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Autore: apollo41    24/06/2017    1 recensioni
Prompt: immagine (all'interno della storia).
Dal testo:
Clarissa non era mai stata in campagna; aveva vissuto tutta la sua vita nel centro di Londra, rinchiusa in casa quasi fosse una prigioniera. Suo padre era diventato molto protettivo nei suoi confronti dopo la morte di sua madre in un incidente quando Clarissa era ancora in fasce, o così perlomeno le aveva raccontato Jacklyn, la governante.
Eppure ora le cose erano diverse. Ora suo padre era stato chiamato alle armi, ora Londra era sotto assedio dei bombardamenti nazisti e lei, in quanto figlia di un ufficiale dell’esercito inglese, era stata spedita in campagna, dove sarebbe stata al sicuro e prigioniera in un modo tutto nuovo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella 7, prompt immagine 3):

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t31.0-8/18556798_727346287447375_7829143965741696764_o.jpg?oh=e40e8ce38613c439b64ed952cf5f5dc3&oe=59DBFECE

NOTE: non sono brava con le ambientazioni storiche, ma qualcosa nei colori dell’immagine mi ha fatto subito pensare agli anni ‘40. Gli accenni storici comunque sono minimi, quindi spero di non aver inserito delle cavolate.
 

The Gilded Cage

 

Clarissa non era mai stata in campagna; aveva vissuto tutta la sua vita nel centro di Londra, rinchiusa in casa quasi fosse una prigioniera. Suo padre era diventato molto protettivo nei suoi confronti dopo la morte di sua madre in un incidente quando Clarissa era ancora in fasce, o così perlomeno le aveva raccontato Jacklyn, la governante.

Eppure ora le cose erano diverse. Ora suo padre era stato chiamato alle armi, ora Londra era sotto assedio dei bombardamenti nazisti e lei, in quanto figlia di un ufficiale dell’esercito inglese, era stata spedita in campagna, dove sarebbe stata al sicuro e prigioniera in un modo tutto nuovo.

Se doveva essere sincera, comunque, quella prigione le piaceva molto di più. Non c’erano governanti bisbetiche a sgridarla quando guardava per troppo tempo fuori dalla finestra, non c’erano accompagnatori indesiderati ad affiancarla ogni volta in cui riusciva a convincere suo padre a farla uscire per qualche ora in città.

Clarissa si sentiva comunque molto sola, perché nessuno pareva volerle rivolgere più di un paio di parole nel piccolo villaggio di campagna in cui abitava, ma perlomeno le era permesso passeggiare sotto il sole e la pioggia, sentire il profumo dei fiori e del fieno trasportati dal vento che le carezzava la pelle e le scompigliava i capelli lasciati sciolti.

Sapeva che la sensazione di libertà che sentiva fosse solo una bugia, un inganno che sarebbe durato soltanto finché la guerra non fosse finita o finché la novità di quella routine diversa non fosse diventata normalità. Era un pensiero che rovinava un po’ l’euforia di quei momenti, ma cercava comunque di godere di quella sensazione di libertà finché poteva.

Era sicura che, quando sarebbe stata costretta a fare ritorno a Londra alla fine della guerra, le sarebbe mancata quella nuova e più ampia gabbia dorata.

   
 
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