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Autore: La Setta Aster    22/06/2017    1 recensioni
Max straccia la fotografia con la quale avrebbe potuto salvare la baia: per lei Chloe è più importante anche di Arcadia Bay. Conclusa la tempesta, entrambe sanno che la loro vita non sarà mai più la stessa, e che possono contare solo l'una sull'altra. Questo è il loro viaggio, per dimenticare, per ricordare, per ricominciare a vivere insieme, tra Seattle, Portland, in lungo e in largo per lo stato dell'Oregon. Questa è la seconda stagione, così come l'abbiamo immaginata io (Helen ;-) ) e Riordan (grazie per avermi fatto scoprire Life is Strange, non avevo proprio bisogno di sostenere l'industria dei fazzoletti! ;-P ).
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Chloe Price, Max Caulfield
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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“ora di cena!” esclamò Chloe.

“sto morendo di fame” rispose Max, strofinandosi una mano sullo stomaco.

“ordiniamo una pizza, ci stai?”

“salsiccia e patatine fritte!”

“da vera ragazza americana” scherzò “io vado sul piccante”

“sei la solita, Chloe”

“prima o poi arriverà un ragazzo, e vedrai che sarai tu quella piccante!”

“ragazzo?”

“sì, insomma, almeno prova, magari ti piace anche quel genere”

“ne parli come se fosse un’auto, soddisfatti o rimborsati”

“il concetto di ragazzo si avvicina molto”

“e poi ero io la FemNazi alla Blackwell”

“solo perché io lo ero troppo per rimanerci, carina”

Mentre parlava, Chloe aveva già tra le mani il telefono fisso della stanza.

Mezz’ora più tardi, le due ragazze erano sedute su un letto, a mangiare le loro pizze sporcandosi come bambine, davanti al televisore. Quella sera davano La Cosa, e non poterono certo lasciarsi scappare una simile occasione. Nella stanza della ragazza punk vi era addirittura un poster della locandina. Il film fu un alternarsi di commenti spiritosi, commenti seri, e attimi di silenzio dediti al pieno godimento di una scena.

“mi hanno sempre fatto un po’ schifo le trasformazioni della Cosa” commentò Max ad un certo punto.

“perché sei la mia cagasotto, io le adoro!”

“non ho detto che mi fanno paura!”

“ma gli squali sì”

Max rimase in silenzio per un istante, nel quale avrebbe voluto dire “touché”, invece disse “quel film è stato un trauma per me, stronzetta”

“ti facevo paura anche io, in quella piscina?”

“soprattutto tu! Sei più letale di un megalodonte!” 

Chloe si prodigò in una specie di ruggito, facendo ridere l’amica di gusto.

Quando il film giunse alla conclusione, entrambe erano sazie, con la differenza che Chloe finì i due tranci di pizza avanzati da Max, e la rimproverò per essere così magra.

“da che pulpito vien la predica!”

“io mangio almeno” le fece la linguaccia.

Max si alzò per spegnere il televisore, mentre Chloe accendeva la lampada da comodino del suo letto.

“secondo te chi dei due è la Cosa, alla fine del film?” domandò Chloe all’amica.

“entrambi?”

“giusto! Tutti morti, molto diplomatico”

“i finali dei film di John Carpenter sono tutti molto enigmatici e misteriosi”

“ecco che ritorna la mia esperta di cinema!”

“stai parlando con una che ha visto anche la versione del 1952 di Howard Hawks, e persino quella del 2011”

“hai visto quella porcata?”

“mi è piaciuto! Era carina l’idea dei denti finti e degli orecchini”

“lo rivaluterò quando lo vedremo insieme”

Max sospirò dolcemente, mentre si adagiò sul suo letto, morbido e caldo. “è stato grande, non vedevo l’ora di tornare a guardare film con te e del cibo”

“lo è stato, e la prossima volta birra e patatine fritte!”

“la birra te la cedo volentieri!”

“sei adorabile”

Erano entrambe sdraiate nei rispettivi letti, le loro teste erano appoggiate ai cuscini. Voltarono lo sguardo l’una verso l’altra quasi nello stesso istante. I loro occhi blu si incrociarono in un istante intenso, infinito, colmo di parole carezzevoli.

“va bene, furbetta, ora della nanna” con queste parole, Chloe si sfilò i pantaloni e si rintanò sotto alle coperte. Max fece lo stesso. “e non fare giochetti erotici per poi riavvolgere, chiaro?”

“sono troppo assonnata”

“se proprio devi farli almeno non riavvolgere”

“adesso chi è la sporcacciona?”

“è un peccato non avere un letto grande come il mio, avremmo potuto ‘dormire’ assieme”

“quando hai finito con le allusioni, queste palpebre chiedono sonno a gran voce”

Si presero un istante per ridere ancora una volta, sommessamente, prima di lasciarsi alle spalle un altro giorno.

“buonanotte, Chloe”

“buonanotte, Super Max”

Max era esausta, nonostante avesse riposato durante il pomeriggio. Il sonno sopraggiunse presto. Ma, ancora una volta, non fu un riposo quieto. Non era lo stesso incubo. Adesso, la ragazza si vedeva legata alla sedia dove credeva che sarebbe morta, ma non si trovava nella camera oscura di Mark Jefferson, si trovava invece al Two Whales, pieno come non mai di persone. Si ricordò dell’incubo che fece prima di rinsavire sulla scogliera con Chloe: c’erano tutte le persone le cui vite erano intrecciate con la sua. Le si avvicinò Warren, con il volto cupo come non l’aveva mai avuto. Era tremendo, per Max, vedere quel ragazzo, che sempre era stato sereno e gioviale, ora così mesto.

“ti amavo così tanto, Max, e tu mi hai lasciato morire senza nemmeno un bacio, dopo tutto quello che ho fatto per te”

Max tentò una risposta, ma si rese conto di avere la bocca bloccata con del nastro adesivo.

“ti costava tanto baciarmi? Per farmi morire con la consapevolezza che non facevo schifo all’unica ragazza che io avessi mai amato?”

Max voleva fuggire da quelle parole, ma era costretta ad ascoltarle, per quanto facessero male. Giunse il turno di Kate.

“a che scopo salvarmi se poi sono dovuta morire?” lei piangeva “tutte quelle parole…” scosse la testa “e quante volte mi hai detto che mi saresti stata vicino?” si avvicinò ancora “invece mi hai sacrificata per quella ragazza dai capelli blu. Preferivi lei come amica a me? Oppure insieme vi fate video come quello che mi ha quasi uccisa?” le voltò le spalle “comunque sei stata più letale tu, Max”

La prossima ad avvicinarsi fu Victoria, e non la ferì di meno “oh, faccina triste, e pensare che grazie a te stavo imparando a scoprire me stessa” sul suo viso, invece delle lacrime, v’era un sorriso maligno “eri riuscita a farmi credere in me, ero pronta a cambiare, a diventare una persona migliore” il tono era glaciale e perfido “ma, ahimé, sono morta, e tutte le tue belle parole se ne sono andate a farsi fottere in quel tornado”.

Max voleva urlare il nome di Chloe. Sapeva di essere in sogno, e sapeva che al suo fianco, nella realtà, c’era lei, che dormiva tranquilla, serena. Tentò di rassicurarsi.

A quel punto, si fece avanti Nathan. Pareva disperato. Max notò con disgusto e ribrezzo che la fronte del ragazzo era percorsa dal foro di un proiettile, e il sangue lordava il viso rovinato dall’inferno che si portava dentro.

“guarda cosa mi hai fatto!” la voce smorzata dall’isteria, e roca “io non volevo fare del male a nessuno, mi hanno usato!” scoppiò in un pianto lacerante “ma tu, Maxine, tu hai fatto in modo che morissi, hai messo tutti contro di me! Sei un mostro peggiore di me e di Jefferson!”

Max distolse lo sguardo, cercando Chloe alla sua sinistra, addormentata come una gatta. La vide, il letto era comparso chissà quando nel ristorante. Anche Nathan se ne accorse.

“ah, sì, la tua amica punk!” estrasse la pistola con cui l’aveva uccisa nel bagno della Blackwell “un’altra che voleva usarmi, e adesso so come vendicarmi di te, Max!”

La raggiunse, le puntò l’arma al ventre e premette il grilletto, il tutto in un tempo breve come il battito d’ali di una farfalla. Max tentò di riavvolgere il tempo.

“oh, non ce la fai?” la canzonò Nathan.

La ragazza si agitò talmente tanto che ribaltò la sedia, cadendo.

“credevi davvero che avresti potuto salvarla?” intervenne Warren.

“è destinata a morire” s’intromise Kate.

“ti va di vedere una cosa, Maxine C?” Victoria la rialzò, poi iniziò a spingere la sedia: Max non poteva non essersi accorta che era seduta su una sedia a rotelle. Cosa stava succedendo? Era diretta al posto che, in tutto il ristorante, era il suo prediletto da quando era bambina. Al tavolo dove erano solite sedersi lei e Chloe, trovò i suoi genitori che parlavano dolcemente e ridevano con una Maxine spensierata e felice. Tutt’un tratto, le luci del Two Whales iniziarono a difettare, poi si spensero del tutto, e fu allora che iniziò a tremare l’intero locale. Ma nessuno pareva accorgersene. Lei e la sua famiglia proseguivano nella più totale tranquillità. Come poteva essere così felice, quella Maxine? Senza Chloe, era impossibile. Solo allora la vide: fuori dalla finestra, che picchiava contro il vetro e urlava, ma nessuno poteva udirla. Voleva salvare Max dal tornado che si era già abbattuto nel Two Whales, come se quel ristorante fosse l’unica realtà in cui il tornado esisteva. Mentre i detriti colpivano Vanessa, Ryan e la loro piccola figlia appena diciottenne, loro continuavano a consumare la loro colazione con estrema naturalezza. Un tubo di ferro andò a conficcarsi nel fianco di Maxine. Mentre ancora parlava con sua madre, iniziò a piegarsi su sé stessa, morendo con il volto impresso in una ciotola di latte e cereali, i preferiti suoi e di Chloe. Pian piano, il tornado spazzò via il tavolo e tutti gli occupanti del Two Whales, eccezion fatta per Max, ancora immobilizzata dal nastro adesivo e bloccata su quella sedia. Sentì di nuovo che qualcuno, alle sue spalle la stava spingendo. Non riuscì a voltarsi per vedere chi fosse, ma la voce che udì, non avrebbe mai potuto non riconoscerla.

“allora, Max, sei contenta di essere con me?” Chloe la stava portando fuori dal ristorante “Max e Chloe, di nuovo insieme alla volta dell’avventura!” fuori non v’era altro che nebbia, tanto fitta da sembrare fumo. Si udiva un pianto disperato. Una sagoma apparve dal bianco velo, era inginocchiata. Era il pianto di Chloe, Max lo riconobbe, lo aveva udito quando trovarono Rachel. Tra le braccia stringeva un sacco da morto, blu.

“oh, Rachel!” sussurrava, tra un singhiozzo e l’altro, al vento. Poco alla volta, attorno a lei, iniziarono ad apparire attraverso la nebbia i corpi di sua madre, di David Madsen, di Justin. Disse i loro nomi accompagnati da un gemito di dolore per ognuno di loro.

La Chloe che stava alle spalle di Max pareva dubbiosa. Schioccò la lingua “sai, non mi pare di essere tanto felice” poi la abbracciò “ma per fortuna ci sei tu con me, vero, Max?”

Mentre parlava, la Chloe in lacrime aprì il sacco da morto. Quando vide che all’interno vi era il corpo di Max, fredda, gelida, morta, fu presa da un pianto ora isterico. Urlò di dolore. Era un grido agghiacciante e atroce. E Max, sulla sedia a rotelle, era talmente a pezzi che tentò di urlare il nome della ragazza dai capelli blu, mentre rivoli salati le percorrevano le guance. Chloe, quella che stringeva il corpo dell’amica defunta, estrasse la sua pistola dai jeans, se la puntò alla testa e sparò. Il suo corpo cadde, adagiandosi su quello di Max.

“non credo che sia quello il modo in cui avrei voluto saltarti addosso” commentò la Chloe ancora in vita “innanzitutto dovremmo essere vive, e poi, di solito, nude. Sbaglio? Sei tu la sporcacciona, ormai”

Max era senza più forze. Si sentì morire, e chiuse gli occhi, accogliendo la morte.

Si risvegliò di soprassalto, di nuovo fradicia di sudore, le grondava dal collo, i capelli erano schiacciati contro il viso madido. Il respiro era faticoso. Guardò immediatamente verso il letto di Chloe: lei era sdraiata e dormiva beatamente. Il ventre si alzava e si abbassava come la marea, al ritmo del respiro. Era euforica di vederla, inebriata dai suoi capelli blu e dal suo viso, così sereno nel sonno pacifico. Si alzò, voleva abbracciarla, baciarla, chiederle di farle un po’ di spazio per farla dormire insieme a lei. Si fermò proprio davanti a lei, e il suo sorriso si tramutò in dubbio: se l’avesse fatto, Chloe si sarebbe domandata il perché. Non era giusto aggiungere altro dolore a quella ragazza che stava già soffrendo per la perdita di sua madre.

L’ultima volta che hai perso un genitore ti ho abbandonata. Adesso è giunto il momento che io mi sacrifichi un po’ e che ingoi questo rospo. Hai diritto ad un po’ di pace, Chloe, dopo tutto quello che ti ho fatto passare e dopo tutto quello che hai fatto per me.

Max tornò nel suo letto, freddo e solitario, che pareva così oscuro e distante.

Resisti, Max, domani lascerai questo motel maledetto! Ma sono davvero sicura che in un altro letto sia differente?

Provò a riaddormentarsi, ma ci riuscì solo quando ormai era mattina, e la sveglia sarebbe suonata di lì a un’ora. 

ANGOLO DEI REGISTI
Chi, come noi e come le nostre due ragazze protagoniste, ama alla follia le serate cinema con schifezze varie e battute ultracitazioniste? Max e Chloe le adorano, e gli abbiamo messo in bocca un dilemma che ha afflitto la nostra visione de La Cosa: il nuovo film merita almeno un pochino oppure no? 
Ma parlando di cose serie, gli incubi di Max si fanno più complicati e più seri. E lei sceglie di chiudersi in se stessa per evitare di trascinare anche Chloe nel suo abisso. Cosa ne conseguirà?

 
  
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