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Autore: gattina04    22/06/2017    2 recensioni
È un momento tranquillo ed Emma ha tutto ciò che ha sempre cercato e voluto; non c’è niente che possa desiderare, nemmeno il giorno del suo compleanno, ad eccezione di un piccolo insignificante rammarico. E sarà proprio quel pensiero a stravolgere completamente la sua esistenza catapultandola in un luogo sconosciuto, popolato da persone non così tanto sconosciute. E se ritrovasse persone che pensava perse per sempre: riuscirà a salvarle ancora una volta?
E cosa succederà a chi invece è rimasto a Storybrooke? Riusciranno ad affrontare questo nuovo intricato mistero? E se accadesse anche a loro qualcosa di inaspettato?
Dal testo:
"Si fermò e trasse un profondo respiro. «Benvenuta nel mondo delle anime perse Emma»."
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Robin Hood, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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22. Facciamolo adesso
 
POV Killian
Continuavo a guardare Emma dormire senza riuscire a distogliere lo sguardo. La luce filtrava attraverso la finestra chiusa, permettendomi di osservare il suo meraviglioso corpo avvolto nelle coperte. Era davvero bellissima e dovevo impegnarmi per resistere alla tentazione di baciarla; tuttavia sapevo che doveva riposare e non volevo svegliarla per nessun motivo, soprattutto per uno egoistico come quello reclamato dal mio corpo.
Era ore che dormiva profondamente e quello era un segno evidente di quanta stanchezza avesse accumulato; doveva essere stremata, eppure era riuscita a crollare solo una volta giunti a casa. In quel momento dormiva distesa su un fianco in posizione fetale, con il lenzuolo stretto nel pugno; stava leggermente russando e sicuramente non mi avrebbe creduto se glielo avessi detto. Nella sua larga maglietta, che le faceva da pigiama, con i capelli scompigliati e l’espressione rilassata sul viso era davvero perfetta.
Io d’altro canto non riuscivo a dormire come lei. Dopo qualche ora di riposo mi ero svegliato, notando che Emma si era mossa nel sonno; non aveva più la testa appoggiata sul mio petto ed era tornata ad occupare la sua parte di materasso. Successivamente mettere a tacere la mia testa e tentare di riprendere sonno fu letteralmente impossibile; l’unica cosa che mi distraeva da me stesso, e dalla mia farneticante mente, era l’osservare Emma. Vedere il suo respiro regolare, il suo petto abbassarsi e alzarsi ritmicamente, riusciva a calmarmi come solo l’oceano era riuscito a fare. Quando dopo la morte di Milah i miei pensieri si facevano troppo pressanti, uscivo sul ponte della Jolly Roger ed osservavo quell’immensa distesa di acqua azzurra; adesso non ne avevo più bisogno, c’era Emma a fungere da calmante naturale.
Avvicinai l’uncino ai suoi capelli senza però toccarli veramente. Ero girato su un fianco con la testa appoggiata sulla mano e se lei si fosse svegliata in quel momento avrebbe per prima cosa notato me intento a guardarla come un maniaco. Tuttavia non mi importava, perché lei sapeva benissimo l’effetto che aveva su di me; d’altro canto era una cosa del tutto reciproca.
Osservai ancora una volta le sue labbra socchiuse e sentii una fitta di desiderio nel basso ventre. Probabilmente se fosse dipeso da me, difficilmente saremo usciti da quella camera per molto tempo. Ora che eravamo finalmente a casa e che tutti i problemi sembravano in qualche modo risolti, cosa potevo desiderare di più se non lei in tutti i modi possibili? Senza considerare il fatto che se non fossimo usciti di camera lei non avrebbe incontrato quel bamboccio che credeva suo amico. Colpirlo, là nell’Oltrebrooke prima di tornare a casa, mi era venuto naturale dopo aver scoperto che l’aveva baciata. Che razza di uomo bacia una donna come Emma sapendola già impegnata? Una piccola vocina nella mia testa mi diceva che io avevo fatto ben di peggio in passato, tuttavia non le prestai ascolto.
Ripensando a Charlie sentii la rabbia montare di nuovo. Emma mi aveva costretto a chiedergli scusa e si era infuriata per quel mio comportamento; tuttavia lei sapeva come ero fatto. Ero geloso ed ero pur sempre un pirata: nessuno avrebbe mai potuto permettersi di toccare la donna di Capitan Uncino. Era il mio carattere; anche se lei aveva creduto che la considerassi debole, come una damigella in difficoltà, non era assolutamente così. Le credevo quando mi diceva che aveva rimesso il bamboccio al suo posto, sapevo che era in grado di farlo, però non poteva certo aspettarsi che io rimanessi indifferente. In fin dei conti il bacio che ci eravamo scambiati io e Milah era completamente diverso da quello che le aveva dato quel bellimbusto.
Scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri che mi facevano solo innervosire e tornai a concentrarmi su Emma. Cercai di coordinare il mio respiro con il suo, nel tentativo di riprendere sonno, tuttavia i miei occhi erano più spalancati che mai.
All’improvviso la mia Swan biascico qualcosa nel sonno, allungandosi inconsciamente verso di me. «Kill…». Istintivamente un sorriso ebete mi si disegnò sulla faccia, intuendo che probabilmente lei mi stava sognando. Il mio cuore perse un colpo e iniziò a battere all’impazzata; Emma diceva sempre che io non avevo la minima idea dell’effetto che avevo su di lei: beh sicuramente anche il mio corpo reagiva in maniera esagerata alla sua presenza. Mi bastava ascoltare il mio nome biascicato nel sonno per far fare una capriola al mio stomaco e per sentire le ginocchia molli e la testa leggera.
Non riuscendo più a resistere, allungai l’uncino verso di lei e le scostai una ciocca di capelli dal viso. Ne avevamo passate talmente tante che stentavo a credere che quel momento di tranquillità fosse reale. Io e lei nel nostro letto, senza nessun pericolo imminente: sembrava quasi impossibile.
Le lasciai ricadere la ciocca di capelli dietro l’orecchio e allontanai quella mia protesi prima che potesse svegliarsi; tuttavia, non appena ebbi ritratto il braccio, Emma iniziò lentamente a sbattere le palpebre fino a che due enormi pozze verdi non incrociarono il mio sguardo.
«Buongiorno», mormorai rivolgendole un dolce sorriso.
«’Giorno», biascicò, iniziando a stiracchiarsi. «Che ore sono?».
«Non ha importanza; piuttosto hai dormito bene?».
Mugolò in risposta per poi tornare a fissarmi intensamente. «Tu invece mi stavi guardando. Te l’ho già detto che è un gesto un po’ ossessivo».
«Beh sei bellissima e non riesco a distogliere lo sguardo. Cosa ci posso fare?». Per me era perfetta anche con gli occhi impastati e i capelli sparpagliati disordinatamente sul cuscino.
«Certo, posso immaginare quanto sia bella così appena sveglia». Le sue guance si tinsero di rosa, facendola risultare ancora più stupenda. Non aveva la minima idea di come fosse realmente.
«Per me lo sei». Il sorriso che le si disegnò sulle labbra avrebbe sciolto il cuore di molti; invece era solo e soltanto per me.
Senza più resistere mi allungai e la baciai, facendo scivolare il braccio sotto la sua schiena per poterla stringere al mio petto. Assaporai le sue labbra come avevo desiderato fare per buona parte della nottata, facendo scorrere la mia lingua sulla sua e perdendo così la cognizione del tempo.
«Dovresti svegliarmi così ogni mattina», sussurrò lei dopo un po’, sfiorando il naso sulla mia guancia.
«Non sarà un problema farlo». L’avrei fatto più che volentieri.
«Immagino». Mi accarezzò dolcemente il viso e catturò di nuovo le mie labbra con le sue. Passai le dita tra i suoi capelli, mentre percepivo ogni parte del suo corpo appiccicata al mio. Se avesse continuato a strusciarsi a me così, ben presto si sarebbe ritrovata completamente nuda e in tutta altra posizione.
Emma dovette percepire la mia eccitazione – era piuttosto facile accorgersene visto che stava prepotentemente premendo contro la sua coscia – e per questo smise di baciarmi, rivolgendomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Inconsciamente si morse il labbro inferiore e quel gesto servì per farmi perdere completamente il controllo; mi avventai su di lei come un assettato su un bicchiere d’acqua, non desiderando altro che spingermi dentro di lei ed unire i nostri corpi in ogni modo possibile.
 
Non so quanto tempo dopo, ma sicuramente in seguito ad una serie di orgasmi sia miei che suoi, ci ritrovammo avvinghiati l’uno all’altra, coperti solamente da un leggero lenzuolo. Le dita di Emma continuavano a scendere e a salire lungo il mio braccio, tracciando una linea immaginaria e mandando così a fuoco la mia pelle con un semplice tocco. La mia mano era poggiata sul suo fianco, dove anch’io facevo scorrere lentamente le mie dita. Con l’uncino invece le stavo delicatamente districando una ciocca di capelli, strusciando il freddo metallo vicino alla sua guancia. Con la sua testa appoggiata alla mia spalla non riuscivo a scorgere i suoi meravigliosi occhi, tuttavia le rendevo possibile lasciare una scia di dolci baci lungo il mio collo.
«Killian», sussurrò all’improvviso rompendo il silenzio. «Devo chiederti una cosa».
«Cosa?». Cercai di abbassare lo sguardo per poter osservare la sua espressione, ma lei aveva voltato la testa ancora di più verso l’incavo della mia spalla, impedendomi di intravedere anche il minimo sguardo.
«Passare del tempo lontana da te, essere persa in quel fiume, mi ha fatto riflettere e capire molte cose».
«E questo c’entra con la domanda che vuoi farmi?». Tentai di seguire il suo ragionamento, ma come sempre la sua mente andava a mille.
«Sì». Improvvisamente si tirò su staccandosi da me e mettendosi a sedere sul letto. Si avvolse nel lenzuolo nascondendo il suo corpo perfetto e mi fissò con espressione decisa. Pur non capendo il perché di quel cambiamento la imitai e mi misi a sedere accanto a lei, aspettando la sua fatidica domanda.
«L’anello che mi hai regalato per il compleanno è sempre nel tuo cassetto?». Sbattei le palpebre preso completamente alla sprovvista da quella domanda. Non mi ero aspettato che tutta quella sacralità portasse ad un qualcosa del genere. Dove voleva andare a parare?
«Beh sì», balbettai perplesso.
«Credo che dovresti prenderlo Killian». La fissai incerto; non ero del tutto sicuro che mi stesse realmente chiedendo quello che io avevo intuito. Mi stava dicendo che dovevo prenderlo per darlo a lei? Mi stava suggerendo che era pronta, che era finalmente disposta a sposarmi? Forse era solo quello che volevo credere ed io mi stavo costruendo un film mentale che invece non esisteva.
Emma dovette leggere l’incertezza sul mio volto perché confermò di nuovo ciò che aveva appena detto. «Tira fuori quell’anello Killian». Il suo sguardo era più deciso che mai; era sicura di ciò che stava per fare ed io avevo aspettato per molto tempo di vedere quella determinazione e sicurezza sul suo volto.
«Chiedimelo Killian», continuò visto che io non mi muovevo. Mi ero come pietrificato, stentando a credere che stesse succedendo davvero. «Chiedimelo adesso».
Il sorriso fu la prima cosa a sciogliersi del mio corpo. Le rivolsi uno dei miei più irresistibili sorrisi, sentendo il cuore accelerare e le farfalle svolazzare nello stomaco. Era incredibile: quella donna mi faceva sentire un ragazzino nonostante i miei duecento e passa anni.
Emma ricambiò il mio sorriso, intuendo il mio stato d’animo, e tutta l’emozione di quel momento apparve chiara sul suo volto. Vedere quella tempesta di sentimenti sul viso del mio cigno riuscì finalmente a sciogliermi completamente, in modo tale da poter fare ciò che mi aveva chiesto. Presi di nuovo il controllo del mio corpo e mi decisi così a muovermi, rompendo la rigidità in cui mi trovavo. Prendendo un profondo respiro mi alzai, mi rinfilai i pantaloni del pigiama – non mi sembrava appropriato chiederglielo completamente nudo – e poi frugai nel cassetto dove avevo accuratamente riposto la scatolina con l’anello. Nel frattempo Emma si era avvicinata al bordo del letto, rinfilandosi il suo particolare pigiama e sedendosi sulle ginocchia in attesa della mia fatidica proposta.
Tirai fuori l’anello dalla sua custodia e lo strinsi forte nella mano, voltandomi a guardare il mio meraviglioso cigno. «Avrei dovuto preparare un discorso», mormorai trovandomi momentaneamente a corto di parole.
«Non importa Killian, chiedimelo e basta». Invece aveva importanza, volevo che fosse perfetto, ma forse lo era già anche così.
«Ti amo così tanto», balbettai non sapendo cos’altro dire. «Emma non ho mai desiderato nulla così ardentemente come il passare il resto della mia vita con te». Il suo sorriso si allargò, mentre i suoi occhi brillarono di emozione, in un modo che non avevo mai visto.
E poi semplicemente mi inginocchiai e glielo chiesi. Pronunciai quelle quattro parole, sapendo per certo quale sarebbe stata la sua risposta e stentando ancora a crederci. «Emma Swan vuoi sposarmi?».
«Sì». Si portò una mano alla bocca comprendo così il suo meraviglioso sorriso. Tuttavia erano i suoi occhi a parlare; erano due immensi prati verdi in cui riuscivo a scorgere ogni singola sensazione. «Sì Killian». Era felice ed emozionata esattamente come lo ero io, nello stesso identico modo. Non era il momento perfetto che avevo sognato, ma forse era meglio; il turbinio di emozioni che stavo provando ne era la conferma.
Ebbi giusto il tempo per infilarle l’anello al dito prima che si alzasse e mi travolgesse con il suo abbraccio. Mi baciò ardentemente non lasciando il minimo spazio tra i nostri corpi e trasmettendomi tutta la sua felicità. Per tutta riposta la sollevai facendole fare un mezzo giro, mentre le nostre labbra erano impegnate in tutt’altro genere di comunicazione.
«Ti amo così tanto anch’io», sussurrò quando lasciai andare la sua bocca, riportandola con i piedi per terra.
«Non riesco ancora a credere che stia succedendo realmente», mormorai appoggiando la fronte sulla sua.
«Sono stata una stupida a non capirlo prima», ammise con gli occhi ancora brillanti di emozione. «Non c’è mai stata altra possibilità; non riesco proprio a capire cosa stessi aspettando».
«Non importa Swan». Le accarezzai la guancia con il pollice, facendole capire che le sue remore adesso avevano perso del tutto di significato: aveva appena detto sì ed era quella l’unica cosa che aveva senso. «Adesso non ha più importanza, perché diventerai mia moglie; lo sai che io avrei aspettato anche tutta la vita pur di poterti alla fine chiamare signora Jones».
«Lo so Killian», sussurrò chiudendo gli occhi per un istante. Quando li riaprii mi travolse con il suo intenso sguardo: potevo scorgervi una determinazione tale da fare quasi paura. «Ma io non voglio più aspettare».
«Beh non dovremo più aspettare», dichiarai. Avevamo preso la nostra decisione, presto saremo stati marito e moglie.
«No Killian», ribatté decisa, «intendo che non voglio più attendere neanche un giorno. Sposiamoci subito, stasera stessa».
«Cosa?». La fissai sorpreso ma allo stesso tempo felice da quella sua particolare richiesta.
«Sì, non mi importa di avere un matrimonio in pompa magna, almeno che non interessi a te. Non voglio una di quelle cerimonie reali come organizzerebbero i miei genitori; mi basta qualcosa di semplice… noi due, Henry, i miei genitori e i nostri amici. Beh in realtà mi andrebbe bene anche partire e sposarti a Las Vegas di fronte ad uno dei tanti Elvis, in jeans e giubbotto di pelle; e credimi se non sapessi di dare un dispiacere a mia madre lo farei, perché non vedo l’ora di diventare tua moglie ed essere per sempre tua…».
Aveva iniziato a parlare a macchinetta, come faceva quando era imbarazzata. Avrebbe continuato se non l’avessi fermata. «Emma cosa stai farneticando?».
«Beh quello che intendo dire è che possiamo chiedere ad Archie di celebrare la cerimonia stasera stessa solo per chi vogliamo noi».
«E i tuoi genitori? Non credo che ne sarebbero felici». Non ero contrario all’idea, anzi tutt’altro; il solo pensiero che Emma sarebbe potuta diventare mia moglie già da quella sera stessa era meraviglioso. Tuttavia, cosa avrebbero pensato David e Mary Margaret? Già avevo faticato e molto per ottenere la loro approvazione, cosa avrebbero detto se avessi tolto loro la possibilità di organizzare il matrimonio della loro adorata figlia? In fondo erano una delle poche cose che il sortilegio non gli aveva ancora portato via; dovevo essere io a farlo?
«Parlerò io con i miei». Emma mi strinse forte la mano tra le sue e mi guardò con sguardo implorante. «Spiegherò loro che è una mia idea e non si perderanno nulla. Ci sarà il matrimonio solo che sarà una cosa semplice, solo per noi».
«Lo sai che voglio sposarti Emma, però non voglio che tu rinunci a nulla».
«E non ci rinuncerò», replicò emozionata. «Mio padre mi accompagnerà all’altare e tu sarai lì ad aspettarmi. Ci scambieremo gli anelli, diremo le nostre promesse, solo che lo faremo stasera. E poi sarò tua per sempre». Come potevo rifiutare quando era l’unica cosa che volevo? Se lei ne era convinta, io non avrei certo esitato.
Stavo per accettare, ma Emma non mi fece parlare e continuò nella sua supplica. «Ti prego Killian sposami stasera stessa, dimmi di sì. Io ne sono convinta te lo…».
La fermai posandole l’uncino sulle labbra. «Sì Swan. Certo che sì». La baciai suggellando così quel nostro accordo. Non importava cosa avrebbero pensato gli altri o i suoi genitori: importava soltanto ciò che volevamo noi. E noi volevamo solo stare insieme e restarlo per sempre. Non avrebbe cambiato niente aspettare qualche mese per celebrare un matrimonio in pompa magna o farlo semplicemente quella sera stessa. Eravamo sempre noi, i nostri desideri immutati e il nostro amore più forte che mai.
 
POV Emma
Strinsi più forte le dita di Killian, mentre varcavamo la soglia del loft dei miei. Avevo telefonato loro dicendo che avevamo importanti novità da comunicare e avevo fatto in modo che anche Henry fosse presente. Avevo deciso invece che era meglio lasciare a Robin e Regina un po’ di intimità.
Ero nervosa, non tanto per via del matrimonio, ma per la loro reazione; sapevo che sarebbero stati contenti, ma lo sarebbero stati ancora dopo aver detto loro di volerlo fare quella sera stessa?
L’idea di accelerare così tanto il fidanzamento e quindi il matrimonio non era solo un capriccio. Ero passata da averne paura al non volere più aspettare neanche un secondo per averlo; tuttavia c’era un motivo più che valido dietro quel repentino cambiamento. Combattevamo ogni giorno contro sortilegi o pericoli di ogni genere ed ero certa che saremo riusciti ad affrontarli tutti; ma era proprio per questo: ci sarebbe sempre stati pericoli e cattivi da affrontare e non potevamo programmare il momento perfetto per il nostro matrimonio. La perfezione l’avremo avuta comunque perché noi due ci amavamo e ci bastava quello; non avevamo bisogno di una organizzazione in stile “matrimonio reale” per essere felici, anche perché qualcosa sarebbe comunque andato storto. Io volevo solo lui senza più timori né paure.
Non ero certa, però, che i miei genitori l’avrebbero capito. Henry ne sarebbe stato felice, ma anche se avevo rassicurato Killian sul fatto che avrei parlato io stessa con i miei, non ero sicura che sarebbero stati così accomodanti come mio figlio.
Per questo stringere forte le dita di Killian tra le mie mi aiutava a mantenere la calma, oltre a nascondere lo stupendo anello che adesso portavo al dito. Erano entrambi due buoni motivi per continuare a tenere forte la sua mano.
Trovammo sia i miei genitori che Henry in cucina, probabilmente in nostra attesa. Quando entrammo ci studiarono attentamente, cercando di capire quale diavolo fosse il motivo di quella improvvisa riunione.
«Emma tesoro va tutto bene?», mi domandò per prima mia madre, tenendo tra le braccia Neal.
«Sì mamma non ti preoccupare», la rassicurai subito. «Abbiamo solo delle importanti novità da comunicarvi».
«Novità positive», specificò Hook. Vidi tutti rilassarsi a quelle parole; eravamo fin troppo abituati ad affrontare una situazione critica dietro l’altra, non era facile adattarsi all’idea di ricevere buone notizie.
«Beh allora perché non vi sedete?», ci propose mio padre. Guardai gli sgabelli davanti a noi, facendo una smorfia; preferivo di gran lunga stare in piedi, anche se non avevo ancora avuto il tempo di fare colazione e sarei potuta svenire da un momento all’altro dalla fame.
Tuttavia fu Killian a parlare per primo. «Volentieri». Mi trascinò al tavolo facendomi sedere accanto a lui, sempre tenendo stretta la mia mano.
«Avete fatto colazione?», ci chiese gentilmente mia madre, mettendo mio fratello nel suo seggiolone.
«Certo che l’hanno fatta è quasi ora di pranzo», intervenne subito mio padre. Il mio stomaco brontolò, ricordandomi che erano ore che non mettevo niente sotto i denti e sicuramente io e Killian avevamo svolto un bel po’ di attività fisica quella mattina.
«In realtà no», rispose Killian, rivelando così più informazioni di quanto avrei voluto far trapelare. Tuttavia doveva aver sentito il mio stomaco e come sempre si era preoccupato per me; tendeva senza sosta a soddisfare ogni mio bisogno e potevo solo esserne felice.
«Abbiamo dormito fino a tardi», cercai di giustificarmi, ma nessun in quella stanza sembrò credere alle mie parole, nemmeno mio figlio. Era già così grande da capirlo?
«Beh per fortuna sono avanzati alcuni pancake», concluse mia madre, andando a prendere due piatti dal lavello e tornando con un vassoio colmo di pancake.
«Avanzati?», le domandai alzando un sopracciglio mentre il mio stomaco faceva le capriole sentendo quel profumino invitante.
«Beh avevo voglia di cucinare». Mentre posava il piatto davanti a noi, Hook lasciò andare la mia mano, rendendo così visibile l’anello di fidanzamento che faceva bella mostra sul mio dito. Tuttavia nessun avrebbe potuto notarlo, visto che la mia mano era ancora in parte sotto il tavolo; nessuno ad eccezione di mia madre che era leggermente sbilanciata verso di me.
Vidi i suoi occhi dilatarsi scorgendo quel brillante gioiello alla mia mano, ciò nonostante dovette trattenere il suo entusiasmo perché, sorprendentemente, non disse nulla e si morse invece il labbro per riuscire a tacere. Lasciò che noi mangiassimo senza dire una sola parola, portandoci da bere e servendoci da perfetta padrona di casa. Non mi sarei mai aspettata un comportamento così remissivo da parte sua; pensavo che avrebbe iniziato ad urlare di gioia ancor prima di farci dare la lieta notizia agli altri. Tuttavia dovetti incredibilmente ricredermi.
Per il resto della colazione mi sforzai di tenere la mano sotto il tavolo e di mangiare solo con l’altra, sentendo gli sguardi di tutti puntati addosso. Di sicuro se non fossi stata così affamata mi sarebbe andata di traverso la colazione per tutta quell’attenzione canalizzata su di me e Killian.
«Bene adesso che avete mangiato», proruppe mio padre, «volete decidervi a parlare. Non abbiamo certo tutto il giorno».
«D’accordo». Mi alzai, lanciando uno sguardo ad Hook in cerca della sua approvazione; quando lo vidi imitarmi, rivolgendomi un sorriso rassicurante, presi un profondo respiro in modo tale da riuscire a continuare. «Mamma, papà, Henry», li chiamai. Li fissai uno per uno, cercando con ogni sguardo il loro consenso. «Io e Killian ci sposiamo». Lo dissi tutto di un fiato, ma era l’unico modo per sganciare quella bomba.
«Oh tesoro è meraviglioso», proruppe mia madre abbracciandomi, lasciando finalmente uscire tutto il suo entusiasmo. «L’avevo capito non appena ho visto l’anello», aggiunse vicino al mio orecchio.
«È bellissimo mamma, sono contento per voi», continuò Henry, dando una pacca sulla spalla a Killian per poi venirmi ad abbracciare una volta che mi fui liberata dalla presa di mia madre.
«Benvenuto in famiglia». Mary Margaret si sporse ad abbracciare Hook, travolgendolo con il suo entusiasmo e lasciandolo interdetto.
Tuttavia c’era ancora una persona che non aveva detto una sola parola ed era un fatto piuttosto preoccupante. Fissai mio padre da sopra la spalla di Henry cercando di capire come avesse preso quella notizia; Hook non gli era mai piaciuto un granché ma pensavo che la questione fosse ormai superata.
«Papà?», domandai lasciando andare mio figlio e avvicinandomi a lui. «Ti prego di’ qualcosa».
Il sorriso che mi rivolse riuscì a sciogliere il nodo che mi stava serrando la gola e a farmi riprendere a respirare normalmente. «Sono molto felice per voi», mormorò abbracciandomi e baciandomi sulla guancia.
«Grazie», sussurrai ricambiando il bacio.
«So che non potrei affidarti ad uomo migliore. Ha dimostrato più volte quanto tu sia importante per lui, so che ti proteggerà sempre».
«A costo della mia stessa vita». Killian aveva ascoltato il nostro scambio di battute e mi stava osservando stretta al petto di mio padre. Lo lasciai andare per permettergli di stringere la mano di Hook e poi mi spostai di nuovo tra le braccia del mio futuro marito.
«Fa vedere l’anello tesoro», intervenne mia madre prendendomi la mano. «Dovremo iniziare a progettare il matrimonio». Era come al solito piena di entusiasmo, però avrei dovuto mettere subito un freno alle sue intenzioni. Avevo detto loro del fidanzamento, adesso veniva la parte più difficile. Mi dispiaceva non darle il matrimonio da principessa che aveva sognato per me, ma i miei desideri erano diversi.
«Mamma a proposito di questo», intervenni sospirando. «Avrei una richiesta da farti».
Lei sbatté le palpebre stupita dal mio intervento, ma non disse nulla, lasciandomi la possibilità di continuare.
Presi un profondo respiro per prendere coraggio. «Noi non vogliamo un matrimonio in grande, non importa. Basta che ci siate voi e i nostri amici».
«D’accordo tesoro, non credo che sarà un problema». Mi prese entrambe le mani con le sue e mi rivolse un sorriso raggiante, che demolì completamente tutta la mia audacia. Come potevo dirle, quando lei mi guardava in quella maniera, che non avrebbe organizzato proprio nulla?
Fu Hook a togliermi dall’impiccio, rivelando la verità al mio posto. «Mary Margaret quello che Emma sta cercando di dirti è che noi non vogliamo più aspettare, vogliamo sposarci stasera stessa».
«Cosa?». Non era stata solo mia madre a parlare, anche David adesso ci fissava sconvolto.
«È una tua idea?». Possibile che dovesse accusare Hook, nonostante l’attimo prima gli avesse dato la sua benedizione?
«No, non è una sua idea papà. È mia», intervenni facendomi forza. «C’è sempre un pericolo ad aspettarci dietro l’angolo, mi sembra inutile rimandare quando abbiamo la possibilità di farlo oggi stesso senza nessuna nuova minaccia nel mezzo».
«Ma…». Mia madre fece per parlare ma la fermai.
«Mamma, Killian è quello che voglio e non ha senso aspettare. Non cerco il matrimonio perfetto, perché so che non lo troverei pianificando tutto nei minimi particolari. Farlo stasera sarebbe invece rendere reale l’unica cosa che desidero; voglio solo sposarlo, noi vogliamo solo sposarci». Non sapevo come farle capire tutto ciò che provavo, erano una valanga di emozioni e non ero sicura di essermi espressa chiaramente.
Lei mi guardò in silenzio per un secondo che sembrò durare un’eternità; alla fine la sua espressione si addolcì ed emise un leggero sospiro. «D’accordo, lo faremo stasera».
«Grazie», sussurrai mentre un enorme sorriso mi si dipingeva sul viso.
«Lo sai che per te faremo tutto quello che desideri», intervenne papà. Lo sapevo, ma non ci ero abituata.
«Credo che dovremo avvertire Archie», intervenne Henry, «e anche tutti gli altri».
«Beh dovremo darci un bel po’ da fare», continuò mio padre. «Dobbiamo organizzare un matrimonio in poche ore».
«Ragazzino avrò bisogno del tuo aiuto», intervenne Killian, allungando l’uncino per sfiorare bonariamente la spalla di mio figlio. «Vogliamo chiamarla Operazione Testimone?».
Gli occhi di Henry si illuminarono ed io sentii il cuore gonfio di orgoglio per l’uomo che stavo per sposare. Vedere il rapporto che aveva creato con mio figlio mi faceva emozionare ogni volta.
«Davvero?», balbettò Henry. «Cioè volevo dire… d’accordo, sarà un onore».
«Credo che voi uomini dovreste andarvene adesso», sentenziò mia madre, andando letteralmente ad aprire la porta. «Hook lo sai che porta sfortuna vedere la sposa prima del matrimonio. Andatevene! Qua abbiamo molto di cui discutere».
«D’accordo, ai suoi ordini». Hook l’assecondò facendo una specie di inchino per poi prendermi tra le braccia. «Ci vediamo dopo tesoro».
«Va bene», acconsentii baciandolo dolcemente.
«Io sarò quello all’altare», sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra.
«D’accordo, vedrò di ricordarmelo». Lo baciai per un ultima volta per poi lasciarlo andare, sapendo che quando l’avrei baciato di nuovo non sarei più stata la stessa; saremo stati marito e moglie.
 
Era incredibile come le ore fossero volate e come adesso mi ritrovassi avvolta in un abito bianco, trovato proprio all’ultimo minuto, in attesa di celebrare il mio matrimonio. Nonostante il poco preavviso molte persone erano venute ad assistere a quell’evento ed io mi sentivo stranamente nervosa. Non avevo paura di sposarmi, anzi era proprio il fatto di non vedere l’ora ad impedirmi di stare ferma. Continuavo a tamburellare le dita sul mio vestito e ad un osservatore esterno sarei potuta sembrare una sposa con qualche ripensamento; invece era proprio tutto il contrario. In cuor mio non stavo più nella pelle: volevo intraprendere quel passo e volevo farlo con Killian.
«Finirai per sgualcire il vestito se non stai ferma». Regina mi rimproverò guardandomi con disapprovazione avvolta nel suo abito firmato da damigella di onore. «Non dovresti essere così nervosa, del resto sei stata tu a voler fare tutto così in fretta».
«Non sono nervosa», la contraddissi, «sono solo impaziente».
«Beh non per questo devi rovinare il tuo vestito. Hook sgranerà gli occhi vedendoti». Beh non avevo dubbi sul fatto che l’avrebbe fatto: anche se era un semplice abito da sposa con la gonna a campana mi stava a pennello; la scollatura a cuore sembrava disegnata per me. Era stato davvero un colpo di fortuna trovarlo nel quasi unico negozio di Storybrooke, altrimenti avrei dovuto farlo apparire uno con la magia; non ero certa però che il risultato sarebbe stato altrettanto soddisfacente.
«Regina ha ragione», intervenne mia madre, prendendomi una mano tra le sue. «Sei bellissima». Le sorrisi per ringraziarla e tornai a concentrarmi sul mio cuore che batteva a mille; se già andava a quella velocità cosa avrebbe fatto una volta arrivata davanti all’altare? Mi sarebbe venuto un infarto vedendo Killian e probabilmente non avrei fatto a tempo a sposarmi.
«Emma». Regina mi ridestò dai miei pensieri, attirando così la mia concentrazione. «Non ho ancora avuto l’opportunità di dirti una cosa».
«Cosa?». Cercai di intuire a cosa si stesse riferendo, ma la sua espressione era seria e imperscrutabile.
«Grazie». I suoi occhi si allargarono e mi trasmisero una profonda commozione. «Robin mi ha detto ciò che hai fatto là sotto, come sei riuscita a riportarlo in vita. Non potrò mai ringraziarti a sufficienza per questo».
«Non è stato merito mio», mi schermii.
«Invece sì. Potrai non aver fatto tutto da sola, ma senza di te non si sarebbe mai salvato».
«Te lo dovevo», replicai, «era la cosa giusta da fare. È stata colpa mia se Ade ha fatto ciò che ha fatto». Fece per ribattere ma io la fermai con un gesto della mano. «Puoi pensare ciò che vuoi Regina, puoi dare la colpa a Zelena per avere creduto ad Ade, ma sono stata io a portarvi tutti nell’Oltretomba la prima volta; sono stata io a scatenare tutto».
«Beh ti sei fatta perdonare adesso», intervenne mia madre, passandomi una mano sulle spalle.
«Già credo proprio di sì».
«Puoi abbandonare i tuoi sensi di colpa, visto che hai portato con te anche quella piantagrane di Crudelia», scherzò Regina per alleggerire l’atmosfera. «Ma dico era proprio necessario?».
«Ci aiutato davvero laggiù, per quanto sia difficile crederlo».
«Beh allora credo che dovremo abituarci ad avere un’altra psicopatica a Storybrooke». Regina alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia in segno di rassegnazione.
Proprio in quel mentre mio padre entrò nella stanza interrompendo le nostre chiacchiere. «Siete pronte?».
Sentii le farfalle nello stomaco e le ginocchia tremare, ma non ero mai stata più pronta di così. «Sì», risposi prendendo un profondo respiro.
«Bene allora direi che possiamo cominciare». Papà si avvicinò al mio fianco, prendendo il posto della mamma che si allontanò dopo avermi dato un bacio sulla guancia. Lei e Regina uscirono in modo tale da precedere me e mio padre, lungo la navata improvvisata della sala comunale.
«Dio sei bellissima tesoro». Mio padre mi prese il braccio scrutandomi da capo a piedi.
«Grazie papà».
«Non posso credere che sto per accompagnarti all’altare». Beh anch’io stentavo ancora a crederlo.
«Siamo in due», sussurrai. «Non avrei mai immaginato di poter vivere questo momento così». Non  avevo mai creduto possibile che un giorno mio padre mi avrebbe portato all’altare; credevo impossibile sia trovare l’uomo giusto per me sia il poter rintracciare i miei genitori.
«Almeno questo sarà un momento che non ci scorderemo mai. Niente potrà mai toglierci il ricordo di questo passo fondamentale». Aveva ragione: lui e la mamma si erano persi molte cose della mia infanzia e della mia vita, ma questo non era una di quelle. C’erano così tante altre cose che avrei potuto condividere con loro, era inutile concentrarsi sul passato e su ciò che non potevamo cambiare.
«Andiamo Emma», sussurrò mio padre guidandomi fuori dalla stanza. «È il momento».
Lo seguii sentendo le gambe tremare, anche se non ero mai stata più sicura di così. Era ciò che volevo e per una volta era anche ciò che stava accadendo.
Nonostante ciò, tutto il mio nervosismo, la mia impazienza, scomparve nell’esatto istante in cui lo vidi, così come il resto della sala e delle persone presenti. C’eravamo solo io e lui, occhi negli occhi, e l’evidente immenso amore che provavamo ognuno nei confronti dell’altro.
Killian era bellissimo nel suo smoking nero, lo sguardo talmente chiaro da risaltare su tutto il resto e il sorriso più abbagliante che mai. Non appena mi vide riuscii a scorgere ogni singola emozione dipinta sul suo viso; era come se i nostri cuori avessero cominciato a battere all’unisono perché io provavo le stesse identiche cose. Il sorriso ebete che mi si dipinse sulla faccia era esattamente lo stesso che potevo scorgere sul volto di Killian, così come l’emozione che vedevo nei suoi occhi doveva essere riflessa anche nei miei.
In un attimo mi ritrovai davanti a lui, con mio padre che mi lasciava il braccio, dandomi un bacio sulla guancia e porgendo la mia mano a Hook, in uno dei più antichi gesti simbolici. Strinsi forte le dita di Killian e mi posizionai al suo fianco, pronta ad ascoltare le indicazioni del Grillo Parlante.
«Siete pronti per recitare le vostre promesse?».
Killian prese un profondo respiro prima di parlare, tenendo stretta la mia mano e lanciandomi uno sguardo capace di mozzarmi il fiato. «Emma quando ci siamo conosciuti, a me non importava di altro se non di una cosa: la mia vendetta. Ma tu sei riuscita a fare qualcosa di unico, mi hai mostrato come un cuore ricolmo d’amore fosse il tesoro più prezioso di tutti; un tesoro che ora non ho intenzione di perdere. Si dice che il cuore di un capitano appartenga alla sua nave…». Fece una pausa per prendere un anello e infilarmelo al dito, mentre il mio cuore batteva così forte da volermi quasi uscire dal petto. «Ma con questo anello, il mio ora appartiene a te». Strinse di nuovo forte le mie dita, facendomi commuovere ancora di più.
Sapevo che adesso toccava a me recitare la mia promessa; mi ero preparata un discorso, tuttavia le sue parole erano riuscite a farmi completamente dimenticare le mie. «Killian», balbettai facendo un profondo respiro. «Ho trascorso da sola gran parte della mia vita, ma poi Henry mi ha trovata…». Guardai mio figlio e gli sorrisi, riconoscendo che lui era una delle parti fondamentali della mia storia. «Mi ha portato qui a Storybrooke e mi ha aiutato a trovare il resto della mia famiglia. Ma il solo sapere di essere il frutto del Vero Amore, non basta a farti credere che tu troverai altrettanto; ma grazie a te, adesso l’ho trovato anch’io». Presi l’altro anello dalla scatola che teneva in mano Archie e glielo infilai al dito, stringendo poi forte la sua mano.
A quel punto fu il turno del Grillo Parlante a continuare. «Vuoi tu, Killian Jones prendere questa donna come tua legittima sposa ed amarla per l’eternità?».
«Lo voglio». Le farfalle svolazzarono più prepotentemente nel mio stomaco e se non fosse stato già al massimo anche il mio cuore avrebbe accelerato i battiti.
«E vuoi tu, Emma Swan, prendere quest’uomo come tuo legittimo sposo ed amarlo per l’eternità?».
«Lo voglio». Il sorriso che gli si disegnò sul volto fu di una bellezza mozzafiato.
«Allora è con grande piacere che vi dichiaro marito e moglie». Non dovetti aspettare altro: un istante dopo io ero già tra le sue braccia e le sue erano labbra sopra le mie dando vita al nostro primo vero bacio da sposati.
Era incredibile come si fossero evolute rapidamente le cose tra di noi. Era bastato un attimo, un solo secondo lontano da lui era riuscito a farmi capire cosa mi stavo perdendo. Adesso, però, non c’erano più dubbi, non c’erano più paure; erano tutte scomparse, sciolte come neve al sole. Tutto era chiaro e limpido: noi due ci appartenevamo e ci saremo appartenuti per l’eternità.


 
Angolo dell’autrice:
Buonasera a tutti! Chiedo umilmente perdono per l’immenso ritardo, ma proprio non ho avuto un attimo di tempo per scrivere. Oggi però finalmente ce l’ho fatta.
Sono da una parte felice di aver scritto questo capitolo, ma dall’altra anche triste perché adesso manca solo l’epilogo e dovrò quindi concludere presto questa storia.
Questo capitolo è completamente incentrato sui Captain Swan tralasciando tutto il resto; in un certo senso glielo dovevo. Ho voluto riprendere le promesse di Emma e Killian così come sono state nell’episodio perché mi erano piaciute molto e mi erano sembrate perfette. Non volevo creare per loro qualcosa di diverso, anche perché il confronto sarebbe stato inevitabile. Ho cambiato un po’ le vicende del matrimonio ovviamente, ma i loro sentimenti comunque restano gli stessi.
Per quanto riguarda l’epilogo dovrete aspettare un paio di settimane per averlo, perché domani parto per Londra per cinque giorni e non avrò tempo per mettermi a scrivere. Comunque prometto che mi ci metterò non appena rientro. ;)
Grazie come sempre a chiunque legga e recensisca. Un bacione e alla prossima!
Sara
 
  
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