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Autore: Owlseatheartsforbreakfast    23/06/2017    5 recensioni
Avevo circa otto anni quando conobbi l'amore più grande di tutti, ma all'epoca ero piccolo e non potevo saperlo.
Ogni giorno, dopo la scuola, mi incamminavo verso il piccolo promontorio che portava alla sua casa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Penelope


Avevo circa otto anni quando conobbi l'amore più grande di tutti, ma all'epoca ero piccolo e non potevo saperlo.

Ogni giorno, dopo la scuola, mi incamminavo verso il piccolo promontorio che portava alla sua casa.
Gli altri bambini del quartiere mi prendevano in giro, mi canzonavano con un "Oh Romeo, Romeo, perchè sei tu, Romeo?" e io non capivo.
Penelope si chiamava Penelope, non si chiamava come la protagonista di quel libro dei grandi.

Ogni giorno, quando imboccavo la piccola via nel borghetto roccioso, sentivo il cuore battere forte, perchè sapevo che l'avrei vista, e Penelope era bellissima.
Aveva dei capelli neri, che forse non avevano niente di speciale, erano solo dei lunghi peli scuri che le sbucavano dalla testa, ma mi piacevano.
Il suo sorriso era grande e sembrava davvero felice quando, ridendo, le sue guance si sollevavano e diventavano dei piccoli pompelmi rosa.
Mi piaceva Penelope, perchè sorrideva sempre.

Ogni giorno, quando svoltavo la curva poco prima di incontrare la sua casa, incrociavo le dita, perchè dicevo, tra me e me, che un po' di fortuna non guasta mai.
Poi alzavo gli occhi, fino al primo piano, e speravo di trovarla ad aspettarmi alla finestra.
Era sempre lì, non si sporgeva mai troppo in avanti, era una bambina per bene, non si sarebbe mai messa in pericolo; non come me, che quando la vedevo immaginavo di arrampicarmi nel roseto per poter giocare con lei, sdraiati sul fresco pavimento di marmo della sua casa.

Anche oggi, come ieri, Penelope mi aspettava, e io correndo arrivavo sempre giusto giusto fin sotto la sua finestra.
Poi lei mi salutava con un grande sorriso e io agitavo la mano in aria.
Sempre un po' troppo forte, ma lei rideva e io ero felice.

Così aspettavo che scendesse, che corresse giù dalle scale, che venisse a salutarmi da vicino.
E poi saremmo andati in spiaggia, lei avrebbe indossato dei bellissimi sandali, e io, beh.. io il solito, tanto non ero Penelope e dei bellissimi sandali non li volevo nemmeno.
Avremmo camminato sulla sabbia calda, saltellando tra l'ombra di un ombrellone e l'altra, giocando a chi si scotta di meno.
Saremmo corsi fino al bagnasciuga, e lei mi avrebbe detto che era una signorina, e le signorine non si comportano da maschi.
Poi però avrebbe riso, come sempre, e si sarebbe buttata, con me e i suoi sandali, nell'acqua salata, perchè lo sanno tutti che giocare nel mare è più divertente.

Quando il sole avrebbe iniziato a tramontare, saremmo andati al bar e io avrei usato le monete che alla mattina mi dava sempre papà (insieme al bacio sulla fronte) e le avrei comprato un ghiacciolo.
Quello alla menta, perchè a Penelope piaceva la menta.
L'avremmo mangiato in silenzio, sporcandoci la faccia e le mani, e saremmo andati a lavarci ancora con l'acqua fresca delle onde.
Poi mi sarei ricordato che la mamma aveva detto di tornare a casa per cena, così l'avrei riaccompagnata a casa e lei mi avrebbe dato un bacio sulla guancia.


Poi, anche oggi, come ieri, ho aperto gli occhi, il sole era ancora alto nel cielo e Penelope mi stava salutando dalla finestra, seduta sulla sua carrozzina.
Ha impresso un bacio sulle sue dita, poi ci ha soffiato sopra, e io posso giurare di averlo sentito atterrare sulla mia guancia.
   
 
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