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Autore: Bruschii    21/06/2017    0 recensioni
"Il sangue sulle mie mani mi spaventa a morte."
Basata su the 100.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Nuovo personaggio, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Grounders.

Sull'arca tutto era più facile. Dal mio punto di vista almeno, lo era, eccome se lo era. Avevo sempre cercato di rispettare le leggi, seguendo alla lettera tutto ciò che veniva proclamato dal consiglio. Tutto per cercare di non essere uccisa, per non buttare al vento la mia vita, per i quali i miei genitori avevano lottato. E, anche se nessuno avrebbe pianto al momento della mia prematura scomparsa, non potevo fare a meno di pensare di non voler terminare la mia vita mentre correvo dietro ad Octavia nel bosco, inseguita dai terrestri. E per quanto questo possa sembrare egoista da parte mia, era vero. Non volevo morire, non dovevo morire, per Clarke e per il campo intero. Non avrei potuto lasciare tutto a Bellamy, sarebbe diventata un'anarchia basata sulla sua adorazione e sarebbero morti tutti al più presto. 
La gamba di  Octavia non le permetteva di correre veloce come avrebbe dovuto, perciò le portai un braccio sopra la mia spalla, aiutandola a scappare dai terrestri. Non l'avrei lasciata indietro, non lo avrei fatto con nessuno di loro. Sentivo come se  la loro responsabilità mi pesasse sulla schiena come un grosso macigno, perciò non avrei lasciato morire nessun altro dopo l'incidente di Jasper. Non solo per la mia professione, ma soprattutto per il mio animo estremamente curante, non potevo permettere a nessun altro di farsi del male. Mi fermai, però, quando un forte grido di dolore arrivò alle mie orecchie. L'urlo di Jasper spezzò il silenzio presente nella fitta foresta, facendomi allontanare da Octavia e dal gruppo. Sicuramente la lancia non aveva trapassato il cuore, per questo il ragazzo era ancora vivo. Mentre tornavo indietro, una mano si pose sulla mia spalla, forzando così pesantemente che dovetti voltarmi verso Finn. Il suo sguardo era sicuramente preoccupato come quello degli altri, preoccupato che potessero perdere anche me.

"Torneremo a prenderlo, te lo prometto, ma adesso è troppo pericoloso." Con le lacrime agli occhi e una grande indecisione sul da farsi, spostai la mia attenzione dagli occhi di Finn per finire a guardare nella direzione di Clarke, della sorella che non ho mai avuto. Il suo sguardo non era solamente preoccupato, ma dietro a quegli occhi azzurri intravidi un intero mondo che sarebbe crollato se non l'avessi seguita, sarebbe caduta a pezzi se avesse perso l'unica persona veramente importante per lei sulla terra, e questo mi convinse a compiere la scelta di ricominciare a correre tra gli alberi, verso il campo che avevamo lasciato il giorno prima. Per quanto sarei voluta tornare da Jasper, sapevo che nessuno di noi l'avrebbe lasciato morire, sopratutto Finn, e quindi sapevo che la sua promessa sarebbe stata mantenuta. Corremmo per quelle che sembravano ore, quando in realtà erano solamente pochi minuti, quando ci fermammo per prendere una piccola pausa. Lo zainetto che cadeva sulla mia schiena creava un piccolo spazio tra me e il tronco dell'albero sul quale mi ero appoggiata per riprendere fiato. Octavia mi si avvicinò e io mi abbassai per controllarle la ferita sulla coscia, la quale stava guarendo velocemente dal taglio non profondo che le era stato procurato. Strinsi ancora di più il pezzo di maglietta che avevo legato sopra alla ferita, per poi riservare ad Octavia un sorriso di conforto per farle capire che tutto sarebbe andato bene.

"Ma si può sapere chi sono quelle persone?" La voce di Monty ci fece voltare tutti verso di lui. Anche lui era appoggiato al tronco di una grande sequoia, guardando nella direzione di Clarke. Spostai il mio sguardo verso di lei, la quale aveva appena trovato qualche osso di qualche genere. Sembrava un osso umano, di un cranio umano, ma non ne sarei stata sicura. Un altro grido arrivò alle nostre orecchie, un urlo diverso da quello di Jasper, molto più vicino e femminile. In pochi secondi incontrai gli occhi di tutti i presenti, prima di iniziare di nuovo la corsa verso l'accampamento, cioè da dove il suono proveniva. Il primo pensiero che mi balenò in mente fu che i terresti avessero raggiunto il campo, ma questa teoria sfumò subito quando iniziai a riconoscere i pochi alberi che ci separavano dalla fine del burrone posto dietro alla navicella caduta.

"Fermi!" Sentì Clarke urlare verso Wells e lo stesso ragazzo del giorno prima, di cui ancora ignoravo il nome, i quali stavano lottando con dei coltelli in mano. Ma nessuno le diede ascolto, i due ragazzi continuarono a sfiorarsi l'un l'altro con le lame appuntite dei coltellini.

"Basta." Il ragazzo ancora sconosciuto si voltò immediatamente nella mia direzione. Portò le mani in alto, prima di buttare il coltello a terra, seguito da Wells. Mi avvicinai a loro, notando i polsi di entrambi, ugualmente vuoti.

"Dov'è il cibo?" Stavo per dire qualcosa riguardo ai loro braccialetti mancanti, ma la voce di Bellamy mi fece distrarre. Mi voltai verso di lui, il quale era subito fuggito accanto alla sorella ferita. 

"Non siamo arrivati a Mount Weather." La voce di Octavia era debole mentre rispondeva al fratello, che però spostò lo sguardo su di me. 

"Che cazzo è successo lì fuori?" A questo punto, avevamo tutti capito che esigeva una risposta esclusivamente dalla sottoscritta. Non sapevo ancora come interpretare lo sguardo di Bellamy sulla mia pelle quando ricambiai, creando un legame tra i suoi occhi marroni e i miei azzurri.

"Siamo stati attaccati." Attorno a noi regnava il silenzio totale. Nessuno che fosse distratto, i loro sguardi erano puntati su di me e su Bellamy.

"Da cosa?" La voce di Wells proveniva da dietro di me, ma non mi fece voltare. Anche quando Finn rispose, dicendo che eravamo stati attaccati da qualcosa di umano, ero troppo occupata a mantenere intatto il legame creatosi fra me e Bellamy. I suoi capelli erano scompigliati e gli davano un'aria selvaggia. Non immaginai neanche le condizioni in cui mi trovavo io, ma neanche mi importava. In quel momento l'unica cosa importante era cercare di sopravvivere.

"La buona notizia è che le radiazioni non ci uccideranno." Bellamy alzò un sopracciglio, aspettando la cattiva notizia, e la mia mente esultò quando spostò lo sguardo verso Clarke. Era stata estremamente silenziosa, la quale era sicuramente una caratteristica più adatta a me che a lei.
"Quella cattiva è che lo faranno i terrestri, hanno già preso Jasper." Annuii alle parole della bionda, notando anche il disinteresse negli occhi di Bellamy.

"Wells, dov'è il tuo bracciale?" L'attenzione si spostò ancora una volta su di me, mentre portavo le braccia verso il petto, nel tentativo di incrociarle. Non ne ebbi il tempo poiché, dopo che Wells fece un leggero movimento della testa verso Bellamy, mi avventai contro il ragazzo dalla pelle olivastra, afferrandolo per la maglietta. Restarono tutti sconvolti, Clarke sorpresa, dalla mia reazione aggressiva.

"Quanti, Bellamy?" Non fui nemmeno io in grado di decifrare il mio tono di voce. La vicinanza dei nostri volti non mi fece nessun effetto, al contrario di come pensavo. La mia voce era piena di paura e rabbia, ma cercai di impedire che trapelasse qualsiasi emozione, di ogni genere, mentre mi riferivo al ragazzo che tenevo stretto per la maglia di cotone che indossava.

"24, reginetta. E stanno aumentando." Lo lasciai andare, voltandomi verso la folla che stava guardando. Nessuno disse niente, ci osservavano e basta. Octavia, Clarke, Finn, tutti ad osservare ogni nostro movimento.

"Siete proprio idioti. L'arca sta morendo, per questo ci hanno mandato qua giù. Devono sapere che la terra è di nuovo abitabile e noi abbiamo bisogno del loro aiuto contro chiunque sia lì fuori. Se vi levate i bracciali, non solo uccidete loro, uccidete tutti noi." Bellamy si mosse velocemente dietro di me, superandomi con una delicata spallata.

"Lei è una dei privilegiati. Se ci seguono qui, a lei andrà comunque bene. Lei non è mai stata accusata di nessun crimine, chi di voi può dire la stessa cosa? Possiamo difenderci da soli. Quel bracciale ai vostri polsi vi rende prigionieri, ma non lo siamo più. Dicono che perdoneranno i vostri crimini, io dico che non siete dei criminali! Siete combattenti, sopravvissuti." Per tutto il tempo non fece altro che passarsi ripetutamente le dita tra i capelli scuri, guardando i diversi ragazzi che lo assecondavano nel suo discorso ingenuo. Certo, era abile nell'utilizzo delle parole, questo lo dovetti ammettere, ma non cambiava comunque il fatto che non era la direzione giusta da seguire. Avevamo estremamente bisogno di cure mediche avanzate, di aiuto nel cercare cibo e nel difenderci.

"Siamo più forti di quello che pensi, mia piccola regina. I terrestri dovrebbero aver paura di noi." Il ragazzo olivastro si voltò verso di me, guardandomi negli occhi ancora una volta. Il suo sguardo era seriamente impossibile da comprendere, come se volesse uccidermi e abbracciarmi allo stesso momento. Ciò che disse era chiaramente diretto a me, ma tutti esultarono quando sentirono le sue parole. Io scossi la testa, abbassando lo sguardo e iniziando a camminare verso la navicella piantata al suolo. Ero visibilmente delusa dal comportamento di Bellamy e sicuramente se ne accorse anche lui., come se ne accorse tutta la folla che ci stava fissando. Non capivo però il motivo di tutto questo interessamento da parte di Bellamy verso i giovani criminali, dato che lui, per dirla tutta, non era neanche veramente uno di loro. Nei suoi occhi, però, c'era quella scintilla di senso di colpa tanto simile a quella nei miei occhi.

"Che facciamo ora?" I miei pensieri su Bellamy furono interrotti dal fortunato arrivo di Monty, il quale mi si affiancò nella salita che portava alla navicella. Ormai il mio corpo si era abituato alla terra morbida sotto alla suola degli stivali, terra che era diventata ancora più morbida dopo la pioggia della sera prima. Pensai un secondo alla risposta più opportuna da dare a Monty, quando poi mi resi conto di essere stufa di stare agli ordini degli altri.

"Cerca qualche arma. Adesso andiamo prendere Jasper." Se volevano una regina, sarei stata più che felice di accontentarli.

Stavo controllando la gamba di Octavia ancora una volta, quando una mano si appoggiò sulla mia spalla destra.

"Monty, ti ho già detto che partiamo appena arriva Clarke." Mi voltai non sentendo una risposta. Gli occhi di Bellamy non incrociarono i miei quella volta, dato che il suo sguardo era caduto sulle mie mani sporche di sangue. Finì di legare la benda sopra la ferita di Octavia prima di alzarmi e seguire suo fratello, senza dire una singola parola. Camminavo dietro di lui e ci fermammo solamente quando fanno all'interno di una delle tende che avevano costruito durante la nostra assenza.

"Qualcuno l'ha messa in piedi solo per te." L'interno della tenda era spazioso, fin troppo. Una specie di materasso, con delle coperte colorate poste sopra, era posto al centro del grande spazio delineato dai teli impermeabili arancioni, mentre accanto all'entrata era posta una sedia, cioè un sedile staccato dall'interno della navicella, ma fu il pensiero che mi fece piacere. Mi voltai verso Bellamy, dopo aver osservato la tenda nel suo insieme, trovandolo già con il volto rivolto verso di me. Non mi ero ancora accorta delle piccole lentiggini che adornavano il suo volto o del suo arco di cupido così accentuato, probabilmente perché non ci avevo mai seriamente pensato ad osservarlo per più di due secondi. Non volevo sicuramente pensarlo, ma nella mia mente balenò l'idea che fosse un bellissimo ragazzo, bello e dannato. Cercai di pensare velocemente a qualcos'altro però, cercai di pensare a qualsiasi cosa a parte al bellissimo ragazzo davanti ai miei occhi. E, anche se sull'arca l'idea mi avrebbe martellato la testa per giorni e giorni, in quel momento ci trovavamo sulla terra, dove la cosa fondamentale era cercare di sopravvivere il più a lungo possibile per aiutare gli altri. Quindi, un 'noi' non sarebbe mai potuto esistere in nessun contesto di nessun tipo.
I suoi occhi incontrarono ancora una volta i miei ed un brivido salì per la mia schiena dato lo sguardo intenso.

"Allora, come ti chiami?" Il suo sguardo non si lasciò sfuggire neanche un mio minimo movimento, facendomi provare emozioni contrastanti. Perché se da una parte volevo che quel momento non finisse mai e che continuasse a guardarmi con quell'intensità per il resto dei nostri giorni, dall'altra parte quella stessa intensità non mi faceva comportare come se fossi a mio agio, dato che non lo ero per niente. Quindi cercai solamente di ignorare lo sguardo di Bellamy, le sue occhiate.

"Athena Wood." Il mio nome fu ripetuto per un paio di volte con un tono estremamente basso. Le sue braccia di incrociarono al suo petto, mettendo in evidenza i suoi muscoli. Stava indossando una maglietta di cotone verde, la giacca della guardia l'aveva lasciata vicino allo spazio che avevano dedicato al focolare.

"Reginetta, spero che un giorno capirai il perché delle cose che faccio." Alzai gli occhi al cielo quando, anche dopo aver saputo il mio nome, usò ancora una volta il soprannome più stupido che potessero darmi. Abbassando lo sguardo lungo il suo corpo, notai uno strano rialzamento della sua maglietta in corrispondenza al fianco sinistro.

"Hai una pistola?" Non rispose con le parole, ma alzò leggermente un lembo della sua maglietta, facendomi intravedere l'impugnatura dell'arma che aveva sistemato accuratamente tra la pelle e la cintura. 

"Allora vieni con noi." Lo afferrai per un braccio prima di uscire da quella tenda, che era stata dichiarata come mia. Avrei sicuramente preferito un'ampiezza più ristretta rispetto a ciò che avevano fatto dato che, dal numero di tende che riuscivo a vedere passando, non tutti avevano una postazione nella quale dormire, ma solo il pensiero che quella particolare tenda fosse stata messa in piedi solo per me mi fece sorridere mentalmente. 

"E perché mai dovrei venire?" Lasciai il braccio di Bellamy, voltandomi verso di lui. Mi avvicinai, cercando di fare in modo che solo lui capisse ciò che stavo per rispondergli.

"Forse perché vuoi con tutto te stesso che loro ti seguano, ma, in questo momento, credono che uno solo di noi due abbia paura." Mi voltai, continuando a camminare e sentendo i suoi passi a poca distanza dai miei. Lo sentì farfugliare qualcosa con uno dei suoi cagnolini quando incontrai Clarke. Wells si trovava a pochi passi da lei e ci osservava mentre ci abbracciavamo.

"Io e Wells siamo pronti." Il suo sguardo curioso si spostò da me al ragazzo dietro alla mia figura. La ignorai come ormai stavo iniziando a fare troppo spesso, superandola. Non feci neanche caso ai ragazzi che si erano offerti per la missione e ci addentrammo nei boschi, seguendo la direzione che ormai conoscevo a memoria. 

"Athena, quei ragazzi sono dei seri criminali, non bulli qualunque." Mentre ci facevamo strada tra le piante cresciute vigorosamente, Clarke mi si affiancò con la mappa in mano.

"Conto proprio su questo." Mi voltai per controllare chi si fosse aggregato a noi e vidi, oltre che Bellamy e Wells, anche il ragazzo che aveva quasi ucciso Wells. Accorgendosi del mio sguardo, il ragazzo in questione si voltò verso di me, agitando la testa come se volesse liberarsi dei miei occhi su di lui. Li spostai sulla strada da percorrere davanti a me senza problemi, ascoltando Clarke che iniziava a raccontarmi i suoi problemi con Wells per cercare qualche consiglio in una persona di età maggiore alla sua. Mi dispiacque per Clarke e per il suo discorso sul rapporto d'amicizia con Wells che si stava lentamente sgretolando, ma avevo altro a cui pensare, Jasper per esempio. La mia mente non poteva distrarsi dal pensiero che non mi sarei mai perdonata se Jasper fosse morto, il suo sangue sarebbe stato sulle mie mani; non solo per il ruolo di 'medico' che ricoprivo sulla terra, ma anche per il ruolo di 'responsabile' che avevo deciso di ricoprire nel momento in cui fu colpito.

"Aspettate un attimo." I nostri passi si fermarono quasi automaticamente al suono della voce bassa di Bellamy, facendoci poi voltare verso di lui. Notai la pistola che stringeva tra le dita e il mio cuore perse un battito, metaforicamente parlando.

"Cos'è tutta questa fretta? Non si sopravvive con una lancia nel cuore." Mi avvicinai a lui, chiedendogli gentilmente di posare la pistola, aggiungendo che ferire qualcuno non avrebbe aiutato.

"Perché non provi a togliergliela, regina?" Il cagnolino personale di Bellamy si fece strada da dietro di lui e mi spinse, facendomi scontrare contro il petto di Wells. Naturalmente mi aveva preso alla sprovvista, ma la spinta era stata data comunque con una certa forza ed una certa rabbia.

"Lasciala, Murphy." La mano di Bellamy si poggiò sulla spalla di quello che riconobbi come John Murphy. Sull'arca era solamente un ladro di poco conto come il padre, ma non lo avevo mai visto e non gli avevo neanche mai dato tanta importanza. Murphy tornò al suo posto, dietro alla figura alta di Bellamy, mentre quest'ultimo riponeva la pistola al proprio posto, sotto la sua maglia di cotone.

"Jasper ha urlato quando è stato spostato. Se la lancia l'avesse colpito al cuore sarebbe morto all'istante." Trovai ancora una volta lo sguardo di Bellamy fisso sul mio viso mentre parlavo. I suoi occhi iniziavano a darmi sui nervi, tutto di lui iniziava a darmi sui nervi. Tutto ciò che faceva e tutto ciò che era non faceva altro che farmi incazzare e farmi stressare sempre di più, facendomi provare un sentimento di odio che non avevo mai provato contro nessuno prima di lui.

"Non per questo abbiamo tempo da perdere." Clarke si aggiunse alla piccola discussione che stavamo avendo e io la spostai leggermente dietro la mia schiena in un gesto di protezione. Non avrei lasciato che le facessero del male. Wells intanto si trovava accanto ad un albero, mentre osservava la scena da lontano. Stavo per voltarmi e continuare la nostra camminata alla ricerca di Jasper, quando il mio polso destro fu stretto nella mano di Bellamy.

"Appena vi toglierete i bracciali potremmo andare." Il suo tono non ammetteva scusanti e la sua bocca si alzò leggermente da un lato per enfatizzare il fatto che quella situazione non faceva altro che divertirlo. Strappai il mio polso dalla sua presa, portando una mano dietro la mia schiena per assicurarmi che Clarke fosse al sicuro.

"Stai scherzando? Sull'arca penseranno che siamo morte solo quando saremo morte. Comprendi?" Feci un passo avanti verso di lui per mostrargli che non avevo paura di affrontarlo. Non avevo paura della sua pistola, non avevo paura del suo cagnolino e, sicuramente, non avevo paura di lui. Il suo tono dittatoriale sicuramente poteva spaventare tutti quei ragazzi, i quali cercavano solamente un capo che avrebbe trovato una soluzione a tutti i loro problemi, ma sicuramente non impressionava o, tantomeno, spaventava me.

"Coraggiosa, la regina." Ogni volta che quel soprannome stupido usciva dalla sua bocca, un brivido mi percorreva la schiena. Non avevo ancora ben chiaro se fosse un brivido provocato dal ribrezzo o dalla rabbia, ma sicuramente non era una sensazione piacevole. La mia mano si chiuse in un pugno, che ero definitivamente pronta a scagliare contro la faccia di Bellamy per cancellargli quel sorrisetto da scemo, quando una voce interruppe il mio momento.

"Trovale un soprannome tutto tuo, ormai sta diventando un po' ripetitivo."

  
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