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Autore: MaryFangirl    23/06/2017    6 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction è una traduzione dall'inglese all'italiano. Il permesso di tradurre e pubblicare la storia è tra i commenti della fanfiction originale.

 

Titolo originale: Tomboy no more

 
Dojo demolito. Vestito rovinato. Speranze distrutte. Lacrime versate.
Ma non a lungo; non era mai stata una che piangeva. Aveva imparato fin da piccola che le lacrime non cambiavano nulla. Il dolore che avvertiva non andava via. Le persone che aveva amato, rimanevano morte. Ma si consentiva sempre di piangere se giungevano le lacrime.
Sapeva di essere melodrammatica, ma una ragazza era autorizzata ad essere emotiva quando il suo matrimonio veniva distrutto. Giusto? Aveva voluto arrabbiarsi; era molto più brava a gestire la rabbia che la tristezza. Ma il suo noto temperamento era fugace ultimamente. Dopotutto, la morte o l'essere quasi morta cambiavano una persona. Non le era ancora chiaro cosa fosse accaduto quel giorno. I suoi ricordi dopo aver afferrato il Kinjakan erano nebulosi. L'unica cosa che poteva ricordare chiaramente era Ranma che le diceva che le amava. Ma l'aveva negato, quindi aveva relegato tutta la vicenda a un sogno, un'illusione creata da una seria disidratazione e dalla sensazione di essersi svegliata fra le braccia di Ranma. Avrebbe dovuto sapere che era stato troppo bello per essere vero, solo nelle sue fantasie Ranma le dichiarava il suo amore.
Akane roteò gli occhi al cielo, lo stava rifacendo. -Ok, basta fare la drammatica- si promise asciugandosi le lacrime.
Era scappata dal matrimonio disastroso non appena fu in grado di togliersi Happosai di dosso e mentre Kuno era focalizzato sulla sua dea col codino, ignorandola. S'intrufolò nella sua stanza dopo aver faticato molto per tirare, strattonare e strappare per togliersi il vestito. Fu solo allora che ebbe la possibilità di vedere la reale entità del danno inflitto a quello che un tempo era stato un abito bianco. Il vestito era coperto di fuliggine a causa delle bombe che le erano state lanciate addosso, c'era uno squarcio dovuto al fatto di essere stata troppo vicina ai movimenti di Kuno con la sua katana, un po' di torta era spiattellata a casaccio per via dei tentativi infantili della signorina Hinako di divorarla, e la decorazione di perline del corsetto erano strappate dopo che Happosai aveva cercato di molestarla. Lo guardò tristemente prima di buttarlo in un angolo. Era impossibile ripararlo con tutti quei danni, senza contare l'odore di fumo che ancora si diffondeva dall'angolo dove aveva gettato l'abito. Andava tutto bene, l'avrebbe buttato via alla prima occasione; non voleva avere qualcosa che le riportasse alla memoria quel giorno.
Rimase nella sua stanza da quel momento, a pensare. Dopo aver finito di piangere, aveva seriamente iniziato a pensare alla propria situazione. Era più difficile di quanto sembrasse, perché doveva analizzare i sentimenti che avrebbe normalmente evitato di considerare. Giunse alla realizzazione di non avere più idea di cosa volesse. Quindi la sua prima priorità era di porsi alcune semplici domande.
Amava Ranma? Sì.
Voleva sposare Ranma? Sì.
Voleva sposarsi subito? No.
Rispondere onestamente a quelle domande non fu così difficile come avrebbe potuto pensare. Ora non doveva fare altro che capire cosa tutto ciò significasse.
Aveva meno controllo sulla propria vita di quanto volesse ammettere e se voleva un futuro con Ranma, le cose avrebbero dovuto cambiare. Ranma aveva ancora altre due fidanzate e un'illusa stalker tra cui poter scegliere. O, se avesse davvero voluto, avrebbe potuto andarsene e scegliere una persona nuova. Ma alla fine, era una sua scelta e non qualcosa che lei avrebbe potuto controllare.
E cosa sarebbe accaduto se avesse scelto lei? Lei avrebbe voluto stare ancora con lui se l'avesse scelta solo per senso del dovere? Sarebbero stati felici se si fossero sposati in quel modo?
Aveva sperato che si sarebbero sposati perché si amavano, non solo per un accordo tra i loro genitori. Ma sapeva che se l'avesse scelta solo perché si sentiva obbligato, lei non sarebbe stata abbastanza forte da andarsene. Avrebbe voluto qualsiasi cosa lui fosse stato disposto a darle. E se ciò la rendeva un po' patetica, beh, non c'era molto che potesse fare per cambiare i propri sentimenti al momento.
Tuttavia, l'idea della loro relazione che si specchiava con quella dei genitori di lui la terrorizzava. Non avrebbe mai voluto che lui se ne andasse prendendo il loro bambino per addestrarlo per dieci anni, o nemmeno per un anno. Quella sarebbe stata una questione sulla quale doveva essere risoluta. E se lui fosse stato felice durante il matrimonio, forse non sarebbe stato tentato ad andarsene.
Quindi avrebbe fatto tutto il necessario per renderlo felice quando, e se, si fossero sposati.
Ma non era un male se avesse tentato di renderlo felice prima del matrimonio. Dargli l'opportunità di scegliere qualcuno che amava. Sarebbe stata la parte più difficile, farsi da parte e osservarlo trascorrere il suo tempo, con la possibilità che la scegliesse, con un'altra persona. Però l'avrebbe fatto; glielo doveva dopo tutte le volte in cui lui l'aveva protetta.
E nel frattempo, se davvero voleva renderlo felice dopo il matrimonio, avrebbe lavorato per se stesso. E se possibile, avrebbe posto rimedio a una parte della follia che sembrava aggredirli da ogni angolo. Era giunto il momento di smetterla di ribellarsi a ogni cosa. Doveva stilare qualche piano.
 
 
 
La cena dai Tendo fu silenziosa quella sera. Gli eventi della giornata avevano toccato ogni membro della famiglia in maniera diversa. I padri stavano bevendo fino ad intorpidirsi, lamentando il fatto che i loro eredi non si sarebbero mai sposati e le loro scuole non si sarebbero mai unite. Nodoka era accigliata mentre mangiava, parzialmente in risposta alle pagliacciate del marito e del suo migliore amico e parzialmente per la distruzione del dojo. Kasumi era lievemente corrucciata e ciò rovinava il suo consueto viso sereno. Era stanca del fatto che la sua bellissima casa, la casa per la quale dedicava tanto amore ed energia, venisse distrutta da una situazione bizzarra dopo l'altra. Ranma era silenzioso e mangiava automaticamente, lo sguardo di tanto in tanto ricadeva sullo spazio vuoto accanto a sé. La sua mente era piena di troppi pensieri e il suo cuore era invaso da troppe emozioni per poter comprendere tutto. Solo Nabiki sembrava imperturbata da tutto ciò che era accaduto in precedenza.
Akane non era scesa per la cena. Aspettandosi ciò, Kasumi aveva preparato un vassoio per lei. Dopo aver servito il resto della famiglia, Kasumi portò il vassoio al piano di sopra e bussò alla porta di Akane. Dopo aver ricevuto l'attesa risposta da Akane, "Non ho fame", Kasumi era entrata silenziosamente, posando il vassoio sulla scrivania e uscendo così com'era entrata.
Dopo cena, Ranma corse verso il suo posto preferito per pensare: il tetto. Amava stare lì sopra. Era silenzioso e la vista incontrastata delle stelle gli ricordavano la sua infanzia piena di notti di campeggio durante i lunghi viaggi d'addestramento.
Ranma non aveva idea di come tutto nella sua vita fosse passato dall'essere bizzarro ad essere davvero dannoso. Negli ultimi due anni, si era abituato alle cose sempre più strane che gli capitavano. Ma questo era troppo. Sapeva di non essere bravo a mostrare apprezzamento ma era sinceramente grato ai Tendo per tutto ciò che avevano fatto per lui. La casa che condividevano con lui era l'unico posto che avesse mai avvertito davvero come 'casa'. Una casa che avrebbe potuto essere distrutta quel giorno, quasi come quella in cui sua madre aveva vissuto da quando era bambino.
Ranma era sempre stato un ragazzo amichevole, che perdonava i nemici quasi immediatamente dopo che la battaglia era finita. Ma questa volta, i suoi 'amici' avevano oltrepassato il limite. Qualcosa doveva cambiare.
 
 
 
Il lunedì mattina giunse in fretta. Akane aveva indossato la sua tuta e si era alzata ancora prima che la sveglia iniziasse a squillare. Sapendo di avere un po' più tempo del solito, aveva aggiunto un chilometro in più al suo giro. Adorava le sue corse mattutine; il suono ritmico dei piedi che calpestavano il suolo era musica per le sue orecchie e le endorfine erano come balsamo per la sua anima. Tutto sembrava sempre un po' migliore dopo una bella corsa mattutina. Raggiungendo casa, diminuì il passo e iniziò a darsi una calmata. Fermandosi appena dentro il cancello, stirò i muscoli. Facendo un profondo respiro, sorrise udendo un tonfo nel laghetto e una sequenza di volgarità a seguire. Non ancora disposta a vedere Ranma, s'intrufolò in casa e si diresse in bagno. Si sentiva un po' codarda a muoversi in modo così furtivo. Specialmente visto che era uscita il giorno prima dopo aver lasciato un biglietto a Kasumi in cui diceva che sarebbe rimasta fuori. Ma voleva un altro po' di tempo per se stessa e un bel bagno era esattamente ciò che le serviva per completare la corsa.
Dopo aver trascorso più tempo del solito a badare al proprio aspetto e aver indossato la divisa scolastica, si guardò allo specchio. Compiaciuta di ciò che vedeva, si indirizzò un lieve cenno incoraggiante, e si preparò prima di scendere e incontrare la sua famiglia. Oggi il suo piano sarebbe cominciato e incrociò le dita, sperando che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
 
 
Dopo la sveglia improvvisata e la sessione di lotta vicino al laghetto, Ranma aveva fatto un bagno e si era affrettato a prepararsi. Non aveva visto Akane per tutta la giornata precedente ed era ansioso di parlarle. Si era intrufolato in camera sua la sera prima mentre dormiva, soltanto per vedere se stesse bene, ma gli mancava trascorrere del tempo con lei. Non sapeva se Akane stesse pensando di andare a scuola quel giorno, ma era sicuro che l'avrebbe fatto; non era mai stata una che evitava i problemi. Ranma era determinato a essere puntuale, per non darle ragione di essere contrariata con lui. Scendendo le scale, fu contento di vedere che era seduta al suo solito posto e aveva già cominciato la colazione.
"Giorno" salutò tutti e si sedette con cautela accanto a lei, lanciandole un'occhiata di sbieco.
Akane lo guardò e gli sorrise lievemente, "Buongiorno, Ranma"
Sollevato di vederla cordiale nei propri confronti, sorrise a sua volta e iniziò a mangiare di gusto. Quando tutti a parte Soun, Ranma e Akane ebbero lasciato il tavolo, il patriarca dei Tendo annunciò che non ci sarebbe stato alcun matrimonio finché fossero persistite le altre relazioni.
Serrando i denti, Akane buttò fuori che era Ranma a dover prestare attenzione e che quella questione riguardava lui. Immediatamente si pentì del commento, pensando -Questo è esattamente il tipo di cose che devo smettere di fare.-
Ranma avvertì tensione da parte di Akane alla parola 'matrimonio' ed era pronto a dire a Soun di andare a quel paese quando Akane scattò. Non le parlava da quasi due giorni e rimase ferito per il fatto che quella fosse la prima cosa che avesse deciso di dirgli. Agendo per istinto e per abitudine, lui ribatté a sua volta, e non ne fu fiero.
Vergognandosi leggermente di loro stessi, entrambi se ne andarono il più velocemente possibile.
Mentre camminavano verso la scuola, Ranma aveva optato di passeggiare accanto alla sua fidanzata e non sulla recinzione, come al solito. Sapeva che non potevano evitare l'argomento per sempre e voleva approfittare al meglio dei pochi momenti in cui erano da soli.
"Ehi, Akane?"
"Sì, Ranma?"
"Io...io volevo solo chiederti scusa" disse Ranma impacciato iniziando a sfregarsi dietro il collo.
Akane inclinò il capo e aggrottò le sopracciglia. "Scusa? Per cosa?"
"Beh, lo sai. Per il casino del matrimonio"
Akane sospirò e si rese conto che era una cosa che faceva parecchio ultimamente e, ovviamente, ciò le fece venir voglia di sospirare di nuovo. Resistendo all'urgenza, gli sorrise appena, "Va tutto bene. Davvero, non hai niente per cui devi scusarti. Se non altro, dovrei essere io a scusarmi con te"
Basito, Ranma vacillò; Akane si stava scusando con lui?
"Non mi ero resa conto che i nostri genitori volessero costringerti a sposarti. Quando sono venuti da me con l'idea del matrimonio, ho pensato – beh, loro l'avevano fatto sembrare – che tu fossi d'accordo. E visto che pensavo avessi detto...quello che avevi detto a Jusendo, ho concordato. Ovviamente, avevo torto"
Ranma sapeva che aveva torto come sapeva che non lo aveva. Non aveva realmente detto che l'amava ad alta voce, ne era sicuro. Ma sapeva di averlo pensato – di averlo avvertito – con ogni fibra del suo essere. Solo che non sapeva come lei avesse potuto sentirlo. E quando gli aveva chiesto così apertamente se lui l'amasse, si era bloccato. Non era mai stato bravo a esprimere i sentimenti e aveva fatto ciò che gli riusciva meglio: negare. Forse quello sarebbe stato un buon momento per confessare tutto e spiegare...
Dopo aver camminato in silenzio per un po' senza chiaramente aver ricevuto risposta da Ranma, Akane continuò, "Probabilmente dovrei scusarmi per un'altra cosa, avrei dovuto dirti della Nan Ni Chuan non appena l'avevo scoperto" Akane si morse il labbro inferiore e s'impedì di piangere. "Mi sento malissimo al pensiero che tu abbia perso la cura e se te l'avessi detto, allora...allora avresti potuto prenderla in tempo"
Distolse lo sguardo, evitando quello di lui. Se non altro, quella era l'unica cosa per la quale si sentiva davvero male. Non aveva mai voluto intromettersi fra Ranma e la sua cura.
"E' ok, Akane. Penso di averlo accettato. Cioè, voglio la cura e sono sicuro che arriverà, prima o poi. Sai, dovrò solo riprovarci" disse lui scrollando le spalle.
Akane era attonita. La cura era l'unica cosa che Ranma aveva voluto fin da quando l'aveva incontrato e ora si limitava a liquidare quel fallimento. Non sapeva davvero cosa pensare.
"Uhm...Akane?"
"Sì?"
"Sei...voglio dire, sei un po' diversa oggi"
Akane alzò un sopracciglio al suo commento mentre lui aggiunse rapidamente, "Non che ti stessi fissando o altro"
"Non sto bene?"
"No! Voglio dire, stai be...uh...sei diversa" terminò debolmente.
Akane arrossì lievemente, contento che Ranma avesse notato lo sforzo extra che aveva fatto per prepararsi al mattino.
Durante il tempo trascorso da sola, aveva pensato davvero bene alle cose che Ranma le aveva detto. Aveva sempre pensato che Ranma si comportasse da stronzo quando le diceva che non era sexy o faceva altri commenti sulla sua figura e alla fine accantonava sempre quei commenti. Ma se lui li avesse detti sul serio? La frequenza delle sue rimostranze dava credito al fatto che fossero vere.
Quindi la prima parte del suo piano era accettare il proprio aspetto. Sapeva che c'era poco da fare a riguardo; non aveva il controllo su quanto fossero cresciuti i suoi seni. Si allenava sempre e la sua pancia era più slanciata e tonica che mai. In realtà apprezzava i propri fianchi, pensava le dessero un aspetto più sinuoso. Alla fine, Akane aveva deciso di concentrarsi su quello che poteva cambiare e quel mattino si era assicurata di passare un po' più tempo alla cura di se stessa. Invece di limitarsi a dare una spazzolata, aveva acconciato i capelli, aggiungendo volume e un bel fermaglio di lato. Pur non essendo una che di solito si truccava, aveva aggiunto un po' di fard, ombretto e mascara, enfatizzando gli zigomi e attirando più attenzione sui suoi occhi già grandi e sulle ciglia folte. Infine, aveva applicato uno strato molto sottile di un lucidalabbra chiaro che aveva ricevuto da Nabiki a Natale, e aveva pensato che desse un tocco grazioso al tutto. Non era abituata a certe cose ma pensò di aver realizzato un lavoro abbastanza decente.
Il suono di una campanella molto familiare la salvò dal pensare a qualcosa da dire. Gemendo, si preparò a dover affrontare l'arrivo della voluttuosa amazzone con dei profondi respiri.
"Ai ren!"
Shan Pu volò dalla vici e atterrò di fronte a Ranma, saltandogli immediatamente addosso e iniziando a strofinarsi contro di lui.
Akane fece un passo avanti, pronta a prendere a pugni qualcuno – chiunque, in realtà – prima di fermarsi. Fece un paio di profondi respiri prima di indietreggiare.
"Akane...non è...dannazione! Vuoi smetterla!"
Già allontanandosi, Akane esclamò, "Io vado avanti, Ranma" e si rifiutò di guardare indietro. Era l'altra parte del suo piano, quella veramente difficile.
Finalmente era giunta alla realizzazione che Ranma le diceva che non era carina ma ciò aveva poco a che fare col suo aspetto e aveva invece tutto a che fare col suo atteggiamento. Odiava che lei saltasse alle conclusioni e lo colpisse prima di capire cosa stesse realmente accadendo. Era vero, lo trovava in un SACCO di posizioni compromettenti ma dopo che lui si spiegava, gli scenari avevano sempre una ragione assurda ma razionale. Okay, forse non razionale, ma c'era sempre una ragione per le sue azioni. Sussultava ogni volta che lo ricordava addosso alla signorina Hinako.
Per rimediare al problema, Akane aveva deciso di cercare di essere più comprensiva e di dargli spazio per trascorrere più tempo con le altre ragazze. Poteva ammettere che Ukyo avesse una vera 'rivendicazione' visto che Genma aveva accettato la sua dote. Le pretese di Shan Pu erano meno valide per i costumi giapponesi ma Ranma aveva mostrato un certa attrazione per lei in passato ed era rimasto suo amico; quindi non poteva essere esclusa come potenziale partner. Kodachi, d'altro canto, viveva nel suo mondo. Ranma aveva sempre dimostrato antipatia per lei ma se avesse deciso di voler spendere del tempo con quella matta, non l'avrebbe fermato. Avrebbe, tuttavia, avuto dei dubbi sulla sua sanità mentale.
Nonostante odiasse l'idea, era possibile che lui fosse interessato a una o più di loro. Se avesse deciso con chi voleva stare, lei avrebbe dovuto dargli l'opportunità di fare una scelta consapevole. Quindi, si sarebbe fatta da parte tentando di non reagire in modo sproporzionato. Ma non per questo doveva piacerle.
Camminò pesantemente verso la scuola, sperando che il resto della mattinata fosse migliore. Il suo cuore colò a picco mentre si avvicinava all'edificio e udiva le grida ormai inconsuete.
"Sta arrivando!", "State tutti pronti!", "Akane, amore mio, esci con me!", "Akane, lascia che ti dimostri il mio amore!"
Akane aveva temuto che ciò sarebbe successo, che il matrimonio fallito sarebbe stato un segno per tutti che, in qualche modo, il loro fidanzamento era finito. Sapeva esattamente cosa doveva fare. Con un profondo respiro, corse verso il gruppo di ragazzi vestiti assurdamente che brandivano 'armi' e che si ritrovarono a volare fuori dai cancelli mentre avanzavano verso di lei.
 
 
 
Ranma osservò Akane allontanarsi, senza disturbarsi di guardarlo. Prima, era scesa...beh, con quell'aspetto. Akane era sempre stata una ragazza molto attraente e attirare più attenzione al suo viso già bellissimo sembrava ingiusto. Riceveva già fin troppa adorazione, e a parer suo, in quel modo avrebbe avuto dei guai. Non che gli dispiacesse guardare. Poteva ammettere di volerla guardare. Ma sapeva di non essere l'unico, e dannazione, era l'unico che avrebbe dovuto farlo!
Poi lei si era scusata. L'aveva già fatto in precedenza ma di solito c'erano un sacco di fraintendimenti, grida, e violenza fisica prima che ciò accadesse.
E ora? Ora, lo stava lasciando intrappolato nei tentacoli di un polpo umano? A cosa stava pensando?
L'ultimo pensiero riportò Ranma alla sua attuale situazione. Shan Pu aveva approfittato del suo momento di confusione per continuare a stargli addosso, la sua mano destra correva lungo il suo corpo e stava per raggiungere un'area che lui non voleva certamente che lei toccasse.
"Togliti!" gridò e lo enfatizzò strattonandole la mano, allontanandola dal proprio corpo mentre si liberava dalla sua presa.
"Cosa c'è che non va, ai ren?" chiese Shan Pu, con quello che pensava fosse un broncio civettuolo. Si avvicinò a lui, i fianchi che ondeggiavano esageratamente mentre miagolava, "Passa la giornata con Shan Pu, ti darò un assaggio di luna di miele"
"Piantala, Shan Pu. Non volevo quello che avevi da offrire a Jusendo e non lo voglio adesso!"
Ranma scappò prima che lei avesse l'opportunità di stringere gli occhi e volò verso la scuola, sperando di raggiungere Akane. Si affrettò quando udì delle grida e quella che sembrava una fuga precipitosa.
-No, non può essere. Non possono essere così stupidi- pensò. Raggiungendo la folla, realizzò esattamente cosa stava succedendo ed esaminò ogni angolo alla ricerca della fidanzata. -Se qualcuno la tocca con un dito...-
Il suo pensiero fu interrotto quando la notò di tre quarti in mezzo alla folla. Curioso, si fermò e vide che non stava lottando. Si abbassava e si spostava evitando ogni attacco che le veniva lanciato. Si guardò intorno e vide che non c'era un solo ferito. Di norma, il cortile sarebbe stato pieno di corpi gementi e k.o, con attrezzature sportive rotte tutt'intorno. Ma davanti a lui c'era un mare di adolescenti confusi.
Voltandosi, fu impressionato mentre la osservò incrociare il suo cammino con quello che rimaneva dei suoi 'spasimanti'. Quando raggiunse la cima dei gradini per entrare a scuola, si fermò brevemente per lisciarsi il vestito e sistemarsi i capelli per poi entrare all'interno delle doppie porte, senza preoccuparsi di guardare le facce sorprese che riempivano il cortile. Come i suoi compagni, Ranma rimase lì stupito e confuso, insicuro di cosa fare in quella situazione.
 
 
 
Akane era arrabbiata, frustrata e irritata. Di norma, questo l'avrebbe portata a colpire la persona o le persone che l'avevano offesa e verso le quali la sua ira era diretta. E ne aveva ogni diritto, visto che l'avevano attaccata! Ma ciò sarebbe stato solo un danno per lei. Fu contenta che non ci fosse nessuno a vederla mentre lanciava le scarpe da passeggio nel bugigattolo per poi sbattere e chiudere la porta dell'armadietto. Era un modo davvero minimo per eliminare un po' dello stress che stava rapidamente accumulando e se lo godette. Si meravigliò che la sua mattinata perfettamente adorabile si fosse trasformata in uno schifo tanto velocemente. In nome del cielo, le lezioni non erano neanche cominciate!
Akane si diresse in classe e si accomodò al suo banco. Per calmarsi utilizzò deliberatamente il suo tempo per posare tutto sul banco e per ordinare ogni cosa efficacemente; i compiti sull'angolo, pronti ad essere aperti, il libro al centro, insieme alla matita e al quaderno.
"Stai bene?"
Sollevando lo sguardo, vide le due amiche d'infanzia che la guardavano preoccupate. "Sì, sto bene"
"Mi dispiace. Avevo davvero sperato che non reagissero così" disse Yuka con comprensione.
Akane scrollò le spalle. Aveva trascorso la maggior parte del giorno precedente con Yuka e Sayuri. Durante quel tempo, Yuka le aveva detto che alcuni ragazzi stavano già considerando il matrimonio fallito come segno che il fidanzamento di Ranma e Akane fosse rotto. Sayuri aveva poi considerato che avrebbero potuto ricominciare a sfidarla per ottenere il 'diritto' di uscire con lei. Akane non aveva voluto pensare che fosse vero ma ovviamente era stata un po' troppo ottimista sull'intelligenza collettiva dei ragazzi.
"Vorrei davvero che avessi avuto torto, ma almeno non sono sorpresa"
"Allora, Akane, com'è stato lì fuori?" chiese Sayuri.
"Sì, perché non li hai gonfiati tutti?" intervenne Yuka.
"Dopo essere tornata a casa, mi sono resa conto di aver gestito la situazione nella maniera sbagliata fin dall'inizio. Ero così arrabbiata quando le 'sfide'" utilizzò le mani per simbolizzare le virgolette in modo da sottolineare il concetto, "sono cominciate. Ero così arrabbiata che ho solo dato retta al mio istinto per batterli tutti. Volevo che capissero che non ero qualcosa che si può vincere. Non ha funzionato; hanno continuato ad attaccare finché non è arrivato Ranma. Ieri, ho finalmente capito che continuavano ad attaccare perché io acconsentivo. Battendoli, essenzialmente accettavo tutte le loro sfide. Quindi ho capito che l'unico modo per fermarli è ignorarli. Ed è quello che ho fatto"
"Ma aspetta, non fa parte di qualche codice dell'artista marziale accettare tutte le sfide?"
Akane fece una smorfia. "Solo se sei Ranma. È mio dovere accettare tutte le sfide per il dojo, per dimostrare la forza della palestra o per proteggerla, come con quello sfidante l'anno scorso. Devo anche accettare le sfide per il mio onore personale e la mia forza in quanto artista marziale, come quando Shan Pu mi ha sfidata. Quegli idioti che mi sfidano per uscire con me non hanno niente a che vedere con tutto ciò, quindi da adesso rifiuterò tutti le sfide di questo genere. Inoltre, la maggior parte di quegli imbecilli non sono artisti marziali e non hanno il diritto di sfidarmi. E i pochi artisti marziali non sono nemmeno al mio livello"
Sia Yuka che Sayuri ghignavano.
"Oh, i ragazzi ODIERANNO questa cosa"
Akane fece spallucce. "Non è un mio problema"
"Quindi, ti limiterai ad evitarli tutte le mattine?"
"Penso che possa funzionare per molti di loro, ma Kuno? Non ti renderà facile il fatto di ignorarlo"
"Lo so. Ci ho pensato" era la parte del piano che la seccava davvero. "Dovrò richiedere l'aiuto di Ranma"
Entrambe le sue amiche spalancarono gli occhi per lo shock. "Lo so, lo so. Di norma, non vorrei che combattesse le mie battaglie, ma non vedo come possa funzionare altrimenti. E ammettiamolo, non penso sarebbe difficile per Ranma avere un'altra ragione per battersi con Kuno. Oltretutto, potrebbe esserci un altro vantaggio"
"Quale?"
"Sapete che Kuno mi chiama sempre, la sua forte tigre? Beh forse, solo forse, perderebbe interesse per me se smettessi di essere così accanita. Cioè, tutto il casino è iniziato quando l'ho battuto in palestra quel giorno. Non volevo nemmeno che il sensei mi chiamasse per dover dare una dimostrazione del genere! Sul serio, se avessi saputo il caos che si sarebbe propagato, non avrei accettato il match"
"Mmh, suppongo possa essere vero. È Kuno, cosa gli passi per la testa è un mistero per tutti"
Ridacchiarono tutte al commento di Sayuri. Notando che la campana stava per suonare, le due amiche si spostarono ai loro banchi. Akane si raddrizzò e guardò in avanti, ignorando tutte le occhiate curiose che giunsero verso di lei e non salutando affatto Ukyo quando la guardò. Come al solito, Ranma si sedette non appena la campana suonò.
Ranma si annoiò completamente durante la lezione d'inglese della signorina Hinako. La sua capacità di attenzione era ancora più ridotta del solito a causa degli attacchi del mattino. Non poteva credere che i ragazzi avessero ricominciato con quella scemata! Pensava che fossero suoi amici...beh, alcuni di loro, perlomeno. Però fu davvero contento di vedere che Daisuke e Hiroshi non avevano fatto parte della folla.
Dopo aver raggiunto la scuola e aver visto che Akane era entrata sana e salva, aveva cominciato a fare domande (gli altri ragazzi avrebbero parlato di grida e di ordini). Aveva rapidamente ascoltato la storia, dopo aver lasciato qualche plausibile bozzo sulle mura intorno alla scuola.
Quegli idioti pensavano che il fidanzamento tra lui e Akane fosse rotto, invalidato, annullato, etc etc. Non era riuscito a capire il perché finché non capì che avevano scoperto che lui essenzialmente si era rifiutato di sposarlo. Non aveva idea di come quel brandello di informazione fosse fuggito ma suppose che Nabiki si era messa duramente all'opera quel fine settimana per un bel po' di grana.
Era vero, si era rifiutato di sposarla, quel giorno. Non significava che volesse rinunciare al loro fidanzamento; NON sarebbe successo. Doveva solo scoprire come far capire a quei bastardi che non avevano il permesso di toccare Akane. In alcun modo. Ranma aveva trascorso il resto dell'ora a immaginare modi creativi per convincere quei delinquenti a lasciar perdere le loro inutili, stupide, idiote, senza senso, patetiche cotte per Akane! Nessuno di loro aveva capito che non avevano alcuna possibilità con lei? Solo a pensarci, Ranma si irritava.
Si rese conto che si stava lasciando trasportare quando ridusse l'angolo del banco in polvere. Diverse persone gli lanciarono occhiate diffidenti mentre tentavano di allontanare i banchi da lui. Ignorandoli, mantenne le mani sulle gambe per il resto dell'ora e provò apaticamente a concentrarsi sulla lezione. Non appena la campana suonò, Ranma se ne andò velocemente per un po' di necessaria aria fresca.
Akane, d'altro canto, aveva deciso di pranzare all'interno. Voleva evitare la possibilità che qualcuno la sfidasse durante l'ora di pranzo. Mangiò perlopiù da sola e in silenzio. Yuka e Sayuri si erano candidate volontarie per spargere la voce sul rifiuto di Akane di accettare qualsiasi sfida riguardante la sua vita personale. Fu interrotta un paio di volte da persone che volevano verificare l'autenticità delle nuovi voci. Per una volta, dovette essere grata ai pettegolezzi del liceo per essere riusciti a disseminare l'informazione così rapidamente. Persino Nabiki era giunta per conoscere tutti i dettagli, scrivendoli sul suo 'quaderno' e aggiornando qualsiasi stranezza avesse lì dentro. La conversazione con Nabiki l'aveva lasciata depressa e fu contenta quando l'ora di pranzo ebbe termine e le lezioni cominciarono così da aver qualcos'altro su cui focalizzarsi. Quel pomeriggio, Akane era tornata a casa da sola. Riuscì a passare inosservata a Ranma che era impegnato a parlare a dei ragazzi. Era emotivamente esausta dopo la lunga giornata in cui aveva tentato di controllare il suo temperamento e in cui aveva dovuto gestire le conseguenze del matrimonio. Tutto ciò di cui aveva bisogno era qualche minuto di quiete per ricomporsi. C'erano cose che doveva portare a termine e le occorreva il suo solito buon amore se voleva avere successo. Sollevò lo sguardo quando notò che la nuvola sopra la sua testa sembrava muoversi insieme a lei. Era stata una giornata perfettamente serena e si domandò se non fosse in arrivo uno degli improvvisi diluvi di Nerima. Gemette rendendosi conto che decisamente quella che stava guardando non era una nuvola. La larga e molto bizzarra figura di Collant Taro atterrò di fronte a lei. Ricordando il loro primo incontro, Akane adottò una linea leggermente difensiva in caso lui avesse in programma un altro rapimento. Per sua sorpresa, tirò fuori un thermos dalla cintura fatta di collant attorno alla vita. Quando lei capì cosa voleva fare, chiuse gli occhi.
"Ehi, dov'è il finocchio?"
Le sopracciglia di Akane si alzarono mentre fissava il nuovo interlocutore. -Come ha fatto a rimettersi i vestiti così velocemente? E perché non ho mai pensato di portarmi dietro un thermos di acqua calda in caso Ranma ne avesse bisogno?-
Ancora irritata per gli eventi precedenti, Akane replicò acidamente, "Beh, ciao, e buon pomeriggio anche a te, Taro. Sto bene, grazie per averlo chiesto. Dove sei stato?"
Collant Taro si limitò a roteare gli occhi e a muovere la mano con aria sprezzante, prima di dire, "Sì, sì. Sai dov'è quel travestito o no?"
La pazienza che diminuiva, la vena sulla fronte di Akane iniziò a pulsare. Stringendo i denti, lanciò un'ultima occhiataccia a Collant prima di girargli intorno e procedere verso casa.
Pur non essendo l'uomo più dotato di spirito d'osservazione, persino Collant riusciva a capire che quella ragazza era turbata. Sfortunatamente per lui, non era proprio una cima, e procedette nel chiedere, "Perché hai le penne tutte arruffate, pollastrella?"
Akane si fermò a poca distanza da lui. Fissandole la schiena, lui la vide irrigidirsi, il suo capo abbassarsi e l'aura battagliera più abbagliante. Collant fece un cauto passo indietro mentre Akane si girava e restrinse la distanza tra loro. Toccandogli il petto con l'indice, inveì, "Non so con chi pensi di avere a che fare visto che mi parli in quel modo. Non ti è mai venuto in mente che potresti ricevere aiuto se fossi GENTILE con le persone? No, ovviamente no! Dimmi, il tuo metodo di rapire la gente e costringerla a fare quello che vuoi ti ha portato da qualche parte? Certo che no! Non sei l'unico che ha dei problemi, quindi non gettarmi addosso le tue cavolate!"
Akane finì il suo rimprovero con un ultimo tocco sul suo petto e lui giurò di poter vedere del fumo uscirle dalle orecchie. Deglutendo, Taro ebbe la decenza di mostrare una leggera vergogna. Non era abituato ad avere a che fare con donne arrabbiate e improvvisamente avvertì comprensione per Ranma che doveva sopportare non solo una donna ma tre.
Schiarendosi la gola, disse, "Va bene. Mi dispiace. Okay?"
Avendo finalmente trovato qualcuno su cui sfogare le frustrazioni della giornata, Akane si sentì lievemente meglio ma un po' imbarazzata. Di sicuro lui era un idiota, ma poteva ammettere che fosse solo un capro espiatorio.
"E'...io...senti. È stata una lunga giornata e mi hai beccato in un brutto momento. Lascia perdere, ok?"
Si voltò e si allontanò e si sorprese quando Taro la seguì.
"Uhm...ti va di parlarne?"
"Non in modo particolare"
"Ok, beh, io...uhm..." non era bravo a confortare qualcuno, Taro non aveva idea di cosa dire.
"Sai, ero seria su una cosa, le persone sarebbero più inclini ad aiutarti se tu fossi gentile con loro"
"Pfff. Senza offesa, ma cosa puoi fare tu per aiutare me quando non ci è riuscita la tua ragazza?"
Ignorando la beffa, Akane proseguì, "Più di quanto immagini"
"Aspetta, cosa? Come farai a convincere quel vecchio bastardo a cambiare il mio nome?"
"Beh..." Ora un po' più incerta, non sapeva come dirlo a Taro. "Sto risolvendo alcune cose e penso di aver trovato il modo di portare il vecchietto a...cambiare un po' il suo comportamento. Potrei riuscire a fare qualcosa per cambiare il tuo nome"
"Sul serio?"
"Sul serio"
"Beh, cosa stiamo aspettando?"
Akane sospirò. Non era preparata ad affrontare il problema quel giorno ma non aveva nemmeno una buona ragione per rifiutarsi. Il piano sarebbe funzionato oppure no in ogni caso.
"Niente, vieni, andiamo a casa mia"
Camminarono in silenzio mentre Akane cercava di capire come poter fare in modo che Taro calzasse nei suoi piano. Le cose si sarebbero potute fare molto complicate, ma pensò di poter far funzionare tutto.
 
 

 

  
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