Cap 29 Sotto
Scacco
Era da poco
passato mezzogiorno nella calda cittadina di Deep Alley,
Aris e Elena avevano trovato riparo dalla calura estiva
all’interno del parco
in centro città dove avevano deciso di fermarsi per un
po’.
I due ragazzi erano seduti su una panchina in legno rigorosamente
all’ombra, faceva
molto caldo per un tritone che da poco aveva abbandonato la sua forma
per
diventare umano e le sue mani iniziavano ad apparire screpolate come se
quel
caldo lo stesse privando del resto dell’acqua presente nel
suo corpo.
Aris non aveva ancora detto nulla da quando aveva lasciato la casa di
Elena, e
lei aveva rispettato il suo silenzio non proferendo parola.
Le ultime parole
della strega gli risuonavano in mente come un disco
rotto, il fatto che lui fosse un principe e che spettasse a lui
prendere quella
decisione lo caricava di un ulteriore responsabilità, lui
avrebbe fatto a meno
di quel libro e avrebbe voluto distruggerlo così come aveva
proposto Elena, ma
quando la strega gli aveva ricordato che proprio
l’incantesimo che gli avrebbe
permesso di diventare permanentemente umano era stato scritto su quel
libro e
che lui stesso ne aveva avuto bisogno, il dubbio su quel che stesse
facendo
prese a tormentarlo.
Qual era la cosa
giusta da fare?
“Aris?”
la voce di Elena gli arrivò come un sussurro lontano.
“Aris,
ti senti bene?” la ragazza lo stava guardando con
un’espressione
preoccupata dipinta in volto, “non hai una bella
cera”
“Sto
bene tranquilla…” ma quando lui sollevò
la mano per
tranquillizzarla vide un orribile crepa nella sua pelle.
La bionda
fissò più attentamente il ragazzo, le sue labbra
stavano
diventando secche e anche la sua pelle sembrava si stesse trasformando
in
polvere.
“cosa
sta succedendo? Aris tu non stai affatto bene!”
“a
quanto pare sono queste le controindicazioni…”
sussurrò tra sè e sè
guardandosi le mani e studiando quel fenomeno. “Ursula ha
realizzato un
inibitore che ci rendesse umani, ma è un qualcosa di
temporaneo… per far sì che
diventi permanente bisogna realizzare un'altra
pozione…” il ragazzo si alzò con
fatica aiutato da lei.
“e
l’incantesimo di cui stiamo parlando era contenuto
originariamente
nel libro di Alimede, distruggendo il libro probabilmente
distruggeremmo anche
delle magie buone.”
E
così finalmente anche Elena adesso sapeva cosa tormentasse i
suoi
pensieri
“non
pensiamo al libro adesso, dobbiamo fare qualcosa per te prima che
questa situazione si aggravi” La paura iniziò ad
invaderla ma tentò di non
darlo a vedere, doveva mantenere la calma o non sarebbe stata di
nessuna
utilità.
Ma il suo
ragazzo si stava trasformando in polvere sotto i suoi occhi e
lei non aveva la più pallida idea di cosa fare!
“forse
se rientri in acqua potrebbe andar bene…”
“no,
l’acqua del mare è assolutamente vietata, se
qualcuno ci trovasse
non oso immaginare cosa potrebbe succedere.”
“c’è
una piscina pubblica non lontano da qui, potrebbe andar bene?
Certo ci sarà del cloro nell’acqua ma dovrebbe
andar bene se non respiri
sott’acqua”
Mentre lei
parlava Aris si sentiva sempre meno in forze, “va bene,
proviamo” e così con grande fatica, passo dopo
passo i due s’incamminarono
verso la piscina pubblica.
****
“Buongiorno,
mi servono due set da piscina”
Elena aveva
lasciato Aris a sedere su una poltroncina mentre si dirigeva
verso il bancone per iscriversi e comprare anche il necessario visto
che non
avevano praticamente nulla e di certo non ci si poteva fare il bagno in
biancheria.
“solo
un momento” le risposte la signorina mentre andava a prendere
tutto l’occorrente, dopo qualche istante tornò con
un borsone dove dentro vi
erano costumi, scarpe e asciugamano.
“ho
aggiunto anche dell’acqua, il tuo ragazzo non sembra stare
molto
bene…” Elena si girò e vide Aris con la
testa appoggiata al muro e gli occhi
socchiusi.
“soffre
molto il caldo, dopo una bella nuotata in piscina starà
molto
meglio” le rispose pagando il tutto.
O
almeno, spero che funzioni.
Pensò fra sé e sé.
****
Superando la
reception si accedeva ad un grande spazio aperto con al
centro una grande piscina piena di acqua cristallina ed azzurrissima,
fortunatamente
non c’erano molte persone, colpevole il mare vicino che
rubava tutti i potenziali
clienti che potevano fare il bagno nell’acqua gratis
anziché pagare per una
piscina artificiale.
“Aris,
e se entrando in contatto con l’acqua ti ritornasse la
coda?”
“ci
avevo pensato anche io, ma è un rischio che dobbiamo
correre… non
credo di poter resistere ancora per molto…”
I due ragazzi si
avvicinarono nel posto meno affollato di tutti, un
angolo semi vuoto con alcune sdraio dove poterono mettere le loro cose
e stare
in tranquillità.
“potrebbe
darti un po’ fastidio il cloro…” Elena
stava uscendo la sua
asciugamano per sistemarla sulla sdraio.
Il ragazzo
fissava l’acqua di un innaturale colore azzurro chiedendosi
quale sensazione avrebbe avuto toccandola,
“Preferisci
entrare piano o in un sol colpo?” chiese lei venendogli
vicino
Aris si
girò a guardarla. “non sono tipo da entrare piano,
adesso o mai
più.”
Dopodiché
si slanciò e fece un tuffo davvero magnifico, Elena non
rimase certo lì ferma ad aspettare, prese slancio e anche
lei si tuffò subito
dopo di lui. Fortuna che non c’era nessuno vicino
perché bagnarono mezzo lato.
Elena riemerse
quasi subito e mentre cercava di vedere dove fosse
finito Aris vide una ragazza in lontananza che la stava salutando.
Chi era? Una
compagna di classe? Eppure non le sembrava un volto
conosciuto. Si avvicinò al bordo per guardarla meglio, la
ragazza aveva un
asciugamano tra le mani e non c’era alcun dubbio sul fatto
che stesse venendo
verso di lei.
“Ciao!”
la salutò non appena fu abbastanza vicina, era alta e
slanciata, troppo magra per i gusti di Elena, anzi troppo magra per i
gusti di chiunque,
capelli lunghi e scuri e due occhi verdi che le sembravano familiari.
“ciao”
la salutò lei incerta.
“non
ti ricordi di me … vero?” la ragazza
aspettò per qualche istante,
dopo proseguì “ma certo, come potresti, ci siamo
viste solo una volta
dopotutto… sono Lara, una tua compagna di classe.”
Adesso le stava
tornando qualcosa in mente, era una ragazza che aveva
visto solo una volta, era stata gentile con lei e le aveva raccontato
di essere
sempre all’ospedale per dei controlli medici.
“scusami
Lara… sai sto ancora cercando di ambientarmi e poi ti
confesso
che non sono affatto una buona fisionomista…”
tentò di giustificarsi lei.
“io
invece riesco a ricordare subito un volto anche se lo vedo una sola
volta” le sorrise gentilmente ma Elena percepì del
risentimento nella sua voce.
Aris emerse
accanto a lei all’improvviso. “certo non
è come il mare
ma…” si interruppe bruscamente vedendo che Elena
non era più da sola, con lei
c’era una ragazza umana.
“è
un tuo amico?” chiese subito Lara.
Elena si accorse
che la sua compagna aveva preso a squadrare Aris come
se ne avesse dovuto dipingere un ritratto tanto era concentrata.
“no,
il mio ragazzo è venuto a trovarmi per le vacanze”
rispose secca.
Aris guardava
quella ragazza dai lunghi capelli neri con sguardo
vigile.
“Sei
un’amica di Elena? Anche tu qui per fare un bagno in
piscina?” la
squadrò dall’alto in basso, la sua pelle non aveva
un colorito sano come quello
di Elena, era un grigio pallido quasi malsano.
“oh no
no, io preferisco di gran lunga il mare alla piscina.”
Il ragazzo la
guardò per un lungo momento, c’era qualcosa di
strano in
quella ragazza, ma non riusciva bene a capire cosa fosse.
“adesso
sarà meglio che io vada, non voglio disturbarvi”
La ragazza
sorrise enigmaticamente ad entrambi e senza aspettare che le
rispondessero
voltò le spalle e si incamminò verso
l’uscita.
Elena
guardò Aris.
“un
tipetto strano” aggiunse lui.
La bionda
annuì, poi prese a nuotare accanto al ragazzo,
fortunatamente
sembrava stesse meglio.
“dai,
non guardarmi in quel modo, sto bene!” le disse.
“hai…hai
provato a respirare sott’acqua?” Nemmeno a lei
piaceva molto
la piscina, faceva un gran fatica a rimanere a galla e se non stava
attenta in
qualunque momento poteva inghiottire un po’ di
quell’acqua amara.
“no,
preferisco non rischiare, ma sto molto meglio adesso, te lo
giuro”
le sorrise tentando di rassicurarla.
Si avvicinarono
alla zona dove si poteva toccare il fondo con i piedi,
Aris non era abituato a nuotare senza coda e a dir la verità
lo trovava molto
più faticoso e improduttivo. Muoveva le gambe su e
giù ma riusciva a stento a
restare a galla, Elena in confronto era veramente molto brava non
avendo la
coda.
“stavo
pensando a quello che avevi detto poco prima”
iniziò lei
avvicinandosi ad una zona della piscina dove l’ombra degli
alberi creava un
angolino discreto. “magari Ursula ha ragione, distruggere un
libro come quello
può essere sbagliato, ed in più se ci sono delle
magie buone sarebbe quasi un
crimine.”
Il rosso
l’ascoltava, lui non aveva fatto altro che pensare a quello
per tutto il tempo. Fu felice di sapere che anche lei la pensava come
lui.
“però
potremmo trovare una soluzione, potremmo distruggere tutti gli
anelli così che nessuno possa usarli e poi potremmo
distruggere solamente
alcune pagine del libro dove questa magia viene spiegata. Che ne
pensi?”
Aris la
guardò, in realtà non aveva valutato
quell’ipotesi ma
probabilmente era l’idea brillante che stava cercando. La
cosa a cui non aveva
pensato era come riunire tutti gli anelli.
“si,
hai ragione potrebbe funzionare.”
Elena sorrise,
era felice che la sua idea fosse stata utile.
“però
ci sono alcune complicazioni in questo piano…”
appoggiò le
braccia contro le piastrelle che delimitavano il bordo piscina,
l’acqua
continuava a muoversi increspata dal vento simulando quasi un vero e
proprio
movimento.
“come
sai noi non abbiamo tutti gli anelli in nostro possesso e
bisognerebbe rintracciare anche quelli portati sulla terra”
La ragazza
incrociò le braccia contro il bordo, prese a fissare
l’acqua
che veniva risucchiata nella grata in cerca di un'altra buona idea, che
però
non arrivò. “è
complicato…” ammise alla fine.
“E
riguardo al libro, solo il re sa dove si trovi esattamente.”
“nemmeno
Ursula ha qualche idea?”
“che
io sappia, l’informazione viene tramandata in punto di morte
al
futuro sovrano, però potremmo sempre provare a
chiederglielo, magari ha sentito
qualche pettegolezzo o si è fatta un idea di dove possa
essere”
Un pensiero poco
felice gli attraversò la mente. “ciò significherebbe…” il
ragazzo prese una
pausa, era difficile anche solo pensarlo, figurarsi a dirlo. Sin dal
primo
momento in cui si erano incontrati lui ed Elena avevano avuto momenti
di alti e
bassi, quando credevano di poter stare finalmente insieme qualcosa
puntualmente
sconvolgeva tutti i loro piani. Persino stavolta.
Lei lo
guardò in attesa.
“significa… che dovrò
ritornare
ad Atlantica” concluse lui.
Il silenzio
calò in un istante, adesso solo il rumore
dell’acqua che
sbatteva contro le grate e il lento frusciare delle foglie faceva da
sottofondo
ai loro pensieri. Tutta la fatica che avevano fatto, tutte quelle prove
che
avevano affrontato per stare insieme, lui che era persino diventato
umano per
stare con lei. E adesso? Ora si scopriva che per adempiere a quel
compito lui
doveva tornare tritone, avrebbero dovuto separarsi ancora e
chissà per quanto
tempo.
Quegli stessi
pensieri avevano preso a turbinare nella mente di Elena come
uragani impazziti. Lei quel pensiero non l’aveva minimamente
sfiorato. Aris era
diventato umano, ormai loro due sarebbero rimasti insieme e questo era
quanto.
No invece. La storia non era ancora finita, lui avrebbe dovuto
andarsene di
nuovo, e lei che lo amava moltissimo avrebbe dovuto lasciarlo andare.
Si guardarono
per un momento ma subito scansarono lo sguardo quando
lessero negli occhi dell’altro le medesime emozioni.
“non
c’è altra scelta” disse lei quasi
rassegnata. Avrebbe voluto porre
quella frase come una domanda ma nel momento stesso in cui
l’aveva formulata si
era resa conto che sentirselo confermare da lui sarebbe stato peggio.
Aris si
avvicinò e l’abbracciò.
Il suo corpo le
sembrava così familiare, quante volte l’aveva
abbracciata, sorretta, trasportata, protetta. Troppe, ma mai abbastanza.
“non
potrai più tornare umano?” aveva paura di quella
domanda, aveva
paura di quello che lui potesse risponderle.
Il ragazzo
appoggiò la sua testa contro la sua spalla, poteva sentire
il suo profumo così vicino, la sua pelle bagnata era tutto
quello di cui aveva
bisogno in quel momento. Perché la vita li stava dividendo
di nuovo?
“Nessuno
a parte il re sa dove sia quel libro. Potrebbero volerci anni
per trovarlo. Tu capisci che prima di
allora noi…non potremo stare insieme fino a che
tutto questo non sarà
finito.”
Elena si fece
seria, l’aveva appena potuto riabbracciare, perché
dovevano dividersi ancora? Perché lei non poteva fare nulla
per quella
situazione? Si sarebbero potuti vedere, magari una volta al mese nel
loro
piccolo angolo segreto sulla spiaggia o in cantina, ma stare
così tanto
separati sarebbe stata una tortura.
La bionda
sollevò il capo, Aris vide che aveva gli occhi rossi e
sapeva
che lui ne era la causa.
“Come
faremo con Tritone? Io non voglio perderti” Una lacrima le
scese
dal viso. “ma so anche che tutto questo è
necessario…” Aris le posò una mano
sulla guancia e le asciugò le lacrime che stavano scendendo
dal suo viso.
“mi
sento così inutile” ammise lei. “ma se
c’è una cosa che posso fare
è proprio questa, darti tutto il mio appoggio
Aris.”
Lui la
guardò per un istante, silenziosamente la
ringraziò per quello
che gli aveva detto, perché stava facendo molto
più che lasciarlo libero di
andare, gli stava dando la forza per
farlo.
Nemmeno lui
sapeva a quanti pericoli sarebbe andato incontro eppure, il
solo pensiero che Elena sarebbe stata sempre lì per lui ad
aspettarlo e
supportarlo gli infondeva coraggio. Tutto era meno spaventoso con lei
al suo fianco.
Si
chinò sulle sue labbra e la baciò.
“grazie” Le disse semplicemente,
“perché se tu avessi
detto anche una sola
parola io non l’avrei mai fatto.”
Elena lo
guardò tristemente. C’erano delle cose che
andavano fatte e
non sempre la via più giusta era anche quella più
facile da seguire.
Mentre annuiva
al suo tritone di una cosa era assolutamente certa.
Lei
non gli sarebbe stata di ostacolo.
****
Il rosso
attendeva in piedi la ragazza davanti all’ingresso della
piscina dove erano appena stati, Elena stava ancora finendo di
cambiarsi dopo
la loro nuotata e gli aveva detto di iniziare ad andare avanti, non
c’era da
biasimarla se lei volesse stare da sola qualche istante per ricomporsi,
per
quanto avesse voluto sembrargli forte e decisa, nonostante le lacrime
traditrici, era ancora sconvolta dalle ultime conclusioni che avevano
raggiunto.
D’un
tratto una voce lo raggiunse alle spalle “ci
si continua a rivedere…”
Ancor prima che
lui si potesse girare qualcosa lo colpì violentemente
alla testa, poi tutto divenne buio.