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Autore: lost in books    23/06/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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21
 
Stava fluttuando. Intorno a lui c’era solo il vuoto, tutto era silenzio. Non aveva alcun pensiero al mondo, nessuna preoccupazione. Si sentiva in pace come non gli capitava da parecchio tempo, da quando era ancora un bambino.
“…on”
Sentì un rumore, una voce, ma non riusciva a capire cosa volesse dirgli. Si concentrò sul suono.
“Leon” ora la udiva chiaramente. Una voce lo stava chiamando.
Il suo corpo incontrò una superficie solida, chiuse e riaprì più volte gli occhi per mettere a fuoco la scena che stava prendendo vita intorno a lui. Un camino acceso illuminava una stanza ben arredata ed elegante; si trovava in un luogo a lui familiare. Il viso di una bambina entrò nel suo campo visivo. La conosceva bene, era Serena, come la ricordava ai tempi in cui ancora viveva al castello di Dahlia. Lei gli tese una mano, sorridente, per aiutarlo ad alzarsi e solo allora, quando vide il suo stesso braccio teso verso quello di lei, si rese conto che anche lui era di nuovo un bambino e si trovava proprio al castello.
Improvvisamente Serena cominciò a correre e gli lanciò una sfida “Vediamo se riesci a prendermi!” e lui la inseguì lungo gli splendenti corridoi dorati che ricordava dalla sua infanzia.
Serena raggiunse una porta in fondo ad un lungo corridoio, la aprì e la attraversò. Leon non riusciva a vedere altro che luce oltre la porta, ma avrebbe raggiunto Serena anche a costo di andare incontro all’ignoto, così andò verso quella luce.
Adesso si trovava in una base della Resistenza, intorno a lui solo grandi tende e spiazzi pieni di armi e manichini dedicati all’addestramento. Ora era adolescente. Cercò Serena e la trovò accanto all’ingresso della tenda adibita ad infermeria, la sfera di cristallo che utilizzava per mantenere la sua barriera fra le mani. Anche lei era più grande. La vide entrare lentamente all’interno. Leon corse verso la tenda e la seguì senza indugio.
Ora si trovava di nuovo in uno spazio vuoto, avvolto solo da luce bianca. L’unica presenza a fargli compagnia era quella di Serena, tornata alla sua età attuale, come lui. Lei camminò verso il cavaliere guardandolo dolcemente. Ormai di fronte a lui, la donna tese una mano fino a poggiarla delicatamente su una guancia del cavaliere.
“Devi svegliarti” disse lei.
“Come? Non capisco” Era già sveglio. Perché gli stava chiedendo una cosa del genere allora?
“Ricorda quello che è successo. Concentrati” insistette lei.
Leon non capiva ma cercò di fare quello che gli aveva chiesto. L’ultima cosa che ricordava era di essersi avventurato sull’Everfrost ma niente altro. Cominciò a capire, ora non si trovava più lì e non sapeva dove fosse. Non aveva alcun senso.
“Perché sono qui? Dove sono?”
“Ricorda” fu tutto quello che disse lei.
Si sforzò, doveva farlo per capire. Ora ricordava la neve, sempre più fitta, una risata e dei capelli rossi mossi dal vento.
Sentì un dolore acuto al fianco destro. I suoi occhi si spostarono su di esso e incontrarono un foro sanguinante. Ora ricordava, era stato ferito.
“Svegliati!” disse Serena.
 
Leon aprì gli occhi. Quando riuscì a mettere a fuoco quello che gli stava attorno, si rese conto che tutto ciò che lo circondava non gli era familiare. Era disteso su un letto comodo in una stanza decisamente spoglia da quello che riusciva a vedere. Della luce entrava da una finestra di fronte ai suoi occhi.
Provò a mettersi seduto ma appena cominciò a muoversi un dolore acuto al fianco gli impedì di farlo. Ricadde disteso, la testa gli girava.
“Leon!” una testa rossa e occhi d’ambra entrarono nel suo campo visivo. Era Sera e sembrava sul punto di mettersi a piangere.
“Ti sei svegliato” la ragazza gettò le braccia attorno al collo del cavaliere, scatenandogli  un’altra dolorosa fitta al fianco.
“Sera, così lo uccidi” le braccia di Sandir avvolsero la vita della giovane che venne sollevata di peso dal corpo dell’uomo. Osservando i due, Leon si rese conto che ora Sandir era più alto rispetto a quando lo aveva conosciuto. Sera, che non brillava per la sua altezza invece, sembrava quasi un cucciolo fra le sue braccia.
“Cosa è successo?” riuscì a chiedere lui a fatica.
“Quella donna, Lavi, ti ha trafitto al fianco” spiegò Sandir.
“Quando io e Iliana siamo tornate ti abbiamo trovato riverso a terra con Sandir che stava cercando ti tamponarti la ferita con della stoffa. Eri pallido come un cadavere” cominciò a raccontare Sera, la sua voce era incerta per l’emozione “Iliana è intervenuta subito ed è riuscita a stabilizzarti ma avevi perso troppo sangue e non sapeva se ce l’avresti fatta. Anche se era rischioso per via delle interferenze del monte e la distanza ti ha portato alla Torre con la magia di teletrasporto mentre io e Sandir vi abbiamo raggiunti a piedi. Avevo paura di arrivare alla Torre e sentirmi dire che non ce l’avevi fatta e, e…  Per fortuna stai bene” e non trattenne più le lacrime per il sollievo.
“Per quanto tempo sono rimasto incosciente?” chiese Leon.
“Una settimana” rispose Sandir. Improvvisamente Leon lo vide assumere un’espressione preoccupata. Lo vide lasciare la presa su Sera che era ancora fra le sue braccia e andare il più velocemente e silenziosamente possibile verso un grande armadio, uno dei pochi oggetti nella stanza, e nascondercisi dentro. Decisamente uno strano comportamento per cui non aveva una spiegazione.
Sentì dei passi in avvicinamento e poi qualcuno bussare alla porta. Sulla soglia comparve una donna. Sembrava essere sulla trentina, aveva folti capelli neri raccolti in una crocchia ordinata. C’era un’unica ciocca di colore grigio a stonare nel nero lucido dei suoi capelli. Aveva un fisico snello, carnagione lattea e gli occhi di una persona che aveva visto molte cose, di un verde intenso, nascosti da dei piccoli occhiali da vista. Portava una tunica scura, tipico abbigliamento dei maghi, e aveva un portamento elegante.
“Vedo che il bell’addormentato si è svegliato finalmente. I tuoi amici erano molto preoccupati per te” disse la nuova arrivata.
“Ti presento Beatrice, il Gran Maestro di Iridium, la Torre dei maghi” fece le presentazioni Sera.
La ragazza lo aiutò a mettersi seduto, la schiena appoggiata sul morbido cuscino, e gli diede dell’acqua, sollievo per la sua gola secca.
“È un piacere conoscerla. Il mio nome è…”
“Leon. Me lo hanno detto i tuoi compagni. Vieni da Dahlia immagino”
“Sì”
“Lo sapevo. È un’usanza popolare da almeno mille anni fra le famiglie nobili di Dahlia dare ai propri figli nomi che userebbe un Darman in segno dei buoni rapporti tra le vostre genti” disse Beatrice per poi avvicinarsi a lui “ora devo controllare come sta procedendo la tua guarigione”
Beatrice, con l’aiuto di Sera, sfilò la casacca che copriva il busto dell’uomo. Il suo era un corpo allenato e muscoloso, cosparso da numerose cicatrici, la più recente e grossa ancora di un rosa acceso.
La donna cominciò ad esaminare Leon e infine emise il suo verdetto “Stai guarendo bene. La ferita potrebbe farti male ancora per qualche giorno ma con le nostre cure sarai in grado di muoverti, correre e fare a botte in due o tre giorni al massimo. Ora vi lascio, ho cose molto più importanti da fare” si avviò in direzione della porta ma prima di andarsene aggiunse “Sera, fai sapere a Sandir che non potrà evitarmi per sempre” e se ne andò.
Un minuto dopo che Beatrice si fu allontanata Sandir uscì, sospirando, dall’armadio “Se n’è andata finalmente”
Sera si mise a ridere “Da come ti ho visto evitare Beatrice da quando siamo qui deduco che fosse lei quella che non ti lasciava mai in pace, l’amica di Bog. Però non mi sembra una persona così terribile”
“Perché non sei mai stata presa di mira da lei. Mai fidarsi di Beatrice. Neanche del suo aspetto” poi si rivolse a Leon “anche se sembra una trentenne in realtà ha più di settant’anni ma è troppo vanitosa per mostrare la sua vera età”
Leon aveva sentito parlare di maghi che alteravano il loro aspetto ma era la prima volta che ne incontrava uno. Gli unici segni visibili della vera età della donna erano la ciocca di capelli grigi e la saggezza che si raggiungeva solo con l’età a trasparire dai suoi occhi.
“Cambiando discorso, non riesco a ricordare bene i dettagli. Come è finito esattamente lo scontro con quella donna e dov’è ora Iliana?” chiese Leon, ancora a torso nudo.
“Iliana sta lavorando, poi le dico di passare a trovarti così ti aggiornerà direttamente lei sulla nostra situazione” rispose Sera “per quanto riguarda lo scontro invece devi ringraziare questo qui” dette quelle parole lei punzecchiò lo stomaco di Sandir per poi ritirare la mano, stranita.
“Ma che è successo qui?” sollevò senza permesso la casacca del giovane fino a rivelare un fisico allenato “Questi non c’erano quando ci siamo conosciuti” disse indicando gli addominali del giovane.
Sandir la guardò compiaciuto, le mani sui fianchi e il petto in fuori.
“Per un Darman è normale mettere su muscoli in fretta. Fa parte della loro natura” Iliana era comparsa sulla soglia della stanza.
“Ma non eri difettoso tu?” Sera era rimasta contrariata.
“A quanto pare qualche caratteristica della mia gente ce l’ho comunque” le rispose il giovane.
“Sarà…” sbuffò Sera “noi ora ti lasciamo riposare. Ciao Leon, ciao Iliana” e una volta afferrato Sandir per mano lo trascinò fuori dalla stanza, lasciando il cavaliere e la maga da soli.
La donna si avvicinò all’uomo e, una volta presa in mano la casacca abbandonata ai piedi del letto, si rivolse a lui “Immagino ti faccia ancora male. Ti aiuto a rivestirti”
Leon la ringraziò e in breve tempo ebbe di nuovo della stoffa a coprirgli il torso. Era incredibilmente morbida, probabilmente la stoffa era stata migliorata con la magia.
“Credo vorrai sapere cosa è successo mentre eri incosciente” continuò Iliana che, dopo un cenno di assenso dell’uomo, cominciò il resoconto.
“Quando siamo arrivati, dopo essermi assicurata che fossi fuori pericolo, ho chiesto subito del macchinario che avevo costruito per trovare i Darman. Quello che ho ottenuto come risposta non è stato confortante” c’era astio nella sua voce “A quanto pare, qualche tempo dopo la partenza di Sandir dalla Torre, Beatrice ha scoperto che un Maestro di cui si fidava completamente in realtà stava facendo il doppio gioco, ma purtroppo il danno era già stato fatto. Quell’uomo aveva già reso noto ad Anthemis l’aspetto di Bog e Sandir e inoltre era riuscito a manomettere la macchina che ho costruito. Non escludo che abbia anche provato a descriverla agli adepti ma essendo un macchinario molto complesso dubito sia riuscito a comprenderne a pieno le meccaniche. Quando lo hanno scoperto, per assicurarsi che la macchina non venisse mai usata anche se qualcuno fosse stato capace di ripararla, è riuscito a trafugare una fiala contenente il sangue di Akane, l’unica che avevamo. L’avevo conservata qui, tramite la magia perché, per far sì che la macchina funzioni, è necessario un campione di sangue di Darman. Nella colluttazione la fiala è stata distrutta e nessuno dei maghi della Torre è stato in grado di riparare la macchina. Motivo per cui è quasi una settimana che ci lavoro assieme a Beatrice ma ormai ci siamo”
Leon rimase sconvolto dalla notizia di una spia tra i maghi della Torre. Doveva aver causato enorme scompiglio tra i maghi che non sapevano più di chi potersi fidare. E un pesante colpo per il Gran Maestro.
“Bene, ora ti lascio riposare. Ne hai bisogno” Iliana cominciò ad avviarsi verso la porta della stanza ma Leon la fermò.
“Volevo ringraziarti. Se non fosse stato per il tuo intervento ora io non sarei più qui”
“Sei fortunato che le magie di guarigione sono fra quelle che mi riescono meglio da sempre” la donna accennò un sorriso a mezzo volto “Inoltre ho una certa fama da mantenere”
Leon la guardò intensamente “So che non ti sono molto simpatico ma hai fatto tutto il possibile per salvarmi. Significa molto per me. Non so come potrò mai sdebitarmi”
“Comincia non facendoti quasi ammazzare un’altra volta. E poi non l’ho fatto solo per te” Iliana gli rivolse uno sguardo carico di significato “Non volevo che lei soffrisse”
Leon sapeva a chi si stava riferendo ma non pensava che Iliana tenesse Serena in così alta considerazione. Qualcosa gli diceva che c’era dell’altro.
Ormai sulla soglia Iliana aggiunse “Comunque sappi che mi stai meno antipatico rispetto a prima. Ma solo un pochino”
Rimasto solo, Leon si rilassò. Era vivo e nonostante ci fossero stati dei problemi ora avrebbero localizzato i Darman in qualche modo. Lentamente cadde in un sonno senza sogni.
 
Era già pomeriggio. Leon si era svegliato quella mattina per il sollievo di tutti e stava riposando in una stanza negli alloggi dei maghi, poco distanti dalla Torre vera e propria, situata su un bassa collina. Sandir e Sera erano stati entrambi convocati da Iliana nella stanza della Torre dove era conservata la macchina che, a quanto aveva detto lei, aveva appena finito di riparare. Nessuno dei due aveva ben chiaro come funzionasse ed erano parecchio curiosi. Insieme salirono diverse rampe di scale fino a giungere davanti alla porta che li separava dalla maga.
Appena sulla soglia gli occhi di Sandir incontrarono la persona che meno avrebbe voluto vedere fra tutte le persone che frequentavano la Torre: Beatrice. Rimase paralizzato sul posto, bloccando l’ingresso a Sera, che non perse tempo e decise di spingerlo in avanti per scuoterlo.  Non ci aveva messo molta forza però Sandir inciampò e quasi cadde a terra ma riuscì a reggersi in piedi e guardò male la ragazza che per tutta risposta gli rivolse un sorrisetto innocente.
“Eccovi qui. Ora possiamo cominciare” Iliana era sbucata da dietro un grande macchinario dall’aspetto complesso in fondo alla stanza. Era un ammasso di metallo nero e pietre magiche, di diverso colore e funzione, che ricordava vagamente una fornace quadrata. Sulla cima della base cubica poggiava una lastra di colore azzurrino sul cui centro era incastonato un contenitore di vetro dall’aspetto di una fiala. Ai quattro lati si sviluppavano in altezza dei pali, uno per lato, decorati con delle venature trasparenti che, curvandosi, si congiungevano fra loro nel loro punto più alto.
“Scusa la domanda Iliana, ma non capisco perché ci hai chiamati qui” chiese Sera.
“È semplice. Per far funzionare la macchina ho bisogno di voi”
“E cosa dovremmo fare?” disse Sandir perplesso.
“Il tuo aiuto è fondamentale Sandir” prese la parola Beatrice per poi afferrare un coltello affilato, cosa che fece sbiancare il giovane, la cui mente considerò rapidamente ogni possibile motivo per cui sarebbe stato necessario l’uso di quella lama applicata a lui ,“ci serve il tuo sangue”
Beatrice raccolse con la mano libera un’ampolla particolarmente grande e fece qualche passo verso il ragazzo “Ci vorrà solo un attimo. Devo solo riempire questa ampolla”
“Veramente non è necessaria una quantità così grande del suo sangue. Ne basta qualche goccia” si intromise Iliana.
“Meglio prenderne di più in caso sia necessario usare più volte il macchinario” disse Beatrice senza distogliere lo sguardo dal giovane, un sorriso amabile sul volto.
Sandir la guardò male “Non è necessario il tuo aiuto. Se c’è bisogno del mio sangue faccio da solo” tenendo gli occhi sul Gran Maestro della Torre si avvicinò ad Iliana e, preso in mano un coltellino da un tavolo vicino, le chiese “Dove va messo il sangue?”
Iliana gli indicò il punto in cui si trovava il contenitore lungo e sottile come una fiala e, ad un  cenno della donna, si procurò un piccolo taglio sul palmo della mano. Il suo sangue rosso  cominciò a colare all’interno della fiala.
“Può bastare” disse Iliana, prendendo la mano del ragazzo tra le sue. Le mani della donna si illuminarono e in pochi secondi quella di Sandir fu come nuova, non era rimasto neanche un piccolo segno.
Nel frattempo Beatrice aveva rimesso a posto quello che aveva tenuto in mano e si era messa a fissare con insistenza il giovane, che decise di rimanere dove si trovava. Si sentiva più tranquillo vicino ad Iliana, il più lontano possibile da Beatrice. Però qualcosa gli diceva che sarebbe stata dura continuare ad evitarla, sembrava parecchio determinata.
“Sera, ora tocca a te” disse Iliana.
La ragazza si avvicinò ai suoi due compagni “Cosa devo fare?”
“Il tuo compito sarà fornirci l’energia necessaria ad azionare la macchina. Assumi l’aspetto di una fiamma e vai all’interno del macchinario, lì” la donna indicò un punto al centro, nel lato frontale rispetto alla ragazza, del macchinario su cui c’era una sorta di ampio foro sigillato da una superficie semitrasparente “Non correrai alcun rischio, te lo prometto” aggiunse vedendo lo sguardo improvvisamente preoccupato di Sera.
Quando le parole spirito e macchinario venivano associate negli ultimi anni, di solito era perché ci si riferiva a congegni in grado di distruggere la vita degli spiriti, i macchinari degli adepti. Per questo Sera era visibilmente a disagio all’idea del compito affidatogli, ma aveva fiducia nella sua compagna e si fece coraggio.
“Una volta dentro devi sprigionare più energia possibile. Quando avremo ottenuto quello che ci serve ti farò uscire subito”
Ultimate le spiegazioni, Sera cambiò forma e Iliana aprì l’ingresso per permetterle di entrare.
A breve le venature trasparenti sui pali della macchina si illuminarono di luce rossastra, dal basso verso l’alto, e poco dopo anche la lastra azzurrina si illuminò.  
Il sangue nella fiala lentamente cominciò a riversarsi all’interno della lastra e delle parole cominciarono a prendere forma sulla superficie.
“Abbiamo finito” detto quello Iliana riaprì l’ingresso al macchinario per permettere a Sera di uscire. La ragazza assunse le sembianze a cui era più abituata, i capelli infuocati e gli occhi completamente rossi, sospirando per il sollievo di non dover ripetere l’esperienza.
Anche Beatrice si avvicinò al resto del gruppo per vedere cosa il macchinario aveva rivelato.
Sulla superficie della lastra c’era scritto deserto di Kalm.
 
Avevano discusso per qualche tempo, ancora nella stanza del macchinario, sul luogo in cui avevano scoperto si trovassero i Darman. Il deserto di Kalm non era lontano ma era noto a tutti quanto fosse difficile stanziarcisi. Nella stagione calda era abbastanza tranquillo e il problema principale era trovare riserve d’acqua. Nella stagione fredda invece era impossibile riuscire a sopravviverci. In passato un gruppo di umani aveva tentato di insediarsi nei pressi di una grande oasi, non troppo distante dall’inizio del deserto, ma erano stati quasi tutti sopraffatti dal clima impossibile al loro primo inverno. La temperatura scendeva troppo la notte e venti estremamente potenti impedivano di uscire dai luoghi sicuri. I pochi che erano riusciti a tornare indietro dopo quell’esperienza non erano più stati gli stessi, ma ancora restavano i segni del loro tentativo di insediamento. Era lì che dovevano trovarsi i Darman, non c’era altro luogo conosciuto con riserve idriche sufficienti per sostentare un gruppo numeroso come il loro nel deserto. Era stato deciso che si sarebbero diretti lì, sperando di avere ragione; purtroppo la macchina non era stata più precisa di così.
Sandir era sgattaiolato fuori dalla stanza senza farsi notare mentre ancora Iliana, Sera e Beatrice stavano discutendo sul da farsi. Non voleva rischiare di essere fermato da Beatrice. Aveva notato un cambiamento nella donna: l’ultima volta che l’aveva vista i suoi capelli non avevano quella ciocca grigia che ora li contraddistinguevano e i suoi occhi non erano così stanchi. Non doveva essere stato un bel periodo neanche per lei visto quello che era accaduto alla Torre sotto il suo naso. Ma questo di certo non la autorizzava a tormentarlo come faceva quando ancora lui viveva con Bog negli alloggi dei maghi.
C’era ancora qualche lezione in corso nelle classi presenti nella Torre. Le stanze non adibite ad aule erano usate come laboratori e studi. C’era anche una grande biblioteca in cui venivano conservati testi antichi e preziosi.
Alcune delle porte delle classi erano aperte e gli occhi di Sandir, che stava vagando senza meta, caddero inevitabilmente su ciò che si trovava all’interno. Studenti e Maestri erano concentrati sul loro lavoro e Sandir ricordò di come era rimasto affascinato da piccolo dalla dedizione di quelle persone allo studio di un arte così complessa. Quando ancora insegnava alla Torre Bog, che aveva notato quanto la magia stupisse Sandir, ogni tanto lo aveva fatto assistere alle lezioni. Certo, non ne capiva il funzionamento, ma la magia era una sorpresa continua per un bambino come era lui all’epoca, che aveva conosciuto solo la vita girovaga e senza meta del suo popolo a cui il suo destino lo aveva sottratto. Di tanto in tanto aveva incrociato degli spiriti, non quanti era abituato a vedere da piccolo in quel luogo, ma era contento che ci fossero dei simili di Sera lì con cui lei potesse passare del tempo. La giovane  non lo diceva ma non riusciva a nascondere del tutto la nostalgia di casa. Non aveva visto nessun altro spirito del fuoco però. Era stata una fortuna avere Sera con loro o la macchina non avrebbe funzionato.
Improvvisamente udì dei passi in avvicinamento. Istintivamente si girò per vedere chi fosse e ringraziò Sol di averlo fatto. Era Beatrice e aveva lo sguardo di una che non si sarebbe arresa questa volta, lo avrebbe preso.
Cominciò a camminare con passo più svelto; non poteva mettersi a correre o avrebbe attirato l’attenzione su di sé e Beatrice lo avrebbe potuto fermare più facilmente con la complicità degli altri maghi suoi sottoposti.
Sentiva la voce della maga che lo chiamava insistente, sempre più vicina. Era giunto davanti ad un vicolo cieco, solo due porte, chiuse per sua sfortuna, erano davanti a lui. Ma non era ancora detta l’ultima parola: ricordava una fessura, impossibile da notare se non si sapeva che fosse lì, accanto ad una delle due porte, abbastanza grande da riuscire a celare la sua presenza alla donna. L’aveva scoperta per caso girovagando per la Torre anni prima. L’occhio veniva facilmente ingannato ma nell’angolo fra le due porte, vicine fra loro ma in due lati diversi, c’era uno spazio vuoto che permetteva di nascondersi dietro ad una colonna di mattoni di pietra che contornava una delle due porte.
Andò a colpo sicuro ma quando cercò di infilarsi nel suo nascondiglio d’infanzia fece la triste scoperta di essere leggermente troppo ingombrante per riuscire a passarci. Provò a insistere ma non c’era modo di passare. Delle mani si poggiarono sulle sue spalle ma a lui sembrarono gli artigli affilati di un avvoltoio.
“Ti ho preso finalmente” disse Beatrice. Sandir aveva paura di voltarsi a guardarla ma era stufo di quella storia così si fece coraggio e si voltò a sfidarla.
“Si può sapere cosa vuoi da me? Perché mi tormenti?” il tono della sua voce era stato più alto di quello che avrebbe voluto.
Vide la donna ritirare le mani che farle ricadere ai suoi fianchi.
“Non sto cercando di torturarti. Sto solo cercando di parlarti e lo avresti scoperto prima se non avessi passato tutto il tempo a cercare di evitarmi” disse lei.
“Allora perché hai agito in quel modo nella stanza del macchinario?” le parole della donna lo avevano confuso.
“Quello era perché il tuo comportamento mi aveva irritata. Non facevo sul serio ma dovevi vedere la tua faccia” il tono della donna era divertito ma tornò subito seria “Tornando al punto, ho una cosa importante da dirti, riguarda Bog”
Adesso era interessato.
“Seguimi” disse lei e lo condusse nel suo studio privato, in uno dei piani più alti della Torre, stanza appartenuta a tutti i Gran Maestri di Iridium prima di lei.
Era una stanza non molto grande, piena di libri complicati e oggetti che potevano dire qualcosa solo a chi conosceva la magia. Al suo interno c’erano scaffali alti fino al soffitto, una scrivania, delle sedie, una poltrona confortevole dove sedeva il Gran Maestro e un’ampia finestra a illuminare il tutto. 
Beatrice andò a sedersi e fece cenno a Sandir di fare altrettanto.
La donna ora sembrava aver perso la parola di colpo, si limitava a fissare il legno chiaro della sua scrivania, le mani intrecciate sopra di essa.
“Beatrice, cosa devi dirmi?” era ansioso ora.
La donna fece un respiro profondo “Innanzitutto, sappi che non avrei voluto tenerti nascosto il fatto che la tua presenza avrebbe ridotto l’influenza del frammento ma è stata una decisione che ho preso assieme a Bog. Non voleva che sentissi tutto quel peso sulle tue spalle. Visto che c’era la possibilità che tutto andasse bene non voleva che ti sentissi responsabile in caso di intoppi. Purtroppo non è andata come speravamo” strinse le mani a pugno e lo guardò negli occhi “è tutta colpa mia. Se fossi stata più attenta non sarebbe successo… Bog non sarebbe…” portò una mano alla bocca tremante, aveva gli occhi lucidi.
Sandir sapeva che Bog e Beatrice erano amici fin da quando erano stati allievi alla Torre. Entrambi erano dotati di grande talento ma a differenza di Beatrice, Bog aveva capito presto che l’incarico che ora ricopriva la donna non era cosa adatta a lui. Aveva però sempre sostenuto la sua amica, nonostante fosse una persona molto irritante per molti e addirittura per se stessa come aveva sostenuto lei una volta, perché sapeva quanto lei ci tenesse alla Torre e avesse buone intenzioni per renderla un posto sempre migliore. Il senso di colpa per aver fallito doveva star divorando Beatrice anche in quel momento. La sua ciocca grigia e i suoi occhi tremendamente segnati dalla stanchezza avevano un senso ora.
“Era un Maestro di cui anche Bog si fidava. Sarebbe stato quasi impossibile per chiunque accorgersi delle sue azioni in tempo. Hai fatto tutto il possibile” Sandir cercò di riscuoterla ma sapeva che il peso dell’accaduto non si sarebbe mai levato del tutto dalle spalle della donna.
“Ti ringrazio ma non riesco a non pensare che avrei potuto fare di più se solo fossi stata più diligente” sembrava essersi un po’ calmata “ ma andiamo al dunque. Volevo parlarti di una richiesta che mi ha fatto Bog prima di partire. Devi sapere che aveva considerato tutte le opzioni possibili e la sera prima di partire è venuto da me. Era come se se lo aspettasse, come se avesse saputo che non sarebbe sopravvissuto al viaggio. Mi disse che nell’eventualità in cui non fosse tornato, voleva che ti facessi avere una cosa da parte sua. Non aveva fatto in tempo a ultimarla e mi ha chiesto di fargli il favore di completarla per lui” Beatrice aprì un cassetto della scrivania e ne tirò fuori un pacchetto di carta sottile tenuto chiuso da un nastro di stoffa. Lo porse a Sandir che lo prese e si limitò a fissarlo.
Era ancora scioccato da ciò che aveva scoperto su Bog, che aveva pensato a tutto e continuava a preoccuparsi per lui anche dopo la morte.
“Che aspetti, aprilo” intimò la donna.
Sandir  sciolse il nastro e delicatamente svolse l’involucro di carta. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto trovare al suo interno. Sollevò la carta e si trovò a fissare dei vestiti. Erano apparentemente abiti semplici e risultavano comodi al tatto. Una camicia beige e dei pantaloni marroni di morbido cotone corredati da una cintura di cuoio nera. Beatrice tirò fuori anche degli stivali neri al polpaccio che erano troppo voluminosi per essere incartati. Bog gli aveva lasciato dei vestiti e non ne capiva il perché.
Vedendo la perplessità negli occhi del giovane Beatrice accorse in suo aiuto “Sono dei vestiti speciali. Sono stati lavorati con la magia per essere molto più resistenti del normale e per proteggerti da eventuali attacchi magici. Inoltre Bog mi ha chiesto di renderli anche in tutto e per tutto simili ai vestiti che normalmente prepariamo per la tua gente”
I Darman, prima di nascondersi a causa degli avvenimenti degli ultimi anni, erano soliti passare per la Torre una volta l’anno per scambiare materiali utili ai maghi in cambio di vestiti in grado di smaterializzarsi e materializzarsi nuovamente addosso a loro dopo una trasformazione. Erano vicino alla Torre proprio per quel motivo anche quando i genitori di Sandir lo avevano abbandonato davanti al suo ingresso prima di ripartire.  Allora i Darman avevano richiesto una quantità decisamente più elevata del solito di vesti magiche ma i maghi non si erano impensieriti. Ora era chiaro il motivo della loro richiesta.
“Aveva preso in considerazione il fatto che avresti potuto unirti alla ricerca dei frammenti e che saresti tornato alla Torre in cerca della tua gente. Probabilmente con questi voleva ricordarti chi sei e che qualsiasi cosa potrà dirti la tua gente, tu non devi sentirti diverso e escluso, ma non è stato troppo specifico. Immagino tu abbia più chiaro il suo intento, in fondo hai vissuto con lui per anni anche lontano dalla Torre”
Sandir strinse la soffice stoffa dei vestiti fra le mani “Grazie. E scusa per averti evitato”
“Acqua passata. E anche se in ritardo di anni, ti chiedo scusa per come ti ho trattato. Ma la possibilità di studiare un Darman così da vicino era così invitante…”
“Sì, lo so. Così invitante che non hai potuto resistere. È tutto perdonato” le sorrise. Non lo aveva mai fatto prima, era una cosa così insolita e prima di quel giorno non pensava sarebbe mai successo.
Lui si alzò, il pacchetto saldo fra le mani, e salutandola si mosse in direzione della porta dello studio ma venne bloccato dalle braccia di Beatrice che lo avvolsero in un abbraccio.
“Comunque vada, sappi che c’è sempre un posto qui per te” disse lei al suo orecchio “e sappi che farò del mio meglio, come stai facendo tu” cominciò a sciogliere l’abbraccio ma tenne le mani appoggiate alle braccia di Sandir ancora per qualche secondo “Chi l’avrebbe mai detto che un giorno tu mi avresti ispirata a fare di più”
 
Quattro giorni dopo il gruppo fu pronto a partire. Leon era di nuovo in forma, la magia aveva fatto miracoli. Beatrice e alcuni dei Maestri e spiriti si erano radunati all’ingresso della Torre per salutare i quattro viaggiatori in partenza. Avevano le provviste necessarie e Iliana aveva fatto scorta di quel materiale che poteva tornare utile e facile da trasportare. Leon aveva ricevuto un nuovo localizzatore con cui i maghi li avrebbero tenuti d’occhio. Sera era di nuovo in forma umana per il viaggio e Sandir aveva riposto con cura i vestiti che gli aveva dato Beatrice nella sua sacca. Era un peso confortante. Aveva scelto di indossare solo gli stivali nuovi e di indossare i suoi normali vestiti per il momento.
Questa volta fu Sandir ad abbracciare Beatrice, per la perplessità di Sera, che non sapeva ancora niente del loro chiarimento, e poi si misero in cammino.
I quattro erano già dei puntini in lontananza ma Beatrice ancora li stava osservando; era rimasto solo un Maestro in sua compagnia.
“Gran Maestro…” cominciò il mago.
“Ho preso una decisione” disse di colpo la donna, facendo sobbalzare l’uomo per la sorpresa.
“Contattiamo la Resistenza” un ghigno di sfida era apparso sul volto della maga, una mano su un fianco “D’ora in poi, se dobbiamo combattere una guerra al loro fianco, lo faremo con stile”



Salve a tutti, qui lost in books.
Innanzitutto mi scuso per averci messo tanto ma in questi giorni ho avuto una serie di impegni imprevisti (perché non vengono mai da soli ma sempre in gruppo, per lo meno è quello che capita a me di solito) 
Vi volevo anche far sapere che durante il resto del periodo estivo molto probabilmente non sarò in grado di aggiornare con regolarità. Potrebbe esserci un capitolo a settimana, come due o niente per due settimane, a seconda del tempo che avrò. Farò il possibile.
Alla prossima!
 


 
 
   
 
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