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Autore: Yuki002    23/06/2017    2 recensioni
[Omegaverse] [Victor/Yuuri] [Ballet!AU]
-Questa storia partecipa al 1° contest Yuri on Ice - Italia Alternative Universe-
Prompt scelto (di Neko Hana): Ballet!AU
Trama:
Yuuri è un ballerino di danza classica, di fama mondiale, conosciuto con il nome "il Rivoluzionario". Il suo allenatore, nonché compagno di vita, Victor lo sta allenando per un'esibizione, dove parteciperà anche lui! L'emozione è alle stelle, tutto sembra andare per il meglio quando una strabiliante, ma sconvolgente, sorpresa cambierà la vita di Yuuri: da solo, dovrà tenere un segreto a Victor, che non può proprio rivelargli, riempiendolo di bugie e promesse mancate...
Buona lettura^^
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CUORE E ANIMA

CAPITOLO I
 

La luce della sala, si accese pigramente illuminando il parquet chiaro e tutte le sbarre presenti in quella stanza.
Era presto, troppo presto perché il modo fosse ancora sveglio, ma già si udiva il leggero rumore dei passi strisciare sul pavimento.
La musica di "Stammi vicino" lo accarezzava, svegliandolo dolcemente. Delicato, doveva essere più delicato: una piuma al vento, continuava a ripetergli Victor.
Già, Victor, amore della sua vita, la miccia che ha fatto esplodere la sua carriera da danzatore classico: non finiva mai di ringraziarlo, per questo.
Anche nei momenti più intimi, quando divenivano una cosa sola, tra un gemito di piacere e l'altro, lo ringraziava. 
A proposito di momenti intimi, Yuuri ripensò ad una nottata in particolare, dove avevano voluto provare qualcosa di nuovo, fantasioso. E, lui sapeva che Victor aveva molta fantasia. A volte, troppa.
Per questo, quando gli aveva chiesto di ballare nudi insieme, non si era stupito poi così tanto: era tutto ciò che era successo dopo ad averlo lasciato di stucco. L'albino aveva detto di voler danzare nudi insieme, non di "farlo" mentre ballavano. Inutile dire che quella è stata una delle nottate più belle della sua vita.
Non poteva negarlo, ma il pensiero lo imbarazzò a tal punto da scivolare mentre eseguiva una banalissima Pirouette.
 
"Partiamo insieme...Ora sono pronto" le ultime note si diffusero nella stanza, riempiendola di suoni ed emozioni, prima che si interrompesse. Partí subito dopo "A riguardo dell'amore: Eros", il suo cavallo di battaglia.
Ricordava benissimo, il suo primo debutto al pubblico, dove aveva estasiato tutti con la sua danza ricca di amore carnale.
Da quel momento,  sarebbe stato denominato"il Rivoluzionario"
Sì, perché Yuuri Katsuki, non solo aveva fatto un gran successo con quell'esibizione, ma aveva dato una nuova forma alla danza classica.
"Perché avere queste limitazioni sulle canzoni da scegliere? Si chiama danza, un modo di esprimere artisticamente i proprio sentimenti, con il corpo. Perché dovrei reprimerli?"
Questo era ciò che aveva detto ad un'intervista, ma era anche quello che si ripeteva ogni volta che doveva scegliere una canzone.
Si rialzò da terra, più determinato che mai a portare a termine la sua parte per l'esibizione di "Stammi vicino"
Recentemente, erano stati invitati ad una festa di beneficienza, da parte della sua amica d'infanzia Yuko e ci teneva moltissimo che Yuuri si esibisse con una delle sue coreografie.
Ma, siccome a Victor piace fare le cose in grande, ha avuto la brillante idea di creare una scenografia tutta nuova. In duetto, per giunta, giusto per complicare le cose.
Il corvino diede un'occhiata all'orologio appeso sopra alla porta: le 5.15...
Mancavano 7 giorni al momento della festa e doveva ancora finire l'ultima parte. In più, poi, doveva proporla a Victor, provarla...
Si arruffò i capelli, disperato.
 
"Bakaforov..." borbottò, gonfiando le guance "Sarò pur bravo, come dici tu, ma mica sono Santo" riavvolse più volte gli ultimi minuti della canzone, i suoi preferiti.
Quelli dove la musica prendeva possesso della canzone e portavano il suo cuore al settimo cielo. Doveva renderli perfetti, altrimenti si sarebbe limitato a ripetere l'esibizione di Eros!
Amava quando la vita gli metteva davanti delle sfide e questa era bella tosta: in 7 giorni finire le coreografia, proporla, provarla e decidere gli abiti. Si poteva fare!
"Partiamo insieme...Ora sono pronto" la canzone si fermò di nuovo, ma a Yuuri erano venute in mente solo alcune effusioni da scambiare con il partner tra un elemento e l'altro. Un bacio, una carezza...
Era incredibile quanto fosse follemente innamorato di lui, al punto da distrarlo dalla sua passione: il che, per Yuuri, voleva dire davvero molto. Contava più la danza, di qualsiasi altra cosa.
Riavviò la musica al minuto interessato, quando il suo sguardo cadde su un poster. Nulla di speciale, raffigurava solo una coppia che danzava: una vecchia manifestazione, al quale Yuuri aveva partecipato. Ma non fu tanto quello a fargli accendere una lampadina sulla testa, bensì le figure dei due danzYuki:
atori. Il modo in cui lui teneva lei, ed ella sembrava volare: quella foto, mischiata alla musica di sottofondo, risvegliò in lui tutte le idee che, fino ad ora, erano rimaste sopite.
Scattò in avanti per eseguire qualche Entrechat, seguendo la musica: "Qui mi prende e mi fa volare..." borbottò sovrappensiero, mentre piroettava in giro "Poi, mi faccio cadere e, all'ultimo, mi prende... Pirouette, prima lui poi io" si fermò di colpo.
 
"Ce l'ho!!!" strinse forte il pugno, pieno di orgoglio. Corse verso la sedia, dove erano poggiate alcune penne e dei fogli, e si appuntò tutte le posizioni che intendeva utilizzare.
In meno di cinque minuti e aveva disegnato tutto: guardò il foglio con ammirazione, ora mancavano solo alcune effusioni ed era fatta.
Il pezzo dove si lasciava cadere, era il più difficile. Occorreva una grande forza e precisione da parte di Victor, nonché fiducia e coraggio da parte sua.
Ma, non poteva redimersi dal farlo: avrebbe lasciato a bocca aperta tutti, ne era sicuro.
Ricontrollò l'ora. Le 5.45...
Victor sarebbe arrivato lì, tra una mezz'oretta: il giusto tempo per riprovare la canzone, aggiungere il pezzo nuovo e iniziare a pensare a come voleva l'abito da esibizione.
Sì, perché questa volta, avevano la grande possibilità di scegliere loro i costumi. Takeshi, marito di Yuko, lavorava in una sartoria specializzata in body e abiti e si era offerto di crearne due appositi per Victor e Yuuri!
Battè velocemente i piedi sul parquet, impaziente di riprendere a lavorare: la giornata non era ancora iniziata, ma aveva già fatto così tante cose.
***
Ore 6:00
 
Mancava un quarto d'ora all'arrivo di Victor e voleva preparargli una bellissima sorpresa: qualche giro in passé, per poi finire ancorato al suo collo e stamapargli un bacio sulle labbra. Dopo, gli avrebbe mormorato "Buongiorno" e lui avrebbe sicuramente ricambiato, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Rotolò sul pavimento, troppo elettrizzato.
Davvero, cosa poteva andare male quella mattinata?
Cambiò la musica alla radio, mettendo un classico dello "Schiaccianoci" che lui tanto amava: La danza della Fata Confetto.
Uno dei pochi balletti classici che gli erano piaciuti. Ed era stata, ironicamente, l'esibizione che lo aveva fatto appassionare alla danza. Non si vergognava a dire, che, quando era bambino, desiderava riprodurre quel ballo con il tutù e i merletti alle braccia. 
La prima volta che lo aveva detto a Victor, era scoppiato a ridere:
"Saresti una Fata Confetto perfetta, Yuuri!" lo aveva preso in giro, ma lui scherzava insieme a Victor con gusto.
"Guarda, a casa tengo ancora quella gonnellina fatta da me e da mia nonna, se vuoi me la faccio spedire!" si piegò in due, da quanto stava ridendo. Sicuramente, una persona esterna si sarebbe chiesto che cosa ci fosse di divertente in quello che si erano detti. Ma era l'atmosfera, il feeling che c'era tra loro due a renderlo sereno e gioioso.
 
Quando le prime note andarono, simpatiche, a toccare le sue orecchie, ebbe l'istinto di ballare. Segretamente, si era allenato per poter imparare l'esibizione e ballarla quando più gli andava. Che fosse di notte o di giorno, per fortuna lo studio di danza era nel condominio accanto al suo e a quello di Victor, e, avendo ricevuto una copia delle chiavi da quest'ultimo, poteva andarci quando volevo. Del resto, il proprietario di quel piccolo appartamento era proprio il russo!
La musica divenne più movimentata e il desiderio di mettere le scarpette a punta, nascoste nel cassetto vicino allo specchio, divenne impossibile da trattenere.
Ma, quando si avviò di corsa verso il mobiletto, qualcosa andò storto.
Era troppo bella quella mattinata per essere vera, no?
Un senso di nausea fortissimo gli pervase la gola e la lingua, al punto da dover correre in bagno e svuotarsi. Non gli era mai successo di rimettere così d'improvviso: a volte, gli capitava di star male e di doversi assentare un attimo, ma mai aveva avuto una reazione così violenta.
Tirò l'acqua e si diresse verso il lavandino, per darsi una sciacquata alla faccia. Appena l'acqua fredda si infranse sul suo viso, si sentì subito meglio e gli permise di pensare a ciò che era appena successo.
 
"Forse è perché non ho fatto colazione? No, mi alleno tutte le mattine alla stessa ora, ormai dovrei essere abituato. Sono forse in ansia per l'esibizione? Ma quando ho fatto il mio debutto, ero più ansia e non avevo avuto questa reazione..." si sedette a terra, troppo preso dai pensieri e spossato: in pochi secondi, tutta la sua energia gli era stata prosciugata via.
Riprese gli occhiali dalla borsa, per rilassare la vista e sforzare di meno la mente: durante gli allenamenti non li portava e, nonostante le lenti a contatto migliorassero la sua vista, i suoi fedeli occhiali blu rimanevano sempre i migliori.
Passò lo sguardo per tutta la stanza, infondendogli calma e tranquillità. La luce soffusa e il parquet chiaro, lo rilassavano. La musica di Tchaikovsky, lentamente, diminuì di volume fino a sparire, prima di dare spazio al tranquillo "Lago dei cigni" che aiutò Yuuri a scacciare l'ansia. 
Il suo sguardo si posò su un preciso punto delle sbarre: la quarta sbarra, davanti al terzo specchio. Precisamente, verso il centro. Sopra il legno scuro, vi erano dei segni provenienti da delle unghie, che, durante una notte infuocata, avevano deciso di lasciare un ricordo lì.
Già quella notte, dove Victor e Yuuri avevano danzato nudi insieme, quella notte dove avevano deciso di inventare un nuovo modo per fare l'amore. Quella notte, dove tutto era stato magnifico: l'atmosfera, l'orario, la musica scelta, la passione, l'amore.
Già, quella notte...
 
"Aspetta, quella notte?!?!?!" scattò in piedi, verso la sbarra lesa dalle sue unghie, contratte dal piacere di sentire Victor dentro di sé, senza...il...preservativo.
 
"Eh?" il suo sguardo si spense per un istante, ma riacquistò velocemente la ragione "No, aspetta, mi sto sicuramente dimenticando qualcosa!" scavò nella sua memoria, alla ricerca di un ricordo, che, di fatto, non esisteva. L'unico ricordo che conservava, diede fondo ai suoi sospetti.
 
"Victor...senza, ti prego, senza..." poggiò le mani sulla sbarra, eseguendo qualche plié, come dettava il tema di quella nottata di follie.
"Cosa senza, amore?" Victor gli baciò la guancia da dietro, mentre con le mani scendeva lentamente verso il fondoschiena.
"Voglio sentirti...dentro di me. Senza nessuna barriera a dividerci..." sussurrò, misto ad un gemito. 
L'albino sgranò gli occhi azzurri, indeciso sul da farsi: per Yuuri, era sempre stato un dispiacere dover utilizzare quel contraccettivo, etichettandolo come una barriera. Purtroppo, non potevano permettersi di prendere rischi: essendo un Omega e un Alpha, i rischi erano alti se non prendevano le giuste precauzioni.
"Yuuri, non è che sei un po' ubriaco?" mormorò vicino al suo orecchio, mentre le mani avevano finalmente deciso di arpionarsi al sedere del compagno.
"Un po'..." biascicò, ma non diede tempo all'albino di rispondere, che spinse il suo corpo verso il bacino del compagno facendo pressione sul suo basso ventre. 
Impossibile reprimere un gemito più forte.
"Victor, ti prego, non ce la faccio più..." i suoi occhi lacrimarono, spazientito da un'attesa troppo lunga "Non mi importa, voglio ricevere tutto da te!" 
Il desiderio di toccarsi era quasi impossibile da controllare, ma si trattenne: quel compito sarebbe spettato a Victor, se lo avesse desiderato.
Il russo si morse il labbro, spezzato tra due parti: essere prudente o provare il brivido del pericolo. Anche lui desiderava da troppo tempo rompere quella barriera, quindi il desiderio era reciproco, no?
Non ci sarebbero state conseguenze, non potevano essere così sfortunati.
Non perché non volessero avere un figlio, piuttosto perché era ancora troppo presto: Yuuri era nel fiore dei suoi anni e una carriera da mandare avanti, mentre Victor desiderava vivere in coppia ancora per qualche anno. Ne avevano già discusso e si erano accordati, che, finché non avessero avuto una carriera sicura dopo quella da ballerino e maestro, non avrebbero provato a fare nulla.
Ma, a quanto pare, quel poco di alcool bevuto prima al ristorante, era bastato per togliere ogni buon proposito che si erano fissati.
"Al diavolo..." mormorò, lanciando via la confezione del preservativo "Ma solo per questa volta, mio caro Yuuri"
Si spinse lentamente verso l'interno del compagno e vide le stelle. Anzi, no vide uno Yuuri pienamente soddisfatto e appagato. Travolto da mille emozioni e sensazioni, quella notte divenne indimenticabile per entrambi
 
"Ah..." adesso si ricordava perfettamente ciò che era successo "Aspetta, no, dai, non posso essere stato così sfortunato. Proprio l'unica volta che ci siamo presi il rischio..."
Da quel momento, non ci vide più: doveva togliersi definitivamente ogni dubbio.
Controllò l'orologio: le 6.20...
A quanto pare, Victor era in ritardo. Quando era inverno, diventava un tale pigrone ad alzarsi e odiava questo suo comportamento, ma questa volta gli giocava a vantaggio. Prese la borsa, con dentro l'asciugamano e un deodorante, e, con solo una giacca lunga sopra a coprirgli la tuta da danza uscì dallo studio. Spense le luci e chiuse a chiave.
Le 6.25...
Le farmacie avrebbero aperto tra un'ora e mezza circa non poteva aspettare tutto questo tempo.
 
"Pensa, Yuuri, pensa!" sì concentrò, nonostante il senso di nausea fosse ritornato, accompagnato, però, da una strana voglia di dolcetti.
Cibo? Cibo? Cibo!!
 
"Giusto!" battè il pugno sulla mano, correndo quanto più veloce poteva: per qualche motivo, si sentiva più stanco e affaticato.
Non poco distante dallo studio, era stata costruita di recente una macchinetta aperta 24h, che vendeva cibo, acqua e anche contraccettivi. In più, aveva notato una volta, vendevano anche il test di gravidanza.
Appena arrivato lì, sperò che ci fosse ancora e che avesse abbastanza soldi per acquistarlo. Per fortuna si portava sempre un bel po' di soldi, quando girava da solo e, infatti, tirò un sospiro di sollievo quando sentì le monete tintinnare e le banconote frusciare nella tasca interna della giacca. 
Scorse lo sguardo lungo tutta la vetrata dei distributori, sperando che il test di gravidanza si trovasse nello stesso posto dove l'aveva visto tempo addietro. Sospirò di sollievo, quando lo vide in mezzo a tanti altri prodotti: costava 890 ruplo, il che erano...
Fece un paio di conti, ancora​ non si era abituato a questo cambio.
 
"Ummmmm" contò con le dita, indeciso se utilizzare il convertitore sul cellulare o meno "1753 yen! (=circa 7€)" alla fine, ci arrivò alla soluzione.
Ce n'erano di 3 tipi della stessa marca: uno semplice, senza alcuna particolarità, un altro digitale e l'ultimo era digitale e ti diceva da quanti mesi era incinta.
"Vada per quello" sussurrò, gelandosi le mani quando tentò di inserire le monete all'interno della macchinetta. Selezionò il numero del prodotto e la scatolina blu cadde nel contenitore.
Appena lo ebbe in mano, un fremito di eccitazione gli pervase la schiena: lo stava per fare davvero? Stava per fare un test di gravidanza all'insaputa di Victor?
La cosa lo imbarazzava alquanto, ma il brivido di avere una piccola vita al suo interno era un istinto che non riusciva a frenare.
Adesso doveva solo trovare un bagno e il gioco era fatto!
Già che si trovava lì, comprò una bevanda calda e una brioche e mangiò il tutto velocemente mentre si dirigeva verso uno dei bagni pubblici presenti nel quartiere: a differenza di Giappone, in Russia i bagni pubblici erano più frequenti in giro per la città.
Per quanto la giornata avesse preso una piega semi-drammatica, il destino sembrava sorridergli per non avergli fatto incontrare Victor per tutto il tragitto di ritorno. Purtroppo, conosceva solo quel quartiere e non voleva di certo perdersi in un momento del genere.
Controllò l'ora: le 6.45...
La probabilità che Victor si fosse accorto che qualcosa non andava, erano alte. Infatti, il telefono vibrò nel momento in cui ricevette un messaggio proprio dal compagno.
 
-Ehy, dove sei? Non rispondi al citofono e non sei nello studio, tutto bene?-
Il corvino provò senso di colpa verso Victor, che, alla fine, era solo preoccupato per lui. Ma non poteva rispondergli, non adesso.
Il cellulare vibrò di nuovo.
 
-Sono sceso a cercarti, mi trovo nella piazzetta sotto l'abete-
 
"Oh, cavolo!" la piazza in questione era praticamente a due passi dietro di lui "Un bagno, uno qualsiasi"
In lontananza, vide un'insegna, che, in quel momento, rappresentava la sua salvezza: il simbolo di un omino blu e di uno rosa.
 
"Oh, grazie a Dio" corse più veloce che poté verso la porta blu.
Anche se per un secondo, a Yuuri è sembrato di vedere la chioma argentea del compagno poco distante dalla piazzetta.
Ma se ne fregò: aprí e chiuse la porta del servizio, così velocemente da creare aria.
Il respiro affannoso cercava ossigeno e le gambe imploravano pietà: non si sarebbe mai aspettato di stancarsi così tanto per una corsetta.
 
"Ok..." dopo un minuto di ripresa, si tolse la giacca, accorgendosi solo ora che era ancora in divisa da allenamento "E questa come la racconto a Victor?" si dannò per essere stato così sbadato, ma ci avrebbe pensato in un secondo momento.
Aprì la scatola, togliendo la confezione di plastica che conteneva il test e si disse: "O la va o la spacca"
Si liberò, stando in costante ansia.
 
"Avrò preso un test affidabile? Ma devo ripeterlo più volte
al giorno, per essere sicuro? E se fosse difettoso?"
Prima ancora che asimilasse queste domande, aveva già tirato l'acqua e aveva i risultati in mano.
Positivo, incinto da 3 mesi.
Quando hanno fatto l'amore senza precauzioni?
Ah, già, 3 mesi fa.
 
"Merda..."

---
 
Yuuri diede di nuovo un'occhiata al risultato del test che teneva tra pollice e indice. Fissava con occhi sbarrati le due linee blu e quel numero di mesi. 
Come aveva potuto essere così incosciente da pensare di non restare incinto se non usavano altro contraccettivo se non il preservativo? 
Iniziò a tremargli la mano finché non gli scivolo dalle dita lo stick cadendo ai suoi piedi. Un senso di nausea lo colse e non sapeva se era per la gravidanza o per i risultati del test, fatto sta che aveva rimesso tutto ciò che aveva mangiato poco prima. 
Di una cosa era certo, e su questo non aveva dubbi: se Victor fosse venuto a saperlo non gli avrebbe mai permesso di esibirsi e lui non voleva. 
 
"Cosa faccio?! " pensò Yuuri, seduto a terra con la schiena appoggiata al muro, scostando con la mano alcune ciocche attaccate alla fronte. 
Alzò gli occhi al cielo e fu istintivo per lui toccarsi la pancia: c'era una piccola vita lì dentro che aveva preso da Victor.
Ma non riusciva a godersi il momento, pensando sempre a come avrebbe reagito il compagno: non poteva dirgli nulla e, per quanto lui odiasse mentire, avrebbe tenuto questo segreto fino alla fine dell'esibizione.
 
"Che casino..." mormorò, tirandosi quasi i capelli, teso: non c'era una parte del suo corpo rilassata, in quel momento.
Il telefonino squillò improvvisamente, con insistenza: non poteva chiedere medicina migliore per i suoi nervi tesi e la sua mente annebbiata dalla paura.
Si agito sentendolo vibrare nella tasca della giacca e, non riuscendo più ad ascoltare quella suoneria in loop, lo esttasse, gli tremavano le mani e la testa gli girava cosi forte da sentirsi svenire: era normale sentirsi così durante la gravidanza? 
Controllò il display e, dalla paura, il telefonino gli scivolò dalle mani cadendogli in grembo.
 
"Merda, è Victor!" esclamò flebile, ancora la gola in fiamme per il reflusso degli acidi.
Per quanto schifo gli facesse l'idea, si sciacquò la bocca con dell'acqua per poter dare un tono decente alla sua voce.
Intanto il telefono non aveva mai smesso di vibrare: Victor doveva essere molto preoccupato per lui, se rimaneva in linea per così tanto tempo senza ricevere risposta.
Yuuri appoggiò la schiena contro il muro, prima di scivolare per terra notando che il gelo del pavimento lo faceva stare un po' meglio.
 
Si schiarì la voce, cercando di calmarsi quando rispose al telefono: "P-pronto?" 
 
"Ah, Yuuri! Finalmente rispondi, dove sei finito? Non rispondi ai messaggi, a casa ho suonato ma non mi ha aperto nessuno, lo studio era chiuso e, comunque, non c'eri e, quindi, mi stavo preoccupando e..." di tutto quel turbine di parole, il corvino ne capí solo la metà, troppo concentrato a non riavere un altro conato proprio mentre il compagno era in linea.
 
"V-Victor..." niente, non ce la faceva a rendere la sua voce chiara e limpida come era di solito, ma non si perse d'animo "Sto bene, adesso arrivo" provò a rialzarsi, ma l'aver rimesso due volte nella stessa mattinata lo aveva prosciugato di ogni energia. 
Scivolò a terra con un tonfo, gemendo a bassa voce per il dolore.
 
"Yuuri? Yuuri, ti senti bene?? Ti prego dimmi dove sei, vengo io a prenderti" il tono premuroso del compagno, rilassò il corvino e lo fece sentire al sicuro, ma si sentì così male per lui.
 
"Sono nei bagni, quelli vicini al parco" sussurrò stanco.
 
"Ho capito, arrivo subito, aspettami lì" riattaccò due secondi dopo, senza dare possibilità a Yuuri di rispondere.
Il corvino abbassò la cornetta del dispositivo lentamente, per poi poggiare la mano sulle gambe.
E adesso? 
Non poteva raccontargli della sua condizione per adesso, avrebbero perso la loro opportunità di danzare insieme. 
E poi, se doveva essere sincero, aveva paura. Una paura che gli scosse le membra del proprio corpo, assalendolo di mille dubbi: ce la farò da solo? Farà così male? Che sintomi ci sono durante la gravidanza? Devo prendere delle medicine, per evitare rischi? E i soppressori  devo smettere di prenderli? E se Victor se ne accorge?
Ma sopra a tutte queste paranoie, vi era un'unica frase che lo terrorizzava a morte: Victor non voleva figli.
E, a dir la verità, neanche lui: solo che da quando aveva scoperto di essere incinto, un sentimento nuovo lo stava accompagnando negli ultimi minuti.
Era una sensazione calda, piacevole, simile a quella che provava quando vedeva Victor e si metteva a fissare il profilo del suo viso, le labbra fine e rosee, il naso piccolo, gli occhi azzurri...
Tutte percezioni che lo portarono inconsciamente a pensare: "Non potevo chiedere di meglio dalla mia vita" anche se conosceva quella piccola vita, solo da qualche ora.
Era...amore? 
Poi ci arrivò, come se fosse ovvia la risposta: sorrise leggermente, toccandosi d'istinto il ventre.
 
"Amore materno..." si disse, iniziando ad accarezzare la zona dell'ombelico.
Per un attimo, si sentì in pace con sé stesso staccando proprio dalla realtà.
Almeno fino a che la porta del bagno si aprì di scatto, rivelando un Victor stravolto e stanco: la giacca cadeva sulle spalle, mentre la camicia era sbottonata vicino alla base del collo. La cravatta si era sciolta, durante la corsa e la borsa stava appoggiata sul suo avambraccio. L'espressione era intrisa di paura e stanchezza, ma, appena vide la figura seduta a terra del corvino, trovò la luce nei suoi occhi.
 
"Victor?" quello incredulo fu Yuuri, soprattutto quando, senza dire una parola, l'albino si avventò su di lui.
Lo abbracciò, come solo lui sapeva fare con le braccia ancorate ai fianchi e il naso immerso nei suoi capelli.
Entrambi, inconsciamente, inspirarono il profumo dell'altro come se non si vedessero da mesi, quando in realtà erano passate solo alcune ore.
 
"Yuuri, non farmi più venire questi colpi" gli baciò il capo, sentendoli profumati ma anche, stranamente, umidicci "Se ti senti male, chiama appena puoi" si allontanò dal suo corpo, per potersi beare del viso del compagno. Incorniciò il suo viso, con le mani accarezzando la morbida pelle: anche se leggermente più pallido e alcuni segni di stanchezza sotto i suoi occhi, rimaneva lui. Il suo Yuuri...
 
"Grazie al cielo, sembri stare bene. Adesso ci sono io, non ti preoccupare..." iniziò a baciare il naso, le guance, la fronte, gli zigomi, gli occhi...tutto. 
Voleva accertarsi con le sue stesse labbra che fosse in salute, marcando la sua pelle con baci leggeri e casti.
Da suo canto, Yuuri rimase a godersi quelle attenzioni, troppo stanco per ricambiare: anche se il russo non era a conoscenza di ciò che aveva scoperto, se le meritava un po' di coccole.
Mentre Victor era intento a viziarlgli la pelle nivea, calciò via il test di gravidanza sperando di fare lo stesso con le sue preoccupazioni.
Sperò solo che quelle carezze non sarebbero diventate schiaffi e quelle dolci parole non sarebbero diventate frasi amare e cariche d'odio.
***
"Victooooor, eh dai, io mi voglio allenare!!" si lagnò il giapponese, agitando le braccia come un bambino.
Da quando erano ritornati nell'aula di danza classica, l'albino gli aveva severamente proibito di provare qualsiasi elemento, sotto protesta del ragazzo: del resto, con che cuore faceva allenare il suo fidanzato dopo che gli aveva raccontato che era corso in bagno a svuotarsi più di una volta?
 
"Non se ne parla proprio! Hai vomitato ben due volte questa mattina e sei ancora spossato. Non avresti neanche la forza di alzarti e svolgere​ qualche Pirouette" il tono severo del russo, ferì l'orgoglio di Yuuri.
Katsuki Yuuri, conosciuto come "Il Rivoluzionario", aveva anche un certo nome per quanto riguardava la sua resistenza fisica. Poteva ammalarsi, correre per ore, allenarsi senza sosta per ventiquattro ore, senza che il suo corpo ne risentisse minimamente.
E sul web si erano scatenate un sacco di perversioni, su che tipo di resistenza poteva avere durante i rapporti intimi con Victor. Al punto da scrivere delle fanfiction su loro due!
 
Ne aveva lette anche alcune e doveva ammettere, che i fan avevano buona fantasia e...
"...uri, Yuuri!" bacchettò la penna sulla punta del naso del corvino, risvegliandolo dai suoi pensieri "Vedi, non mi ascolti neanche!" sbuffò, scoraggiato "E poi dovrei allenarti in queste condizioni..." borbottò sperando che il compagno non sentisse.
Ma, suo malgrado, il corvino l'aveva sentito, eccome se l'aveva sentito.
E provò un senso di fastidio, che grattava sul petto e lo rendeva nervoso al solo pensiero di ciò che aveva appena detto.
 
"Ma sto bene, Victor!! Cioè, mi vedi o no?" indicò il suo corpo con enfasi delle braccia "Non sono gracile né fragile, posso resistere bene a qualsiasi cosa! Quindi, per favore, smettila di trattarmi come un debole!"
Una volta sputato fuori tutta la sua rabbia, ciò che gli rimase sul cuore fu solo un senso di vuoto.
Un senso di vuoto, nel vedere l'espressione spaventata di Victor rivolta verso di lui: mai e poi mai, si era permesso di parlargli in quel tono. 
Vigeva un profondo rispetto l'uno verso l'altro e, fino ad ora, non era mai stato infranto. 
Ma, quasi ironicamente, fu Yuuri a rompere quel "patto" mancando di rispetto al suo amato: gli aveva dato, anche se indirettamente, dell'incapace. Un allenatore non in grado di avere il quadro della situazione del suo allievo e queste, per uno come Victor, era una critica pesante. Specie se detta direttamente dal suo alunno, nonché compagno di vita.
Il suo sguardo si gelò sugli occhi di Yuuri, scrutando la sua anima e scavandola da dentro.
 
"Ah..." le mani tremarono leggermente e si mise mesto davanti all'allenatore, con il capo chino pronto a prendersele "Mi dispiace"
Il suo comportamento ilarioso e arrabbiato si dileguò con una velocità disarmante, giusto per far capire al ragazzo che con Victor non si scherzava.
 
'Come puoi solo pensare che delle scuse bastino?' pensò freddo il russo, pensando attentamente a come fargli capire che era nel torto. Picchiettò l'indice sulle labbra, in cerca di risposta: un gesto che Yuuri trovava molto sensuale e attraente, ma adesso infondeva solo un senso di inquietudine e un solo pensiero nella testa.
'Sono. Fottuto.'
Gli attimi si trasformarono in ore, il respiro si appesantí e il cuore aumentò i battiti: si sentiva all'inferno in quel momento, anche se gli occhi ceruli dell'albino gli trasmettevano solo un freddo invernale.
Alla fine, Victor trovò la sua risposta.
Senza dire nulla, afferrò il polso di Yuuri e lo spinse ad alzarsi, con una certa impazienza.
Con un equilibrio un po' precario, il corvino riuscì ad alzarsi per poi vedere l'allenatore inserire una vecchia cassetta nella radio.
Le note ferme e simpatiche dello "Schiaccianoci", gli fecero strappare un sorrisetto.
Sorriso che scomparve mezzo secondo dopo, quando Victor prese a eseguire i passi previsti dalla coreografia dell'opera.
Lì per lì, si sentì smarrito ma ci mise poco a riacquistare la fiducia in se stesso e iniziò ad assecondare i movimenti di Victor in una danza di coppia, che tanto amavano ripetere nei momenti liberi.
Era un balletto che divertiva molto, corto e allenava la resistenza alle gambe per la parte femminile, mentre aiutava a rafforzare le braccia per la parte maschile.
Inoltre, era diventato più un passatempo eseguirlo, vista la semplicità che per lui, quella danza, aveva assunto.
Ma, questa volta fu diverso. Molto diverso.
Dopo neanche due Pirouette si sentiva svenire, la testa gli girava e aveva già l'affanno. Eseguirono insieme qualche Cabriolet e quello fu quasi fatale per Yuuri: possibile che Victor non si accorgesse che il suo allievo era allo stremo??
Appena la musica si fece più movimentata, l'albino aumentò il ritmo muovendosi più velocemente senza seguire più la coreografia standard.
 
'Sta improvvisando, bakaforov!'
 
Il bakaforov in questione, fece cenno al compagno di correre e buttarsi tra le sue braccia: conosceva quella posizione.
Doveva, sostanzialmente, prendere una piccola rincorsa, ornata di chasse, e lanciarsi, letteralmente, verso le braccia di Victor. 
Da quella posizione, era davvero difficile stare in equilibrio: non per niente, era un elemento che stancava molto entrambi.
Infatti non si stupì nel vedere alcune goccioline di sudore cadere dalla tempia, quando si lasciò prendere dal compagno.
Era straziante tendere tutti i suoi muscoli per sembrare un palo, senza doverne rilassare neanche uno: se si fosse mollato anche solo per un secondo, sarebbe caduto. E farsi male era l'ultima delle preoccupazioni che voleva aggiungere ad una lista, già di per sé lunga: non doveva più badare solo alla sua vita, bensì anche ad un'altra.
Ma, come aveva già previsto, non ce l'avrebbe fatta. E così fu.
Mollò gli addominali, il che lo portò a pendere dalle braccia di Victor come un calzino steso.
Non ce la faceva più: aveva caldo ovunque, il cuore a mille e un senso di nausea fortissimo. Non gli importava più dove finiva, bastava che venisse sdraiato da qualche parte per riposare: era sicuro che dopo una sana dormita sarebbe riuscito a reggere quella coreografia. 
E tutta l'esibizione di Stammi vicino era un continuo saliscendi dalle braccia di Victor, per questo si preoccupò seriamente per la sua condizione.
Erano passati solo tre mesi, ma a lui si sentiva al sesto, a livello di stress, sbalzi d'umore, fame...
Neanche di accorse che era caduto a terra con sopra Victor a sovrastarlo: a quanto pare non era riuscito a sostenere di peso il corpo del compagno.
 
"Ora lo capisci, Yuuri?" chiese severo, ma con il respiro tremolante "Pensi di riuscire a reggere tutto questo oggi? Tutta la giornata, fino alle sette di sera?" enfatizzò sull'ultima parte, per sembrare più convinto e drastico.
Inutile dire, che ottenne la risposta che si aspettava: il corvino negò con veemenza con il capo, segno che era contrario a questo allenamento.
 
"Ecco, per questo oggi volevo discutere con te sulla coreografia. Così, il lavoro cartaceo l'abbiamo fatto e possiamo concentrarci su quello pratico"
Yuuri annuì, con lo sguardo grato.
 
"Allora..." si rimise seduto, permettendo al corvino di fare lo stesso "...pensavo che la parte iniziale potresti iniziarla solo tu per enfatizzare il significato del testo. Per primo, l'uomo solitario alla ricerca di un compagno. Poi, arriva il tanto agognato amore che aspettava da anni e qui entro io! Ti accarezzo la guancia e continuiamo per..." il trillo del cellulare di Victor, interruppe felicemente quella programmazione noiosissima.
Certo, Yuuri era stanco, ma restare concentrato anche solo per due minuti su quei fogli lo stancavano quanto l'esercizio fisico.
 
"Sì? Ah, ciao Yurio! Aspetta, cosa? Non mi senti?"  fece segno al corvino che doveva uscire per un attimo "Forse non prende bene il segnale qui, adesso esco" con un'occhiata minacciatoria fece ben capire al suo allievo che se solo si fosse azzardato ad allenarsi, gli avrebbe fatto fare talmente tanti addominali da non farlo più rialzare la mattina!
Il corvino recepí il messaggio e annuì deciso, senza spiccicare parola.
Appena, la porta fu chiusa e la voce dell'albino si fece più distante, il giapponese non resistette più.
Corse per l'ennesima volta in bagno a rimettere...cosa? Era più il conato a farlo stare male, più che l'atto vero e proprio di liberarsi lo stomaco. Era talmente stanco di sentirsi così, che tra un singulto e l'altro, si lasciò sfuggire qualche lacrima che si unì al resto del casino che era successo.
 
"No, decisamente non è normale" prese ad accarezzarsi la pancia, quasi in cerca di risposta "Cosa vuoi da me, piccolo? Mi stai prosciugando la vita e l'anima..." mormorò triste, una volta ripulotosi gli angoli della bocca e aver tirato l'acqua d water.
Era seriamente preoccupato di ciò che stava accadendo: non aveva mai letto o sentito che una donna incinta avesse avuto queste reazioni così violente. Stava andando tutto bene? Non era successo nulla al bambino? O doveva andare a farsi vedere?
O forse...
Aveva bisogno di un supporto morale, qualcuno che lo aiutasse a tenergli il morale alto in queste situazioni. Qualcuno che avesse esperienza in campo e di cui riponeva una grande fiducia.
Facile! Perché non ci aveva pensato prima?
Poteva rivolgersi ad un'unica persona che rispettasse i suoi parametri.
Per questo prese il cellulare, compose un numero che si ricordava a memoria e aspettò una riposta. 
Tardò ad alzare la cornetta, ma ci sorvolò sopra: aveva una vita molto movimentata, nonostante non si addicesse al suo carattere pigro e sfaticato.
Finalmente un assonnato: "Pronto?" gli tolse un grosso peso dal suo cuore.
 
"Mari..." chiamò la sorella per nome, cosa che non amava fare spesso.
 
"Che c'è? Lo sai che qui c'è...
 
"Il fuso orario, lo so, lo so. Ma questa è importante!" 
 
"E di che si tratta questa volta? Avrai avuto problemi sentimentali da quattro soldi con Victor o l'ennesima chiamata solo per sentire come sto?"
 
"No, Mari...credo di aver combinato un pasticcio"
 
Lei non rispose, quindi il fratello prese un profondo respiro.
 
"Ho bisogno del tuo aiuto, perché presto diventerò padre e tu zia"

 

 
   
 
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