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Autore: WolfLuna    23/06/2017    2 recensioni
Questa storia parla di Orion, il figlio mai conosciuto del Decimo Dottore (mi riferisco a quello di David Tennant), e del rapporto con suo padre. Nel corso dei capitoli si conosceranno e legheranno molto, anche dovuto alla perdita di una persona ad entrambi molto cara.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

 


CAPITOLO 3

“N-n-nostro figlio??” – la guardò sconvolto.

“Sì nostro figlio. Lo scoprì il giorno che ci lasciammo. Quando abbiamo iniziato a parlare del nostro futuro mi sono resa conto dei pericoli che voi due avreste corso, di come la presenza di nostro figlio nella tua vita sarebbe stata una minaccia per la tua e la sua incolumità. Tu volevi proteggermi ed io ho acconsentito solo perché così avrei protetto le uniche due persone che abbia mai amato.

Mi odierai per ciò che ho fatto, per averti nascosto della sua esistenza…ma ho solo fatto come mi hai insegnato…ho protetto ad OGNI costo ciò di più caro avevo.

Non ho mai smesso di pensarti e di amarti, ho tramandato a nostro figlio i tuoi insegnamenti, gli ho sempre raccontato di te, ho fatto in modo che una parte di te fosse sempre presente nella sua vita. Anche se tu non eri fisicamente qui, comunque eri sempre al suo fianco ad ogni passo della sua giovane vita.

So che non ho nessun diritto di farlo, ma ti chiedo solo di prenderti cura di lui, di vegliare su nostro figlio quando non ci sarò più. Non voglio che rimanga solo come lo siamo stati noi. Io sono cresciuta senza i miei genitori…non voglio che capiti lo stesso a lui. Il fato mi è avverso perciò non potrò essere fisicamente con voi due, ma una parte di me vivrà in voi e veglierò sempre sui miei due grandi uomini. Sono più che certa che tu e nostro figlio tramanderete ai posteri la mia storia…tu mi hai sempre detto che l’universo canterà di me, fate in modo che non se lo dimentichino.

Mio padre era un cavaliere e mi ha tramandato tramite i suoi amici gli antichi valori, mi ha lasciato un monito da tramandare alle generazioni future…ora spetta al nostro ragazzo continuare l’eredità di famiglia, e se lo farà al fianco di suo padre sono certa che farà cose meravigliosamente fantastiche.”

“Luna.” “Mamma.” – dicemmo in contemporanea io e mio padre con la voce rotta dalla commozione. Poi notai qualcosa di strano…l’energia vitale (o chiamatelo cosmo se volete) di mia madre si stava abbassando notevolmente, segno che lei se ne stava andando pian piano.

Il Dottore mi guardò..il suo sguardo fisso mi provocava un certo senso d’inquietudine.

“Vieni qui ragazzo.” – disse dolcemente continuando a stringere a se mia mamma.

Io involontariamente mi avvicinati, come attratto da una potente forza gravitazionale. Ero diffidente, ma mi sentivo come se quello fosse il mio posto…accanto ai miei genitori.

Mi sedetti accanto a mia madre, le strinsi la mano, le baciai i capelli e tornai a guardare quell’uomo.

“Come ti chiami?” – mi chiese curioso.

“Orion.”

“Hai scelto un bellissimo nome mia cara, mi ricorda quando abbiamo visitato la costellazione di Orione. N’eri totalmente innamorata, ad essere onesto ne ero un po’ geloso.” – disse scherzosamente.

“Lo so. Quando ho stretto il nostro piccolo miracolo per la prima volta ho rivissuto quei momenti. È per questo che l’ho chiamato così. Lo spazio e il tempo…noi due insieme fusi in unico essere.”

“Hai ragione…noi due uniti in eterno.”

“Due storie in una…ma lui è anche una storia a sé.”

“Parole sante amore mio.” – poi guardò il figlio e disse – “Orion.”

“Sì?” – risposi confuso.
”Vieni qui, fatti abbracciare dal tuo stupido e vecchio padre.” – e mentre con un braccio stringeva a sé mia mamma, con l’altro mi invitava ad unirmi a quell’abbraccio.

Con il groppo in gola e le lacrime che minacciavano di scendermi mi avvicinai di più a loro. Entrambi mi abbracciarono e in quel momento mi sentii davvero completo e felice. Non so per quanto durò ma ad un certo punto mia madre si spostò per baciarmi sulla testa, baciò sulle labbra mio padre (che ricambiò con lo stesso sentimento e trasporto) e poi appoggiò la testa sul petto del Dottore.

All’improvviso uno strano suono ridestò me e mio padre…uno strano bip prolungato e fisso…di scatto voltammo la testa verso la macchina che monitorava il battito cardiaco di mia mamma. Una linea retta ed uno 0 rosso apparvero inquietanti sullo schermo. Sotto shock ci guardammo negli occhi e lentamente, con terrore e disperazione, spostammo lo sguardo verso di lei. Mia mamma, la mia adorata e amata mamma stava ferma e sorridente con gli occhi chiusi e la testa appoggiata al petto del suo amato. Sembrava che dormisse, come se di fosse addormentata serenamente.

Cercai disperatamente di percepire il suo cosmo o la sua energia vitale…nulla…non sentivo nulla. Ero sconvolto mentre immobile fissavo mio padre scuotere mia madre nel tentativo di svegliarla. Lui la chiamava disperato, la supplicava di non lasciarlo, di tornare da lui…da noi. Niente. Lei se n’era andata, serena tra le braccia di chi amava. Non aveva sofferto, non c’erano tracce di dolore sul suo volto, solo la più assoluta pace e felicità.

Medici e infermieri entrarono spingendo me e mio padre lontano da lei nel tentativo di rianimarla. Io non opposi resistenza, mio padre invece inveiva e si dimenava nel tentativo di tornare dalla sua amata. Io ero completamente paralizzato come se quello che stava accadendo non mi riguardasse.

Quando dichiararono ufficialmente che mia madre era morta, ci fecero le condoglianze e se n’andarono. Non so cosa mi spinse a voltarmi verso mio padre, ma lo feci. Come uno zombi, barcollante e piangente, lui si avvicinava a lei, la ricopriva con cura e dolcezza come se stesse solo dormendo, la strinse nuovamente a sé tra lacrime e il nome di mia mamma ripetuto all’infinito. Le emozioni che emanava, il dolore e la disperazione, erano così forti che come un pugno allo stomaco mi costrinsero ad inginocchiarmi al suolo.

Non mi resi neanche conto che stavo piangendo…poi accadde, realizzai di colpo l’accaduto, appoggiai le mani a terra e chiudendo gli occhi scoppiai a piangere. Ora ero davvero solo…lei non c’era più, il fato me l’aveva portata via per sempre. Non avrei più sentito la sua dolce voce carica di amore materno, non l’avrei più vista ogni giorno brillare di energia vitale e gioia, non avrei più potuto vegliare su di lei mentre dormiva, per proteggerla solo in quel breve tempo da tutto e tutti come lei faceva sempre con me. Tutto era svanito in un istante…volevo provare altre emozioni oltre al dolore, ma non ci riuscivo, potevo solo piangere disperato e chiamarla.

Poi accadde qualcosa d’inaspettato…sentii qualcuno che mi stringeva forte a sé e mi massaggiava la schiena. Alzai per un istante la testa ed incontrai il volto rigato dalle lacrime e gli occhi colmi di dolore di mio padre. Non so come o perché ma mi aggrappai al colletto della sua giacca, nascosi il volto sul suo petto e piansi come un bambino disperato. Per quanto possibile lui cercò di infondermi una forza che nemmeno lui stesso possedeva.

“Piangi Orion, sfogati, lascia scorrere il dolore. Io sono qui, non preoccuparti, sfoga il tuo dolore su di me.” – mi ripeteva abbracciandomi forte.

Io lo assecondai, visto che non avevo energie per fare altro…un enorme vuoto stava colmando il mio cuore e la mia anima. Lasciai che tutto scorresse con le mie lacrime e la parola mamma ripetuta come un pazzo.

 

…Continua…

   
 
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