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Autore: lisi_beth99    23/06/2017    1 recensioni
Lane si risveglia nella Radura, inizialmente non comprende ciò che la circonda ma, dopo i primi flash-back, tutto diventa più chiaro...
Dal primo capitolo:
"Sentii dei rumori provenire da sopra la scatola, come dei passi, poi delle voci. Si aprì una botola e vidi una decina di ragazzi che guardavano me. Uno si fece avanti, aprì la grata ed entrò. Era un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri e i capelli biondo scuro. Mi studiò per alcuni secondi poi mi sorrise e mi porse la mano –Vieni, ti porto fuori da qui!-. afferrai subito quella che sembrava la cosa più amichevole che avessi mai visto e scoprii, con mia grande sorpresa, che era calda e rassicurante."
NOTA: Mi sono basata sul film, ci sono alcune riprese nella storia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Stavo camminando senza una meta fra ragazzi che lavoravano e quelli che si trastullavano. Mi domandai cosa stesse facendo Newt in quel momento; se n’era andato in tutta fretta quando era arrivato Gally e non avevo scoperto quale fosse la causa di tutta quella preoccupazione che gli leggevo negli occhi. Mentre ancora rielaboravo la situazione, ebbi come un flash back.

Mi trovo in un corridoio poco illuminato e dai colori freddi. Nell’aria risuonano rumori di passi affrettati, quasi di qualcuno che corre, e delle urla mi mozzano il fiato. Sono in quattro e quello che sta in testa mi grida di fermarmi, perché non ho via di scampo. Ho il fiatone e mi accorgo di stare correndo. L’adrenalina e la paura mi stanno uccidendo, non riesco più a respirare e in poco tempo vengo raggiunta dal capo. Mi butta a terra e vedo spuntare una siringa colma di un liquido blu-azzurro. Sento una puntura al collo e i miei sensi si affievoliscono fino a farmi perdere completamente un contatto con il mondo.

Aprii gli occhi. Quelle immagini…perché mi erano apparse così? Chi erano quelle figure? Cosa avevo fatto? Perché mi inseguivano? Altre domande mi frullavano nella testa, così tante che le gambe mi cedettero e caddi atterra, scioccata. Mi crebbe nel torace un senso di panico. Cominciai a respirare affannosamente, gli occhi lucidi e il senso di oppressione che mi riduceva il cuore alla grandezza di una nocciolina. Ero in ginocchi, con le braccia che tentavano di tenermi dritta e il panico che aumentava. Sentii delle braccia forti che mi strinsero e una mano che mi accarezzò la schiena, per rassicurarmi. – Lane cos’hai? - era Newt. Lo riconoscevo perfettamente, come se avessi sentito la sua voce da decine di anni. Mi riscosse dai ricordi, così alzai lo sguardo e mi ritrovai con almeno una decina di occhi che mi fissavano. Trovai la forza per rispondere – Niente! Solo un piccolo capogiro… nulla di particolare. - vidi Gally che si avvicinò con preoccupazione – Te lo avevo detto pivellina! - Newt mi aiutò a rialzarmi – Non è per quello che mi hai detto! Mi sono apparsi nella mente frammenti di ricordi…- il biondo che mi teneva ancora le braccia attorno alla vita mi interruppe – Cosa le hai detto Gally? - aveva un tono furibondo – Ti avevo specificatamente avvisato di non dire nulla! Perché non era ancora il momento. Cosa caspio hai in quella testa del caspio? - mi scostai dal ragazzo in collera – Non è colpa sua…ho insistito io perché mi sentivo inutile…e comunque non centra nulla quello che mi ha detto! Ho visto cose della mia vita prima di arrivare qui… mi hanno mandata in confusione, tutto qua! - Newt mi guardò con una punta di compassione negli occhi. Mi passò una mano sulla spalla – Vuoi raccontarmi cosa hai visto? - non ebbi bisogno di riflettere sulla risposta. Sapevo che era importante anche per gli altri e poi ero sicura che lui mi avrebbe capita e aiutata. Così gli sorrisi, mi scostai una ciocca di capelli dal viso e dissi un “sì” deciso. Gli altri, che erano rimasti fino a quel momento, se ne andarono dopo che il loro vice capo li aveva quasi folgorati con lo sguardo. Solo Gally continuava a fissarmi con un velo di preoccupazione – Tranquillo! Non sei stato tu! Anzi, grazie per essere stato così sincero con me! Te ne sono riconoscente. - il suo volto si illuminò un po' e pensai fosse giusto ringraziarlo con un gesto affettuoso, così mi misi sulle punte dei piedi e gli diedi un bacio sulla guancia destra. Il ragazzo ne rimase sorpreso e arrossì leggermente. Poi si allontanò.
Quando mi voltai, Newt mi stava fissando. Gli guardai gli occhi scuri e vidi in mondo molto distinto, quanta sofferenza vi ci fosse racchiusa. Mi si strinse il cuore e pensai fosse giusto fare qualcosa, così gli andai vicino e gli strinsi un braccio attorno al torace, avrei voluto farlo attorno alle spalle, ma era troppo alto e non ci arrivavo… percepii che si era irrigidito e lo presi come un segnale. Mi staccai velocemente e arrossii per l’imbarazzo. Quando mi aveva stretta perché stavo male, avevo inteso che fosse più di un gesto da cavaliere, ero convinta di piacergli come lui piaceva a me. Sentivo un legame con lui e, fino a poco prima, ero sicura che fosse lo stesso per lui. Era vero che lo avevo visto per soli pochi istanti, però era come se, i suoi occhi, mi parlassero da sempre. Riuscivo a leggergli le emozioni che provava anche se le nascondeva. Per esserne sicura decisi di fare una prova, anche se probabilmente mi avrebbe resa ridicola. Lo guardai dritto negli occhi e vidi tristezza, dolore, sofferenza ma anche una punta di … imbarazzo? Perché doveva essere imbarazzato? Avevo fatto io la cavolata… decisi di fare il mio test con quell’emozione – Perché sei in imbarazzo? - gli domandai di botto. “Ma sei cretina? Che cacchio di domanda è? Lo sarà perché sei una scema che si prende le libertà espansive e abbraccia chiunque. Lui avrà capito che ti piace e ora si sentirà in bilico perché non vorrà dirti che non è lo stesso per lui.” Pensavo mentre aspettavo una risposta. Notai che nel suo sguardo fece capolino la sorpresa – Come fai a sapere cosa provo? - mi domandò distogliendo lo sguardo, si mosse verso un gruppo di alberi e io lo seguii – Semplice! Lo leggo nei tuoi occhi! - “Okay Lane, così finisci per terrorizzarlo. Smettila di parlare immediatamente!” la vocina nella mia mente era determinata a farmi smette di parlare però io volevo sapere! Nel frattempo Newt si era bloccato di colpo e mi stava guardando. – Cosa vedi oltre a quello? - la cosa mi sorprese. Non era scioccato: non glielo leggevo. – Beh… vedo tristezza, amarezza, sofferenza e una punta di odio…temo che quest’ultimo non riguardi però il Labirinto, la Radura e la situazione in generale ma soltanto te. - il ragazzo abbassò la testa e scalciò un sassolino. – Sei molto brava. Come fai? - c’era tanto dolore nella voce, sospirai – Non volevo rattristarti di più…volevo solo capire una cosa. E comunque i tuoi occhi e quelli di chiunque, sono lo specchi dell’anima. Bisogna solo saper cogliere i dettagli! - lui fece un verso di scherno – Non è così facile!- mi guardò nelle iridi come se volesse scrutarmi l’anima – io vorrei capire cosa c’è nei tuoi occhi, ma non ci riesco…- cominciai a pensare che stessimo correndo troppo. Forse era meglio cambiare discorso, dirgli le mie visioni era una cosa più importante dello scrutamento delle anime dannate. – Ehm, forse è meglio se ti dico cosa ho visto…- Newt scosse il capo, come volesse risvegliarsi. – Giusto! - la voce aveva cambiato tono: ora era squillante e quasi allegra. Era bravissimo a nascondere le vere emozioni. Mi preoccupò un po' la cosa ma poi capii che, in una situazione così delicata e, con l’alta carica che aveva, era un modo per aiutare gli altri e non scoraggiarli mai.
Fui molto veloce nel raccontare le visioni e Newt sostenne che era meglio non dire nulla finché non si avesse scoperto qualcosa dalla ragazza svenuta e dai due velocisti che dovevano tornare dal labirinto. Scoprii che erano andati con altri tre ragazzi e, mentre mi diceva che erano andati a cercare indizi nel cadavere del dolente che Thomas aveva ucciso, guardò l’orologio in plastica che aveva al polso – Merda! - esclamò. Io non capivo – Cosa succede?- il biondo scattò in piedi e si indirizzò verso la porta aperta che dava sul labirinto – fra poco le porte si chiudono e quelli non sono ancora tornati…- capii che era una cosa preoccupante, così mi affrettai per raggiungerlo e notai che zoppicava lievemente – cosa ti è successo alla gamba?- sapevo fosse indelicato, mi stavo intromettendo nella vita di una persona che conoscevo appena però una parte remota del cervello mi diceva che aveva a che fare con la punta di odio per sé stesso che nascondeva nello sguardo. Lui mi guardò da sopra la spalla sinistra – Un dolente- non aggiunse altro e proseguì. “Ma non uscivano solo di notte quando i Radurai sono nella Radura? Se Thomas è stato il primo a passare la notte nel labirinto ed essere ancora vivo il mattino seguente, Newt non può esserci stato con le porte chiuse. Non può essere stato attaccato nemmeno durante il giorno perché Gally ha detto che Ben era stato il primo e unico ad essere aggredito di giorno. Quindi Newt mi ha mentito!” la mia mente ragionava mentre noi ci avvicinavamo alla porta.
Lungo il percorso fummo affiancati da altri ragazzi che si erano accorti del problema e tutti erano abbastanza preoccupati. Arrivati davanti all’apertura Newt controllò l’ora – Mancano dieci minuti…- la voce lasciava trasparire preoccupazione e, quando si voltò per guardarmi, vidi chiaramente che aveva paura e faceva un grande sforzo per nasconderla agli altri. Ammiravo davvero molto quel giovane, nonostante tutti i pericoli e problemi, lui cercava di tenere il sangue freddo per aiutare i compagni e non farli impazzire.
Rimanemmo a fissare la fine del corridoio che portava verso il cuore del labirinto per un tempo che sembrava lunghissimo poi, quando mancavano cinque minuti alla chiusura delle porte, un ragazzo dai capelli scuri apparve dal lato sinistro della strada che portava nella Radura. Correva in modo scomposto e dietro di lui c’era un giovane dai lineamenti asiatici che teneva in mano un oggetto metallico di forma cilindrica. Pochi istanti dopo sbucarono altri tre ragazzi: uno con in mano una vanga, uno di carnagione scura con un grembiule allacciato in vita e un terzo con lo sguardo terrorizzato. Quest’ultimo era il più lento e capii subito non ce l’avrebbe fatta. Ormai mancavano solo due o tre minuti ma solo i primi due della fila sarebbero arrivati con le porte ancora da chiudersi… - Winston non ce la farà- disse Newt che era accanto a me. – Perché nessuno va ad aiutarli? - domandai io con una vena di rabbia. Newt mi guardò negli occhi – Perché è la regola! - “Lane, al diavolo le regole! Sai che se corri puoi aiutarlo!” la mia mente non mi dava pace così, quando arrivarono i primi due e varcarono le porte, feci uno scatto in avanti e mi misi a correre il più veloce possibile. Sentii la mano del biondino che cercava di bloccarmi e la sua voce mentre gridava ai ragazzi che ancora erano nel corridoio di prendermi ma ci impiegarono troppo per recepire il messaggio e dare l’ordine alle braccia, così passai accanto a quelli che avevano lo sguardo perso. In quel momento l’ultimo della fila inciampò e cadde rovinosamente atterra. Lo raggiunsi subito e lo aiutai a rialzarsi; sapevo che avevamo pochissimo tempo e sapevo anche che se non fossimo usciti in tempo saremmo morti, “perché tu non sei il famoso Thomas sopravvissuto a una notte nel labirinto” mi disse la vocina nella mente. Spinsi il ragazzo con forza per fargli capire che doveva muoversi e fu allora che un vento forte proveniente dal nucleo dell’intricato incastro di strade e un rumore di un qualcosa che si sbloccava all’altezza delle porte annunciarono l’ora fatidica. Cercando di reprimere la paura ordinai alle mie gambe di muoversi il più velocemente possibile e vidi che il ragazzo fece lo stesso. Il gruppo che stava nella Radura urlava frasi come: “Forza! Non mollate!” “Coraggio!” “Ce la potete fare!”; vidi però che Newt era immobile, quasi impietrito. Aveva gli occhi puntati nei miei e sembrava mi sfidasse a leggere cosa fosse il suo stato d’animo. Avevo troppo a cui pensare per decifrare anche quello che provava; incitai il corridore accanto a me che era lì lì per cedere ma con un ultima spinta lo lanciai verso l’uscita. Le porte ormai erano quasi chiuse, c’era ancora una cinquantina di centimetri di spazio e mi ci buttai dentro. Vidi il braccio di Newt teso verso di me, lo afferrai e mi tenni stretta alla sua mano. Lui mi strattonò verso di sé e gli caddi addosso rovinosamente, facendolo finire col sedere per terra. Mi ripresi velocemente dallo shock e alzai il viso che avevo nascosto nel petto del ragazzo. Lo guardai e vidi che era sollevato nel vedere che stavo bene, però era anche arrabbiato perché avevo disubbidito. Mi allontanai per paura di dargli fastidio e mi sedetti accanto a lui per riprendere fiato. Mi si avvicinò il ragazzo che avevo aiutato, anche lui aveva il fiatone ed era parecchio sudato – Grazie! - disse con fatica, gli sorrisi senza proferire verbo. Newt intanto si era alzato e, dopo essersi spolverato i pantaloni, si rivolse a me con voce quasi imbufalita – Tu vieni con me! Subito! - quel tono mi spaventò quasi più dell’idea di rimanere la notte nel labirinto, ma decisi di non farlo aspettare per evitare ulteriori scatti di collera. Mi alzai di scatto e lo seguii. Aveva un passo svelto e quasi solenne, la gamba zoppicante era quasi impercettibile e faticai un poco a stargli dietro.
   
 
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