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Autore: notacommonwriter    22/06/2017    1 recensioni
"In cinquemila anni ho combattuto così tante battaglie, affrontato così tanti nemici, senza mai temerli...Eppure tu mi fai paura, Steve. Guardarti mi fa paura, parlarti mi fa paura, persino sfiorarti mi fa paura. Ho paura di amarti, capisci che non posso? Tu però mi hai già fatta innamorare ed io non so cosa fare"
{Diana PrinceXSteve Rogers}
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Giovedì 13 Aprile 2012, Halicarrier S.H.I.E.L.D
La sala conferenze era vuota ed il grande tavolo di vetro aveva un solo seggio occupato. Diana se ne stava seduta con aria pensosa, le gambe e le braccia incrociate in un atteggiamento di diffidenza e chiusura ed i pensieri diretti alla missione che sembrava farsi sempre più intricata. Si chiedeva cosa realmente Fury stesse nascondendo loro o, meglio, se ne era già fatta un’idea e lui aveva ammesso come lo S.H.I.E.L.D avesse utilizzato il Tesseract per creare armi nucleari di distruzione di massa, ma aveva l’impressione che ci fosse di più sotto. Le sembrava assurdo e contraddittorio mettere a guardia dell’umanità una banda di sperduti come loro, ma ancora più astratto era l’affermare di voler proteggere la Terra progettando armi atte a raderla al suolo. Ancora una volta gli esseri umani si dimostravano essere bravi solo a ritorcersi contro la propria malignità e Diana perdeva fiducia in loro.
-Ti disturbo?-Si voltò di scatto e la sedia da ufficio ruotò su se stessa mentre lo faceva, era stato Steve a parlare. Era sull’uscio della porta ed aveva l’aria di chi è intento a riflettere prima di dire qualcosa di scomodo o porre domande compromettenti.
-No, entra. Stavo pensando a quello che ha detto Fury-scrollò le spalle, domandandosi cosa volesse Rogers da lei, non che la sua compagnia le dispiacesse più di tanto.
-Beh, so che forse non sono affari miei…-A Diana i discorsi che cominciavano in quel modo non piacevano, soprattutto se fatti da persone a cui sentiva di non essere in grado di mentire, come Steve-Ma siamo compagni adesso e quindi credo sia giusto conoscere i punti deboli dell’altro, perciò volevo chiederti una cosa, se per te va bene-in realtà quella era solo una scusa per saperne di più su Diana e Steve lo sapeva bene, si sentiva persino in colpa per quella bugia da nulla, ma non vedeva come altro scoprire qualcosa in più su quella donna così intrigante e misteriosa.
-Cosa vuoi sapere?-Lo chiese con gentilezza, facendo intendere di essere disposta a parlare, anche se nutriva già dei sospetti su quel che Steve stesse per chiederle.
-Quello che ha detto Loki sull’elicottero, ieri…A cosa si riferiva?-Lo chiese cercando di essere il più delicato possibile. Dopo aver visto un tipo freddo e controllato come lei perdere completamente le staffe, il giorno prima, aveva ragion di credere che ciò di cui Loki aveva parlato fosse più che semplicemente doloroso per lei.
-Siediti, Steve. E’ una storia lunga-Batté due colpetti sulla sedia vicino a lei, indicandogli dove sedersi e raccolse il coraggio necessario a raccontare tutto. Non sapeva perché volesse esporsi così tanto a quello che, in fin dei conti, era ancora un estraneo, ma sentiva di potersi fidare di lui e voleva guadagnare la sua fiducia a sua volta. Quell’essere umano la stava davvero rendendo vulnerabile.
Si mise a sedere, guardandola in attesa che aprisse bocca. Aveva un’espressione abbastanza spossata, come se ricordare le stesse provocando sforzo e dolore allo stesso tempo, le labbra carnose erano semiaperte, gli occhi neri guardavano un punto imprecisato ed i suoi lineamenti erano corrugati in una smorfia. Ingoiò un groppo di saliva, poi si decise a parlare.
-Vedi, fino a cento anni fa, non avevo mai incontrato un uomo-Steve conosceva poco della sua storia, ma abbastanza da non rimanere troppo sorpreso a quella affermazione-Vivevo su Themyscira, l’isola delle amazzoni, con mia madre e le mie sorelle ed insieme governavamo un popolo composto solo da donne. Non siamo esseri umani, ma vere e proprie divinità. Io non sono nata dalla carne come tutti voi uomini, mio padre è Zeus ed è lui che mi ha dato la vita. Tutte noi siamo state generate per il volere degli dei, non possiamo morire se non venendo uccise ed abbiamo virtù sconosciute agli esseri umani. Zeus non volle che incontrassimo la vostra razza, perché aveva paura che il vostro peccato ci sporcasse, che voi poteste ferirci e così nessuna di noi tentò mai di fuggire o allontanarsi per scoprire il mondo, convinta che fosse un posto pieno di insidie e pericoli-Mentre parlava camminava per la stanza a grandi passi, lentamente, come se stesse immaginando di posare i piedi sulle distese di erba verdissima sulle quali era cresciuta e diventata donna, millenni orsono.
-Sembra una specie di governo del terrore, non trovi?-Non voleva essere offensivo, ma trovava assurdo che un intero popolo potesse essere rimasto nell’ignoranza e nella paura a causa delle parole di una sola entità, se così poteva definire Zeus.
-Lo è, solo che mio padre l’ha fatto per il nostro bene e non per il suo. Io non sono più quella di un tempo, sono cambiata, peggiorata e conoscere gli esseri umani mi ha reso infelice, tanto infelice da desiderare la morte-Steve si bloccò, chiedendosi a cosa si riferisse nello specifico-Siete creature bellissime, per quanto fragili, affezionarsi a voi è inevitabile ed amare qualcuno la cui vita dura meno di un centennio, quando si è immortali, è ciò che di più doloroso può esserci. Non hai idea di quanti amici ho seppellito, li ho visti ammalarsi e morire mentre io rimanevo la stessa di sempre. Persino l’unico amore della mia vita è morto davanti ai miei occhi ed io ho lasciato che accadesse-Una lacrima le solcò il volto e si spense sul suo mento, poi un’altra e la sua voce si incrinò.
-Mi dispiace…-Steve le posò una mano sulla spalla, si era alzato ed ora la sua presenza si faceva sentire vicino a lei. Non immaginava che Diana avesse potuto soffrire tanto, credeva che la sua situazione fosse la peggiore possibile, ma si sbagliava.
-E’ come essere intrappolati in un circolo vizioso, per questo mio padre voleva impedirmi di venire fra voi. Sono costretta a cambiare vita ogni cento anni, è deprimente-Fra le lacrime comparve un sorriso amaro, malinconico e stanco, poi le asciugò con il dorso della mano e continuò-Loki parlava di Steve Trevor, ieri. Era il mio fidanzato-
-Steve Trevor? Ho già sentito questo nome…-Mormorò, soffermandosi a pensare dove potesse averlo sentito.
-E’ confortante sapere che qualcuno lo ricorda…-Borbottò, passandosi una mano sulla fronte-Si è fatto esplodere nel dirottare un areo ed ha salvato migliaia di vite, è stato uno degli eroi della Grande Guerra, forse il più grande. A nessuno è importato di rendergli onore, però. Di lui è rimasto solo il nome su qualche archivio sconosciuto e nient’altro e così, per me, è come se fosse morto due volte-Si risiedette, sentendo le forze mancare. Era come se quel discorso fosse stato più estenuante di un’intera guerra.
-Come l’hai saputo?-Steve azzardò quella domanda, ormai incuriosito ed allo stesso tempo impietosito da quel racconto. Non capiva perché, ma avrebbe tanto voluto poter cancellare tutta quella sofferenza dal volto di Diana, o per lo meno alleviarla. Sentiva il bisogno di proteggerla dal suo passato, di essere la sua spalla su cui piangere ed era qualcosa che non gli era mai capitato di provare.
-Come ho saputo della sua morte?-Chiese e Steve annuì-Ho alzato gli occhi al cielo ed ho visto un cumulo di polvere, fiamme e ferraglia. Ho vinto una guerra per gli altri ed ho perso quella che combattevo per me-Si alzò di scatto, cercando un presupposto per abbandonare quel luogo e quella conversazione.
-Diana-La voce di Steve fermò i suoi passi, ma lei non si voltò, piangeva troppo forte per farlo-So che quello che è mi è successo è niente in confronto a questo e forse non dovrei darti consigli, ma, per favore, non passare l’eternità ad avere paura di amare. Ti meriti di essere felice-Diede un cenno positivo col capo, poi corse via.
Essere felice…Non si era mai chiesta se fosse possibile esserlo senza Steve. Mentre camminava a grandi passi verso una meta non precisa, si chiedeva perché quel soldato, con quel nome a lei così caro, dovesse preoccuparsi tanto per lei. In altre circostanze avrebbe diffidato, l’avrebbe preso per qualcuno che agiva in modo da accaparrarsi la sua fiducia, ma Rogers non era così, ne era istintivamente sicura. Le sue parole gentili le facevano sempre un effetto più che bizzarro, sembrava quasi che riuscisse a convincerla delle verità che teneva da sempre nascoste dentro di se. Pareva che Steve le leggesse nel cuore e la mettesse difronte alla realtà e cioè che lei non era né cattiva, né la fredda menefreghista che voleva sembrare. Diana era troppo umana per essere una creatura superiore, era questa l’unica verità, suo pregio e condanna. Aveva un animo buono, troppo buono per non essere scalfita dalla crudeltà che regna nel mondo degli uomini e per questo aveva dovuto farsi da scudo con la freddezza ed il suo essere scostante. Non amava per non essere ferita, non rideva per non piangere e non viveva per non morire. Steve l’aveva capito solo ascoltando le sue parole, quanto fragile eppure forte fosse quella donna. Le serviva qualcuno che la spronasse ad essere più che una semplice guerriera, più che una principessa, più che una semidea, più che Wonder Woman. Lei era prima di tutto Diana Prince e Steve glielo avrebbe ricordato a tutti i costi.





Angolo autrice
Salve :) Questo capitolo è un po' l'inizio vero e proprio dell'avvicinamento fra Steve e Diana e quindi io sono fomentatissima all'idea di pubblicarlo! *urla come una pazza isterica, quale è* Vi prego di farmi sapere che ne pensate con una recensione, inoltre voglio ringraziare quelle tre o quattro persone che stanno seguendo la storia, perché per me è molto importante sapere che siete interessati a quello che scrivo. Ci vediamo al prossimo capitolo, bacini
-L'autrice

 
   
 
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