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Autore: Stella Dark Star    21/06/2017    1 recensioni
Per Andrea Pazzi e Lucrezia Tornabuoni è amore a prima vista quando s’incontrano nella basilica di San Lorenzo durante il funerale di Giovanni de’ Medici. Il problema è che entrambi sono sposati e per di più le loro famiglie sono nemiche naturali. Ma questo non basterà a fermarli. Tra menzogne e segreti, l’esilio a Venezia cui lei prenderà parte e il ritorno in città della moglie e i figli di lui, sia Andrea che Lucrezia lotteranno con tutte le loro forze per cercare di tenere vivo il sentimento che li lega. Una lotta che riguarderà anche gli Albizzi, in particolar modo Ormanno il quale farà di tutto per dividerli a causa di una profonda gelosia, fino a quando un certo apprendista non entrerà nella sua vita e gli farà capire cos’è il vero amore.
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Delfina de' Pazzi - La neve nel cuore", un'intensa e tormentata storia d'amore tra la mia Delfina e Rinaldo degli Albizzi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo ventinove
Proposta di matrimonio
 
Non erano trascorse che poche ore da quando Ormanno lo aveva investito della carica di Guardia Personale. Una cerimonia, se così si può definire, molto semplice ed intima, a cui avevano partecipato solo gli Albizzi assieme ai propri servitori personali e in più le guardie del palazzo.
Quella notte Tommaso non aveva dormito, a causa dell’emozione, della speranza, del timore che gli avevano impedito di chiudere occhio, eppure non si sentiva affatto stanco. Aveva lasciato il letto della sua ragazza all’alba e si era preparato con cura. Per la prima volta aveva indossato la divisa ufficiale con lo stemma della famiglia e poi aveva pensato bene di legarsi i capelli stringendoli il più possibile in una sorta di codino in stile orientale.
Ricevere la nomina gli aveva fatto sudare freddo, le sue mani erano così umide che per poco non gli era caduta la spada che Ormanno gli aveva porto. Per fortuna tutto era andato bene. Poi Ormanno, per festeggiarlo, aveva organizzato un pranzo solo per loro due e come dono aveva ‘preso in prestito’ Stella affinché li servisse a tavola e si unisse a loro al momento del brindisi. Sapendo che non avrebbe gradito la presenza di Rinaldo, Ormanno gli aveva evitato il disagio di averlo intorno. E poi, da ora in avanti avrebbe preso ordini da lui e nessun altro e di questo Tommaso ne fu lieto. Infine era giunto il pomeriggio e, non avendo assolutamente nulla da fare poiché Ormanno e il padre si erano ritirati nello studio per discutere di affari, lui ne aveva approfittato per recarsi al mercato principale a fare un importante acquisto.
Appena messo piede nell’area del mercato, adocchiò subito il banco che gli interessava e vi si recò con passo sicuro, senza guardarsi intorno. Già da tempo lo controllava, ma fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi. Ora il tempo delle insicurezze e delle paure era finito.
“Buondì, ragazzo.” Lo salutò l’uomo con aria gioviale, ma poi, notando la spada al fianco e lo stemma sulla casacca, si scusò: “Oh perdonatemi, Messere.”
Tommaso scosse il capo, divertito: “Non fa niente, davvero! Chissà quanto tempo mi ci vorrà per abituarmi a questo!” Ed indicò la divisa con un gesto della mano.
L’uomo rise: “Va bene, ragazzo. Allora procediamo per gradi! Ditemi, in cosa posso esservi utile? Forse cercate un dono per l’onomastico di vostra madre?”
Questa volta Tommaso non fu contento delle sue parole e si fece sentire: “Per prima cosa mia madre è morta da molti anni. E secondo, giusto per informarvi, non sono un bambino che fa regali frivoli alla mamma. Ho compiuto diciassette anni ieri l’altro e oggi sono qui per acquistare un anello di…” E si bloccò all’improvviso, le sue gote divennero rosse come pomodori maturi.
L’uomo gli lanciò un’occhiata maliziosa: “Fidanzamento?” Vedendo che lui non riusciva a rispondere e se ne stava immobile come una statua, pensò bene di aiutarlo diventando professionale: “Vi assicuro che andrete a casa soddisfatto. Da me non troverete altro che il meglio. E a costi non eccessivi.”
Il che era vero, Tommaso lo sapeva bene. Aveva avuto modo di informarsi su di lui, un orafo professionista che realizzava personalmente gioielli originali talvolta usando materiali a buon mercato. Certo, se avesse atteso alcuni mesi avrebbe potuto accumulare abbastanza denaro per acquistare un anello da gran Signora, però aveva deciso di non rimandare, si sentiva pronto per quel passo e voleva farlo immediatamente. Anche se questo significava vuotare le tasche dei risparmi di una vita. In ogni caso si sarebbe rifatto con la nuova paga da guardia personale.
L’orafo prese da sotto il banco due cofanetti di legno intagliato e li aprì di fronte a lui. All’interno vi erano due dozzine di anelli dalle fantasie più diverse, alcuni con diamante e altri no.
“Sapete quali preferenze abbia la fanciulla che volete prendere in moglie?”
Lo sapeva, ovviamente, ma ritrovarsi di fronte a tanta scelta era comunque arduo. Cominciò a osservarli uno ad uno, studiandone attentamente i dettagli e parlando più a se stesso che non all’uomo: “A lei piacciono le cose semplici, ma belle. Ama i colori ma non disprezza quelli classici. Talvolta si sofferma sui dettagli, ma non sulla precisione. Impazzisce per le cose frivole, ma che abbiano un valore affettivo.”
L’orafo si lasciò andare ad una risata: “Volete tornare qui con lei per esserne sicuro?”
In effetti non aveva torto. Stella poteva lasciarsi conquistare da una sciocchezza, però era incapace di nascondere la delusione per un dono non gradito. Un anello di fidanzamento era una cosa troppo importante che non lasciava margine di errore. Gli ci volle parecchio per prendere una decisione, era così concentrato da non accorgersi della presenza di altri clienti che venivano e andavano. Addirittura un paio di volte si portò dietro l’orecchio una ciocca di capelli immaginaria, in quel gesto abituale di cui non si sarebbe liberato facilmente.
Scelse un anello con montatura spessa d’argento, su cui faceva bella mostra una decorazione anch’essa d’argento che ricordava un tipico rosone fiorentino, e dalle cui fessure si poteva vedere il letto di perla. Era certo che le sarebbe piaciuto.
Arricciò le labbra in uno dei suoi sorrisi e finalmente sollevò lo sguardo sull’orafo, mentre gli indicava con l’indice: “Questo.”
Lui lo estrasse dal velluto nero del cofanetto e lo sollevò tra due dita: “Una buona scelta. Ora…non resta che accordarsi sul prezzo.”
Tommaso deglutì. Grazie al cielo, l’uomo non fu disonesto. Non troppo, almeno. Dopo aver messo il denaro al sicuro in un piccolo forziere, si premurò di mettere l’anello in un sacchetto di velluto nero, che poi strinse bene con un laccio, quindi lo porse a Tommaso.  Lui se lo infilò subito nella scarsella  e salutò: “Vi ringrazio, Messere. Buona giornata.”
L’orafo gli sorrise: “Buona giornata a voi, ragazzo. E i miei più cari auguri alla sposa!”
Tommaso rispose con una risata, tenendo lo sguardo rivolto verso di lui, ma quando fece per andarsene andò a scontrarsi con qualcuno.
“Oh, perdonatemi, ero distratto.”
La giovane si risistemò al gomito il cesto che per poco non le era caduto nello scontro, ma subito lo rassicurò con un sorriso: “Non è nulla. Sto bene.”
“Bene. Buona giornata, Guendalina.” Mise un piede avanti all’altro per incamminarsi.
“Aspettate un momento! Come sapete il mio nome?”
Quella domanda lo immobilizzò all’istante. Che babbeo! Aveva dimenticato che di fatto non si conoscevano. Lui l’aveva seguita per alcuni mesi quando era ancora alle dipendenze dello speziale e su incarico degli Albizzi. Chiuse gli occhi, maledicendo se stesso. Ormai il danno era fatto, doveva trovare una soluzione. Si voltò verso di lei e si schiarì la voce, sperando che le parole non lo avrebbero tradito: “Io… Ehm, vi ho vista spesso qui al mercato.” Vide il suo sguardo sospettoso e riprese con più sicurezza: “Devo aver sentito qualcuno chiamare il vostro nome, probabilmente. Voi siete la sguattera di Messer Pazzi, giusto?”
“Sì, è così.” Continuò a squadrarlo poco convinta, fino a quando non si accorse dello stemma sulla sua casacca: “Oh cielo! Voi siete al servizio degli Albizzi!” La sua espressione mutò e divenne allegra: “Questo spiega tutto. I nostri Signori sono alleati e si incontrano spesso nei rispettivi palazzi. Perciò vi sarà capitato di accompagnare il vostro Signore a Palazzo dei Pazzi e lì avrete sentito il mio nome.”
Tommaso l’assecondò, ringraziando tutti i Santi per quella svolta a lui favorevole.  Si batté la mano sulla fronte fingendo di ricordare: “Sì, certo! Ora ricordo.”
“Voi come vi chiamate?”
“Tommaso. Avrei dovuto presentarmi subito, scusate.”
“Dunque, Tommaso…” Guendalina sollevò una mano per indicare la via dietro di sé: “Sareste così gentile da passeggiare con me? Se non avete altri impegni, s’intende.”
Vedendola così cordiale, lui rispose con un sorriso: “Sarebbe un piacere.”
Presero a camminare fianco a fianco per il mercato, inizialmente in silenzio, fino a quando Guendalina non intavolò un discorso: “Sapete, da quando la mia Signora è tornata a  vivere a Firenze trascorro più tempo qui che a palazzo. Ha sempre delle commissioni da farmi fare.”
“Ne siete contrariata?”
Lei si soffermò a pensarci, ma poi tornò sorridente: “In verità no! Un tempo odiavo le commissioni ed ero spaventata dal mondo esterno, ma poi…” Fece spallucce: “Mi sono resa conto che passeggiare per la città e vedere le sue meraviglie è molto meglio che stare nelle cucine!”
Tommaso l’aveva ascoltata con interesse e l’aveva guardata per cogliere la luce di gioia nei suoi occhi. Anche se quella ragazza era parecchio bassa e parecchio tonda, il suo viso ispirava subito simpatia e i suoi occhi azzurri come il cielo erano davvero belli. Quando lei volse lo sguardo su di lui, per un momento si sentì colto in flagrante, ma lei invece di rimproverarlo per averla fissata gli chiese: “Voi invece perché siete qui? Non credo per comprare il pane o le uova, vista la spada che avete al fianco!”
Lui riportò lo sguardo in avanti e scosse il capo con fare divertito: “Decisamente no! Sono qui per motivi personali. Ho acquistato un anello di fidanzamento, per la precisione.”
Guendalina spalancò la bocca per la sorpresa: “Oh mio Dio, congratulazioni!”
“Prima di congratularvi forse dovreste attendere che io le abbia fatto la proposta.” Precisò, senza una valida ragione.
Lei sgranò gli occhi: “Avete motivo di dubitare in una sua risposta positiva?”
Lui rispose alzando il tono di voce, le gote leggermente arrossate: “Assolutamente no! Lei mi ama!”
L’entusiasmo di Guendalina si riaccese: “E allora perché preoccuparsi? Ma ditemi: quando chiederete la sua mano? Avete già pensato a come dichiararvi?”
Lui si lisciò i capelli con la mano, timidamente: “Be' sì… Lo farò questa sera, nella sua stanza. Ehm, lei è una serva personale di Madonna Alessandra quindi viviamo nello stesso palazzo.” Si schiarì la voce e riprese: “Ho pensato di mettermi in ginocchio e mostrarle l’anello. Ecco tutto.”
“E l’atmosfera?” Gli chiese con passione.
Tommaso la guardò con sospetto: “Come, prego?”
“Ma come? Già trovo triste che glielo chiediate nell’alloggio della servitù quando avete un’intera città meravigliosa a vostra disposizione. Se poi mi dite che non farete nulla per rendere romantica l’atmosfera, temo proprio che dovrò mettermi a piangere per quella povera ragazza.” E sfoggiò un broncio degno di un’attrice.
In effetti quel discorso gli diede da pensare…. Lui si riteneva un ragazzo abbastanza romantico, ma forse poteva fare di più. Se Stella avesse reagito come Guendalina sarebbe stato un disastro.
“Dunque… Insomma, che cosa mi consigliate di fare?”
Il broncio sparì magicamente dal volto di lei e al suo posto nacque un luminoso sorriso: “Dovete portarla fuori! Invece di farle la proposta questa sera, attendete domani e portatela in un luogo che per lei è importante, magari. Ricordate che poi quel momento rimarrà impresso nei vostri cuori per il resto della vita.”
Tommaso notò la sua espressione così concentrata. Quella ragazza stava prendendo davvero sul serio la cosa! Dopo aver riflettuto tenendo lo sguardo perso in aria, neanche stesse leggendo una risposta dipinta nel cielo, Guendalina si illuminò: “Prima di mostrale l’anello potreste farle un dono! Per esempio un bel mazzo di fiori! La fioraia saprà cosa consigl…”
“NO!” Gridò Tommaso, di getto, guadagnandosi così l’attenzione delle persone attorno a lui, non che un’occhiataccia da parte di Guendalina che lo fece sentire ancora più imbarazzato. Accidenti. Nel sentir nominare la fioraia gli era quasi preso un colpo. Non poteva assolutamente rischiare che quella povera donna riconoscesse la sua voce o la sua fisionomia. Anche se erano passati dei mesi, di certo non aveva dimenticato il giorno in cui si era ritrovata un coltello puntato contro le reni e una boccetta di cicuta in polvere tra le dita. Diede un colpo di tosse e riprese a camminare, sperando che anche la gente attorno smettesse di fissarlo. Si morse un labbro e cercò di ritrovare la calma: “E’ solo che… Non posso! Lei è allergica ai fiori, quindi capite bene che non posso fargliene dono o rischierei di prendermeli in testa!” Chissà come gli uscì anche una mezza risata.
Con la coda dell’occhio scrutò il volto di Guendalina, che pian piano si stava raddolcendo.
“Capisco… Allora no, questa teoria è da scartare subito.”  Si fece pensierosa ancora una volta, per poi esordire: “Però di certo non è allergica al vino! Non appena avrà detto di sì alla vostra proposta non sarebbe inadeguato festeggiare con qualche calice di vino.” Era talmente entusiasta delle proprie idee che la gioia le illuminava tutto il viso. Era davvero un tipetto simpatico!
Tommaso sorrise gentile: “Sì, quest’idea piace anche a me!”
Uscirono dall’area del mercato e presero la direzione della Cattedrale. Guendalina parlò per tutto il tempo di mille  e più stramberie. 
  
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