Santa Maria Capua
Vetere, 3 Ottobre 1860
Gentilissima Signorina Giulia Amati,
sono Saverio Privitera, compagno d'arme
ed amico di Alessandro Lucchini, promesso vostro.
Sono stato incaricato da Alessandro di
scrivervi questa missiva, purtroppo, dal contenuto poco felice.
Mi duole recarvi codesta trista
notizia, ma mi è stato affidato il vostro indirizzo con la
promessa che avrei
compiuto il dolente incarico, e ritenendomi uomo di parola e
d’onore, non ho
potuto che realizzare l’ultimo desiderio di un uomo che assai
ammirai e stimai.
L’ultima battaglia, combattuta sulle
rive del Volturno, è stata rapida ma pregna di sangue, molte
sono state le
perdite, da ambo le parti, e da ambo le parti si è
combattuto con valore e
coraggio.
Alessandro è caduto in battaglia come
solo un eroe merita di perdere la vita: combattendo. Il valoroso faceva
parte
del distaccamento retto dal generale Bixio- uomo prode e coraggioso-
acquartierato presso i Ponti della Valle e sorpreso
dall’esercito borbonico la
mattina di due dì addietro. Di fronte all’impeto
delle truppe borboniche, Bixio
non ha potuto fare altro che retrocedere, con ingenti perdite, tra cui
il
vostro Alessandro.
Le sue ultime parole e i suoi ultimi
pensieri sono stati per voi: mi ha chiesto, poco prima di spirare, di
ricordarvi il suo rispetto, la sua stima e la sua affezione per voi, e
di
scrivere, al suo posto, un’ultima lettera d’addio.
Mi ha dettato qualche frase da
riportare nello scritto, ma temo che non riuscirò a
ripeterle egualmente a come
lui le disse a me allora.
Spero possiate perdonarmi. Non sono un
paroliere, sono solo un umile contadino gretto e analfabeta (questa
stessa
lettera viene dettata da me medesimo ad uno scribacchino che sono
riuscito a
trovare per un caso del tutto fortuito), ma cercherò di
essere quanto più
fedele alle sue parole.
L’amore che Alessandro provò per voi fu
evidente persino ad un bifolco come me: quell’uomo vi
amò con tutto sé stesso,
non fece altro che parlare di voi, e grazie a lui, mi sembra di
conoscervi da
sempre. Vi descriveva in una maniera così poetica ed
ispirata che a momenti
pareva stesse componendo versi, e l’immagine di voi appariva
cristallina e
definita come un quadro dipinto ad olio, di quelli che si vedono enormi
nelle
chiese in cui Santi e i Martiri e la Vergine Santissima e persino il
Bambino
sembrano reali…
Combatteva per voi, per donarvi un
futuro migliore ed una vita più tranquilla e più
sicura, in cui poteste
sentirvi parte di un unico, enorme popolo. Siete stata la sua forza e
il suo coraggio:
nei momenti di difficoltà il pensiero di voi lo rincuorava e
gli rinfrancava
l’animo; eravate per lui un rifugio ed un conforto, una fuga
dalla realtà cruenta
e dolorosa che lo circondava. Il suo sguardo si accendeva quando vi
nominava, e
quando iniziava a parlare del vostro passato o del vostro futuro
insieme le sue
guance si imporporavano e un sorriso luminoso distendeva i tratti del
suo
volto; solo nel viso dei Santi vidi una beatitudine ed una luce simili.
Nelle preghiere eravate sempre ricordata,
nei discorsi sempre nominata, e ha esalato il vostro nome assieme
all’ultimo
respiro.
L’immagine di voi fu sempre sua
compagna, e fu capace di alleviare le sue ferite e rendere
più sopportabile il
supplizio e il dolore.
Lo ricorderò sempre come un ragazzo riservato
e tranquillo, ma acceso da ideali forti e saldi, per i quali dette
tutto sé
stesso e sacrificò la propria vita. Fu per me un compagno
prezioso, leale e
disponibile; il suo coraggio e la sua fedeltà furono, e mi
rimarranno, come
esempio e monito. La sua passione e il suo ardimento mi sono sempre
stati di
grande ausilio: la sua sicurezza e la sua determinazione mi spingevano
nell’avanzata e mi risollevavano ogni volta che mi abbattevo.
Amava l’idea di
un’Italia unita quasi quanto amasse voi, e forse, fu questa
la sua disgrazia
più grande: il pensiero di un unico stato in cui tutti gli
italiani potessero
essere parte di una sola nazione, riempiva le sue serate e i suoi turni
di
veglia, ma il ricordo di voi si infiltrava inevitabilmente e si fondeva
con
esso, perché era per voi che stata costruendo
un’unica Nazione, per darvi la
possibilità di potervi regalare un mondo migliore,
più libero e più aperto.
Lui è stata la mia forza e voi siete
stata la sua. Senza di voi si sarebbe stato perso, come tanti altri, ma
la
vostra presenza costante nel suo cuore lo sostenne e lo
incoraggiò, lo spinse
ad andare lontano dalla sua casa e a ritornarvi come vincitore ed eroe.
Sono profondamente addolorato per la
vostra perdita, ma se vi può risollevare un poco il morale,
sappiate che se n’è
andato sereno, consapevole di aver compiuto la sua missione e di aver
completato il suo incarico, mantenendo la sua promessa, almeno in parte.
Vi porgo le mie più sentite
condoglianze e vi affianco in questo cordoglio straziante: quel giorno
persi un
amico ed un confidente, ma voi perdeste il vostro amato ed il vostro
promesso,
morto in nome di un’ideale e dell’amore che provava
per voi e per la patria.
La salma di Alessandro verrà riportata
nella sua città natale entro pochi giorni,
cosicché voi e i suoi famigliari
possiate recarli l’estremo saluto. Mi assicurerò
che le sue lettere per voi e
le missive che voi inviaste a lui siano inviate assieme al suo corpo,
come fu
sua richiesta esplicita, volendo la vostra compagnia persino
nell’ultimo
viaggio.
Vi lascio in calce il mio indirizzo, di
modo che in caso di bisogno, possiate scrivermi. Per quanto possa
valere la mia
offerta, per qualsiasi cosa vi dovesse abbisognare, non esitate a
domandare.
Non posso sostituirmi al vostro Alessandro e non oso nemmeno, ma sarei
più che
felice di potervi accontentare in qualche vostro desiderio e rendere
meno
tormentosa la notizia. Se sentite il bisogno di sfogarvi con qualcuno o
di
ricordare il vostro amato, non esitate a scrivermi, cercherò
di rispondere
quanto prima.
Le porgo i miei più sentiti omaggi e i
miei rispetti, e spero di avere modo di scriverle ancora, in occasioni
più
liete e meno infauste.
Vostro umile
servitore
Saverio Privitera