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Autore: shiningreeneyes    23/06/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
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CAPITOLO 15

Nessun segno.

 

 

Una settimana dopo l'incidente in camera mia, evitai Harry come la peste ed ero abbastanza sicuro che lui stesse facendo la stessa cosa con me. Se lo vedevo nei corridoi a scuola, mi voltavo e cambiavo direzione, se lo vedevo in mensa, andavo da un'altra parte a mangiare, se lo vedevo da qualche parte fuori dalla scuola, mi nascondevo nell'edificio o nell'albero più vicino. Sembravo incredibilmente infantile e immaturo, ma mi sentivo come se avessi il diritto di esserlo; Harry mi aveva masturbato, malgrado avesse una fidanzata - che sembrava essere sempre con lui - e dopo averlo fatto, era fuggito via dalla stanza mormorando una marea di 'non è mai successo', quindi cosa dovevo fare?

 

Non ne avevo idea così lo evitavo a tutti i costi.

 

L'unico problema era che volevo disperatamente risposte su quello che era successo e siccome l'ultimo periodo della mia vita l'avevo vissuto solo in funzione di Harry - da quando lo avevo conosciuto -, negli ultimi giorni avevo iniziato a sentire la sua mancanza. Fu particolarmente triste e deprimente andare ad un altro appuntamento medico senza di lui e quasi speravo si sarebbe presentato nonostante il nostro... beh, qualunque cosa fosse, ma naturalmente non lo fece. Ero lì da solo mentre la Dott.ssa Hayes eseguiva l'ecografia, mi faceva domande sulla mia salute e altre cose e quello mi sembrò completamente sbagliato. Volevo che Harry fosse con me, ma a causa dei miei dannati ormoni, non c'era. Okay, forse era stato lui ad iniziare, ma comunque.

 

Volevo cercarlo a scuola e chiedergli di parlare, ma ci volle un po' per raccogliere il coraggio e farlo.

 

 

Martedì, 15 Febbraio

Ventisei settimane e un giorno

 

Alla ventiseiesima settimana, mi sentivo più o meno come un ippopotamo più che come un essere umano, e sapevo che Owen, mia madre e Ian avevano iniziato a notarlo. Nessuno di loro aveva detto nulla, ma vedevo le loro occhiate quando pensavano che non stessi guardando; Owen sembrava sospettoso, mia mamma preoccupata e Ian confuso. Non che potessi incolpare nessuno di loro, indipendentemente da quante bugie dicevo non si poteva nascondere il fatto che il resto del mio corpo rimaneva snello mentre il mio stomaco cresceva ogni giorno di più, e appariva strano. Davvero strano. Dopo aver ricevuto parecchi sguardi durante le lezioni di ginnastica quando indossai una felpa enorme mentre correvo, chiaramente sentendo troppo caldo, e quando mi tuffai in piscina dopo che tutti lo fecero, decisi semplicemente che avrei saltato l'ora di educazione fisica fino a quando tutto non fosse finito. Sapevo che dovevo dire a mia madre ed Owen la verità entro le settimane successive, ma per quel momento, era ancora il mio segreto. Beh, un segreto che sapevano sei persone.

 

Nonostante non fosse molto d'aiuto, indossai due maglioni, un cappotto enorme e una sciarpa ancora più enorme quando andai a scuola quella mattina. Era solo il 15 febbraio e l'aria era ancora abbastanza fredda per indossare un altro tipo di abbigliamento, ma mentre camminavo lungo il marciapiede e sentivo gli uccelli canticchiare sugli alberi, mi morsi il labbro con preoccupazione. La primavera si stava lentamente avvicinando e quando la temperatura avrebbe raggiunto dieci, quindici, venti o venticinque gradi, non sarei più stato in grado di nascondere la mia condizione con l'aiuto dell'abbigliamento. Il resto della passeggiata cercai di trovare altri modi per coprirmi nei mesi successi, ma non me ne venne in mente nessuno e quindi aggiunsi un'altra preoccupazione alla pila che avevo ammucchiato nella mia testa.

 

Le due lezioni che avevo prima di pranzo, matematica e storia, passarono più lentamente rispetto al solito, e più di una volta fui sull'orlo di addormentarmi. Riuscii però a rimanere sveglio e quando la campana suonò dopo la lezione di storia per annunciare l'ora di pranzo, mi alzai con movimenti lenti e pesanti. Il mio piano era quello di cercare Harry durante i trenta minuti che avevo prima della lezione successiva, e mi diressi verso gli armadietti per vedere se potesse essere lì. Quando arrivai, vidi molte persone, ma nessuno di loro aveva capelli ricci ed un ampio e perfetto sorriso sul volto. Con un sospiro lasciai la zona armadietti per andare in mensa, sperando di trovarlo lì. Ma no. Nessun Harry era lì e notai che rimanevano solo venti minuti della mia pausa. Considerando che poteva essere sul campo di calcio, mi diressi fuori dalla mensa e attraversai i numerosi corridoi. Proprio mentre stavo entrando in un corridoio completamente vuoto e girai l'angolo, notai cinque persone che camminavano girati di spalle a circa venti metri di distanza da me. Anche in lontananza riconobbi i capelli biondi di Niall, i capelli castani di Liam, i capelli neri di Zayn, i riccioli di Harry e... i boccoli rosso fiammante di Lauren. Grande. Lauren era lì. Presi un respiro profondo prima di raggiungerli.

 

"Harry!" gridai quando ero a dieci metri di distanza.

 

Tutti e cinque si voltarono nello stesso momento. Lauren mi fissò, Niall mi offrì un cenno, i volti di Liam e Zayn si illuminarono con un sorriso e Harry... Harry mi guardò solo un secondo, prima di girarsi e continuare a camminare, causando un'espressione compiaciuta e felice nel viso di Lauren. Il mio cuore sprofondò, ma continuai a seguirlo comunque.

 

"Harry, ho bisogno di parlare con te," dissi.

 

"Peccato, perché io non voglio parlare con te," disse lui, continuando a camminare e a darmi le spalle.

 

"Dai Harry, per favore."

 

"Lasciami, non ho niente da dirti."

 

"Ho davvero bisogno di parlare con te."

 

"Non mi interessa."

 

"Per favore, solo cinque minuti."

 

"Non accetti un cazzo di no come risposta, vero?"

 

Inghiottii, notando la rabbia nella sua voce. "N-no."

 

"Per amor di Dio!"

 

"Per favore."

 

"No!"

 

"Harry, solo-"

 

Ed ecco cosa ottenni dalla mia supplica. La cosa che accadde dopo fu Harry che si girò verso di me sollevando un braccio e poi tre colpi furono tirati in tre punti diversi del mio viso. Il primo sulla guancia, poi un dolore pulsante sul naso e l'ultimo un po' più lieve sulla mascella. Indietreggiai e guardai Harry con shock. Mi aveva colpito. Mi aveva davvero colpito. Mi aveva schiaffeggiato la guancia, colpito il naso e la mascella. Faceva male fisicamente, si, ma non era quello che fece tremare il mio labbro e fece uscire le lacrime dai miei occhi. Il padre di mio figlio, di cui avevo una cotta enorme e che mi aveva detto un mese prima che era interessato a me, mi aveva colpito in faccia con forza.

 

Proprio quando sentii Zayn urlare 'ma che cazzo, Harry?', Harry balzò in avanti nuovamente, questa volta contro il mio petto. Di riflesso, mi piegai per proteggere me stesso, ma peggiorai solo le cose. Capii solo che il suo pugno si scontrò con... il mio stomaco. L'orrore mi colpì prima del dolore, e i miei occhi si spalancarono per la paura in un breve momento, ma poi un dolore acuto rese la mia vista bianca per un secondo, gridai e caddi in terra, tenendomi la pancia per proteggerla da qualsiasi altro colpo. Il dolore scomparve rapidamente, ma non osai muovermi; la paura era ancora presente. Mentre ero ancora abbassato sul pavimento con le mie braccia piegate in modo protettivo intorno a me stesso, alzai lo sguardo e incontrai quello di Harry, chiedendogli silenziosamente di non continuare.

 

"Fermati," sussurrai, "per favore, fermati."

 

"Erano solo un paio di colpi," sentii Lauren sghignazzare, "cosa-"

 

"Lauren, chiudi quella fottuta bocca e vattene," sentii Niall sbottare da qualche parte dietro di me.

 

"Scusami? Non credo che tu abbia il diritto di-"

 

"Adesso!"

 

Dopo un paio di beffeggiamenti e alcune maledizioni, sentii il suono dei suoi tacchi che sbattevano sul pavimento di linoleum mentre lei camminava via con passi rapidi. Non appena una porta da qualche parte si chiudeva, tre voci diverse gridarono contemporaneamente.

 

"Sei pazzo?" disse Niall urlando.

 

"Che diavolo ti passa per la testa, Harry?" urlò Zayn.

 

"È al sesto mese di gravidanza! Sei completamente fuori di testa?" esclamò Liam.

 

I miei occhi erano ancora fermi su Harry e sembrava completamente bloccato, mi fissava con il terrore scritto nel suo volto. Lo guardai di rimando, cercando di capire cosa fosse successo. Mi aveva colpito, e non solo in faccia, ma anche nello stomaco, rischiando di far male a suo figlio. Chi lo farebbe? Che tipo di persona folle lo avrebbe mai fatto?

 

"Che cosa diavolo c'è di sbagliato in te?" sibilai quando la rabbia offuscò i miei pensieri.

 

"Io- non lo so," mormorò.

 

"Avresti potuto ucciderlo," sussurrai, "per quel che so, forse lo hai già fatto." Il mio cuore si schiacciò dolorosamente e mi morsi l'interno della guancia quando pensai a quella possibilità. E se fosse morto? E se il mio piccolo bambino fosse morto? Il mio piccolo maschietto... no, non poteva essere morto, non poteva. "Non lo perderò Harry," continuai, la mia voce rauca. "E se succederà, giuro su Dio, non ti perdonerò mai."

 

Lui inghiottì. "Per favore, non-"

 

"Ora puoi stare zitto," lo interruppe Zayn e all'improvviso sentii qualcuno che mi afferrava la vita da dietro.

 

"Dobbiamo portarti in bagno e ripulirti," disse Liam alla mia sinistra e mi voltai per incontrare il suo sguardo. "Hai sangue in tutto il viso," aggiunse come spiegazione e lo guardai con confusione. Fu solo allora che mi resi conto della sensazione calda, umida e appiccicosa che mi copriva la mascella e parti della mia guancia sinistra e capii che il mio naso aveva probabilmente cominciato a sanguinare quando Harry mi aveva dato un pugno.

 

"Probabilmente è una buona idea," mormorai usando le gambe per spingermi in su mentre Liam mi tirava per un braccio e Zayn mi teneva la vita. Mi voltai di nuovo a guardare Harry e lo trovai ricambiare il mio sguardo con colpa e paura nei suoi occhi verdi.

 

"Lou, io-" cominciò, con voce intensa e insicura, ma scossi la testa per fermarlo.

 

"Non parlarmi," mormorai.

 

Aprì la bocca, ovviamente per continuare a supplicarmi, ma iniziai a parlare prima che avesse la possibilità di farlo.

 

"Sai, avrei potuto perdonare i colpi alla mia faccia," dissi. "Ma colpirmi nello stomaco mentre sono incinto di tuo figlio? Sei completamente pazzo?"

 

Non ebbe tempo di rispondere - non che volessi ascoltare quello che aveva da dire - prima che Liam mi tirasse leggermente il braccio, segnalandomi di iniziare a camminare.

 

"Niall, puoi...?" Zayn si incamminò esitante, guardando Niall che stava fissando Harry con occhi increduli.

 

"Si, certo," disse, ma senza spostare lo sguardo da Harry.

 

Con un ultimo sguardo deludente verso di lui, mi lasciai trascinare nel bagno più vicino, che era in fondo al corridoio. La mia mente era completamente intorpidita mentre camminavo e non ero in grado di formare una sola frase coerente, la mia testa era occupata da un solo pensiero: mi aveva preso a pugni.

 

Il secondo dopo che entrammo in bagno, tutto il mio corpo cominciò a tremare e se non fosse stato per la presa stretta di Liam sul mio braccio e la tenuta di Zayn intorno alla mia vita, sarei caduto dritto sul pavimento.

 

"Okay, okay, calmati," disse Liam mentre lui e Zayn mi guidavano verso il muro. Lentamente e con attenzione mi abbassarono verso terra, le mia gambe distese davanti a me e la schiena appoggiata contro il muro. Entrambi si diressero verso i lavandini, presero un paio di fazzoletti e li inumidirono con l'acqua prima di tornare da me. Mentre cominciarono a pulire la mia faccia - entrambi nello stesso momento, facendomi sentire come un bambino impotente - rimasi seduto lì guardandoli, chiedendomi se qualcuno di loro avrebbe detto qualcosa. Non che io sapessi che cosa dire, ma il silenzio mi stava uccidendo.

 

"Non posso credere che mi abbia davvero colpito," dissi finalmente con una breve risata tremolante.

 

"Si, nemmeno io," mormorò Zayn. "Il... bambino sta bene?"

 

Mi guardai lo stomaco, che sembrava lo stesso di sempre, e misi attentamente le mie mani sopra.

 

"Non lo so," dissi, la mia voce appena udibile. "Oh Dio, cosa se- non può essere... morto," continuai mentre guardavo Zayn con occhi supplicanti, pregandogli di dirmi che andava tutto bene. "Non posso perderlo, non posso- non posso perderlo prima che sia nato. Non posso, non posso, non posso."

 

Liam e Zayn si guardarono per un breve momento, entrambi ugualmente incerti su cosa fare. Poi Liam guardò la mia pancia, poi il mio viso, con gli occhi che esprimevano insicurezza e una leggera paura.

 

"Per favore, ditemi che sta bene," supplicai quando nessuno di loro mostrò segno di voler dire qualcosa.

 

"Io- non posso dirlo," balbettò Liam dopo quella che sembrò un'eternità. "Spero che lo sia, ma- non posso dirlo con certezza."

 

Strinsi la mascella, costringendomi a non soccombere al nodo di disperazione e spavento che era cresciuto nel mio petto.

 

"Deve stare bene," mormorai.

 

Guardai dove le mie mani erano posate sulla mia pancia e mi mordicchiai il labbro. "Devi stare bene," dissi, con voce bassa e attenta, come se parlare ad alta voce lo avrebbe danneggiato. "So che ti darò in adozione una volta nato e che non ti conoscerò in ogni caso, ma ora non puoi essere morto. Non ti farò morire dodici settimane prima della tua nascita, mi senti? E specialmente non solo perché sono... stupito e cocciuto. Non permetterò che accada."

 

Per pochi minuti rimasi seduto lì, con la testa bassa, mentre Liam e Zayn continuavano a strofinarmi via il sangue dal viso. Non dissi un'altra parola e la stanza era completamente tranquilla, tranne che per un gorgoglio occasionale dai tubi che correvano lungo le pareti e il soffitto. Dopo un po' entrambi si alzarono e si diressero verso il cestino dove buttarono i fazzoletti arancioni. Alzai lo sguardo e li vidi in piedi vicino ai lavandini, sembrava che avessero una conversazione sussurrata su qualcosa. Entrambi mi guardavano occasionalmente con espressioni preoccupate e leggermente curiose. Alla fine smisero di farlo e tornarono indietro fino a dove ero seduto e si inginocchiarono di fronte a me.

 

"Vorresti... potresti per favore dirci per quale motivo è successo tutto questo?" chiese Zayn esitante.

 

"Cosa?" chiesi, sollevando le sopracciglia. "Stai parlando del perché volevo parlare con Harry così urgentemente, della sua reazione piuttosto violenta e inaspettata o della chiacchierata che ho avuto con il mio bambino non ancora nato?"

 

"Perché ti ha picchiato?" disse Liam, con la fronte aggrottata. "Conosco Harry da tutta la vita, più o meno, e non l'ho mai visto prima tirare un pugno. Beh, non almeno al di fuori del campo da calcio, quindi perché avrebbe picchiato a te che non hai assolutamente niente di sbagliato e che sei incinto del suo bambino?"

 

Inghiottii. Non avrei potuto dirgli di quello che era successo quel giorno in camera mia. Se Harry era arrabbiato con me perché era successo, cosa avrebbe fatto se avesse saputo che l'avevo detto ai suoi migliori amici? Probabilmente sarebbe venuto da me con una spranga. "Non posso dirlo," mormorai.

 

"Perché no?"

 

"Perché- probabilmente mi ucciderebbe," dissi con una risatina senza umorismo.

 

"Harry?" chiese Zayn.

 

Annuii e mi sorrise vagamente.

 

"Non gli diremo che lo sappiamo. Ma è in depressione da lunedì scorso e sembra solo... spento. Non è stato proprio se stesso ultimamente e, beh, siamo preoccupati."

 

Mi morsi il labbro e mi toccai i capelli. "È solo... qualcosa che è successo domenica scorsa," dissi con una lunga pausa.

 

"Che cosa è successo?" chiese subito Liam.

 

Scossi la testa. "Non posso dirvelo. Non è il mio compito raccontarvelo e, uhm, non ha significato niente." Non per lui almeno; per me aveva significato molto.

 

"Per favore," disse Liam, guardandomi con occhi grandi. "Vogliamo solo sapere cosa c'è che non va."

 

"No, non posso dirvelo. Dovrete chiederglielo voi," dissi con decisione.

 

"Ci abbiamo provato, ma lui ci ha detto di smetterla," disse Zayn con un gesto impotente della mano. Rimase in silenzio per qualche istante poi strinse le labbra pensieroso e gettò un rapido sguardo verso Liam prima di riguardarmi. "Voi... uhm... vi siete baciati?" chiese allora.

 

"No," dissi subito. Beh, non era una bugia. Ora come ora io e Harry avevamo avuto due rapporti sessuali, ma non ci eravamo baciati, nemmeno una volta. "No, non ci siamo baciati." Entrambi sospirarono.

 

"Non ci dirai cosa è successo, giusto?" disse Liam e io scossi la testa.

 

"Scusa, ma no."

 

Zayn sospirò di nuovo, ma poi sorrise. "Okay, va bene." Si alzò in piedi e mi tese una mano per afferrarla. "Vieni qui, ti aiuto," disse poi.

 

Ci vollero pochi minuti, tanta forza e un rotolare imbarazzante, ma alla fine tornai sui miei piedi. E poi sentii un dolore palpitante nel naso e nella mascella.

 

"Merda, fa male," mormorai e alzai una mano per toccare delicatamente il lato del mio mento. "Quanto mi ha colpito forte?"

 

"Non sembrava troppo forte, ma credo che un po' faccia male, si," disse Liam.

 

"Probabilmente avrai un livido o due."

 

"Fantastico," dissi con un sospiro, pensando che spiegare un livido a mia madre non sarebbe stato un compito divertente. Camminai fino allo specchio e guardai il mio riflesso. Adesso non sembrava tanto male, ma c'era sicuramente un leggero gonfiore sotto il lato sinistro della mia bocca.

 

"Divertente come il mio corpo continui a gonfiarsi, eh?" dissi, lanciando uno sguardo rapido a Liam e Zayn.

 

Entrambi sorrisero debolmente prima di camminare verso di me.

 

"Dovresti andare a vedere il tuo medico per assicurati che tutto vada bene," disse Liam con un cenno verso il ventre.

 

"Si, ho un appuntamento l'1 marzo, me ne assicurerò il giorno."

 

"È tra due settimane," disse Liam accigliato. "Non pensi che dovresti andare un po' prima?"

 

"Se è già morto dubito che possano fare molto se vado oggi o tra due settimane," scattai, improvvisamente sentendomi un po' arrabbiato.

 

Si guardarono per alcuni secondi prima che Zayn mi rivolse lo sguardo e sospirò. "Sta a te, ma... chiamaci o altro se dovesse succedere qualcosa, sia positiva che negativa, va bene?" disse.

 

"Non ho il vostro numero."

 

"Li salverò per te, ecco, dammi il tuo telefono," disse Liam, porgendomi la mano.

 

Esitai un po', poi portai fuori il telefono dalla stanca della felpa e glielo consegnai. Lo accettò e passò alcuni istanti premendo diversi tasti mentre io e Zayn aspettavamo in silenzio.

 

"Ecco, fatto," disse Liam e mi rese il telefono. "Quindi chiamaci o mandaci un messaggio se succede qualcosa, okay?"

 

Annuii. "Si."

 

"Okay, bene," disse Zayn. "Dobbiamo andare adesso, abbiamo lezione e il resto, ma-"

 

"No, va bene," lo interruppi, agitando la mia mano. "Solo... dite a Harry, se lo vedete, che mi piacerebbe se stesse lontano da me d'ora in poi."

 

Si guardarono per un secondo, poi Zayn si voltò verso di me e per qualche ragione sorrise. "Glielo dirò, ma... se vuole davvero parlare con te, cosa che sono abbastanza sicuro che vorrà fare, non gli interesserà se tu non vuoi parlare con lui."

 

"Si, beh, puoi anche dirgli che gli darò un calcio nei coglioni se si avvicinerà a me."

 

"Neanche questo credo che aiuterà."

 

Sospirai. "Solo digli che non voglio vederlo, okay?"

 

"Si, ok."

 

Mercoledì, 16 Febbraio

Ventisei settimane e due giorni

 

Sembrava che Zayn avesse ragione perché la sera dopo qualcuno bussò alla mia porta e sollevai la testa dal cuscino.

 

"Avanti," dissi, i miei occhi verso la porta.

 

Si aprì... ed entrò Harry.

 

"Okay, ho cambiato idea," dissi il secondo dopo che i miei occhi videro l'espressione preoccupata sul suo volto. "Non entrare. Vai via."

 

"Ho bisogno di parlare con te," disse con attenzione mentre chiudeva la porta e si avvicinava al centro della stanza, ignorando le mie parole.

 

"No," disse fermamente. "Esci."

 

Sospirò e si avvicinò al mio letto, sedendosi nel bordo. Per alcuni secondi mi guardò solamente, il rimpianto nei suoi occhi.

 

"Mi dispiace," disse alla fine.

 

Risi incredulo, non capace di trattenermi. "Mi dispiace? È fantastico, davvero, puoi dirlo al medico quando andrò per il prossimo appuntamento e non rivelerà il battito cardiaco."

 

Il suo volto divenne immediatamente pallido.

 

"L-lui non- io n-non - l-lui," balbettò, apparentemente solo in grado di formare parole incoerenti.

 

"Non lo so," sputai prima di girarmi dall'altra parte, i miei occhi di fronte al muro.

 

"Vai via, Harry. Non voglio parlare con te adesso. O mai più, se tutto questo finirà nel modo sbagliato."

 

"Non puoi dirmi che potrei o non potrei aver ucciso mio figlio e poi chiedermi di andarmene."

 

"Si, posso perché questa è casa mia e non ti voglio, quindi esci."

 

La mia voce era sorprendentemente calma, ma le mie interiora andavano a fuoco, quasi bollendo dalla rabbia. Se non se ne sarebbe andato subito, ci sarebbe stata una grande possibilità che avrei iniziato ad urlare o a piangere. L'uno o l'altro. Oltre che ad essere incazzato con lui in modo disumano per i pugni allo stomaco e le contusioni che si erano formate sul mio viso, ero anche spaventato a morte, perché anche se erano passate più o meno venti ore dall'incidente, non avevo ancora sentito il bambino muoversi. Neanche un solo calcio.

 

"Non volevo farlo," disse con esitazione, "sono solo... scattato. Ero spaventato che tu menzionassi... quello che è successo tra me e te, e poi Lauren e gli altri ragazzi lo avrebbe scoperto e io-"

 

"Che persona pensi che io sia?" dissi, sempre con calma. "Non avrei detto una parola a nessuno, specialmente non prima di averne parlato con te."

 

Passammo alcuni secondi in silenzio e l'unica cosa che sentivo era il respiro di Harry, che andava un po' più velocemente del solito. Perché non se ne andava? Volevo che andasse via. In quel momento non potevo guardarlo, tanto meno parlare con lui, ecco perché volevo che se ne andasse.

 

"Avrei dovuto saperlo," disse piano. "Sei un bravo ragazzo, non avresti mai fatto qualcosa di simile, avrei dovuto saperlo."

 

"Non è questo il punto, Harry," dissi. "Il punto è il modo in cui hai reagito. Anche se tu fossi stato sicuro al cento per cento che avrei iniziato a parlare proprio davanti ai tuoi amici e alla tua ragazza, non avresti dovuto colpirmi. Specialmente non nel modo in cui- no, non importa, lo sai già. Vattene. Esci da qui."

 

"Ma-"

 

"No, Harry. Vattene! Vai via. Ti... farò sapere cosa è successo appena andrò dal medico."

 

"Voglio venire con te," disse immediatamente.

 

Digrignai i denti e mi girai sulla schiena poggiando i gomiti sul materasso per poterlo vedere meglio. "Quale parte di 'non voglio vederti' non capisci?"

 

Si morse nervosamente il labbro. "Capisco, ma-"

 

"Bene, perciò vai via e non parlarmi finché non ti dirò che puoi farlo."

 

"No, io-"

 

"Per amor di Dio!" esplosi. "Mi hai colpito tre volte in faccia, poi hai continuato a darmi pugni allo stomaco, rischiando di far male al mio bambino! Non puoi seriamente pensare che basti scusarsi e che poi tutto si sistemerà."

 

"Io- è anche il mio bambino, sai," mormorò.

 

"No, non lo è," sputai.

 

Mi guardò con occhi tristi per un secondo, poi si alzò, si voltò e uscì dalla stanza. Non appena la porta si chiuse dietro di lui, mi lasciai cadere indietro contro i cuscini e gemetti. Ero stato troppo duro con lui? Forse, ma ripensandoci, da quello che sapevo, il piccolo senza nome sarebbe potuto essere morto. No, non poteva. Mi spostai un po' in modo che stessi sdraiato e fissai il soffitto mentre disegnavo dei cerchi lenti nel mio stomaco.

 

"Non sei morto," sussurrai, gli occhi incollati al soffitto sopra di me. "Sei vivo e sano e felice, giusto?"

 

Nessun segno.

 
   
 
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