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Autore: November Rain_    23/06/2017    0 recensioni
L'amore. Sappiamo cosa sia realmente? Quanti pensano di amare o amano realmente? Nicole, una ragazza ventitré anni, si pone queste domande senza saper dare una risposta. Pensa che lei sia l'unica persona a non sapere ed a non provare questi sentimenti, ma tutto verrà messo in discussione con l'arrivo, o per meglio dire il ritorno di lui, Alexander.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-2-
Non posso.

 

 

Se giudichi le persone, non avrai tempo di amarle.”
~Madre Teresa di Calcutta.

 

 
Passavano i giorni ed io continuavo con la mia solita routine. Infondo che era cambiato?
Oltre ad avere continuamente una persona intorno, che continuavo pienamente ad ignorare, nulla.
Improvvisamente la mia attenzione fu catturata da rumori nella casa di fronte a me, spinta allora dalla curiosità, cercai di concentrarmi per capire che stesse succedendo.
Poco dopo, iniziarono le urla. Mi sedetti meglio e continuai fissando la casa per cercare di capire, anche se sembrasse un’altra lingua. Una ventina di minuti dopo, la porta si spalancò e sbatté forte appena una ragazza uscii di corsa, seguita a ruota da Alexander. Continuava ad urlarle dietro e appena la raggiunse cercò di fermarla, l'afferrò per le braccia voltandola verso sé.
Mi ritrovai così spettatrice del piccolo siparietto, forse sarei dovuta correre dentro, senza farmi notare, e nascondermi. Ciò nonostante non riuscii a muovermi e rimasi li ferma.
Il dialogo avvenne solo in russo, quindi non si poteva capire un granché. Alla fine lei, si liberò, gli diede uno schiaffo e continuò per la sua strada lasciandolo li impalato. Alexander rimase a fissarla mentre si allontanava e prese a passarsi le mani tra quei biondi capelli, camminando avanti ed indietro, ma all’improvviso si fermò nella mia direzione. Mi ritrovai così a guardarlo negli occhi.
«Che hai da guardare?» mi urlò contro.
Presa alla sprovvista sobbalzai spaventata, schiusi il libro di scatto e mi precipitai dentro casa. Ma appena chiusi iniziarono a bussare alla porta, guardai fuori attraverso la finestra e lo vidi li davanti.
 
Merda.
 
Era meglio non aprire, non l’avevo mai visto in quello stato, così lasciai che si decidesse ad andarsene. Altri due colpi.
Non risposi.
Altri tre.
Iniziai a mordermi nervosamente il labbro inferiore.
«Tanto lo sappiamo entrambi che sei a casa, sei appena entrata!» urlò suonando il campanello.
Passai la mano sulla nuca. Sospirai. E ora?
«Che vuoi?» domandai avvicinandomi alla porta.
«Prima non hai risposto! Apri la porta» ordinò.
«No!»
«Sì!»
«Vattene!» 
«Tu rispondimi!» ribatté.
«Nulla. Non avevo nulla da guardare, ok? Ora puoi andartene» affermai.

«Invece non me ne vado» mi informò.
«E perché non dovresti? Vattene a casa tua! O chiamo la polizia.»
«Ti ho detto che rimarrò qui» ribadì serio «Riguarda tuo fratello» aggiunse.
Aprii la porta «Dimmi» dissi d’un fiato.
«Nulla, ti ho detto una bugia» ammise.
Ridussi gli occhi in due fessure.
«Vattene, ora» ordinai prima di richiudere la porta, ma non feci in tempo che lui la bloccò con il piede. La riaprii ed entrò dentro.
«Grazie per avermi fatto entrare».
Si tolse il giubbotto e la lasciò sulla poltrona, incamminandosi dentro casa.
Incrocia le braccia sotto il seno spazientita. «Non comportarti come se ti avessi invitato»
«Sìsì» disse agitando la mano, senza nemmeno ascoltare che stavo dicendo.
«Non è cambiato molto» constatò guardandosi intorno «Però mi chiedo se…» lasciò la frase a metà girando leggermente il viso per guardarmi.
Che aveva in mente?
Non feci in tempo a formulare quel pensiero, che scattò correndo sulle scale. Ma che diavolo faceva? Lo seguii, capendo in ritardo dove volesse andare. In camera mia.
 
Merda.
 
Era già dentro, spaparanzato sul letto, lo fissai truce.
«Che fai li, togliti!» gli urlai contro.
«Calmati! È cambiata comunque» sussurrò.
«Già, ho voluto fare delle modifiche» guardai la punta delle scarpe.
«Perché?» chiese lui.
Alzai le spalle e infilai le mani nella tasche dei jeans «Sai com’è, si cresce ed i gusti cambiano»
«Io non parlo solo dell’arredamento»
 
Merda. 
 
Fingi.
 
«Non capisco che tu voglia dire e forse è meglio che tu vada» affermai dandogli le spalle pronta per uscire di lì.
«Hai capito benissimo invece, non fare la finta tonta con me. Ti conosco da quando eravamo piccoli» parlò facendomi bloccare sulla soglia.
Come poteva? Come poteva dopo sei anni senza notizie tornare e affermare ciò? Io non lo rivolevo nella mia vita e basta.
Mi girai con le guance rosse dalla rabbia «Tu non mi conosci, mettitelo in testa! Sempre se ci sia qualcosa, perché io non credo! Non mi conosci affatto. Quando eravamo piccoli mi conoscevi, quando giocavamo insieme e vivevamo praticamente in simbiosi, combinando di tutto e l’importante era stare vicini nonostante fossimo in punizione. Oppure quando...» lasciai la frase in sospeso e ripresi «All’ora, forse, mi conoscevi, ma non ora» sbottai avanzando verso di lui.
«Ce l’hai così tanto con me eh? Non volevo farti stare male quando ho saputo di dovermene andare» affermò guardandomi intensamente negli occhi.
«Sì» sibillai a denti stretti «Ce l'ho tanto con te. Non mi hai solo fatto male, mi hai ferita» 
«Cosa posso fare?»
«Nulla, rimani fuori dalla mia vita. Non credo ti sia così tanto difficile, dopotutto, non ti mai fatto sentire»
Non mi accorsi nemmeno che si era alzato ed aveva preso tra le mani la foto di mia madre.
«Mi dispiace» sussurrò.
«Per cosa? Per lei? Per essere sparito?» domandai furiosa.
«Per averti abbandonato così e non esserti stato vicino nonostante…» annaspò lasciando la frase a metà.
«Ormai» mormorai in risposta.
Si girò verso di me con gli occhi lucidi e mi tirò verso sé, stringendomi in un abbraccio.
«Perdonami» sussurrò.
Sentii lo stomaco serrarsi in una morsa e gli occhi bruciare. Mille ricordi attraversarono la mia mente, mi venne da sorridere perché non sono mai riuscita a rimanere arrabbiata con lui, ma non questa volta.
«Non riesco più a fidarmi di te. Lo sai che per me eri tutto...» sussurrai a mia volta ricambiando l’abbraccio.
Sospirò stringendomi più forte a sé.
«Ma questa volta non cambierà nulla, non riesco» continuai staccandomi da lui.

 

~

 
 
«Allora verrai?» domandò Mary.
Era assurda, quando si metteva in testa qualcosa continuava finché non di faceva ciò che voleva lei, ma questa volta non volevo cedere. Voleva che andassimo tutti e quattro, sì anche Alexander, in un locale il fine settimana. Normalmente avrei detto di sì, ma avevano insistito a voler portare anche il biondo ed io non volevo passare del tempo con lui. Dopo che fu a casa mia quel pomeriggio non fece che peggiorare cercando di avvicinarsi nonostante ciò che gli dissi. Non avevo intenzione di cedere, quindi decisi solo di aspettare che gettasse la spugna. Accettare poteva voler dire fargli credere di avere una possibilità. Per di più doveva arrivare mio fratello, quindi avevo la scusa pronta.
«Mi dispiace ma torna Jack, non posso proprio. Mi dispiace» risposi cercando di trattenere il sorriso.
«E quindi? Non credo si offenderebbe!» ribatté lei.
«Sì, lo so. Ma questa volta è stato via per quasi un anno, sai con questa storia dell’anno fuori, non mi sembra il caso…»
«Uff Niky! E dai!» continuò fermandoci al mio armadietto.
Sbuffai «Mary…»
«Che succede?» domandò Francis abbracciando Mary da dietro.
 
Merda.
 
«Niky non vuole venire con noi» si lamentò lei.
Mi voltai verso loro «Sarà per un’altra volta, non è mica la fine del mondo!»
Mary iniziò a lamentarsi, ma non ascoltai che stesse dicendo, perché il mio sguardo fu catturato da Alexander che entrò dentro il negozio, parlando sottobraccio con un ragazza.
Stretta allo stomaco.
Le stava sorridendo.

Era la stessa ragazze con cui litigò a casa sua.
Doppia stretta allo stomaco.
Perché doveva avere questo effetto su di me? Dopotutto non mi interessava nulla di lui! Per di più lo volevo assolutamente lontano. Cercai di distogliere lo sguardo, concentrarmi nuovamente su Mary. Troppo tardi, aveva incrociato il mio sguardo.
 
Merda.
 
«Nicole Bauer! Ascoltami quando ti parlo!» esclamò Mary.
«Scusa mamma» la presi in giro, cercando di non far caso a lui, nonostante sentissi il suo sguardo su di noi.
«Cambia idea dai!»
«No. Oh, guarda che carino quel vestito» cercai di cambiare discorso allontanandomi.

Mary mi prese per il polso evitandomi la fuga.
«Siete in crisi?» domandò il biondo.
 
Merda.
 
Mary si rivolse subito a lui «Diglielo anche tu che deve venire con noi! Non può mollarci!»
«Perché non vuole venire?» chiese subito lui.
«Dice che non vuole lasciare Jack solo visto che deve tornare» rispose Francis.
«Il problema è Jack quindi?»
«Sì» annuirono la felice coppietta.
«Dobbiamo solo risolvere questo particolare allora!» constatò Alexander.
«Che non riuscirete a risolvere. Sono qui potete direttamente parlare con me! E non cambierò idea, quindi potete anche smetterla stare qui a confabulare per…»
Fui interrotta dalla persona che più volevo lontano da me.
«Pronto?»
Ora con chi diavolo stava parlando?
«Sì. Nono, va tutto bene. Senti pensavamo di uscire, ma Nicole non vuole perché vorrebbe stare con te, quindi perché non andiamo tutti insieme? Sì. Ok Jack, a presto allora!» concluse la telefonata, riponendo il cellulare in tasca.
Aveva appena chiamato mio fratello?
 
Merda.
 
«TU!» gli urlai contro sbraitando.
«Sìsì, lo so. Non ringraziarmi» mi fece l’occhiolino.
«Che bello! Grazie mille Alex!» esclamò Mary felice, rivolgendosi poi subito a me «Hai visto? Si è risolto tutto!»
«Già» forzai un sorriso.
«Dai Francis, dobbiamo muoverci. Tua madre ci aspetta per il pranzo» disse la mia amica salutandomi e trascinandolo dietro.
Appoggiai la testa contro un ripiano sbuffando.
Sentii un respiro sul collo che mi fece irrigidire.
«Nicole, cara la mia Nicole. Lo so che lo stavi facendo apposta, ma hai tralasciato che io e tuo fratello siamo amici. Dovevi cercare una scusa migliore, ti sei giocata la tua unica opportunità. Sai, forse hai ragione, siamo cambiati crescendo ma non mi interessa. Ora dovrai sopportarmi ovunque e prima o poi risolverò questa situazione che si è creata» sussurrò al mio orecchio, lasciandomi un bacio sulla guancia, sparendo subito dopo.
 
Merda.

Che avevo fatto di male? Prima sparisce e poi torna così. Proprio non lo tolleravo, ma sicuramente questa volta non avrei dato peso a lui, mi sarei divertita e basta. Poi ci sarebbe stato il mio fratellone, no? 

  
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