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Autore: FunnyYoungMe    21/06/2017    1 recensioni
Kyuhyun vive una vita come quella di molti ragazzi della sua età: va a scuola, ha una famiglia che lo ama e degli amici che gli sono sempre vicini. Ma è proprio così? A cosa è dovuta la lontananza del suo migliore amico? Jongwoon è chi dice di essere, o solo finzione? Perché lo guardano tutti con sguardi preoccupati?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yesung
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Kyuhyun, svegliati…” Sento qualcuno che mi sussurra all'orecchio, interrompendo il sonno nel quale ero caduto dopo aver sentito le suppliche di mia sorella.

Apro gli occhi di scatto, ricordando che la porta della camera era chiusa a chiave da dentro. Nessuno sarebbe potuto entrare.

Volto la testa a sinistra e mi trovo faccia a faccia con Jongwoon che mi sorride.

“Ciao, Kyu.”

“... 'Ciao, Kyu’?! Ma mi prendi in giro?” Mi tiro su di scatto dal letto evitando di guardare nella sua direzione.

Non è reale, è nella mia testa. Altrimenti, come avrebbe fatto ad entrare in camera?

“Andiamo Kyu, lo sai che io sono sempre serio.”

Eri sempre serio. Tu… Tu sei morto e sei solo un'illusione, un prodotto della mia mente malata.”

“Io sono reale. Sono qui, vivo e vegeto. Sei tu che stai allucinando altro”, afferma stringendosi nelle spalle.

“Cosa?”

“Scusa?”

“Cos'è che starei allucinando?”

“Tu sveglio, la tua famiglia, i tuoi amici… la mia morte.”

“Sono abbastanza sicuro di essere sveglio”, sbuffo contrariato.

Perché Jongwoon è qui? Nonostante tutto, le medicine le prendo, allora perché lo vedo ancora? Cosa vuole da me?

“E io sono sicuro di essere vivo, come la mettiamo?” Inarca un sopracciglio con aria arrogante.

Questo non è lui. Non mi parlerebbe mai in questo modo; non lo faceva neanche quando si stancava delle mie prese in giro.

Mi dirigo al bagno e tiro fuori un flaconcino del farmaco prescritto, prendo una pillola e la ingoio, mantenendo il mio sguardo su quello del… fantasma.

“Credi davvero a quello che ti hanno detto? Kyuhyun, perché dovrei mentirti? Perché dovrei desiderare di vederti impazzire e volerti vedere isolarti dal mondo?”

“Non lo so, dimmelo tu”, rispondo tornando a letto e coricandomi sotto le lenzuola. “Sei solo un'illusione, non esisti più. Se sei qui perché ti chieda perdono… Lo so che ho sbagliato e quando potrò, verrò sulla tua tomba a chiederti perdono. Per ora, lasciami da solo; mi hai già rovinato abbastanza la vita.” Chiudo gli occhi, sperando con tutto me stesso che non insista e che mi lasci stare.

“Io e te siamo reali. Ma chi ha detto che gli altri lo siano? Tu non mi hai ucciso perché non c'è stato nessun incidente. Non so cosa ti abbiano detto, ma niente di tutto ciò è finto. Anzi, solo una cosa lo è. Le persone vicine a te”, mormora Jongwoon poco lontano da me, probabilmente dirigendosi alla porta.

“Oh, e un'ultima cosa. Controlla il cellulare; io ci sono ancora”, e detto ciò, sento la porta chiudersi e so per certo di essere da solo.

 



“Dai cazzo, Kyuhyun apri!” Esclama Heechul dal corridoio.

Sono passate due settimane da quando mi sono rinchiuso in camera. Mia sorella dopo il giorno in cui ha pianto non si è più fatta sentire, così come mia madre o mio padre. I miei amici hanno continuato a chiamarmi sul cellulare ma, dopo aver scoperto che i messaggi di Jongwoon ci sono ancora, l'ho spento.

Il mio amico aveva ragione: lui c'è ancora. O almeno, il suo cellulare. Ma non penso esista qualcuno abbastanza cattivo da mandarmi messaggi con il suo telefono solo per farmi impazzire… O sì?

Quindi i miei dubbi sono aumentati. Sono davvero pazzo? I miei cari mi vogliono bene quanto dicono di volermene? Jongwoon… è vivo o è morto?

Per quanto mi sforzi di capire qualcosa, non ce la faccio. E questo pur prendendo i farmaci.

Per questo, ieri ho deciso che sarei tornato a scuola, magari tornare alla normalità mi servirà a qualcosa.

“Se non apri la porta… La sfondo!” Strilla la diva.

Scuoto la testa e mi guardo un'ultima volta allo specchio. Sono dimagrito parecchio, tanto che i vestiti mi stanno larghi, ho le occhiaie e le borse sotto gli occhi. In più, ho la pelle pallida. Fantastico. Torno a scuola che sembro un incrocio tra uno zombie e un vampiro affamati.

Sospiro e proprio nel momento in cui Heechul mi sta minacciando di chiamare Youngwoon per sfondare la porta, la apro ed esco.

Insieme a lui ci sono anche Eunhyuk e Donghae, che presumo siano rimasti in silenzio solo per non farmi arrabbiare, e tutti e tre mi guardano sorpresi, come se stessero vedendo un fantasma.

Be’, non che sia lontano dalla verità…

“Kyu, noi…” Mormora Eunhyuk grattandosi imbarazzato la nuca.

“Credevo foste venuti per portarmi a scuola. Andiamo?” Lo interrompo mentre mi incammino verso le scale e comincio a scenderle.

Dietro sento loro seguirmi, bisbigliando tra loro e continuando a fissarmi la schiena, facendomi sentire maledettamente osservato.

“Avete finito di squadrarmi da capo a piedi?!” Stizzito, mi giro verso di loro guardandoli torvo.

“SÌ!” Risponde spaventato Donghae, alzando le mani in segno di resa.

E senza indugiare oltre riprendiamo a camminare con loro che cercano di inserirmi nei loro discorsi, con scarsi risultati.

Devo trovare qualcuno che mi spieghi che sta succedendo. Sto vivendo una vita sdoppiata: da una parte quella dove prendo i farmaci e i miei cari mi aiutano, dall'altra quella che vede i messaggi di Jongwoon e crede che sia vivo. In entrambi i casi, sono comunque pazzo e non posso cavarci un ragno dal buco senza un piccolo aiuto.

Il problema è che non so a chi chiedere. La mia famiglia e i miei amici potrebbero stare tramando contro di me, e quindi volere che io rimanga matto. Di Jongwoon non posso più fidarmi perché non so se è vivo o morto.

Dovrei trovare qualcuno che sia estraneo alla faccenda, ma non del tutto. Deve essere a conoscenza del mio passato e del mio presente solo grazie a dei terzi.

Quando finalmente trovo la persona alla quale potrei fare qualche domanda, sento una mano posarsi sulla mia spalla e riportarmi coi piedi per terra.

Mi volto e vedo lo sguardo preoccupato di Eunhyuk e Donghae; di Heechul neanche l'ombra.

“Tutto bene, Kyu?” Domanda titubante Donghae.

“Sì.”

“Oh… Okay. Siamo arrivati a scuola… E Heechul è già andato in uni.”

“Bene”, replico prima di varcare il cancello della scuola.

Sento su di me lo sguardo di tutti i presenti, che non cercano minimamente di non farsi notare. Ma non m'importa; osservino quanto vogliono, alla fine sarò io a guardarli come dei fenomeni da baraccone.

Nessuno cerca di fermarmi né di salutarmi ed è meglio così. Non sono qui per fare amicizia, per rispondere a delle domande le cui risposte non conosco nemmeno io. Sono venuto a scuola per finire i miei studi, continuare  con l’università e diventare qualcuno talmente famoso e importante che loro stessi cercheranno di avvicinarsi a me.

Nessuno avrà mai più l'onore e il piacere di conoscere il Cho Kyuhyun degli anni prima della morte di Jongwoon. Quello, ormai, è il mio fantasma. Di lui non restano altro che ceneri.

 


 

“Hyung, ho bisogno del numero di Minha”, dico senza giri di parole a Heechul per telefono.

“Ciao anche a te… A cosa ti serve?” Domanda e posso sentire la curiosità nel suo tono di voce, oltre a della preoccupazione. Sbuffo mentalmente e conto fino a dieci prima di rispondergli in malo modo.

“Devo parlare con lei. Devo fare un questionario a delle ragazze e potrei cominciare da lei”, mento, sapendo bene che gli basterebbe chiedere conferma a Donghae e a Hyukjae per smascherare la mia bugia, ma non m'importa.

“Uhm, un questionario…”

“Se non vuoi aiutarmi, fa niente; la aspetterò fuori dall'Università”, commento contrariato, conscio del fatto che non mi vuole vicino a quel posto perché mi potrebbe fare ricordare cose spiacevoli, come Jongwoon, ad esempio.

“D'accordo! Adesso te lo mando per messaggio… Solo, non farle domande se non c'è nessuno con-”

Lo interrompo mettendo giù. Nessuno può dirmi cosa fare o meno; sono io il padrone della mia vita, gli altri non sono altro che meri personaggi secondari. Nessuno escluso.

Immerso nei miei pensieri, fatico a sentire il cellulare che mi notifica l'arrivo di un messaggio ma la vibrazione mi riporta coi piedi per terra. Apro il messaggio e salvo il numero di Minha, chiedendole anche se può incontrarmi.

Mi risponde subito con un secco “Blue Bar fra dieci minuti”, e comincio subito a prepararmi un discorso, tenendo bene a mente quello che voglio chiederle.

Sarà difficile parlare con lei, visto che credo di aver capito che mi odia per quello che è successo, dandomi la certezza che è solo colpa mia. Sospiro profondamente e mi incammino verso il locale, sperando ardentemente che possiamo discutere pacificamente, senza che lei mi incolpi apertamente.

Arrivo al bar ed entro, guardandomi intorno per vedere se lei è già arrivata e se ha preso posto. Sorrido lievemente quando trovo Minha seduta ad un tavolo in un angolo, nascosta dagli altri clienti grazie ad una pianta. La raggiungo e mi siedo di fronte a lei, notando subito che ha uno sguardo teso, quasi preoccupato.

“Ciao”, la saluto cordialmente. Devo almeno cercare di non farmi odiare ulteriormente, altrimenti addio risposte alle mie domande.

“...” Si porta una mano in viso per spostarsi la frangia indietro e umettandosi le labbra. “Ciao”, mormora a bassa voce.

Mi aspettavo di peggio, sinceramente. Non che mi tirasse una sedia, ma neanche che fosse così… remissiva.

Faccio per aprire bocca, ma vengo interrotto dall'arrivo del cameriere che posa di fronte a noi due frappè alla fragola e due ciambelle ai frutti rossi. Inarco un sopracciglio e la guardo.

“Ho ordinato mentre ti aspettavo”, specifica addentando il dolcetto.

Mi trattengo dal chiederle se è una coincidenza il fatto che sia la bibita che il dolcetto siano ai miei gusti preferiti.

Visto che lei è intenta a mangiare, faccio anche io la stessa cosa. Magari, in questo modo, saremo rilassati per poter parlare. O, semplicemente, sarà di migliore umore.

Sto finendo l'ultimo sorso del frappè quando lei si passa un fazzolettino sulle labbra, per togliere eventuali briciole o schiuma, e mi fissa seria.

“Sei qui per parlare, giusto?” Spezza il silenzio, osservando ogni minimo gesto da parte mia, ogni reazione.

“Sì”, rispondo tranquillamente posando il bicchiere.

“Perché me?”

Me l'aspettavo la domanda. D'altronde, perché scegliere di parlare con una persona che non conosco, quando potrei rivolgermi ad altri? È una cosa insensata.

“Perché sono sicuro tu mi dica la verità. Non vedo perché tu debba mentirmi: se è scomoda e brutta, soffro e tu gioirai del mio dolore, no?”

“Mi credi così insensibile?”

“Dopo i nostri incontri precedenti, sì.”

“La mia è rabbia, perché tu sei vivo e lui no, perché tu non ricordavi nulla mentre noi dobbiamo vivere con questa consapevolezza da quel giorno”, precisa stringendo le mani davanti a sé sul tavolino.

“...” La guardo negli occhi, cercando qualche segno di resistenza, ma l'unica cosa che vedo è rimpianto. “Raccontami tutto dall'inizio”, la incito, preparandomi al peggio che, sono sicuro, accadrà solo a causa mia.

Minha mi squadra prima di annuire. “Quel giorno nevicava…”

 

Flashback

 

Mi guardavo intorno, alla ricerca di un segno che mi indicasse che Jongwoon era passato davanti a casa mia.

Quella mattina, prima che la neve cominciasse a cadere così copiosamente, mi aveva detto che aveva un regalo per il suo piccolo e che glielo avrebbe dato quel giorno stesso. Avevo cercato di dissuaderlo, dicendogli che ci sarebbe stata una bufera e che era meglio se fosse stato a casa. Ovviamente lui non mi ascoltò.

Alle sette di sera mi mandò un messaggio, dicendomi che si sarebbe incamminato a casa di Kyuhyun perché questi aveva insistito di volere il suo regalo in quell'istante e lui, gentile come sempre, lo aveva tranquillizzato.

Preoccupata, provai a chiamarlo più volte, però non mi rispondeva, quindi decisi di uscire; per andare a casa di Kyuhyun sarebbe dovuto passare davanti a casa mia. Quando notai che mezz'ora era passata e che non avevo visto nessuno, mi incamminai verso casa del minore, pregando che fosse arrivato sano e salvo.

Girato l'angolo, però, mi trovai di fronte una scena che avrei voluto non vedere. Seduto a terra, con il corpo di Yesung addosso alle sue gambe, c'era Kyuhyun, che urlava con la testa rivolta verso il cielo e le lacrime che scendevano lungo il volto.

Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo, ma il sangue ai loro piedi mi diede un'idea di quello che potesse star urlando. Mi avvicinai lentamente a loro, senza staccare lo sguardo dal corpo senza vita di Jongwoon.

Quando giunsi davanti a Kyuhyun, mi inchinai e presi la mano di Jongwoon, sentendo subito che era fredda. Qualcosa scattò in me, annebbiandomi la mente. Mi girai verso il castano e cominciai ad urlare che era colpa sua, che a causa della sua infantilità e il suo egoismo lui era morto.

Avrei dovuto fermarmi quando vidi che Kyuhyun non reagiva, ma la rabbia era maggiore e il senso di perdita mi aveva colpito il cuore più di qualunque altra cosa.

Le mie urla, più forti del lamento di Kyuhyun, richiamarono l'attenzione delle persone dentro la casa più vicina e queste chiamarono subito un'ambulanza appena videro tre figure a terra.

Qualcuno mi allontanò da Kyuhyun e Jongwoon, ma non smisi di strillargli contro che era solo colpa sua.

 

Fine flashback

 

Minha si asciuga le lacrime che le sono scappate durante il racconto mentre io rimango immobile.

Sono stato davvero io ad ucciderlo. Non sarò stato il conducente dell'auto che l'ha colpito in pieno, ma se non gli avessi chiesto di darmi il regalo, lui non sarebbe morto.

Il mio stomaco si contorce e le mani si spostano tra i miei capelli, stringendoli in una presa ferrea mentre mi mordo la lingua per evitare di urlare, per non crollare ancora una volta.

Minha si agita nel suo posto e allunga le mani verso le mie, per afferrarle e posarle sul tavolo.

“Io… Tu non hai nessuna colpa dell'incidente. Chi guidava probabilmente ha perso il controllo dell'auto e…”, balbetta cercando di calmarmi.

“E Jongwoon era dove non doveva essere al momento sbagliato", termino per lei. Ridacchio e la guardo negli occhi. “Strano che tu mi stia consolando, quando fino a poco tempo fa mi incolpavi di tutto.”

La vedo trattenersi dal dire qualcosa e questo mi basta per capire che lei nemmeno crede alle sue parole. Per Minha sarò sempre quello che le ha portato via Jongwoon.

“Prima che me ne vada… devi rispondere a delle domande”, le ordino tetro, fregandomene del personale al bancone che ci guarda incuriositi.

Senza aspettare una sua parola, vado avanti.

“È vero che sono andato da un medico che mi ha prescritto degli psicofarmaci?”

“Che li prendi, ne sono certa… Ma che te li abbiamo prescritti non lo so, non c-”

La interrompo. “Chi è che ha detto che non mi si poteva dire nulla, ma che avrei dovuto capirlo io da solo?”

“I tuoi genitori ci hanno avvisato che era meg-”

Di nuovo non la lascio finire.

“Se Jongwoon è davvero… morto, perché i suoi messaggi mi continuano ad arrivare e lui lo vedo?”

Lei spalanca occhi e bocca, probabilmente sentendosi in colpa per il fatto che la mia sanità mentale non c'è più. Comincia a piangere e non faccio nulla per calmarla; non riesco a farlo con me, figuriamoci con lei.

Pensavo che parlare con Minha mi avrebbe schiarito le idee, mi avrebbe aiutato a scegliere quale delle due vite condurre e invece…

Digrigno i denti per la frustrazione e dò libero sfogo al mio dolore, cominciando a piangere senza ritegno. I miei genitori, quelli che dovrebbero volermi bene, che dovrebbero pensare al mio benestare, sono stati quelli che mi hanno condotto fino a qui. Mi stanno dando farmaci che non si sa chi mi ha dato il permesso di assumere. Hanno vietato ai miei amici di dirmi la verità, facendomi credere che Jongwoon fosse ancora qui con me. Per colpa loro, mi sembra di vedere il mio amico dappertutto e di leggere i suoi messaggi, quando invece questi non esistono. Sono pazzo e la colpa non è di nessun altro se non mia.

Solo una cosa non mi torna in tutto ciò. Ricordo sì di aver desiderato che Jongwoon venisse a casa mia quel giorno, ma non di aver mandato alcun messaggio.
 


Sì, sono tornata con un nuovo capitolo. E sì, sono cattiva, l'avrete notato. Insomma, CHI STA DICENDO LA VERITà?!? Ma in realtà ciò che mi preme è sapere chi sta dalla parte di Kyuhyun. Sinceramente, in tutto questo caos, l'unico che avrebbe detto la verità è Jongwoon ma, stando a quanto ha detto Minha, lui DAVVERO è morto... Sarà così sul serio o lei ha mentito? Spero solo che Kyuhyun riesca a cavrci un ragno dal buco, perché pure io sono confusa \^^/ Parecchio normale come autrice, vero?
Su dai, lasciate commenti. Datemi questa piccolissima soddisfazione (visto che l'Università non me la dà e neanche la mia family ;P )

 

 
   
 
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