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Autore: Strawbana    21/06/2017    0 recensioni
Una what if incentrata su una fantasia che mi è venuta in mente ascoltando la canzone No More di Hatsune Miku.
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Dopo una serie di spiacevoli eventi, il quattordicenne Kageyama Reiji si rifiuta di uscire di casa e di vedere anche i suoi stessi parenti. L'unica persona di cui accetta la presenza è Cassandra Andrei, una sua compagna di scuola di origini italiane che lavora part time nel negozio che consegna mensilmente delle provviste a casa del ragazzo. Lentamente, la giovane riesce a far uscire Kageyama dal suo guscio, convincendolo a riprendere la normale routine quotidiana. In seguito i due ragazzi si troveranno insieme ad affrontare il crudele trattamento che adolescenti giapponesi riservano a coloro che ritengono diversi. Fra pregiudizi, bullismo e sofferenza i due ragazzi riusciranno a trovare la strada per un futuro felice?
Bana part~
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il collo alto e inamidato della divisa scolastica dava a Kageyama l’impressione di avere un cappio intorno alla gola. Sapeva che quella sensazione derivava solo dalla sua ansia, ma dava comunque la colpa a prigione di tessuto blu delimitata da bottoni dorati che era costretto a indossare. Deglutendo a vuoto per l’ennesima volta in quella mattina, Reiji chiuse gli occhi e cercò di regolare il suo respiro: doveva tornare a scuola, non poteva sottrarsi a quella prova. Aveva fatto una promessa ai suoi nonni, ma soprattutto doveva riprendere le redini della sua vita e lavorare sodo per raggiungere i suoi nuovi obbiettivi.

Un anno e mezzo, si tratta di resistere solo un anno e mezzo.

Un anno e mezzo era un lungo periodo, ma Kageyama cercava di convincersi del contrario.

Dopo aver recuperato tutto il necessario per la scuola e aver controllato di non aver dimenticato nulla, Reiji si avventurò all’esterno.

Compiere il tragitto fino al luogo in cui si sarebbe incontrato con Cassandra fu per lui un’impresa titanica e, una volta arrivato a destinazione, cercò di distrarsi pensando alla ragazza. Kageyama non aveva ancora mai visto Cassandra in divisa scolastica, quindi cercò di indovinare di che colore fossero le sue calze e cosa avesse scelto tra fiocco e cravatta, tenendo gli occhi chiusi per focalizzarsi meglio sull’immagine della fidanzata. Rimase così a lungo, fino a quando non udì la sua compagna chiamarlo in lontananza. Una volta riaperti gli occhi però Kageyama si ritrovò una sgradita sorpresa davanti: Cassandra non era sola, al suo fianco camminavano altre due ragazze, una dai capelli lunghi, neri e mossi legati in una coda alta e ampia e l’altra dai capelli castani tagliati a caschetto che le davano un’aria infantile. Nonostante fosse in compagnia, l’italiana scattò verso il fidanzato, lasciando indietro le alte.

-Perdonami Reiji, le mie amiche hanno voluto farmi una sorpresa venendomi a prendere stamattina e non me la sentivo di cacciarle…

Kageyama provò a deglutire, ma la sua bocca era secca come un deserto, così cominciò a mordersi nervosamente un labbro.

-Non fa niente. Sono tue amiche dopotutto…

Già, Cassandra aveva delle amicizie anche lì e non poteva trascurarle, anche se Reiji desiderava fortemente il contrario. I due vennero presto raggiunti dalle altre due compagne, che Kageyama osservò meglio: della ragazza con i capelli neri aveva sentito parlare, si chiamava Emi Kimura e l’anno precedente aveva rischiato l’espulsione, mentre non aveva la più pallida idea di chi fosse la tipa col caschetto. La corvina passò qualche secondo a studiarlo, con un’espressione perplessa dipinta sul volto.

-Kageyama, giusto? È da un bel po’ che non ti si vede a scuola…

Reiji non sapeva cosa rispondere, ma Cassandra intervenne al suo posto.

-Già, oggi torna dopo tanto tempo! Non vi dispiace se fa la strada con noi, vero?

Emi e l’altra ragazza si scambiarono delle occhiate confuse, ma alla fine risposero con un sì titubante.

-Grazie! Potete iniziare ad avviarvi? Noi vi raggiungiamo tra un attimo!

Sempre più perplesse, le due studentesse acconsentirono e iniziarono ad allontanarsi.

-Allora… Sei pronto?

Kageyama guardò negli occhi la sua fidanzata: no, non era affatto pronto, ma non aveva scelta.

-Devo farlo.

Cassandra annuì, porgendo poi la mano all’altro. Reiji rimase a osservarla per qualche secondo prima di accettare l’invito, abbandonandosi al ricordo di quando la ragazza aveva compiuto il medesimo gesto per aiutarlo a uscire di casa. Una volta stretta la mano a Cassandra, questa lo tirò verso di sé per averlo più vicino.

-Non ti lascerò da solo. Passerò ogni ora a controllare come va, ti accompagnerò a parlare con i professori, ti invierò un messaggio ogni volta che posso. Quindi non preoccuparti, va bene?

Trovarsi di colpo così vicino alla sua fidanzata fece battere più forte il cuore a Kageyama, ma il dolce imbarazzo e il senso di protezione che l’altra gli trasmetteva lo aiutarono a calmarsi. Il ragazzo riuscì ad abbozzare un sorriso.

-Va bene, mi fido di te.

 

Una volta arrivati di fronte alla Raimon, Reiji si prese un attimo per farsi coraggio prima di entrare.

-Vuoi che ti accompagni fino in classe?

Il ragazzo fece cenno di no.

-Ricordami solo la tua sezione.

-Oh… Sono della sezione 4, la nostra aula è vicina al laboratorio audio-visivo.

-Mh, non me la ricordo… Mostramela.

Con quella scusa Kageyama insistette per accompagnare la ragazza alla sua classe e andare da solo nella sua. Non voleva che i suoi compagni lo vedessero con Cassandra, non in quel momento: lo avrebbero importunato abbastanza senza vederlo in compagnia di una ragazza.

Quando il giovane varcò la soglia dell’aula nella stanza calò il silenzio. Senza farci caso, Kageyama si avviò al suo banco, ignorando ogni suo compagno, sistemandosi nel suo angolo in fondo alla classe e tirando fuori i suoi libri di testo per cominciare a studiare.

Purtroppo quella calma non durò a lungo e uno dei ragazzi si sedette sul banco di fronte a quello di Reiji, per poi piazzare i piedi sul banco dell’altro.

-Ehi Kageyama, pensavamo fossi morto!

Il calciatore alzò gli occhi spenti sul compagno, riportandoli sui libri di testo dopo un attimo.

-Sono stato male.

Il ragazzo scoppiò a ridere.

-E che razza di malattia ti sei preso per stare chiuso in casa così tanto? Sicuro che non sia contagiosa?

Reiji sospirò mentre le battute e le risatine si facevano strada in tutta la classe. Aveva smesso di far caso a quei commenti quasi un anno prima, il suo timore era che se ne aggiungessero di nuove, relative a quello che gli era successo e alla sua relazione con Cassandra. Fortunatamente i suoi compagni sembravano all’oscuro di tutto e, con l’arrivo del professore, il ragazzo poté concentrarsi sulla lezione e non pensare ad altro.

 

Scappando dalla classe ogni volta che poteva, Kageyama riuscì ad arrivare senza grandi problemi alla pausa pranzo, che passò insieme a Cassandra e le sue due amiche. Il calciatore aveva scoperto che la ragazza col caschetto si chiamava Aina Kimura e che era molto brava in cucina. Infatti la fanciulla aveva preparato per Cassandra un pranzo speciale, un modo per festeggiare il compleanno che non avevano potuto passare insieme, e l’italiana era stata più che felice di condividerlo col suo fidanzato. Cassandra non si era fatta problemi a informare Emi e Aina della sua relazione con Reiji e le due non sembravano turbate dalla cosa. Questo confortò molto Kageyama, che era spaventato all’idea che la sua ragazza potesse essere maltrattata a causa del loro legame.

Passate anche le ultime ore di lezione, il ragazzo si ricongiunse velocemente a Cassandra, sapendo che l’avrebbe dovuta salutare da lì a poco.

-Devo andare in sala professori…

-Per le assenze?

-Probabilmente sì… Tu devi andare a lavoro?
-Ho chiesto un giorno di permesso. Vuoi che venga con te?

Reiji sbatté più volte le palpebre.

-Ti sei presa un giorno di permesso per me?

-Te l’ho detto che non ti lasciavo da solo!

Il ragazzo sorrise appena, sentendosi viziato dalla ragazza.

-Non penso sia il caso di farti entrare insieme a me… Mi aspetteresti fuori dalla sala?

-Certo!

Salutata Cassandra sulla soglia della porta, Kageyama entrò nella stanza, dove già lo attendeva il professore responsabile della sua classe.

-Kageyama… È da tanto che non ci vediamo.

Reiji deglutì un attimo prima di parlare.

-Sono stato male.

Era la sua unica scusa, non aveva intenzione di raccontare tutta la verità. Il professore sospirò, iniziando a picchiettare una penna sulla scrivania.

-Deve essere stata una malattia molto grave per averti fatto saltare quasi un intero trimestre. Hai anche mancato gli esami finali di luglio… Questo influirà molto sul tuo andamento, capisci?

Reiji rimase in silenzio e un altro sospiro lasciò la bocca del professore.

-Sei sempre stato uno studente diligente e mi dispiace dirlo, ma rischi di perdere l’anno.

Quelle parole gelarono il sangue a Kageyama. Perdere un anno sarebbe stato un incubo, significava rimanere indietro rispetto a Cassandra e dover sopportare quella scuola un anno in più. Senza contare che in terzo si sarebbe trovato solo a fronteggiare Daisuke…

-N-No, mi impegnerò al massimo per recuperare!

L’insegnante si portò la penna alle labbra, riflettendo.

-I prossimi esami sono tra un mese, se tu riuscissi a non calare troppo nella classifica scolastica forse la scuola potrebbe chiudere un occhio… Ma si tratta di recuperare le lezioni di un trimestre in pochissimo tempo, anche se tu iniziassi ora non so-…

-Ho già iniziato!

Il professore rimase stupito da quella risposta. In fondo Kageyama aveva rifiutato di vedere i suoi compagni e lo staff scolastico, anche solo per farsi dare gli appunti delle lezioni, quindi come poteva aver già iniziato a recuperare? Il ragazzo capì al volo i dubbi del suo insegnante e decise di dissiparli.

-Cassandra Andrei della sezione 4 mi sta dando una mano…

Il professore tornò a riflettere.

-Andrei? È una brava studentessa con voti simili ai tuoi, ma non so quanto sia adatta a fare da tutor.

-Io mi sto trovando molto bene con lei…

Kageyama si azzardò a dare quell’informazione, nella speranza che la scuola gli affiancasse ufficialmente la fidanzata per farlo recuperare. Dopo qualche secondo di silenzio il professore si sporse verso un suo collega.

-Professor Kurosawa, è lei il responsabile della classe del secondo anno nella sezione quattro, vero?

-Sì professor Hiroka, come posso aiutarla?

-Secondo lei Andrei potrebbe svolgere il ruolo di tutor?

-Oh, sicuramente! Si impegna già ad aiutare una sua compagna nello studio e sta ottenendo ottimi risultati.

-Bene…

Il professor Hiroka sistemò una pila di compiti prima di alzarsi.

-Se ti trovi tanto bene con lei le spiegherò nel dettaglio le lezioni che dovrai recuperare.

Reiji annuì entusiasta, quel colloquio non poteva andare meglio.

-Ah Kageyama, un’ultima cosa…

-Sì professore?
-Ti rendi conto che non potrai continuare le tue attività con il club di calcio se intendi recuperare?

Il solo sentir nominare quel club faceva accelerare il battito al ragazzo.

-L’avevo già messo in conto, avevo intenzione di comunicare il mio ritiro appena finito di parlare con lei.

L’insegnante annuì soddisfatto.

-Sei un ragazzo ragionevole Kageyama, impegnati al massimo in queste settimane.

Il professor Hiroka si avviò verso la porta della stanza e, aprendola, fece sussultare Cassandra che attendeva all’esterno. L’insegnante guardò sorpreso la ragazza per qualche attimo prima di rivolgerle la parola.

-Andrei, stavo venendo a cercare proprio te! Posso parlarti un attimo? Kageyama, tu poi andare.

-Sì professore!

Nel momento in cui Reiji si incrociò con la ragazza che entrava la tirò a sé per poterle sussurrare a un orecchio.

-Devo sistemare una cosa al club di calcio, ci vediamo fuori.

-Va bene, cerco di raggiungerti prima possibile

 

Nascosto dietro a un angolo dell’edificio scolastico Kageyama osservava la sede del club di calcio, stranamente deserta. Era già da un po’ che stava lì a guardare senza fare nulla, chiedendosi se era proprio necessario parlare a Daisuke di persona.

Forse potrei lasciare una lettera in cui annuncio il mio ritiro, così non dovrò incontrarlo.

Convintosi della bontà di quella soluzione, il ragazzo si mise a cercare un foglio bianco e una penna nella sua cartella, ma venne interrotto dal suono di una voce familiare.

-Kageyama, eccoti! I ragazzi mi hanno detto che eri tornato e ti ho cercato ovunque.

Girandosi, Reiji si trovò faccia a faccia con Daisuke Endou. Nonostante l’allenatore sfoggiasse un sorriso radioso e rassicurante, Kageyama non riusciva a levarsi dalla mente il ricordo della violenza. Il ragazzo si trovò paralizzato, incapace di parlare o di dare sfogo alla nausea che lo assaliva.

Vedendo Kageyama sbiancare e tremare, Daisuke provò a toccarlo.

-Ehi, che ti prende? Sembra che tu abbia visto un fantasma!

Osservare quella mano che si avvicinava a lui per fargli chissà cosa risvegliò Reiji, che reagì allontanandosi bruscamente dall’allenatore.

Parla! Di’ quello che devi dire e vattene!

-N-Non voglio più far parte del club di calcio…

La voce del ragazzo era bassa e incerta, ma Daisuke riuscì comunque a comprendere le sue parole.

-Eh? Perché? So che devi concentrarti sugli esami adesso, ma dopo non vuoi tornare ad allenarti con noi?

-No, non voglio più avere niente a che fare con voi!

Aveva alzato la voce, aveva pronunciato quelle parole senza riflettere e aveva fatto un errore. Reiji sapeva che Daisuke era un gran testardo, quella risposta lo avrebbe spinto a fargli ancora più domande.

-Non capisco… Che è successo? Hai litigato con qualcuno? C’è qualche problema con il resto della squadra? Pensavo ti piacesse il calcio!

Lacrime di rabbia inondarono gli occhi del ragazzo. No, non gli piaceva il calcio, gli aveva rovinato la vita, era entrato nel club solo perché Daisuke insisteva e non lo lasciava in pace.

-Non è vero! Non mi piace il calcio, IO LO ODIO!

Reiji sussultò: stava piangendo, aveva iniziato a piangere e non se n’era neanche reso conto. Alzò gli occhi sull’allenatore che lo guardava sconvolto, senza parole.

-Non voglio far parte della squadra di calcio…

Disse solo questo prima di iniziare a scappare, ignorando le urla di Daisuke che gli chiedeva di fermarsi e qualsiasi altra cosa. Aveva sbagliato, avrebbe dovuto parlare lucidamente a Daisuke per convincerlo a lasciarlo in pace, invece adesso l’allenatore era pieno di dubbi e sarebbe venuto a chiedergli spiegazioni.

Ricordava i primi mesi dell’anno precedente, quando Daisuke lo seguiva fino a casa per convincerlo a entrare in squadra. Non voleva ripetere quell’esperienza, non dopo tutto quello che era successo.

Kageyama continuò a correre, uscendo dal cancello e percorrendo le strade alla cieca. Voleva solo scappare da quella situazione, da sé stesso e dai passi veloci che sentiva dietro di sé, ma quei passi si avvicinavano, diventavano sempre più forti e alla fine il ragazzo si sentì afferrare, cosa che lo fece cadere a terra insieme al suo inseguitore.

Steso sull’asfalto nero e caldo, Reiji riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un ciondolo rosso che ondeggiava al ritmo del respiro affannoso del proprietario. Cassandra era sopra di lui, senza fiato e senza parole. Nell’incontrare lo sguardo confuso della ragazza, Kageyama riprese a lacrimare e si strinse a lei, facendosi scappare un singhiozzo.

-Mi dispiace… Non ce la posso fare…

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Angolino rotondo

Sono in super ritardo, come al solito. Questo capitolo doveva uscire ieri ma sigh, sono inondata di lavoro e non sono riuscita a pubblicare per il compleanno della cara Sissy. Comunque un po’ ho rimediato, il capitolo è decisamente più lungo del solito. Lo so, è una magra consolazione vista la scarsità degli aggiornamenti, ma prometto che mi impegnerò di più su questa long.

Fino a fine giugno sarò impegnata, ma nell’estate voglio riprendere e terminare i miei progetti!
Spero comunque che la storia vi sia piaciuta, dopo un po’ di capitoli di calma tornano i problemi e ci vorrà un po’ per risolverli. Grazie per essere arrivati fino a qui.

Ci sentiamo presto,

 

-Lau ° 3 °

 

   
 
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