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Autore: La_Moltitudine    22/06/2017    2 recensioni
In un futuro distopico in cui uomini dotati di abilità paranormali hanno posto fine alla Crisi in Medioriente e i supereroi fanno ormai parte della quotidianità, Giacomo Pagusa si mette in gioco per diventare il più grande vigilante della sua città. Nel mondo criminale di Sentinella delle Acque, però, una miccia è stata accesa e presto la bomba esploderà. Gli eroi di Sentinella saranno messi alla prova e questo battesimo del fuoco potrebbe richiedere il tributo delle loro vite e quelle di molti altri.
[Per una precisa scelta stilistica i capitoli saranno brevi, verranno pubblicati con una cadenza variabile da 2 a 3 giorni di stacco l'uno dall'altro. Per tutto il corso della storia si alternerano due POV.]
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Atto VI

Con la fortuna accumulata in anni di carriera certamente avrebbe potuto permettersi qualcosa di meglio di quello squallido appartamento in Periferia. Non era mai stato un uomo dai gusti spartani, lo si poteva intuire dalla ricercatezza nel suo vestire e la maniacale cura della sua persona.
Gaetano non mancava però delle capacità e della forza d’animo necessarie a chi, per scelta o per condizionamenti esterni alla sua volontà, si ritrova ad adattarsi alle situazioni più svariate.
Quando era tornato nella sua città natale lo aveva fatto con l’intento di staccare un attimo dalle incombenze del suo lavoro e prendersi una vacanza. Dunque, spendere una somma importante, per una bella casa in centro, o magari una camera d’hotel con vista sul mare, sarebbe risultato quanto mai controproducente. La gente parlava e amava farlo: tempo qualche giorno si sarebbe trovato un funzionario dell’Associazione di fronte alla porta, pronto ad appioppargli l’ennesimo caso umano da trasformare in un eroe di successo.
Per questo motivo aveva scelto di affittare quel tugurio in periferia. Certo, non avrebbe vissuto nell’agio, ma perlomeno se ne sarebbe stato tranquillo per i fatti suoi. E poi quell’appartamento non era neanche così malaccio: c’era l’acqua calda, il pavimento era pulito (o non eccessivamente sporco), e dal balcone poteva vedere tutto ciò che la Periferia di Sentinella della Acque aveva da offrire allo sguardo, anche se non era poi molto. Inoltre il proprietario gli aveva lasciato come regalo di benvenuto una bella ciotola di ciliegie rubiconde, piazzate sul tavolino nell’ingresso.

Dopo una bella doccia, d’obbligo dopo il viaggio in aereo, Gaetano uscì fuori al balcone, con indosso la vestaglia da notte ricamata in seta blu notte e un pugno di frutti rossi da smangiucchiare mentre contemplava il panorama offerto dalla città: la Periferia, lontano dalle rassicuranti luci del centro. Qui i palazzi e le case popolari componevano un intricato dedalo di cemento, animato dalle luci spettrali della sera. Qui le strade non si riempivano di gente, ed era più facile incrociare un branco di cani randagi a caccia d’un pasto di fortuna, che un innocuo passante capitato lì per caso. Qui in Periferia l’aria non sapeva di mare, qui l’aria aveva l’odore della cenere e dell’asfalto, il sapore acre del fumo e del gas di scarico, la sembianza di una triste desolazione senza speranza. Qui la Triade regnava incontrastata.
Durante la sua giovinezza, nei turbolenti anni dell’adolescenza, Gaetano aveva visto con i suoi stessi occhi l’infuriare della violenta guerra fra il clan Busconi e la Cosca della Provincia: sparatorie, minacce e regolamenti di conti firmati con il sangue, erano all’ordine del giorno. Da sempre la Triade adottava il medesimo modus operandi, quando intendeva conquistare una città: dapprima si infiltrava nelle periferie, raccogliendo nelle sue fila frotte di giovani sbandati e piccoli criminali locali, poi, lentamente ma inesorabilmente, come l’acqua che frantuma la roccia, scorreva verso il centro e a quel punto o il clan dominante si sottometteva, oppure era guerra.
In qualche modo Don Calogero Busconi era riuscito a segnare uno spartiacque nel paesino, confinando la Triade nella contrade più degradata di Sentinella.
S’era venuta a creare una pace instabile, un equilibrio precario, definitivamente spezzato dalla morte improvvisa del boss.
Gaetano poteva sentirlo nell’aria, la tensione era palpabile: una nuova guerra avrebbe sconvolto la tranquillità di quel paesino affacciato sul mare, affondandolo nel caos. Gli eroi di Sentinella sarebbero stati messi alla prova, un battesimo del fuoco che avrebbe messo a repentaglio le loro vite e quelle di molti altri.
Gaetano sperava di avere perlomeno il tempo di godersi un po’ di pace, che quella quiete perdurasse il più possibile prima che la tempesta si scatenasse, ma sapeva che quella speranza altro non era che una blanda illusione: conosceva il mondo, sapeva come andava, e che se un disastro è in arrivo non si lascia mai aspettare troppo a lungo.

Con le dita affusolate si portò una ciliegia alla bocca, mordendola con i denti e lasciando che l’aroma dolciastro del frutto gli riempisse il palato. Dopo averla spolpata, lasciò cadere giù il nocciolo, che picchiettò contro l’asfalto della strada sottostante.
In lontananza, nella penombra, un gruppetto di loschi figuri si era riunito per discorrere di una qualche questione. Per l’animosità con cui parlavano doveva trattarsi di qualcosa d’importante. Con discrezione Gaetano tese l’orecchio, e si mise in ascolto, stando ben attento a non farsi notare.
-Così vi dico di fare, - disse quello che pareva il capo, un uomo sulla trentina con un vistoso rigonfiamento nella tasca posteriore dei jeans, - tra mezz’ora facciamo una capatina da Michele, entriamo come se niente fosse e gli chiediamo di lasciarci l’incasso della giornata. Magari incentivandolo con la messa in mostra dell’artiglieria, un lavoretto veloce e pulito.
-E se il tabaccaio ci da’ problemi? –
Chiese uno del gruppo, probabilmente il più giovane, che se sua madre gli avesse dato qualche scapaccione in più quand’era marmocchio, lì non ci sarebbe neanche stato.
-Se Michele ci crea problemi gli piantiamo un proiettile in fronte, ed ecco che problemi non ne stanno più. – Rispose il tipo, divertito da quella domanda che riteneva ingenua e superflua.

“Gli piantiamo un proiettile in fronte” ripeté Gaetano fra sé e sé “i criminali di oggi vedono troppi film americani, almeno un tempo i malviventi si sforzavano di essere originali”.
Avrebbe potuto fermarli, lì e ora, senza darsi neanche il disturbo di scendere in strada. Ma perché negare a un giovane eroe in erba come l’incappucciato che si avvicinava, l’occasione di farsi valere e dar mostra di sé? No, Gaetano scelse di rimanere a guardare, almeno per il momento. Mise in bocca un paio di ciliegie, della prima si serbò il nocciolo nella mano sinistra, mentre lasciò che quello della seconda cadesse giù, picchiettando sordo contro l’asfalto.

   
 
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