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Autore: verichan    21/06/2017    2 recensioni
Fu una cosa piuttosto veloce: il giorno prima completava il suo Tormento, il giorno dopo lasciava il Circolo.
Ma partiamo dal principio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alistair esibì una smorfia solidale all'inspirazione attraverso i denti del mago, immobile mentre il compagno gli sistemava la fascia di supporto. Leliana aveva realizzato un'imbracatura da un telo che Bodahn gli aveva prestato, e aveva insegnato ad Alistair il metodo per darsi il cambio all'occorrenza. Morrigan si era astenuta dall'incarico, cosa di cui Elmer era solo felice, poiché ne aveva piene le palle dei commenti sulla sua inettitudine. Non era scivolato sulla neve ghiacciata riducendosi alla mercé del nemico di proposito, che cazzo! Ah, se non avesse avuto un braccio e una mano rotti l'avrebbe presa a sberle!

«Ho quasi finito, resisti ancora un po'.»

Serrò i denti, normalizzando il respiro e sopportando. Odiava il dolore fisico. Ebbe un flash di Leliana che gli ficcava a forza il radio dentro l'avambraccio. Creatore, che schifo. Peggio di quella volta della freccia nel piede. Un conto era studiare il corpo umano sui libri, un altro era studiare il tuo dal vivo. Quello che lo sconvolgeva di più erano i maledetti pezzetti biancastri: l'ex asserente aveva fatto del suo meglio per rimuovere i minuscoli frammenti creatisi alla rottura dell'osso, però alcuni le erano sicuramente sfuggiti. Elmer giurava di sentirli muovere e punzecchiargli la carne, scavando tunnel negli strati di polpa rosa. Il solo pensarci minacciava di mandarlo fuori di senno.

Meditare era arduo e la pozione per attenuare le sue sofferenze annebbiava il processo di concentrazione. Una sessione non era strettamente necessaria, la paura era stata naturale e comprensibile, ma ormai la praticava regolarmente. L'ennesima seccatura che guastava la sua routine, mmpf.

«Le dita come vanno?» domandò il Custode dopo aver stretto il nodo dietro la nuca.

«Uguale.» biascicò il mago, neanche ispezionando l'indice e il medio tenuti saldamente assieme e dritti da stecche.

Le grida che aveva lanciato quando la guerriera avversaria gli aveva spezzato l'arto e calpestato la sua preziosa mano con il tacco erano state tremende. Aveva creduto di morire in preda all'agonia, e al sollevamento dell'ascia sopra di sé, con macabro umorismo si era corretto con una decapitazione. Alistair aveva atterrato la barbara colpendola di lato alla trachea col suo scudo, un salvataggio tempestivo, e, pallidissimo, lo aveva trascinato via dallo scontro. Eh sì, trascinato, perché non c'era due senza tre: un taglio profondo sulla coscia non migliorava certo la fuga da bande di cacciatori di taglie armati fino ai denti e nettamente superiori in competenza bellica. Era stata una battaglia persa in partenza e lui aveva riportato le ferite più gravi. Era grazie a una distrazione di Morrigan se l'avevano scampata, non che questo avesse avuto un effetto positivo sul loro rapporto.

Leliana, la santa donna, aveva prosciugato la sua conoscenza di mondo per medicarlo, tuttavia i danni esigevano l'intervento di un professionista. La gamba andava guarendo da sé con impiastri di radice elfica e riposo, le ossa rotte erano tutt'altra storia. Temeva che se presto non avesse raggiunto la Torre del Circolo, avrebbe dovuto amputare il braccio destro e tenersi le dite storte a sinistra. Ciò lo avrebbe ucciso. Un mago poteva possedere volontà e potenza in quantità, ma erano le mani e la voce a dare forma all'energia evocata dall'Oblio. La magia grezza, priva di scopo, era pericolosa, non di rado letale. Sul serio, ti esplodeva in faccia.

Non sarebbe mai riuscito a vivere a corto di incantesimi. Sentire il mana scorrergli nelle vene, conoscere mille e uno modi in cui adoperarlo e non esserne in grado. Diversi suoi colleghi contestavano che il meraviglioso regalo, che si diceva provenisse dal Creatore misericordioso, metteva sottosopra la tua vita, strappandoti alla tua famiglia e rinchiudendoti in un carcere con una condanna all'ergastolo o in una vita da fuggiasco, ed erano scontenti che la divinità li avesse posti su un cammino a loro non congeniale. Lui aveva un parere differente: erano gli uomini ad averlo imprigionato, non la magia. Il dono aveva riempito la sua esistenza, sottraendolo alla depressione e al suicidio, un destino diffuso tra le mura soffocanti in cui era cresciuto.

Un tocco delicato lo distrasse dalle sue riflessioni. Il biondo stava esaminando la mano destra, che spuntava dalla fasciatura. Compirono qualche esercizio di piegamento, che Elmer stesso aveva raccomandato. Anni di letture in svariate materie non andavano sprecate nel suo magnifico cervello, medicina base compresa. Sfortunatamente non era un guaritore spirituale all'altezza della situazione. C'era da sperare che la bontà di Irving vincesse sul rancore di Greagoir: il Comandante sapeva legarsela al dito come pochi, se gliel'avevano fatta grossa, e Elmer l'aveva fatta gigante.

«Come va, Ser?» si interessò il nano vedendolo uscire dalla tenda.

«Così-così.»

Considerate le circostanze, il mago non aveva di che lagnarsi, a parte il dolore. Bodahn era uno di quei rari brav'uomini la cui apparizione doveva essere festeggiata. Lui e il figlio Sandal erano comparsi sulla via per il Circolo dopo le prime difficili ventiquattrore, l'aveva riconosciuto come vecchio cliente e aveva gentilmente offerto il suo carro come trasporto feriti. Si era rammaricato della dipartita di Duncan e proposto di accompagnarli, data la destinazione comune, una generosità che li aveva toccati nel momento buio.

Il guerriero e il mercante lo sostennero fino al focolare spento, dove bevve la sua dose di antidolorifico. Si domandò cosa avrebbe detto Regar, se avrebbe approvato l'utilizzo della magia in questo caso. Già gli mancava, nonostante fosse stato suo il suggerimento di dirigersi a Redcliffe e parlare all'Arle per loro. Si era affezionato ai suoi silenzi e alla sua praticità. Era una sintonia istintiva, la medesima che aveva sperimentato con Faren, di cui, a ben vedere, condivideva dei tratti caratteriali. Provò a immaginare un loro incontro a Redcliffe e non riuscì ad andare oltre uno scambio di sguardi stoici.

Ad interrompere la sua divertente fantasia fu il cibo nella mano di Alistair. Elmer aprì la bocca, riconoscente, e gustò il boccone di pane raffermo imbevuto di grasso tenuto da parte dalla cena di ieri (la mira dell'asserente aveva messo due grossi uccelli in pentola). Il Custode si stava facendo in quattro per lui, al punto di viziarlo, e senza saperlo aggravava il peso sulla sua coscienza. In futuro avrebbe dovuto abbandonarlo in una terra destinata alla devastazione e l'ignaro infermiere tirava battutine pessime per tenerlo su di morale, dormiva con lui per ogni evenienza e lo serviva in tutto: lo puliva, lo vestiva, lo nutriva, lo assisteva nell'espletare i suoi bisogni.

“Sono un ingrato.” si rimproverò, prevedendo che Alistair ne sarebbe stato distrutto.

Lungi da lui sprofondare in sentimenti deleteri alla sua splendida personalità, osservò i suoi compagni nella fredda mattina del dodicesimo mese dell'anno, con le spalle premurosamente avvolte in una pelliccia: Leliana, Bodahn e Sandal sbaraccavano il campo e sistemavano i loro averi sul carro; Morrigan attendeva a braccia conserte vicino agli animali da traino con zaino e bastone sulle spalle, offesa dalla scena di collaborazione. Che andasse a quel-

«Covaltin. Sei pronto a salire sul carro?»

Beh, l'arciere ci aveva provato. Alistair subito si accollò il disturbo di piazzarlo nel suo angolino di coperte, assicurandosi fosse comodo. La rossa si lamentò scherzosamente del suo zelo, che impediva a chiunque altro di contribuire, incastrando il biondo in un maldestro tentativo di difendere le proprie altruistiche-egoistiche azioni. Idiota. Un simpatico idiota.

In totale ci vollero nove giorni per raggiungere la Torre del Circolo dei Maghi dal Passo di Gherlen, giornate in cui Elmer patì un ozio forzato. Trascorse il viaggio ipotizzando il suo arrivo. Come l'avrebbe accolto Irving? E i suoi ex coinquilini? Aveva traslocato talmente di fretta che non aveva avuto occasione di dare un addio decente. Le cose procedevano bene? Qualcuno aveva superato il Tormento? O optato per la Calma? E Neria!

“Le avranno appioppato Anders?”

Wynne, se viva e vegeta, a quest'ora sarebbe dovuta essere alla torre, così da togliere lo scapestrato delle Anderfels dagli incarichi dell'elfa. Più tempo per il suo adorato Cullen. Oppure si erano separati. O li avevano separati. Chissà cos'era cambiato durante la sua assenza, quali disastri avevano combinato le matricole, quali scuse avevano inventato gli anziani per bisticciare, che scoperte erano state fatte, che saggi erano stati scritti. Gli sarebbe stato concesso di prendere delle copie con sé? Era triste dubitarne. Irving lo considerava parte della famiglia, ma Greagoir e gli altri maghi? Che opinione avevano di lui ora che era Custode Grigio e supposto traditore della patria? Quale sarebbe stata la loro reazione riguardo i trattati contro il Flagello? Nonostante la sua straordinaria intelligenza, non aveva risposte certe se non sulla questione trattati: Irving, la vecchia volpe, avrebbe colto la palla al balzo e mostrato al popolo l'utilità dei maghi, sfruttando la buona pubblicità per migliorare la vita nel Circolo e le relazioni con l'esterno. C'era soltanto una cosa che lo preoccupava, e non era la nausea alla prospettiva della traversata sull'acqua. La Chiesa, teoricamente, non partecipava alla politica, eppure sarebbe stato da ingenui non calcolare la mossa di trattenerli lì e spedire un messaggio a Denerim. Avrebbero dovuto prestare attenzione a non inciampare in una trappola.

All'arrivo al lago Calenhad Elmer suggerì a Morrigan di non unirsi alla spedizione per evitare lo scrutinio templare. In tutta onestà avrebbe voluto convincerla a smammare, vuoi perché assurdamente antipatica, vuoi perché probabile maga del sangue. Sospettava che non corresse nelle Selve dalla madre per puro orgoglio, e che sotto sotto maledisse se stessa per questo. Consegnarla a Greagoir, a mo' di offerta di pace, lo allettava, tuttavia la vendetta di Flemeth non era da prendere sottogamba.

“Troverò un modo, prima o poi.” si ripromise.

La strega regalò loro un naso all'insù e girò i tacchi, affermando che avrebbe osservato la situazione da lontano. Bravissima. Incaricò Alistair di consegnare una sua missiva al Primo Incantatore, per tastare il terreno, mentre lui, l'arciere e i nani avrebbero aspettato alla Principessa Viziata.

Neanche erano stati serviti, che il biondo era di ritorno.

«L'accesso alla Torre è proibito.» spiegò Alistair sedendosi.

«Cosa?» Proibito? Che diamine significava? «Perché?»

«Il templare di guardia al molo non me l'ha voluto dire.»

«Guarda un po' chi si rivede.»

Confuso, Elmer si girò verso la voce. Era... Kester, se non errava, il traghettatore ufficiale del Circolo. Non era cambiato dall'ultimo passaggio nella sua robusta bagnarola, non che il suo viso si fosse particolarmente impresso nella memoria dell'allora nauseata recluta dei Grigi. Aveva sempre avuto così tante rughe? E i suoi capelli erano sempre stati così corti e grigi?

«Mi ricordo di te, ragazzo. Te e il barbuto. Molti maghi entrano nella fortezza di Kinloch, molto pochi ne escono. Ti hanno conciato male, vedo.»

Allarmato che la rivelazione creasse grane alla comitiva, Elmer controllò i presenti: la decina di mercanti, navigatori di lago e fiumi, non reagì o non udì. Forse il porto di Calenhad era abituato a veder sfilare maghi, rassicurato dai templari a un grido distanza.

«Kester, giusto?» volle confermare. «Strano non vederti sulla tua barca.» Va bene, aveva visto il tizio solo due volte, tre con oggi, ma era un'osservazione come un'altra per cominciare una conversazione. «Siediti, per favore. Ti offriamo qualcosa.»

«Oh, grazie. Molto obbligato.» Si appropriò di una sedia. «Me l'hanno requisita, la mia Lissie. Due giorni fa.» esordì amareggiato. «In vent'anni non è mai successo. Qualcosa di strano sta succedendo là dentro.» Dunque ne sapeva quanto loro.

«È una casa di maghi. Non sarebbe più sospetto se non accadesse nulla di strano?» cinguettò l'asserente. Elmer la guardò storto, lei ridacchiò.

«Questa volta è diverso.» si unì fluidamente al discorso il cameriere, giunto con le loro bevande. «Che ti porto, Kes?»

«Pane e acqua. Devo risparmiare in previsione della disoccupazione.»

«Come sapete che questa volta è diverso?» domandò il biondo. «Il templare al molo-»

«Il templare al molo!» si sentì chiamata in causa una signora dall'aria centenaria. «È una vergogna per l'ordine, quel Carroll.» sputò, gesticolando con il boccale pieno e dimostrando grande abilità nel non sprecarne una goccia. «Mio marito, che il Creatore l'abbia in gloria, lui sì che era un templare come si deve. Vero, Robert?»

«Melissa, l'anima del tuo amore starà bruciando d'imbarazzo dai mille complimenti che riceve da te ogni giorno.» conciliò il locandiere, intento a pulire il banco con uno straccio.

«E si lamenta?»

«Non lo so, è morto.»

«Ah, giusto.»

Elmer e Alistair si scambiarono un'occhiata smarrita. Che razza di gente frequentava la Principessa Viziata?

«Stavo dicendo.» riprese il cameriere per nulla turbato. «Non hanno mai indetto un completo isolamento. Nessuna nave, nemmeno i rifornimenti, ha il permesso di attraccare. Kes l'ha detto: mai successo, manco ai tempi di Robert Senior.»

«Non pronunciare il suo nome invano, giovanotto. Quell'uomo non ha conosciuto felicità tra i vivi, lasciamolo in pace tra i defunti.»

«Pace? Tuo padre si starà strappando i capelli per lo scempio a Spirito Invernale.» controbatté l'anziana. «Un dannato Flagello sta dilagando e quegli idioti si danno alla guerra civile.»

«Oh santo cielo! Che è successo a Spirito Invernale? Ho buoni clienti laggiù.»

«È successo, caro Ser nano, che il nostro Teyrn Loghain ha dovuto bagnare la terra del nostro amato Ferelden col sangue di connazionali ambiziosi.» si lamentò il locandiere, rattristato dalla vicenda.

Alistair si rabbuiò alla menzione dell'acerrimo nemico ed Elmer fece toccare le loro ginocchia sotto al tavolo. Gli lanciò uno sguardo eloquente e il biondo chinò il capo imbronciato, rimembrando la sgridata a Lothering. Non conveniva intervenire nei gossip di taverna, soprattutto se si apparteneva alla fazione sconfitta che tutti infamavano. Il loro obiettivo era entrare nella torre, ricevere cure, discutere dei trattati e filarsela.

«È oltraggioso che dopo aver perduto Re Cailan i Bann si siano accordati per spodestare la regina.» fece un secondo ospite, ricevendo borbottii di assenso.

«Ben detto.» caldeggiò il giovanotto spillando vino in un boccale.

«Grazie al Creatore Anora ha nominato suo padre reggente, mentre affronta il lutto. Una donna lungimirante, come lui. Teyrna Celia la starà certamente approvando dall'aldilà.» disse la sua una terza persona, dando il via a un dibattito generale.

«Che affari avete a Kinloch, comunque?» curiosò lo spigliato cameriere, tornato con l'ordine di Kester che sorrise con gratitudine al liquido rosso.

Ormai nessuno badava a loro, occupati com'erano dal darsi manforte l'un l'altro e criticare i dubbiosi che necessitavano di prove concrete per esprimersi sull'argomento. Buffo, non era molto differente dalle riunioni di maghi alla torre. Purtroppo l'anonimato non durò a lungo.

«Sono un mago del Circolo.» Mostrò l'anello sulla mano che fuoriusciva dall'imbracatura. «Ostagar è stata tremenda. Ho subito gravi ferite che hanno rallentato il mio rientro.»

«Siete soldati di Ostagar?» si accese il ragazzo. «Rob, dobbiamo offrire loro da bere! Sono combattenti della patria.»

«Ogni brav'uomo e brava donna che hanno combattuto a Ostagar hanno il primo drink gratis.» fece cordiale il locandiere.

Sommersi di domande, in special modo dai dubbiosi, Elmer si incaricò di raccontare, non dettagliatamente, gli eventi dello scontro e di come si fosse imbattuto nel soldato Alistair e l'asserente Leliana nelle Selve Korcari durante la caotica ritirata. A Lothering non avevano potuto affidarlo a un templare, per cui i due nuovi amici si erano offerti di accompagnarlo sul lungo cammino verso casa e Bodahn si era aggiunto per strada.

«Per Andraste! Mostrate l'anello a quell'idiota.» si inalberò la centenaria. «Non può negare un mago del Circolo. Kester lo confermerà, vi conosce.»

«Ben detto, Mel. Il compito dei templari è riunire i maghi nei Circoli, quale templare ne costringe uno a rimanerne fuori?»

«Non si sa mai, ragazzo. Potrebbe esserci una valida ragione, dopotutto.» disse il traghettatore masticando piano il suo pane.

«Non hai torto, Kes.» lo assecondò il giovanotto. «I miei genitori, per esempio, non hanno voluto mandarmi alla Chiesa. Perché? Chi lo sa, ma devono aver avuto una valida ragione, come dici tu.» Caspita, quel tipo non smetteva un attimo di chiacchierare... «Mostrategli l'anello, Ser mago, e se non vi accorderà il passaggio, sappiate che per cena Rob cucinerà il miglior stufato di lepre della regione. Salverò un piatto a voi tutti, non importa se verremo assaliti da un intero reggimento di nobili affamati: i signorotti si accontenteranno di quel che c'è.»

Sembrava che la gente comune fosse più bendisposta verso i maghi di quanto avesse creduto, una scoperta rinfrescante che diminuì di una tacca la sfiducia che aveva verso il genere umano non magico. Credenti esclusi, ovviamente. Non c'era niente come l'insegnamento dogmatico per instillare paura e violenza in persone altrimenti normalissime.

Lasciarono a malincuore l'accogliente locanda e i due nani in favore di un corto battibecco con il famigerato Carroll. Nulla poté contro l'anello e la testimonianza di Kester, il quale si prese la rivincita trasportandoli alla fortezza con la sua cara Lissie.

«CHI VA LÀ?» urlarono dal molo dell'isola solitaria.

«Sono arcieri, quelli?» Il traghettatore scrutò attraverso la fioca luce della sera.

Sul pontile erano schierati una mezza dozzina di arcieri, con accanto un templare dalla mano alzata a segnalare di mantenere la posizione. Un gesto verso il basso e sarebbero stati trafitti, non importava che il biondo avesse estratto lo scudo, preparato a ergerlo in loro difesa, e Leliana avesse discretamente incoccato un dardo al suo arco. Si sentì completamente inutile senza la sua magia.

«ELMER, MAGO DEL CIRCOLO, E DUE COMPAGNI.»

«DICHIARATE LO SCOPO DELLA VOSTRA VISITA!»

«UN MESSAGGIO PER LE ORECCHIE DI SER GREAGOIR E UNA VISITA DI RISANAMENTO.»

«ATTENDETE!»

Un templare sparì svelto per le scale a riferire a chi di dovere e l'interminabile pausa che seguì fu carica di tensione. Kester si stava pentendo di averli seguiti e Elmer bloccò le braccia in procinto di eseguire dietrofront puntandolo minacciosamente con le dita steccate. Rivoleva il suo corpo integro e funzionale, col cazzo che avrebbe gettato la spugna così facilmente.

«Sto perdendo l'uso delle dita.» annunciò la rossa alitandoci sopra per combattere il freddo. «Cosa facciamo?»

«Torniamo indietro.» rispose saggiamente il marinaio.

«Potremmo nuotare dall'altra parte e sgattaiolare dentro.»

«Rappresentiamo i Custodi Grigi, Alistair, non una gilda di ladri.»

«Nuotare? Le acque sono gelate, e hai idea di cosa viva in questo lago, ragazzo?»

«Effettivamente abbiamo gettato dalle finestre fin troppe pozioni malriuscite... Non che la pesca ne abbia risentito.»

«L'anno scorso ho intravisto un pesce a quattro occhi e due bocche.» rivelò il barcaiolo, guadagnando sguardi scettici. «Nessuno mi crede.»

Furono interrotti dai padroni di casa, che gli permisero di attraccare e ordinarono a Kester di sostare in previsione di una visita rapida. Le guardie li condussero su per la scalinata stretta che collegava il molo alla piazzetta antistante il pesante portone di legno scuro, il quale venne spalancato a metà in seguito a una serie di pugni a ritmo, una frase di rito e una presentazione degli entranti.

“Finalmente.” pensò al riparo dalla temperatura sotto lo zero.

«... non reggerà un'altra ondata, Comandante.»

«Barricatela come potete.»

«Non abbiamo più nulla con cui barricarla!»

«Mantieni la calma, templare.»

«Qualcosa mi dice che non è un buon momento.» bisbigliò il biondo.

«Comandante Greagoir.» chiamò il moro, facendosi coraggio.

Avere l'autorità di pretendere qualcosa da Ser Greagoir era un vero capovolgimento della realtà, per Elmer. Era il portavoce della loro comunità, Irving, a interagire con la sua controparte templare, il resto degli abitanti della torre si limitavano ad ascoltare e fornire risposte adeguate, mentre gli inquilini ostinati che lo sfidavano esibendo un'esagerata indipendenza di pensiero venivano trascritti sulla sua lista nera (non era una diceria, qualcuno l'aveva vista!). Non era da escludere che il moro fosse già nell'elenco, a causa della sua intenzione di parteggiare attivamente per i Liberalisti, la confraternita politica dei Circoli che desiderava la secessione dalla Chiesa.

A proposito di Greagoir, era invecchiato terribilmente: le linee d'espressione erano marcate, la pelle sciupata e pallida, la sclera degli occhi arrossata e i capelli allungati e spenti. Perfino l'armatura pareva aver sofferto e sulla superficie opaca c'erano schizzi di sangue asciutto. Lo sorprese che la mano del guerriero sostasse sull'elsa della spada rinfoderata, un'abitudine che gli aveva visto usare soltanto in circostanze in cui l'uomo prevedeva guai all'orizzonte. Che cosa stava accadendo? Perché la porta interna che dava sul corridoio principale del piano terra era barricata? Chi aveva ferito i templari lì nell'atrio? Dov'erano i maghi, o perlomeno i guaritori spirituali? Elmer contò diciotto soldati, diciotto paia di bulbi oculari che seguirono vigili i suoi passi leggermente zoppicanti fino a due metri dal loro capo. Così malconcio temette per la sua incolumità, nonostante Alistair e Leliana al suo fianco. Diciotto contro tre, anzi, due, era una lotta abbastanza impari.

«Elmer.» lo salutò stancamente il Comandante Templare. Un po' più di entusiasmo, no? Non si vedevano da un secolo. «Sei sopravvissuto a Ostagar.» Adocchiò il suo stato di salute. «Mi fa piacere che tu non sia morto.»

«Davvero?» si stupì sinceramente.

«Forse.»

“Ah, ecco.”

«Quando penso che voi abbiate un cuore, ecco che mi smentite, Ser Greagoir.» scherzò.

«Perdona la mancanza di calore. Al momento sono troppo occupato per prestare attenzione alla tua insolenza, ragazzo. Bada bene, però, che non ho dimenticato il tuo ruolo nella fuga di Jowan. Non fosse stato per quel Duncan, ti avrei giustiziato.»

Ah! Eccolo qui, il caro Greagoir, il guardiano della Prigione dei Maghi, il mastino che fiutava minacce anche dove non c'erano. Il briciolo di compassione che era sbocciato alla sua condizione sfibrata si sciolse come neve al sole. Al solito doveva dimostrare chi comandava e chi era comandato, il maledetto prepotente.

«Vi prego, sorvoliamo.» intimò il più educatamente possibile.

«Ti saresti meritato Aeonar.» lo inchiodò l'altro con le iridi lucide di stanchezza e convinzione.

«Sono stato ingannato.» si difese risentito.

«Lily non ha fatto tante storie. Ha accettato il verdetto, com'è giusto che sia.»

“Tze, ti pareva.”

«Lily aveva l'animo di una martire andrastriana, io sono sempre stato un tipo pratico, mi conoscete. Ma non siamo qui per la mia sentenza mancata, Comandante.» tagliò prima che la discussione degenerasse. «I Custodi Grigi pretendono l'adempimento dei trattati firmati in passato. I maghi combatteranno contro la Prole oscura e non c'è legge della Chiesa che lo impedirà.»

Si godette lo scetticismo sul volto del sacro carceriere e l'aggrottare della fronte nel leggere il documento che Alistair gli consegnò. Sì, va bene, Elmer aveva ragione; sì, i maghi erano richiesti e avrebbero dovuto rispettare l'accordo; sì, la Chiesa non aveva voce in capitolo.

«Purtroppo» proseguì l'uomo, «temo che siate arrivati tardi. Custodi.» Il mago venne colto da un brutto presentimento e il disdegno con cui il loro titolo venne pronunciato passò in secondo piano. «Ho mandato un messaggio a Denerim per avere rinforzi e l'autorizzazione ad esercitare il Diritto di Annullamento su questo Circolo.»

«Il Diritto di Annullamento? Di che state parlando? Non è possibile.»

Da dove saltava fuori questa storia? Greagoir aveva perso il nume della ragione? Dove diavolo era Irving? Diritto di Annullamento, lo diceva come se epurare un intero Circolo fosse roba da niente. In settecento anni era stato invocato solamente diciassette volte in conseguenza a cause serie, non in base alle congetture di un bigotto paranoico.

«La Torre è perduta, infestata da demoni e abomini. Siamo stati troppo indulgenti. Prima Jowan, ora questo. Eravamo preparati a un paio di abomini, non all'orda che si è scagliata contro di noi.» spiegò costernato, fissando un punto a livello del busto del mago, perso nelle immagini della sua mente.

Elmer alzò un sopracciglio incazzoso e altamente diffidente. Contemplò il portone oltre cui un esercito di mostruosità si supponeva in agguato, in completo silenzio, pronto a balzare su poveri templari indifesi, invece di abbattere semplicemente l'ostacolo. Non un alito maligno era captato dai suoi sensi, il che, malgrado non fosse una garanzia, era un dettaglio importante. Il Picco del Soldato era stato una lezione preziosa in demonologia e lui questa baggianata non se la beveva.

«Quando dovrebbe arrivare il responso della Somma Sacerdotessa?» chiese in tutta calma.

«Il piccione messaggero è partito due giorni fa. In meno di una settimana riceveremo il suo consenso, e truppe fresche, mi auguro.»

«Allora non vi dispiacerà se nel frattempo io e i miei compagni diamo un'occhiata in giro, vero?»

«Cosa?» Greagoir era chiaramente perplesso.

«È vietato uscire, non entrare.»

«Custode, pensate sia questo il miglior modo di affrontare la questione?» dubitò della sua sanità mentale la schizofrenica dai sogni premonitori.

«Elmer, sei sicuro?» tentennò il suo cosiddetto fratello.

«Se sono sicuro?» ripeté senza spezzare il contatto visivo col mastino. «Ti dirò di cosa sono sicuro, Alistair. Sono sicuro che oltre quella barricata siano intrappolati maghi innocenti, fiduciosi che i templari giungeranno presto a salvarli. Sono sicuro che qualunque cosa stia veramente accadendo sia una scusa per soddisfare le paranoie di un vecchio che ha nostalgia dell'uso della spada. Sono sicuro che, quando lo troverò, il Primo Incantatore avrà tante cose da raccontare a me e alla Somma Sacerdotessa. Infine, sono sicuro che il Comandante Greagoir non negherà ai Custodi Grigi il diritto di parlare dei trattati con i diretti interessati, che si trovano al di là di quella porta. Mi sbaglio, Comandante?»

Il suddetto Comandante e i templari lì radunati stavano fumando di rabbia.

«La tua arroganza sarà la tua rovina. Ricorda queste mie parole, quando i demoni ti consumeranno.»

Mostrò un sogghigno trionfante, immune a qualunque ripercussione religiosa. Per una volta essere Custode Grigio era una gran figata.

«Lasciatemi indovinare: avete la sensazione che succederà presto.»

«Varcata quella soglia, non potrete tornare indietro.» lo ignorò, mortalmente serio. «Finché non avrò la prova che la torre è in sicurezza, il portale rimarrà sigillato.»

«Che tipo di prova?»

«Crederò che sia finita soltanto se sarà il Primo Incantatore in persona a comunicarmelo. Se Irving è caduto, allora il Circolo è perduto.»

Il Comandante precedette la sua sarcastica replica (ce l'aveva sulla punta della lingua, dannazione!) istruendo i suoi sottoposti di disporsi a mezzaluna davanti alla porta e di liberarla dagli oggetti adoperati per sbarrarla. Con cauta lentezza tirarono la maniglia a cerchio, aprendo una delle spesse ante d'acciaio e permettendo loro di procedere. Elmer lo fece a testa alta, incurante delle occhiatacce e dei pronostici negativi. Che andassero pure tutti a quel paese. La crisi era stata ingigantita a dismisura e Irving l'avrebbe testimoniato.

Stavolta era Greagoir a dover temere ripercussioni per le proprie azioni.




Note dell'autore:
Oh. Mio. Deus. Oh mio Deus! Ho pubblicato un capitolo! L'ho scritto in una settimana! È passato un anno! XD
Beh, godetevi la felicità momentanea, voi lettori che perseverate sulla mia Origins, perché il prossimo capitolo dovrà comprendere TUTTA la missione Il Circolo spezzato e ci metterò una vita a prepararlo. Al solito rigiocherò a Dragon Age Origins per imprimermi bene la quest in testa (tranquilli, ho il salvataggio al Circolo pronto che mi aspetta).
Comunque, come avevo detto precedentemente, sto cercando di andare veloce. Adoro questa fanfiction, ma voglio finirla, sia per me che per chi la legge. Ovviamente i tempi non li so, quindi incrociate le dita assieme a me :D

Fatemi un fischio se vedete errori e per favore ditemi se qualcosa suona strano. Ce la metto tutta a trovare sinonimi e alle volte mi sembra di esagerare, perciò mi occorre un secondo parere.
Questo capitolo non ha tante descrizioni, mi sono concentrata sulle cose essenziali per trasmettere la situazione e velocizzare. Nel prossimo capitolo ovviamente ce ne saranno di più ^^
Siccome sono lazzarona, ho deciso di smetterla con lo spazio precedente dialoghi e pensieri. Mi auguro che non sia un problema XD

Spero vi sia piaciuto e che vi ricordiate ancora di Elmer e di quanto ami se stesso! Grazie di aver letto, alla prossima :)
  
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