inventati e con addosso nient’altro che l’essenziale, senza fronzoli o cose eccessivamente costose addosso., che camminano silenziosi con un amico o da soli, osservando ciò che li circonda senza pretendere nulla. Sono riuscito anche a vedere in un ragazzo la proiezione di ciò che io sono stato per molto a lungo: il balcone della nostra stanza si affacciava proprio su uno dei pub più frequentati e giacché è estate, anche i tavoli fuori sono disponibili. Proprio ad uno di quei tavoli, seduto attorniato dal suo manipolo di ipocriti, ho visto il mio riflesso del passato: era colui che rideva più forte degli altri solo per attirare l’attenzione, era colui che beveva più degli altri senza darlo a vedere, era colui che aveva il tic nervoso di tamburellare continuamente le dita sulla sua gamba, era colui sul quale le amiche avevano fatto affidamento per lasciargli in custodia le borse, ma appena loro avevano voltato l’angolo, lui aveva subito colto l’occasione per frugarvici dentro e silenzioso come un verme, rubare qualche bigliettone dai loro portafogli.

Sebbene non mi siano dispiaciuti quei giorni passati ad Iron Valley, nonostante gli innumerevoli disagi presenti nel motel che però non ci hanno scoraggiati, non vedevo l’ora di poterci rimettere in viaggio: Lana aveva capito bene che non volevo più tornare nel mio passato, che non volevo più rivedere proiezioni del mio passato che ritengo vergognoso.

Diario di Lana.

E’ di nuovo Giugno, è di nuovo estate, ma questo è un giorno speciale.

Oggi io ed Alex festeggiamo un anno di viaggi insieme e per celebrarlo, abbiamo scelto insieme di passare la giornata a Mooney, nella mia amata cittadina dove lui, un anno fa mi ha fatto la proposta che mi ha resa libera, che mi ha resa la persona disinibita e socievole che sono oggi, la persona che ora rispetta se stessa, la persona che ogni giorno, al mattino si alza con un sorriso, la persona che ha smesso di sottovalutarsi, la persona che conosce i propri limiti ed i propri potenziali.

Io ed Alex siamo andati in quel piccolo, minuscolo pezzo di spiaggia dove ero solita nascondermi quando l’autostima era poca, quando non avevo abbastanza forza per affrontare il mondo esterno, quando non avevo fiducia in nulla.

Per una strana coincidenza, ho incontrato James che era li con dei suoi amici a fare baldoria e sebbene Alex mi abbia detto, prima di parlare con lui, che potevamo anche andarcene e cambiare zona, ho preferito parlarci.

James mi è sembrato felice di vedermi nonostante non ci fossimo salutati proprio bene l’ultima volta e la prima cosa che ha fatto e che onestamente ho apprezzato molto, è stata quella di chiedermi scusa per come mi aveva trattata l’ultima volta. Io gli ho semplicemente detto che tutto sommato mi meritavo quelle parole velenose e che alla fine, nemmeno io mi ero comportata troppo bene con lui. Abbiamo passato un paio d’ore con lui ed i suoi amici, a bere un paio di birre insieme che ci hanno gentilmente offerto, ma ho notato dopo cinque minuti che eravamo li che ad Alex continua a non andare a genio James: si vede chiaramente dal suo volto che fa ancora uso di droghe, al contrario di Alex che ha smesso del tutto, tranne qualche volta in cui io e lui ci concediamo qualche canna in tranquillità nella natura, ma ormai la marijuana non la consideriamo nemmeno una droga dal nostro punto di vista.

Poi James ci ha dato una notizia che non ci aspettavamo affatto di sentire: lui ora si sta frequentando proprio con Taylor e le cose, per il momento sembrano andare nella direzione giusta. Ha anche detto che ogni tanto gli parla di Alex, ma niente di più. Lui, ovviamente è restato calmo ed indifferente per tutto il tempo, ma appena abbiamo salutato James e gli altri ragazzi, mi ha confessato che non si aspettava minimamente che a Taylor potesse andare a genio una persona come lui e vorrebbe andare a trovarla con me per sapere cosa stia succedendo.

A me non dispiace affatto accompagnarlo, anzi Taylor mi è sempre stata simpatica sebbene all’inizio non fossi stata così disposta nel farci amicizia, ma ai tempi erano circostanze diverse ed io ero ancora immatura. Penso di esserlo anche tutt’ora, d’altronde non si smette mai di imparare da se stessi e dagli altri, ma so per certo che non commetterò mai più l’errore di giudicare una persona per come decide di mostrarsi davanti ai miei occhi.

Tutto sommato, oggi è stata una bella giornata che riviverei volentieri e nonostante sia passato già un anno da quando io ed Alex siamo partiti con il nostro camper, non posso fare a meno di continuare ad amarlo, forse ogni giorno di più.

Diario di Alex.

E’ Luglio, fa un caldo tremendo, il camper ha un guasto e non ne vuole sapere di ripartire e Lana se ne è andata.

Si, proprio così, è andata via e non so nemmeno dove.

Per oggi avevamo programmato di andare al fiume di Farries, un paese di montagna che dista un paio d’ore da Woodville, il nostro paese di nascita, ma le cose non sono andate bene.

Sono già due giorni in cui non la vedo e mi manca, mi manca come l’aria nei polmoni.

Non l’avevo mai vista così arrabbiata, sembrava una leonessa e non si è nemmeno infuriata perché l’ho offesa o le ho fatto qualcosa di male in particolare, no. Si è arrabbiata con me per me.

Notando che i suoi risparmi stavano iniziando a scarseggiare, mi ha lecitamente domandato quanti soldi io avessi da parte e stava già iniziando a fare progetti di sostituire questo camper con un altro dato che, effettivamente spreca molta benzina. Appena le ho detto che siamo a posto per almeno tanti altri anni se restiamo contenuti con le spese, lei ha capito subito che ho intenzione di spendere fino all’ultimo centesimo che ho per questo viaggio insieme.

Stavamo parlando proprio qui, seduti sulla piccola pedana che porta fuori dal camper, dove sono seduto ora e con gli sguardi rivolti verso l’orizzonte, osservando il sole calante. Poi si è alzata ed ha iniziato ad urlarmi addosso all’improvviso, dicendomi che non sono costretto a spendere tutti i miei soldi per noi e che non vuole che se qualcosa per caso andasse storto nel nostro viaggio insieme, io mi ritroverei poi con un piede nella fossa senza sapere come e cosa fare per rialzarmi in piedi.

La mia Lana ha iniziato a sviluppare un carattere più forte e determinato da quando siamo partiti, iniziando a prendere di petto le situazioni difficili ed affrontandole subito, senza lasciarle seppellite in qualche angolo remoto, magari arrivando fino al punto in cui non si riesce più a sopportarle; se non fossi stato impegnato nel dover rispondere alle sue parole rabbiose, avrei di sicuro fatto volentieri un ritratto del suo grazioso volto carico di rabbia, incorniciato dai suoi lunghi capelli mossi e selvaggi, con i suoi occhi scuri carichi di vita, di emozioni, di fuoco che arde dentro di lei.

La mia Lana ora non ha paura del buio e non ne sono spaventato nemmeno io se accanto a me c’è lei a darmi forza, ad illuminare una notte senza stelle con una sua risata melodiosa o con il suo fischiettare mentre legge Proust, uno dei suoi scrittori preferiti, illuminata solo da un paio di lampade a basso consumo.

La mia Lana è l’unica che potrebbe fermare la mia tristezza in questo momento, l’unica che potrebbe fermare la fuoriuscita delle mie lacrime dai miei occhi che inevitabilmente stanno inumidendo questa pagina di diario, sbiadendo alcune delle parole che ho scritto con inchiostro nero.

Tutte le persone che abbiamo incontrato nel corso di questo viaggio, alle quali magari abbiamo dato un passaggio o con le quali ci siamo semplicemente fermati a conversare a caso, mi hanno sempre detto che sono fortunato: posso fare della mia vita tutto ciò che voglio, perché sono libero dalle catene della routine, posso andare dove voglio finché ne avrò voglia, posso coltivare la mia più grande passione, ovvero la pittura.

Ma io non posso fare nulla di tutto questo se non ho accanto a me la mia ragione di vita.

Lei mi ha insegnato a sorridere quando qualcosa andava storto, mi ha insegnato a camminare piano invece di correre anche nella natura incontaminata; lei mi ha spronato a fare di meglio quando ciò che dipingevo non mi soddisfaceva, lei mi ha fatto capire che non importa cosa si fa, dove lo si fa e quando lo si fa, ma l’importante è semplicemente chi hai accanto a te.

Ora sono qui da solo, seduto su questi gradini bollenti, a fumarmi una sigaretta dopo l’altra mentre scrivo queste parole che ai miei occhi umidi provocano sofferenza e sono da solo.

Sono due giorni che aspetto il suo ritorno, non mi sono mosso di un solo metro da qui con il camper, in modo che sappia dove trovarmi. Io non avrei la più pallida idea di dove cercarla, ci ho già provato ieri sera, dopo troppe birre che avevo bevuto e ho chiesto, barcollante ad almeno cinque alberghi nelle vicinanze se per caso ospitassero una ragazza con il suo nome o con il suo aspetto fisico, ma non ne ho ricavato nulla e sono stato addirittura sbattuto fuori a calci dall’ultimo perché ho iniziato a sbraitare qualcosa contro il direttore… A dire il vero non ricordo nemmeno cosa, avevo troppo alcool nel corpo che mi annebbiava la mente ed il mal di testa post-sbornia non ha intenzione di passarmi e di certo stare seduto qui con il sole di metà Luglio che mi cuoce la testa come un uovo e i grilli che non la smettono per un attimo di frinire, non è l’ideale per me, ma non ho intenzione di muovermi da qui per ora.

Sono sicuro che lei tornerà, ha solo bisogno di calmarsi e rimettere i suoi pensieri in ordine.

Inoltre, la seconda opzione, ovvero quella secondo cui potrebbe anche non tornare più e vivere per tutta la sua vita senza di me, senza che io possa vederla ancora un’ultima volta, mi spaventa troppo e sto costringendo il mio cervello a cercare di non elaborare quel pensiero, ma è difficile ed al momento sono pieno di ansie e paranoie…

Alexander smise di scrivere.

Aveva sentito un rumore alla propria destra e voleva essere sicuro che non si trattasse di un animale selvatico. Appoggiò quindi il quaderno e la penna nera su uno dei tre gradini che servivano per salire sul camper azzurro e bianco, poi si guardò intorno: si trovava in una radura e la vegetazione era molto fitta come anche la fauna circostante. Oltre ai grilli e alle cicale che non smettevano per un secondo di frinire, poteva udire i picchi martellare incessantemente i tronchi degli alberi e il richiamo di alcune volpi in calore che ad Alex ricordavano le urla di un neonato quando la notte fa i capricci. La radura nella quale sostava era abbastanza ampia e in più sembrava non ospitare nessun animale pericoloso come i lupi, ma era sempre meglio stare in guardia, perciò Alex si avvicinò lentamente alla sua destra, verso la strada dalla quale aveva sentito provenire il rumore di rami e ne spezzò cautamente uno non eccessivamente robusto da un albero vicino per potersi difendere in caso di pericolo.

Tra gli olmi e i ginepri, apparve però, la sagoma di Lana ed Alex non poté fare a meno di sorriderle, lasciando che il ramo che aveva staccato una manciata di secondi prima, cadesse a terra, nel manto di foglie secche che ricoprivano la pianura.

“Sei ancora qui”. Sussurrò lei, fermandosi ad appena qualche passo da lui.

“Io non vado da nessuna parte senza di te”. Rispose Alex, onestamente.

Lana non poté fare a meno di accennare un dolce sorriso: amava quella sincerità disarmante di Alex, che le provocava sempre una strana fitta al cuore.

“Lo sai che potevi anche lasciarmi qui, vero?”. Rispose lei, con altrettanta sincerità nella voce leggermente rauca.

“E poi come avrei vissuto io, senza di te?”. Chiese lui, allargando appena le braccia ed accompagnandole con un sospiro, come una sorta di segno di resa.

Lana non disse altro: semplicemente fece segno ad Alex di avvicinarlesi e quando fu abbastanza vicino da poterlo toccare, si strinse a lui ed affondò le labbra nelle sue come fossero acqua nel deserto.

“Non importa quanti altri posti visiteremo. Il mio luogo preferito rimarrà sempre la mia mano stretta alla tua”. Sussurrò Lana dopo aver baciato il ragazzo che amava.

Alexander non capiva come lei facesse ad essere sempre così meravigliosamente dolce o come si chiamasse di preciso l’incantesimo che avevano le sue labbra sulle proprie le cui lo facevano sempre sentire ad almeno mezzo metro sospeso dal suolo e non voleva saperlo: voleva solo continuare ad amarla finché avrebbero vissuto entrambi.

“Scusa se non ti ho detto delle intenzioni che avevo con i miei sol...”.

Lana non lo lasciò finire di parlare, andando a posargli un dito sulle labbra.

“Shh. Non è certo colpa tua. Il patrimonio che hai accumulato è tuo e puoi gestirlo come ti pare e piace. Io però, non voglio dipendere dai tuo soldi...”. Iniziò Lana, che a sua volta venne interrotta dal ragazzo che stringeva una sua mano con amore.

“Non mi importa nulla dei soldi, Lana. Possiamo condividerli, non è mai stato un problema per me e mai lo sarà. E poi sono stato io, ormai più di un anno fa a presentarmi sotto casa tua con quel camper, quin-”.

Lana lo interruppe di nuovo, mantenendo un timbro di voce calmo e tranquillo: tra loro molto raramente alzavano la voce per parlare di questioni importanti e tenendo le orecchie aperte e prestando attenzione alle parole dell’altro, erano sempre riusciti a comprendersi senza doversi gridare addosso o litigare per un nonnulla.

“Al, tu non mi hai presa con la forza e costretta a viaggiare con te. Io lo volevo quanto lo volevi tu e io voglio viaggiare per ancora molto tempo, proprio come te. Quindi la mia soluzione è questa se sei d’accordo: abbiamo sempre visitato cittadine o paesini e sempre per più di tre giorni, a volte anche qualche settimana, quindi potrei trovarmi dei piccoli lavori nei dintorni come baby sitter, assistenza agli anziani, pulizie o altro”.

Alex accennò una smorfia e si passò una mano nei folti capelli castani che aveva lasciato crescere negli ultimi cinque mesi, conferendogli un aspetto più naturale e selvaggio che se era possibile, lo rendeva ancora più affascinante agli occhi di Lana.

“Ma se io non ho nulla in contrario nel dividere i miei soldi con te, perché ti stai arrovellando così tanto? Non dirmi che c’è di mezzo l’emancipazione femminile...”.

Lana accennò una risata, rispondendo: “non ho bisogno di liberarmi da nessuno stereotipo o null’altro con te. Ci siamo sempre rispettati a vicenda e ci alterniamo sempre i nostri compiti, quindi non è questo il punto, Al”. Disse lei mantenendo un tono di voce delicato, andando poi ad accarezzare una guancia liscia del ragazzo che amava, il quale stava aspettando che lei proseguisse.

“Io rispetto tutto ciò che è mio così come tutto ciò che è tuo. Alex, a te tutti quei soldi non sono stati di certo regalati ed hai dovuto faticare chissà quanto per per poterteli permettere. Io non voglio sprecare il frutto del tuo lavoro e dei tuoi sacrifici...”.

Alex la interruppe, andando a posare la propria mano su quella di Lana che sostava sulla propria guancia, stringendo poi le sue dita tra le proprie. “Lana, io non ho dovuto fare proprio nessun sacrificio se non la gavetta per qualche anno come accade a chiunque voglia entrare nel mondo dello spettacolo. Ho vissuto una vita piena di eccessi, come i ristoranti costosi, le feste, le droghe, le ragazze… I soldi non sono mai stati effettivamente un problema per me e non lo sono nemmeno ora”.

“Non sono d’accordo”. Rispose lei accompagnando la propria risposta ad un cenno di dissenso con il capo, proseguendo poi: “sono comunque qualcosa che appartiene a te e io non voglio avere il senso di colpa di stare sprecando qualcosa di tuo...”

“Ma non stai sprecando proprio niente e poi non hai nemmeno un vizio...”. La risposta di Alex fece capire a Lana che ormai lui si stava iniziando ad arrampicare sugli specchi pur di darle ciò che lui voleva darle.
“Alex, perché abbiamo intrapreso questo viaggio, un anno e un mese fa?”. Chiese lei d’improvviso, andando a lasciare la mano del ragazzo che le stava di fronte.

“Perché è il desiderio che avevamo entrambi e che tutt’ora abbiamo, no?”. Disse lui, sentendosi improvvisamente insicuro di fronte alla domanda che gli aveva posto la ragazza a sorpresa.

“Esatto, ma abbiamo intrapreso questo percorso insieme anche per liberarci dalla routine e da tutto ciò che nel nostro mondo era diventato banale e scontato, no?”. Chiese Lana, ma la frase aveva chiaramente il tono di una affermazione ed Alex non poté far altro che annuire, così lei proseguì, con una certa urgenza di arrivare al punto.

“Questo si ricollega al motivo per cui, due giorni fa mi sono arrabbiata con te quando mi hai detto di avere soldi a sufficienza per entrambi da poter sopravvivere tanti altri anni insieme in viaggio. Io come te, non cerco solo la libertà dalla routine e dai dogmi che ci venivano imposti ogni giorno, ma anche la libertà personale e sopratutto l’indipendenza”.

Alex aveva capito benissimo cosa stesse dicendo Lana in quel momento, ma fece un passo indietro, iniziandosi a sentire improvvisamente non necessario, non indispensabile a lei come per lui, invece lo era Lana.

“Quindi il fatto che io ti abbia offerto di mia spontanea volontà di vivere entrambi con i miei soldi, per te costituisce un mio tentativo di tenerti in una sorta di catene invisibili?”.

Lana, ancora una volta si ritrovò a scuotere la testa, in segno di dissenso e fece un passo verso l’amato, che si era allontanato appena da lei.

“Alex, tu non hai certo pensato volontariamente a questo, ma appena me lo hai detto, ho realizzato che non sarei mai stata libera dipendendo dal tuo denaro”.

“Lo capisco perfettamente, ma se ti sto offrendo io in prima persona di vivere con i miei soldi, che problema c’è?”. Sul volto di Alex continuava ad aleggiare una espressione di confusione e Lana nell’udire quelle parole, sospirò e si fece coraggio nel poter dire ciò che stava per esprimere a parole.

“Alex, io non voglio vivere sulle tue spalle anche perché ed è solo una ipotesi, se un giorno tra noi dovesse finire tutto, io non voglio avere sulla coscienza il fatto di aver utilizzato i tuoi s-”.

Alex non le lasciò terminare la frase e le si avvicinò per poter prendere entrambe le sue mani e stringerle forte tra le proprie.

“Tra noi non finirà mai niente. Solo la morte ci separerà e anche se accadesse qualcosa che ci separerà, tu non dovrai sentirti così,io non mi permetterei mai di pensare una cattiveria simile sul tuo conto...”. La voce di Alexander si era fatta decisamente più rauca per l’emozione che sentiva crescere dentro di se e Lana, nel vedere i suoi occhi puntati sui propri, così colmi di amore per lei, non poté fare a meno di regalargli un dolce sorriso.

“Lo so che non lo faresti mai. Ma voglio farlo per me, per sentirmi bene con me stessa, per poter essere spensierata con te e vivere la nostra esperienza senza negatività”.

Alex non resistette ed abbracciò Lana, stringendola forte a sé e sussurrandole: “tu sei troppo buona per questo mondo”.

“Infatti non amo il mondo, amo solo te”. Sussurrò dolce lei, le cui labbra furono poi baciate con dolcezza da Alexander.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Lana Del Rey / Vai alla pagina dell'autore: AnnVicious